"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

giovedì 16 dicembre 2010

Cui prodest?

Mi ha colpito la notizia, non data praticamente da nessuno dei media principali, della crescita della pressione fiscale negli ultimi anni. Tale dato, infatti, col precedente governo era fermo, si fa per dire, al 42,9%. E giù tutte le principali Tv nazionali a dire che quello era il governo delle tasse. E la gente ci aveva pure creduto, tanto che ancora oggi molti associano il nome di Prodi alla parola tasse. Detto questo, la notizia è che l'ultimo dato sulla presione fiscale, quello che porta l'Italia al terzultimo posto tra i paesi europei, è del 43.5%. E naturalmente senza che alcun giornale e telegiornale riporti nulla, senza che nessuno possa associare il nome dell'attuale esecutivo alla parola tasse. Si dirà, ma ora c'è la crisi. Bene, allora mi chiedo, cosa ha fatto l'attuale esecutivo per affrontare la crisi? E poi, come mai nonostante tale pressione fiscale, occorsa dopo mille promesse e lo slogan "meno tasse per tutti", che tutti avranno impresso nella memoria a caratteri di fuoco, come mai, dicevo, gli altri valori economici sono completamente sballati? Il Rapporto Debito/PIL è di 118.4%, nonostante i limiti imposti dal trattato di Maastricht; il Rapporto deficit/PIL e del 6.1%, nonostante i limiti imposti dal trattato di Maastricht; il debito pubblico va di record in record ed ha raggiunto la spaventosa cifra di 1867,398 miliardi di euro.
Come mai dal governo giungono voci rassicuranti circa il fatto che il peggio è alle spalle, che va tutto bene, e come mai, nonostante tutto questo sfacelo dei conti, continua a crescere la disoccupazione, in special modo quella giovanile - peggio di noi solo l'Ungheria - e siamo fanalino di coda per occupazione dei giovani laureati?
Non c'è un indice che giustifichi questa ecatombe, non c'è un solo dato che riesce a spiegarci che per ottenere un certo valore abbiamo dovuto sacrificare tutti gli altri. E allora a cosa serve avere in cambio una classe politica fatta di inerti e malfattori?

mercoledì 15 dicembre 2010

L'opposizione di Penelope.

La cosa che fa accapponare la pelle non è la capacità del governo e del suo primo ministro di risorgere sempre dalle sue ceneri, non è quella capacità imprenditorial-corruttiva che alla fine lo vede sempre vincitore (si fa per dire), a questo ci siamo purtroppo abituati. La cosa che fa specie è che non c'è, nell'attuale panorama politico italiano, nessuna alternativa e che chiunque avesse vinto ieri nulla sarebbe cambiato nella sostanza.
Una sintesi di questa riflessione è nelle parole del deputato Calearo che, in una pausa dei lavori di Montecitorio ha dichiarato: “E’ incredibile. Se ci fosse il voto segreto Berlusconi prenderebbe anche 30 voti in più. Nel Pd mi dicono votagli la fiducia”. Io credo che quello che Calearo dice sia accaduto veramente. E' inaccettabile che nel maggiore partito dell'opposizione non vi sia un orizzonte politico che vada oltre il ruolo dell'antiberlusconismo. E' inaccettabile che non vi siano idee e proposte per un'Italia migliore. Quella fornita da questa dichiarazione di Calearo è un'immagine fallimentare del Partito Democratico, oramai un contenitore di plastica capace di racchiudere solo ipocrisia e bassi intrighi di Palazzo. I parlamentari di tutta l'opposizione, e in particolare del Partito Democratico, sono divisi su tutto ed hanno una paura fottuta del voto e quindi passano il tempo a disfare la notte quello che fanno finta di costruire il giorno.

martedì 14 dicembre 2010

Roba da ricchi.

Non so chi vincerà tra un'ora o due. So solo che questa classe politica si comporta come se quello che stanno facendo fosse la cosa più importante del mondo e non si rendono conto che sono solo dei pezzenti che pateggiano con lo champagne, credendo di essere ricchi. Come se i disastri di Pompei di colpo fossero stati cancellati, come se fosse finita la spazzatuta a Napoli e provincia e a Palermo e provincia, di quella infatti non parla più nessuno da mesi e non ne ha parlato neanche il Presidente del Consiglio nel suo discorso di chiusura di ieri. Forse perché a Napoli c'è un sindaco di sinistra mentre a Palermo da sempre hanno comandato i suoi. Come se non esistessero i problemi dei terremotati dell'Aquila che, a dispetto di quanto detto dal premier ieri, oggi sono a Roma a protestare proprio contro di lui e contro le politiche del suo governo. Come se non ci fosse la crisi economica, a dispetto dei dati forniti da Tremonti, anche se né lui, nè il capo del suo gabinetto ci hanno spiegato che cosa hanno fatto in concreto più degli altri Paesi che, a loro dire, stanno peggio di noi. Come se la disoccupazione di migliaia di persone non esistesse e non esistessero i cassintegrati che presto ingrosseranno le file dei disoccupati e le decine di morti sul lavoro. Come se non esistesse una scuola e, in generale, una cultura da rigenerare. Come se non avessimo già abbastanza grane per doverci anche accollare una classe politica inefficace, pasticciona, inutile. Sì, inutile, perché gli italiani vanno avanti da sé, gestiscono la propria vita senza aspettarsi nulla da questa gente che fa finta di governare e che invece è costantemente protesa alla cura dei propri interessi.
Non so come andrà a finire, ma, comunque vada, spero che finisca presto questo tormentone e che si ricominci a parlare presto dei problemi della gente che ormai ha smesso anche di aspettare.

giovedì 2 dicembre 2010

Libertà di scelta e coercizione.

C'è una cosa che non capisco. La morte di Monicelli ha suscitato un vespaio di polemiche sul tema eutanasia si, eutanasia no. Fermo restando che lui se n'è andato, mandandoci tutti a quel paese, noi e le nostre polemiche, non capisco perché si strilla tanto del diritto alla vita. Quest'ultimo, infatti è un diritto sancito dalla Costituzione, e non solo in Italia, ma nel mondo intero, perfino in quei Paesi dove vige la pena di morte, come ad esempio l'America. Quindi nessuno vuole negare a nessun altro questo diritto sacrosanto.
Detto questo, resta un altro diritto da sancire ed è quello, non della morte, ma di scegliere, per la propria vita, quello che uno ritiene più giusto, in ogni momento, nei limiti imposti dalle esigenze altrui. Mi spiego, è sbagliato vietare l'ubriacatura, il proibizionismo ha fatto più danno che utile e per questo è stato abolito, ma è giusto vietare l'abuso di alcolici quando si mettono a repentaglio la salute o la vita di altre persone. Alla luce di quest'ultima affermazione, non capisco perché i cosiddetti promotori del movimento per la vita vogliono imporre la loro posizione a tutti gli altri.
Non credo che sia un buon servizio alla religione ottenere le cose con la coercizione, incatenare le idee e le volontà altrui non avvicina al Paradiso. Nostro Signore ci ha dato la libertà di scegliere per il bene e per il male, ognuno di noi ha la possibilità di scegliere e si assume la responsabilità delle proprie scelte, questa è civiltà.
Io credo che debba essere sancita da una legge la libertà di scelta, poi nell'ambito di quella libertà, i promotori della vita potranno guadagnarsi il Paradiso lavorando e sudando per aiutare la gente nelle scelte, lavorando e sudando per la promozione di leggi che migliorino la disponibilità di terapie contro il dolore, lavorando e sudando per assistere i pazienti e i loro familiari, che ogni giorno rischiano di rimanere soli con se stessi. E' troppo comodo, e quindi non ha nulla a che vedere con la difesa della vita, sostenere leggi coercitive della volontà altrui.

venerdì 26 novembre 2010

Ma che ... davero, davero?

Mi chiedo. Ma davvero gli italiani hanno bisogno di delegare il potere, e quindi di affidare il proprio futuro a gente come, ad esempio, Giulio Andreotti? Tenendo conto che costui è stato condannato per rapporti continuativi con la mafia almeno fino alla primavera dell' '82, e dopo non è che sia innocente, ma non vi erano prove sufficienti per condannarlo, quindi i suoi reati sono andati prescritti e scambiati dall'informazione di regime per assoluzioni.
Davvero abbiamo avuto il bisogno di delegare le decisioni sul nostro futuro a gente come Benito Mussolini, di cui tutti conosciamo le vicissitudini, o Bettino Craxi, detto Bottino a causa delle note vicende giudiziarie, per poi crocifiggerli, come codardi quali abbiamo dimostrato di essere, quando finalmente il bubbone è scoppiato e quella gente si è appalesata in tutta la loro inconsistenza e pericolosità?
Davvero infine abbiamo avuto il bisogno di delegare il nostro presente e il nostro futuro al peggior governo e, visti i precedenti illustri, ci voleva proprio molto ad essere il peggiore, ma questo governo ci è riuscito perfettamente, degli ultimi 150 anni? Davvero avevamo così bisogno di avere a capo di questo pessimo governo, visti i risultati fatti di crolli, disastri, proteste a tutti i livelli, macerie sociali, rifiuti e tanto altro ancora nonostante la più solida maggioranza mai esistita in parlamento, un uomo in forte odore di mafia, legato a doppio filo a situazioni di corruzione, ex piduista, puttaniere, pedofilo, evasore fiscale e chi più ne ha più ne metta. Davvero avevamo bisogno di una nuova piazzale Loreto o di un nuovo Hotel Raphael che presto, vedremo come, si verificheranno.
Perché non riusciamo ad imparare nulla dal passato, perché il passato passa invano senza lasciare segni tangibili a noi che viviamo nella patria delle reliquie?

giovedì 11 novembre 2010

I tempi per il bene e i tempi per il male

Giovanni Paolo I morì 30 giorni circa dopo la sua ascesa alla cattedra di Pietro. Qualcuno dice che fu assassinato e forse non ha tutti i torti visto che i dubbi sulla sua morte non sono mai stati chiariti, grazie anche ad una legge che vieta di fare l'autopsia ad un pontefice.
Il suo successore rischiò di essere ammazzato, anch'egli subito dopo la nomina e anche in quel caso non si è mai capito fin in fondo chi furono i mandanti. Si è giunti fino all'altro giorno, quando l'esecutore materiale ha dichiarato che quel gesto gli fu commissionato dal Vaticano. Sarebbe comunque interessante capire come sono andate le cose nel periodo successivo e perché quel gesto non è stato più ripetuto.
Il governo Prodi, quello del 1996, che aveva tra i suoi ministri Dini e Ciampi e che, anche grazie a loro aveva rimesso a posto i conti di questo nostro sfortunato Paese, fu sfiduciato dai suoi stessi alleati dopo soli due anni di attività .
Obama, l'unico Presidente degli Stati Uniti che, con la riforma della sanità, è riuscito dove altri suoi illustri predecessori avevano fallito, il politco che ha mantenuto tutte le promesse che aveva lanciato in campagna elettorale, è stato azzoppato e, non solo rischia di vedere vanificate le sue riforme, ma andrà alla sfida per il secondo mandato con un pesante handicap.
Questi sono i primi esempi che mi sono venuti in mente stamattina, mentre pensavo che la gente per bene risulta spesso perdente di fronte all'ingordigia e agli interessi dei singoli. Mentre i delinquenti durano, a volte un ventennio a volte un po' meno, e lasciano dietro di sé scie di nostalgici.

domenica 7 novembre 2010

La casa dei gladiatori.

Il crollo della Casa dei Gladiatori è certamente meno drammatico delle esondazioni, delle automobili ricoperte di acqua, della madre e del bambino ritrovati abbracciati sotto una coperta di fango, delle migliaia di persone che protestano contro le iniziative del governo, dei morti per una guerra che continuano a dirci che non è una guerra. Ma è un segno, un simbolo, ed è per questo che io capisco perfettamente il grido di dolore lanciato dal Presidente della Repubblica, contraddicendo il suo stile abitualmente sobrio e silenzioso. Vergogna, ha gridato. Non so e non mi interessa sapere se si riferiva a qualcuno in particolare, la colpa è sicuramente di tutta una classe dirigente che continua a guardarsi l'ombelico mentre l'Italia affonda nel fango e nell'insostenibilità di un comportamento che ormai ci crea solo imbarazzo nel mondo intero. Praticamente ultimi per crescita, indebitati fino al collo, con alle porte, non una, ma più finanziarie che ci spolperanno le ossa. Fermi, nell'attesa di un governo tecnico che affronti il nodo di una nuova legge elettorale che, siccome dovrebbe essere votata da questo stesso parlamento, non si capisce perché non farla subito. Stremati dall'assenza di un provvedimento che in qualche modo affronti i nostri problemi e non quelli di uno solo. Rimane la rabbia delle mamme vulcaniche, degli aquilani traditi e degli operai maltrattati, che ora assistono anche al crollo simbolico della casa dei gladiatori la quale, almeno nel nome, dovrebbe rappresentare forza e fierezza. E non c'è nemmeno la consolazione di una classe illuminata che dovrebbe guidarci fuori dalle macerie prodotte da questo sistema fallimentare.

venerdì 1 ottobre 2010

Il senso delle parole.

Era la tua serata, Donato, ieri sera, un anno dalla fondazione di Apice e il rinnovo degli organi e delle cariche dell'associazione. E' anche per questo che non sono intervenuto per darti quello che tu avresti interpretato, ancora una volta, come un colpo al cuore. Sì, lo so, mi stimi e mi vuoi bene, e me lo hai dimostrato in più occasioni ma, vedi, spesso ti lascio parlare, anche se non sempre condivido pienamente quello che dici. Poi, a volte, non ce la faccio e ti rispondo, in maniera brusca, seguendo il metodo Di Pietro, quello stesso che tu tanto contesti. E ieri sera tu mi hai fatto mordere le labbra, nello sforzo di stare zitto perché, ripeto, era la tua serata. Ma come ti è venuto in mente di dire che, in Parlamento, Di Pietro sembrava un cane rabbioso, mentre ti è piaciuto il discorso di Casini. Tu, proprio tu che sei un vecchio socialista, tu che sai chi è Casini, da chi deriva e chi sono i suoi compagni di partito. Ma, ti chiedo, seguendo la tua logica pratica, di chi non vuol sentire parlare di problemi con la giustizia, ma di politica, ma Casini che cosa ha fatto nella sua vita. Certo, è stato un buon Presidente della Camera, ma più di questo, che cosa ha fatto. Quante volte Casini ha difeso gente indifendibile per il solo fatto che erano suoi compagni di partito, ha fatto le giravolte pur di non lasciar intendere che aveva detto una cosa che poi si è rimangiata. Sai cosa credo, Donato, che a volte ci sono persone che non sanno parlare, che sembrano cani rabbiosi, e ci sono persone che sanno parlare, sanno ammansire le masse. Ma io credo che bisogna entrare nel merito delle cose. Analizzando le parole, si può scoprire magari che chi non sa parlare, ha detto male cose di buon senso, mentre chi sa parlare ha detto bene cose senza senso.

giovedì 16 settembre 2010

Un posto migliore.

E' quasi un mese che non pubblico un post, un testo scritto, intendo, escludo quindi le vignette. La colpa di questo distacco non è stata solo delle vacanze, che pure hanno inciso. Il problema è che è sempre più difficile parlare del mondo che ci circonda, se questo si chiama Italia.
Ho fatto una gita ed ho attraversato posti che non vedevo da almeno dieci anni. Ci si accorge del tempo che passa e delle cose che cambiano, dei distributori di carburante che, con le loro piazzole di sosta ed i loro sevizi, rubano spazio al verde. Non voglio negare che in qualche caso sono utili, ma quello che ho visto mi è parso eccessivo. Per intenderci, sto parlando, ad esempio, del tratto non autostradale che va da Benevento a Caianello. Ci sono luoghi invece dove vengono migliorati i servizi e la viabilità, pur continuando a conservare un buon rapporto con l'ambiente. E parlo, ad esempio, dell'Umbria e della Toscana.
Non è facile commentare i fatti politici degli ultimi tempi, anche se di politica se ne vede davvero poca. Cosa si è fatto ultimamente per i cittadini, a parte far saltare i patti con i sindacati per arricchire i ricchi e impoverire i poveri. E questo, il mondo delle imprese lo chiama mentalità nuova, coraggio. Io credo che non bisogna costringere i lavoratori italiani a rinunciare ai diritti acquisiti in anni di lotte sindacali, fermo restando che tutto si può migliorare. Io credo che invece di portare i lavoratori italiani ai livelli di quelli dell'Europa dell'Est, o della Cina, si dovrebbe fare una moratoria internazionale per portare invece i lavoratori di posti in cui impera lo sfruttamento della manodopera ai livelli dei lavoratori dell'Europa Occidentale. Tutti i lavoratori del mondo dovrebbero avere pari dignità, pari diritti e uguale sicurezza sul lavoro, all'interno di regole condivise a livello internazionale. In questo modo i mercati partirebbero tutti dallo stesso livello di costo della manodopera e si avrebbe la vera concorrenza.
Ma, ripeto, di politica non si parla da molto tempo in Italia, vengono spacciate per notizie politiche la prostituzione, vera o presunta, le case acquistate o vendute, per le quali non si sono spesi soldi pubblici, le chiacchiere da bar che si scambiano i leader di partito. Nulla trapela su provvedimenti improntati per risolvere i problemi dei cittadini, tranne quelli proposti per risolvere i problemi di uno solo e sistematicamente bocciati o ritirati.
E la Chiesa? Anche quella ha le sue gatte da pelare, tra pedofili ed omosessuali, continua a mostrare ritrosia verso una nuova riforma che finalmente spezzi la catena dell'ipocrisia: il matrimonio dei preti. Perché non si propone, non se ne parla neanche, nonostante perfino dagli ambienti interni vi sono molti che sarebbero pienamente daccordo? Senza contare i presunti scandali legati alla corruzione che di tanto in tanto affiorano per scomparire subito dopo.
Non mi piace questo ambiente, vecchio, indebitato, senza futuro. Non mi piace, ma ci devo vivere.
Oggi mio figlio comincia una nuova avventura, le scuole superiori. Non so che mondo erediterà, che prospettive. Gli analisti dicono che sono pessime, io continuo a sforzarmi di essere ottimista. Forza ragazzi, mettetecela tutta, l'Italia vi aspetta, fate in modo che diventi un posto migliore, noi abbiamo miseramente fallito.

venerdì 13 agosto 2010

Il delirio della Regione Salento

Con disappunto, ho appena visto un servizio, l'ennesimo, su questa fantomatica Regione Salento, su cui tutti, sembra, sono d'accordo. Personalmente non condivido. Partendo dal fatto che bisognava abolire le province, qualcuno mi sa spiegare a cosa serve questa ennesima moltiplicazione di poltrone in un periodo di crisi? I politici si riempirebbero le tasche, se mai ce ne fosse ancora bisogno, invece di muovere il fondoschiena e andare a Bari a pretendere, battendo i pugni, quello di cui hanno bisogno per i propri territori. E' sicuramente più facile e più redditizio spacciare per una esigenza del popolo una propria esigenza. In questi casi si dice sempre "E' il popolo che ce lo chiede", quando invece al popolo non interessa proprio nulla, tranne che avere servizi che funzionano, un lavoro stabile, uno stipendio adeguato ad una vita dignitosa. Insomma tutto quello che Pertini, riassumeva nello slogan libertà e giustizia sociale. Questo chiede la gente, non le loro capriole, non i loro schifosi gargarismi, fatti per nascondere le loro incapacità e la loro ingordigia che ormai non si ferma più davanti a nulla.
Non bastano le miserie di un sud Italia sempre più lontano dal nord e sempre più avvitato su se stesso, non basta una crisi economica ancora ben lungi dall'essere superata, non bastano le mille promesse elettorali sull'abolizione delle province, perché bisognava risparmiare, ora questi, senza vergogna, si permettono pure il lusso di chiedere, a spese nostre, si capisce, una nuova moltiplicazione di poltrone. Se raggiungeranno l'accordo per un referemdu, mi auguro che la gente per bene li faccia risvegliare dal delirio nel quale si sono irrimediabilmente persi.

giovedì 29 luglio 2010

Appunti e mosconi.

Ci sono delle cose che ti rimangono in mente e continuano a ronzarti dentro finché non le espelli. Ad esempio l'insulto fatto dal presidente del consiglio (con la minuscola) all'onorevole Bindi. Mi fa specie che solo il ministro Meloni si è dissociata da quelle parole, catalogandole come inopportune. Non che sia stata la più grande iattura della storia repubblicana, ma quanto meno ha fatto sapere come la pensava in proposito. E le altre? Ministre, parlamentari, sostenitrici del PDL, che fine hanno fatto? Davvero fa così paura affrontare quell'uomo? E se non fa paura, allora sono indifferenti. Possibile che le donne siano arrivate a un tale punto di tolleranza verso gli attacchi maschilisti, da qualunque parte essi derivino? Comunque sia, già in altre occasioni avevo parlato bene della Meloni e lei mi ha confermato che avevo ragione. Brava Giorgia!
Poi giunge Bocchino, una persona verso cui solitamente sono molto critico, a partire dalla storia del pizzino con l'onorevole La Torre. Il parlamentare finiano ha dichiarato che Verdini dovrebbe preservare il partito come ha fatto con la sua banca. Perché i politici, Verdini compreso, non riservano alla politica il trattamento che sono soliti riservare ai loro affari personali? Verdini si è dimesso dalla sua banca perché aveva paura che la sua vicenda giudiziaria compromettesse i suoi affari. Perché questo non avviene anche con la politica, perché si lamenta del fatto che non è stato tutelato dal Presidente della Camera? Avrebbe avuto lo stesso atteggiamento se non fosse stato tutelato dal consiglio di amministrazione della sua banca?
E infine la ciliegina sulla torta. Un torta fetida e puzzolente, evidentemente. Roberto Saviano: "La Lega ci ha sempre detto che certe cose al Nord non esistono, ma l'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia racconta una realtà diversa. Dov'era la Lega quando questo succedeva negli ultimi dieci anni laddove ha governato? E perché adesso non risponde?". A queste dichiarazioni ha fatto seguito una risposta piccata del leghista Castelli che ha minimizzato il ruolo avuto da Saviano nel descrivere le vicende della sua terra martoriata dal Sistema, rivendicando invece il ruolo svolto dal suo partito. Ma soprattutto quello che rimane è il concetto che i leghisti hanno sempre dato della mafia ai loro elettori. Li hanno convinti che la mafia è una realtà del Sud, è un prodotto culturale degli svogliati e furbi meridionali, il mafioso del nord non è che un picciotto emigrato spontaneamente in cerca di fortuna, e non un componente strategico di organizzazioni criminali in espansione continua. A tale proposito mi viene in mente quella vecchia storiella. Il figlio chiede al padre se gli asini volano e il padre gli tira uno scapaccione e lo rimprovera chiedendo chi era stato a raccontargli quelle sciocchezze. Il figlio risponde che era stato il segretario del partito e lui, dopo essersi ricomposto, dichiara, con un velo di imbarazzo: "Volano, volano ... svolazzano".

martedì 27 luglio 2010

Dov'è la verità?

Dov'è la verità. Bella domanda. Me lo chiedo ogni volta che esco da una chiesa, soprattutto se ascolto l'omelia di un prete appassionato, fiducioso e certo, almeno all'apparenza, dell'esistenza dell'Altissimo. Dov'è la verità, qual'è se un sacerdote mi dà una spiegazione e un altro sacerdote me ne dà un'altra. E dov'è se lo stesso sacerdote, nella stessa omelia, mi dice due cose apparentemente contraddittorie. Da ieri mi ronzano nella mente questi interrogativi, anzi, per la precisione, da domenica sera. Oggetto del dubbio l'omelia della messa domenicale, naturalmente.
Tempo fa avevo partecipato ad un pellegrinaggio a S. Giovanni Rotondo, terra di Padre Pio. In quell'occasione discutevo con mia moglie sull'opportunità o meno, da parte nostra, di chiedere grazie ad un santo, soprattutto per se stessi. Il sacerdote che accompagnava il gruppo, sentendoci discutere, decise di dire la sua, sollecitato, per la verità, da mia moglie. Disse che la disponibilità di Dio è infinita, non toglie nulla a nessuno se dà qualcosa a noi, quindi bisogna chiedere se si vuole ottenere.
Domenica il sacerdote, un altro, nel corso dell'omelia, ha sottolineato le parole di Gesù che aveva usato il termine cattivi per descrivere coloro che avevano chiesto per se. Cattivo deriva da catturare, cercare di ottenere per se stessi, essere egoisti. Così noi diciamo Dio mio, Madonna mia, per sottolineare il desiderio di possedere la divinità, solo nel momento del biosogno e non per amore incondizionato. Quando ci serve, andiamo di santuario in santuario, cercando egoisticamente di ricevere per intercessione le santo di turno il miracolo che tanto ci farebbe comodo.
Io credo di aver capito che si deve pregare sempre e si deve chiedere sempre. Ma la preghiera, lungi dall'essere un bancomat di miracoli, deve essere considerata un conforto, soprattutto quando si chiede per se stessi. Ma ho paura che queste siano le mie solite vie di mezzo, di fronte alle apparenti contraddizioni che percepisco. Per questo ritengo che la verità sia ben lontana dalle mie personali convinzioni e continuo imperterrito a cercarla.

venerdì 23 luglio 2010

Le nuove linee guida per la somministrazione della pillola RU486

Ricevo da Doctornews due articoli sullo stesso tema realtivo all'approvazione delle linee guida sulla somministrazione dela pillola abortiva RU486. Naturalmente, in questi casi si scatena la bagarre politica e ideologica, dimenticando che i destinatari finali sono i cittadini, in questo caso le cittadine. Dimenticando che le decisioni devono essere prese nell'unico interesse di chi ne usufruirà. Ho un po' messo a posto i due articoli, ricavandone uno solo. Ve li propongo, in modo che ognuno, magari andando a leggere il testo delle linee guida (vi propongo questo sito, ma ce ne sono tanti altri in rete), possa prendere coscienza del problema. Buona lettura!
Il 24 giugno scorso sono state approvate le linee guida ministeriali per il corretto utilizzo della pillola abortiva Ru486. Indicazioni non vincolanti, che ribadiscono i punti considerati fondamentali dal ministero per l'aborto farmacologico. In particolare la necessità della somministrazione e del monitoraggio della procedura in ospedale e di un «consenso pienamente informato», come ha spiegato il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella. «Si tratta di linee guida di massima, che non entrano nei dettagli, proprio in considerazione dell'autonomia delle Regioni». Il tutto nel rispetto della legge 194, «perché questa nuova procedura non scardini le tutele e le garanzie della legge», prosegue il sottosegretario, e del parere del Consiglio superiore di Sanità che aveva sottolineato la necessità del ricovero anche per l'aborto farmacologico in tutte le sue fasi.
Di diverso parere la senatrice Donatella Poretti, Radicali-Pd, segretaria commissione Igiene e Sanità, la quale afferma che le linee guida ministeriali «suonano come una chiara minaccia ritorsiva alle Regioni, tale da configurarsi come abuso di potere. Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, segnala che "chi dovesse applicare protocolli clinici che ammettono le dimissioni volontarie della donna dopo l'assunzione della prima pillola vanno incontro a irregolarità" tali da "determinare dei problemi sul piano del rimborso della prestazione da parte del servizio pubblico"». Ma, si chiede Poretti, «come si dovrebbe fare per non accettare le dimissioni volontarie che una donna, in caso, farebbe assumendosi le proprie responsabilità»? Forse la sottosegretaria Roccella sta chiedendo alle Regioni di fare trattamenti sanitari obbligatori, contenzioni nei letti, opera di persuasione occulta nei confronti delle donne per trattenerle (inutilmente dal punto di vista sanitario) ricoverate in ospedale?».
D'accordo anche Livia Turco, capogruppo Pd in commissione Affari sociali della Camera, secondo la quale «le linee guida del Governo suonano come un avvertimento alle Regioni per impedire che venga previsto l'utilizzo del farmaco in day hospital. E' inaccettabile - sottolinea - che il sottosegretario arrivi addirittura a ipotizzare la negazione del rimborso della prestazione, da parte del servizio pubblico, alle strutture sanitarie in caso che il ricovero non sia ordinario, cioè di tre giorni».

mercoledì 21 luglio 2010

Cafone e bugiardo!

Sì, cafone e bugiardo, chiamiamolo col suo nome, così si va dritti al cuore e si parla in maniera diretta come piace a lui, il re del linguaggio diretto, che sa parlare agli elettori, il grande affabulatore. Cafone e bugiardo, questi sono gli epiteti che si merita una persona che offende in maniera volgare una donna e che dice cose non vere sapendo di dire cose non vere e sicuro dell'assenza di qualsiasi contraddittorio. Ma andiamo per ordine.
Cafone. Ieri c'è stata una visita ufficiale da parte di un rappresentante delle istituzioni ad una scuola privata, una università di cui pochi, forse solo gli iscritti, conoscono l'esistenza e, nel corso di tale visita, per la quale il suddetto rappresentante non si è recato alla celebrazione della morte di Paolo Borsellino e nemmeno al più vicino tribunale a causa del legittimo impedimento, questo signore si è lasciato andare in una delle sue famose dichiarazioni che ci hanno reso celebri in tutto il mondo. Rivolgendosi alle neo laureate ha detto: "“Mi accusano sempre di circondarmi di belle ragazze senza cervello. Ecco invece qui delle belle ragazze che si sono laureate con il massimo dei voti e che non assomigliano certo a Rosy Bindi…”. Io credo che questa cosa non meriti alcun commento, tranne la vergogna di chi ha pronunciato questa frase e quella di chi è costretto, suo malgrado, sostenitori e non, ad essere rappresentato da questo individuo.
Bugiardo. Ieri lo stesso individuo di prima, invece di recarsi al primo tribunale per deporre sui suoi infiniti processi, a causa del legittimo impedimento, si è recato al ritiro del Milan, e lì ha cominciato ad inanellare la solita serie di fesserie autocelebrative. Poi, ad un certo punto ha dichiarato che in questi due anni ha abbassato la pressione fiscale e che negli ultimi 25 anni il Milan ha investito più denaro di tutte le altre squadre italiane. A quel punto sento mio figlio, molto lontano dall'essere maggiorenne, che mi dice: "Eh no, questa è proprio una bugia, non so le altre squadre, ma sono sicuro che almeno l'Inter ha speso di più." Allora mi chiedo, come fa uno a dire bugie che vengono riconosciute come tali anche da un bambino e nessuno dei giornalisti presenti gli fa neanche una domanda per chiedere spiegazioni, non dico per il Milan o l'Inter di cui non mi importa nulla, ma almeno per la pressione fiscale, di cui i dati statistici disponibli dicono che in questo periodo, nonostante l'eliminazione dell'ICI (ricordo a tale proposito che è stata eliminata solo la quota per i ricchi, quella per i meno abbienti l'aveva già eliminata il governo precedente), ha aumentato le tasse dello 0,3 %, escludendo i provvedimenti della prossima finanziaria e le ricadute sui servizi e sulle spese familiari di alcuni provvedimenti adottati (come ad esempio il fantomatico salvataggio dell'Alitalia, o le scelte fatte in occasione del terremoto in Abruzzo, che gravano sul nostro debito pubblico, a favore dei soliti noti).
Infine, a proposito dei giornalisti, voglio ricordare che il sig. Minzolini, il "direttorissimo", non aveva parlato delle escort di un rappresentante delle nostre istituzioni, sempre il solito, mentre si è dilungato, nel TG delle 20 di ieri sera, a parlare delle escort di due calciatori francesi (la notizia è nei titoli di testa, il servizio inizia dal minuto 16:27). Quando si dice coerenza.

venerdì 9 luglio 2010

A rischio il Centro Nazionale Trapianti.

Non bastavano gli scioperi della scuola, dei magistrati, dei trasporti, dei terremotati, delle regioni e delle altre cariche delegate al governo locale (stranamente le sole figure che non hanno protestato per questa manovra sono i politici, i banchieri, i petrolieri, i manager e, alla fine, anche gli industriali si sono detti soddisfatti, chissà perché). Ora si viene a sapere da quest'articolo di Doctornews che, nelle pieghe della manovra, c'è anche un altro rischio. Buona lettura!
La manovra in discussione al Senato mette a rischio l'esistenza del Centro nazionale trapianti. «Quando sono diventata ministro della Sanità, l'Italia era il fanalino di coda nelle classifiche dei trapianti in Europa e nel mondo occidentale». Lo ricorda Rosy Bindi, presidente dell'assemblea nazionale del Pd. «Grazie alla legge varata nel '99 - sottolinea - che tra l'altro ha istituito il Centro Nazionale Trapianti, il nostro paese si è dotato di un'organizzazione moderna e all'avanguardia che ha permesso di colmare gravi lacune e ritardi, di incrementare le donazioni e i trapianti di organo, di salvare migliaia di vite umane e di risalire nelle graduatorie europee fino a conquistare i primissimi posti». «Ora, con la manovra in discussione al Senato - fa notare Bindi - questi ottimi risultati rischiano di essere vanificati. Il taglio dei contratti a tempo determinato nella pubblica amministrazione mette infatti a rischio l'esistenza del Cnt, con gravissime conseguenze sull'efficienza e la sicurezza della rete nazionale dei trapianti". Per l'esponente del Pd, «è bene ricordare al presidente del Consiglio, ai ministri Tremonti, Brunetta e Sacconi, i quali hanno a lungo magnificato il valore della flessibilità, che il Cnt, come altri servizi innovativi della pubblica amministrazione, funziona proprio grazie a quei lavoratori e professionisti che hanno accettato contratti flessibili».

venerdì 2 luglio 2010

Requisiti richiesti.

Il consigliere provinciale del PDL Pierpaolo Zaccai è stato sospeso dal partito dopo aver partecipato ad un festino, non si sa bene in che veste, a base di droga e di sesso, con la presenza di trans.
Ora, io non voglio dire, certamente non si può infierire si una persona che era per i fatti suoi, fuori dai doveri d'ufficio e probabilmente, ma questo lo chiariranno gli investigatori, non aveva nulla a che vedere col contesto in cui è stato sorpreso. C'è però una cosa che mi appare lampante e volevo sottoporla all'attenzione dei lettori di questo blog. Da quanto accaduto negli ultimi mesi e soprattutto nelle ultime ore a molti esponenti del PDL, sappiamo che per far parte del partito non è necessario avere una condotta immacolata. Si può essere in odore di 'Ndrangheta (Nicola Di Girolamo), di camorra (Nicola Cosentino) e di mafia (Marcello dell'Utri). Per far parte del PDL si può essere corrotti e corruttori, e qui c'è solo l'imbarazzo della scelta, basti pensare che Cesare Previti è stato condannato per corruzione, radiato dall'albo degli avvocati e perfino cacciato dal parlamento ma mai sospeso dal partito. Per entrare a far parte del PDL si può anche essere stati affiliati alla P2, l'organizzazione segreta che tanto scandalo generò, soprattutto nelle fila della Democrazia Cristiana, negli anni '80 e anche qui gli esempi non mancano, basti pensare che Fabrizio Cicchitto, Presidente del gruppo PDL alla Camera dei Deputati, aveva la tessera n. 2232. Per entrare a far parte del PDL si può avere una vita, diciamo così, allegra, si possono cioè frequentare prostitute e perfino minorenni, nulla tange la possibilità di aderire al partito, che è appunto il cosiddetto Popolo delle LIBERTA'. Non importa infine se si lavora bene o si lavora male, non importa, ad esempio, se si fanno leggi che vengono sistematicamente bocciate dalla Corte Costituzionale, rallentando significativamente il corso della giustizia, come è accaduto al Ministro Angelino Alfano. Ma, come nell'Eden, anche qui c'è un limite e quello non deve essere, per nessuna ragione, superato: se qualcuno da adito al sospetto di attardarsi con debolezze sessuali fuori dal consentito, fuori cioè da quella che comunemente viene definita normalità, allora su di lui si abbattono senza pietà gli strali dei reggenti, che prontamente provvedono a rimettere le cose a posto, sospendendo il malcapitato, prima che possa essere lesa la cristallina evidenza mascolina e maschilista di tutta la compagnia.

mercoledì 30 giugno 2010

Fatti di casa e di cosa nostra.

Cominciamo a dire che c'è un senato, in una repubblica democratica europea, dove siedono regolarmente persone che, in un modo o nell'altro, hanno avuto rapporti continuativi con la criminalità organizzata. Per esempio, un politico di lungo corso dal nome di Giulio Andreotti è stato condannato per mafia, per fatti commessi almeno fino al 1982 e pertanto, dal momento che la sentenza è stata scritta solo dopo i termini previsti, il reato è stato prescritto, cioè a dire che l'imputato era colpevole, ma la giustizia è arrivata troppo tardi, quindi resta libero. Giubilo tra i sostenitori, soprattutto fra i colleghi politici che, invece di mandarlo fuori a pedate e prendere da lui le dovute distanze, si sono lasciati andare in elogi sperticati al mafioso e in accuse infondate e incomprensibili ai presunti denigratori. E questo è un senatore a vita.
Passiamo a Salvatore Cuffaro, detto Totò. Condannato in primo grado a cinque anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e con una richiesta di condanna a dieci anni in secondo grado, per lo stesso reato. Alla lettura del primo verdetto si è consumato il noto ricevimento a base di cannoli siciliani per la vittoria ottenuta, rispetto alla condanna che probabilmente si aspettava lui e i suoi più stretti collaboratori. Alle elezioni successive , forte di questo fiero curriculum, viene eletto come componente del senato della repubblica senza che il responsabile del suo partito alzi un sopracciglio, ma con tutti gli onori e le difese possibili. Anzi, il reato di concorso esterno, per certe persone, è un'invenzione di certa magistratura, non esiste, e pertanto sono pura teoria anche le azioni, perlomeno dubbie, commesse dagli imputati.
Quello stesso senato, di quella stessa repubblica, è presieduto dal senatore Renato Schifani, il quale ha denunciato un giornalista per averlo diffamato nel corso di una trasmissione televisiva, parlando di lui come di una persona che avrebbe dovuto spiegare, ora che era la seconda carica dello stato, i suoi rapporti avuti in passato con certi mafiosi, a questo il giornalista incauto aveva aggiunto un'offesa personale, una specie di battuta venuta male, per la quale è stato condannato ad un risarcimento di 16.000 euro. Naturalmente nessun giudice ha dichiarato, né scritto, che le ombre sul suo passato erano teoremi fantasiosi. Quindi, il senato di quella repubblica è a tutt'oggi presieduto da un politico che ha avuto rapporti con personaggi mafiosi per motivi, forse legittimi, ma di cui nessun collega chiede conto e nessun cittadino, per propria tranquillità, riesce a sapere nulla.
Sorvolando su Nicola Di Girolamo, che si è dimesso pochi mesi fa dalla carica di senatore, veniamo al pezzo forte, l'uomo del giorno, colui il quale ha dichiarato pubblicamente che è entrato in politica per non finire in galera, ma che della politica non gliene importa nulla, colui il quale ha definito eroe un suo presunto collega, non politico o senatore, ma mafioso. Sì, perché, nonostante si sia festeggiato, anche in questo caso, Marcello Dell'Utri è stato condannato per fatti di mafia commessi almeno fino al 1992. Di quello che è successo dopo non si è certi, ci sono molte coincidenze e sono possibili solo deduzioni, ma niente prove, quindi, secondo i colleghi di partito, non c'è nulla e nessuno da cui prendere debitamente le distanze.
Il problema è che queste persone, poverine, sono state vaccinate, poco a poco, e adesso, per dirla in linguaggio medico, hanno sviluppato la tolleranza alla mafia, per cui gli va bene tutto, fino all'arresto, e anche lì, magari, come successo in altre occasioni, vanno in carcere, o ci girano intorno, per solidarizzare con i loro compari e per convincerli a fare gli eroi anche loro. Restando muti.

martedì 29 giugno 2010

Un baraccone fuori controllo

Può capitare di vivere in un Paese in cui ministri del governo in carica disprezzano l'inno nazionale, la bandiera e vaneggiano di un territorio compreso nella nazione, cui danno anche un nome ma che in realtà non esiste in nessun testo di geografia, ma solo nella loro testa. Può capitare che la terza carica dello stato affermi che tale zona separata dalle altre in realtà non esiste e venga scambiato per uno statista. Può capitare di vivere in un paese in cui un senatore dica apertamente che si è fatto eleggere per sfuggire ai propri processi, che non gli piace fare il politico, che della politica non gliene importa nulla e che continui a riscuotere successi presso i propri elettori e presso il responsabile del proprio partito. Capita di vivere in un Paese in cui la prima carica dello Stato firmi dei decreti e poi li disconosca o dia a vedere che non ne conosce il contenuto. Cosa c'entra infatti negare ad un ministro, che lui stesso ha appena nominato, un diritto che aveva acquisito grazie ad un decreto firmato qualche settimana prima e non negarlo, ad esempio, alla quarta carica dello stato che, nel frattempo, ne ha usufruito a piene mani? Può accadere di vivere in un Paese il cui governante disattende sistematicamente tutte le promesse elettorali, come l'abolizione delle province, l'abbassamento delle tasse, investimenti per la sicurezza e nuove norme per tamponare il presunto dilagare della criminalità, una riforma della giustizia che riduca a tempi raguionevoli la durata media dei processi. Può accadere di non mantenere queste ed altre promesse e di continuare a riscuotere consensi, non solo, ma di poter anche andare in giro a dire che, se non si approva una legge sulle intercettazioni, non si tiene fede alle promesse fatte in campagna elettorale, dimenticando che le promesse fatte andavano nella direzione esattamente opposta, quella della maggiore sicurezza, non quella della presunta violazione della privacy. Può accadere che in prima battuta la quarta carica dello Stato dia come non trattabile la modifica del testo, poi che dica che l'importante che si approvi in qualunque modo, come un accattone che non sa più che pesci pigliare. Allo stesso modo si comporta un ministro di governo, che prima reclamizza ed enfatizza i presunti successi economici ottenuti, poi chiede di approvare la manovra finanziaria, anche se non soddisfa nessuno, perchè sennò si va in bancarotta. Capita che di fronte a questo sfascio politico ed istituzionale manchi un'opposizione, anche fragile, che dia una timida spintarella a un baraccone che ormai precipita.
Capita di ritrovarsi in tale situazione, ma, vi prego, ditemi che è solo un sogno e che l'incubo volge finalmente al termine.

mercoledì 23 giugno 2010

Bugie, bugie, bugie, nient'altro che bugie.

La Banca d'Italia, alcuni giorni fa, ha affermato che "la manovra prevede una riduzione del disavanzo tendenziale che giunge a 25 miliardi nel 2012". Ma la realtà è ben diversa. I numeri della Relazione tecnica allegata al d.lgs. 78, parlano di 62 mld di euro nel triennio, frutto di minori spese per 39,8 mld e di maggiori entrate per 22,2 mld di cui, un sesto lo pagheranno i pubblici dipendenti. Oltre al blocco del turn over si avrà il congelamento degli stipendi fino al 2013 senza possibilità futura di recupero, la riduzione delle finestre di uscita per il pensionamento e la trasformazione "pro rata" del trattamento di fine servizio nel meno remunerativo Tfr, per i lavoratori assunti prima del 2001. Il Governo, poi, risparmierà ulteriori 23,3 mld con minori trasferimenti agli enti locali. Questi a loro volta dovranno aumentare le misure impositive di loro competenza, ridurre i servizi sociali e aumentare le tariffe locali (trasporti pubblici, rifiuti, asili nido, ecc.), con conseguente diminuzione del reddito disponibile delle famiglie. Si deduce che questa manovra, a detta di molti esperti, avrà un effetto "depressivo" sull'economia, in un momento di timida ripresa, dopo la crisi del 2008-2009 le cui conseguenze devastanti sui livelli occupazionali hanno causato ferite tutt'altro che rimarginate nel tessuto socio-economico. La Banca d'Italia evidenzia che "a parità di tutte le altre condizioni (in primo luogo ciclo economico, inflazione, stabilità dei tassi, ndr), nel biennio 2011-12 la manovra potrebbe cumulativamente ridurre la crescita del Pil di poco più di mezzo punto percentuale, attraverso una compressione dei consumi e degli investimenti". Per cui, diminuendo il denominatore, il rapporto deficit/Pil al 2012 non scenderebbe al 2,7% come ipotizzato dal Governo ma si attesterebbe al 3%. Anche i tecnici del Senato rilevano che "qualora le misure contenute nel DL dovessero avere effetti negativi sulla dinamica attesa del Pil - gli indicatori di finanza pubblica risulterebbero modificati, sia per effetto della riduzione del denominatore, sia per la connessa variazione del gettito delle entrate". Sempre che gli obiettivi della manovra siano raggiunti, soprattutto dal lato delle entrate che dovrebbero derivare dal potenziamento dei processi di accertamento (11 mld) e dalle misure anti-evasione (8,8 mld). Ma al di là delle speculazioni sui numeri, l'attuale situazione preoccupa un nutrito gruppo di economisti italiani, che auspicano una politica economica che scongiuri una ulteriore caduta dei redditi e dell'occupazione e criticano una politica restrittiva, come quella attuata dal Governo, che finisce per aggravare la crisi, alimentare la speculazione e può condurre alla deflagrazione della zona euro.

lunedì 14 giugno 2010

Morte di un gattino appena nato

T'ho visto soffrire e t'ho curato
non so se ho fatto bene o se ho sbagliato
t'ho visto soffrire e con carezze
nel palmo della mano t'ho portato.

Sempre più debolmente miagolavi
e gli occhi sempre meno utilizzavi
finché al veterinario t'ho portato
per dirgli in quale stato ti trovavi.

Sono tornato a casa senza voce
sembravi più pesante di una croce
seguivi nel silenzio il tuo calvario
chiedendo, nel dolore, un po' di luce.

La madre che ti aveva generato
accanto al tuo cadavere ha vegliato
tutta la notte, senza andare via
fino al mattino, quando mi ha avvisato.

A te che mi hai donato un'esperienza
con la tua piccola e preziosa esistenza
due brevi righe voglio dedicare
che diano, nel ricordo, la presenza.

martedì 8 giugno 2010

Eppure era solo un gattino appena nato.

Non se ne va dalla testa. E' morto un gattino della cucciolata. Il più fragile, il più piccolo di tutti. La malattia lo aveva colpito ma è inutile negare che la cosa che non riesco a dimenticare è che forse l'ho curato male, me lo sento come una colpa personale. Certo, la causa potrebbe essere stata l'aggiunta, alla cucciolata vera e propria, di altri due cuccioli che rischiavano di morire nella loro cucciolata di origine, così la madre ne ha dovuti accudire sette anziché cinque. Non so quale è stata la causa, ma mi ha fatto molto male vedere morire quell'esserino che negli ultimi giorni avevo accudito personalmente, vedendolo sompre più in difficoltà. Poi, quando era già avanti con il suo male, l'ho portato dal veterinario, nel disperato tentativo di salvarlo. Ma lì, invece che salvarlo, ho capito che la soluzione migliore sarebbe stata la soppressione, anche perché è morto poche ore dopo.
Di tutta questa vicenda, la cosa che più mi ha sorpreso è stato l'atteggiamento della madre. E' una gatta che ha saputo accogliere i nuovi mici che le sono stati affidati, li ha tenuti e cresciuti come fossero suoi. Tutte le sere usciva a passeggio, poi il mattino tornava a mangiare e ad allattare. Ma ieri sera non è uscita, è rimasta accanto al corpicino del figlio e lo ha pianto, presumo, tutta la notte. Stamattina, quando mi ha sentito, si è avvicinata alla porta, si è fatta vedere e mi ha quasi chiesto di seguirla, dove il piccolo giaceva senza vita. Beh, in questo atteggiamento io ci ho visto tanta umanità, tanto amore. E certo se ne vedono in giro di filmati di animali che restano anche per ore a sorvegliare il corpo senza vita di un loro simile, morto per un incidente stradale. Ma vederla dal vivo, così afflitta, con la coda bassa, lei che la teneva sempre orgogliosamente alta, mi ha fatto pensare. E ognuno può commentare, secondo il proprio punto di vista, la bellezza di quei sentimenti.

lunedì 7 giugno 2010

Leghisti e calciatori.

Leghisti e calciatori, queste due categorie chiamate in causa da due notizie.
La prima riguarda il solito Calderoli in vena di boutade. Sì, perché quella della riduzione degli stipendi dei calciatori non può che essere una boutade, e non per la proposta in sè, che alla fine può pure essere legittima. Tutti fanno i sacrifici, li facciano anche i calciatori. Faccio però presente al ministro che i calciatori non sono tenuti a dare alcun esempio, perché di questo stiamo parlando, non di tanti soldi. Semmai l'esempio avrebbero dovuto darlo i parlamentari, i quali se ne sono usciti con una mancetta, elemosinata da quattro gatti. Per non contare che gli stipendi delle società di calcio sono soldi privati, quindi si tratterebbe solo di quei soldi che eventualmente dovrebbero prendere in caso di vittoria. Non so se in tutto si arriverebbe a due, cinque o dieci milioni, da far annegare nel mare magnum dei debiti e della manovra che viene richiesta al governo da necessità interne, figlie di una politica economica dissennata, prima che dall'Europa.
La seconda notizia è il diversivo improvvisato da Marchisio sull'inno nazionale "che schiava di Roma LADRONA Iddio la creò". Chi ha visto il video su youtube, non credo possa avere dubbi sul fatto che sia andata così. E neanche credo che ci debbano essere ripercussioni disciplinari sul ragazzo che, per l'appunto, ha fatto una ragazzata, senza neanche rendersi conto della gravità di quello che faceva. Come non si può esportare la democrazia, non si deve imporre l'educazione, di qualunque tipo si tratti. Bisogna capire le ragioni e lavorare, da parte di una classe politica troppo distratta dall'inseguimento degli extracomunitari. Sarebbe il caso che personaggi che siedono sugli scranni di Roma, e che da Roma succhiano milioni per sè stessi e per i propri figli, comincino a dire chiaramente ai propri elettori che con la bandiera italiana non ci si pulisce il culo, che quando gioca la nazionale ci si sente fratelli, esattamente come quando la Schiavone, milanese, vince il Roland Garros. Bisogna educare i giovani all'unità nazionale. Questo è ancora, purtroppo, il compito gravoso che spetta alla classe politica dirigente del nostro disastrato Paese. L'alternativa è quella di sentire, o vedere, un ragazzotto della periferia torinese vilipendere il nostro inno, e non potergli neanche dire nulla perchè chi ci governa, negli anni, ha fatto decisamente di peggio.

lunedì 31 maggio 2010

L'articolo 77 della Costituzione

Mai nella storia dell'Italia repubblicana era accaduto un così frequente e palese attentato alla carta Costituzionale da organismi preposti a difenderla e a rappresentarla. Tutto quello che accade oggi davanti ai nostri occhi, nel silenzio della stampa e degli altri organi istituzionali di controllo, è sconcertante.
All'inizio l'attuale capo dello stato aveva iniziato una pratica inusuale e sconosciuta ai suoi predecessori, la moral suasion. Cioè a dire che il governo preparava provvedimenti abbastanza discutibili, tanto che alcuni di essi sono stati anche bocciati dalla Corte Costituzionale. A quel punto del provvedimento veniva avvertito in maniera informale il capo dello stato, il quale ammoniva il governo che in quel modo mai e poi mai il provvedimento sarebbe stato firmato. Così la norma veniva corretta secondo le intenzioni del presidente della repubblica, il quale, avendo partecipato alla stesura, non poteva rifiutarsi di firmarla, anche se palesemente incostituzionale. Ma evidentemente l'appetito vien mangiando, così, dalla moral suasion, si è passati ad una vera e propria presa di responsabilità da parte del presidente della repubblica nella redazione di una norma, cosa che sovverte tutti i dettami istituzionali, tanto che lo stesso Napolitano ebbe a dichiarare in un momento di lucidità istituzionale "Quando il parlamento lavora il presidente della repubblica tace." Ma ancora non basta, perché, se è vero come è vero che in Italia non esiste il regime, è anche vero che un regime si può instaurare anche in maniera silente, strisciante, senza che nessuno se ne accorga e senza che nessuno ne parli. Così, un mattino ci sveglieremo e ci accorgeremo che forse ci siamo spinti un po' troppo in là, rispetto ai dettami della nostra Costituzione e, siccome sarà uscito troppo dentrificio dal tubetto, sarà troppo difficile riuscire a farlo rientrare. L'articolo 77 della Costituzione così recita: "... Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, SOTTO LA SUA RESPONSABILITA', provvedimenti provvisori con forza di legge, deve IL GIORNO STESSO presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni ..." Questo significa che il provvedimento della manovra finanziaria è in giro da quasi una settimana e nessuno si è sognato di pubblicarlo, ma c'è un gioco al rimpiattino, una negoziazione estenuante, con il capo dello stato, senza che nessuno, neanche i ministri del governo, vengano messi a conoscenza dei contenuti, tanto che ancora oggi Bondi strepita per i tagli al suo settore, di cui non era stato avvertito. E tutto questo nel silenzio assordante dell'informazione. La verità è che questo governo non vuole prendersi le proprie responsabilità, scarica ai precedenti governi responsabilità che sono tutte sue proprie e scarica ad altre istituzioni, non ultimo il presidente della repubblica, oneri che competono solo a lui.

giovedì 27 maggio 2010

Dopo tangentopoli la mafia decise chi doveva governare.

Dice il procuratore antimafia Grasso: “... la possibilità ad una entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l’intera situazione economica, politica, sociale che veniva dalle macerie di Tangentopoli. Certamente Cosa Nostra, attraverso questo programma di azioni criminali, che hanno cercato di incidere gravemente e in profondità sull'ordine pubblico, ha inteso agevolare l'avvento di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste”. Da queste dichiarazioni, indipendentemente da quello che si dirà dopo, dalle smentite e dalle precisazioni, risulta che Cosa Nostra non fece tutto da sola e non agì per un capriccio, ma c'era un preciso disegno politico, una strategia del terrore finalizzata a qualcos'altro, alla creazione di un potere che fosse garante di una forza illegale parallela allo Stato. Sappiamo tutti cosa accadde dopo tangentopoli e quale fu la forza politica e il soggetto politico che maggiormente beneficiò del responso delle urne da quel momento in poi, soprattutto nelle terre di mafia, dove spazzatura, miseria, soggezione e repressione la fanno da padrone e da dove continuano a proliferare condanne per concorso esterno in associazione mafiosa a senatori e onorevoli. E richieste di arresto e voti di scambio da chi è costretto a elargirli perché costretto dalla lama alla gola. Credo, in virtù di ciò, che non ci sia null'altro da aggiungere.

martedì 25 maggio 2010

Innocenti sacrifici.

Se fosse andata avanti così ancora un giorno, ci sarebbe stato il rischio di vedere in Italia uno straccio di opposizione, quella che ormai manca da tempo immemorabile. E' stato bello sentire nei giorni scorsi che gli esponenti del PD pigolavano verso una esposizione in prima persona del presdiente del consiglio e lo invitavano a mettere la sua faccia accanto alla parola sacrifici. Appena il nostro ha fiutato l'antifona, pare che questa parola l'abbia pronunciata, di nascosto, sottovoce, per non farsi sentire più di tanto, così l'opposizione continuerà a fare quello che aveva fatto finora, cioè nulla. Peccato che nessuno ricordi che delle tasse che aveva messo il vampiro Visco, per nome di Prodi, nessuna è stata tolta, non un centesimo è stato cancellato dal geverno delle libertà e delle meno tasse per tutti, anzi. La pressione fiscale negli ultimi due anni è salita dello 0,3%, senza che si vedessero in cambio i benefici della cura Prodi. Al contrario, nel frattempo i conti si sono andati sempre più sballando, non solo per la crisi economica mondiale, ma per l'acuirsi della corruzione, per la quale l'Italia è salita, o è scesa secondo da dove si guarda la classifica, nelle graduatorie mondiali, è diminuito il controllo sull'evasione fiscale, che ha raggiunto livelli inimmaginabili per i non addetti ai lavori, sono aumentati i voli di stato e le auto blu, cui il governo precedente aveva dato una sonora sforbiciata. E ora ci vengono a dire che in questo periodo abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. Ma quando mai. Ma davvero questa gente non prova vergogna? Capisco che gestire innumerevoli quantità di denaro per conto di altri fa venire il mal di testa. Capisco che, per tale ragione, politici anche autorevoli, penso ad esempio ad Aldo Moro, non hanno resistito dal commettere operazioni quanto meno dubbie. Tutto posso capire, ma non l'abuso sfacciato del potere, avvenuto in questi ultimi tempi, con il plauso degli elettori che, ancora ieri, hanno votato il centro destra in Val d'Aosta. Ma, allora mi chiedo, cosa bisogna fare agli italiani per vedere un'intera classe politica cacciata via a calci nel sedere?

lunedì 24 maggio 2010

La verità viene ormai inesorabilmente a galla.

Il problema, in Italia, non sono quelli che sono additati dai politici come distruttori del buon nome del Paese. Chi critica l'Italia, denunciandone i difetti, è come un padre o una madre che rimprovera il figlio perchè lo vorrebbe migliore. L'ennesima conferma viene da Elio Germano che sintetizza, come meglio non si potrebbe, questo concetto: “Dedico questo premio all’Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere il paese migliore nonostante la loro classe dirigente”. Non sono gli italiani, non tutti almeno, che infangano il Paese, ma certamente molta responsabilità appartiene a certa classe dirigente. Sono loro e non altri la nostra vergogna. Proviamo poi ad associare questa frase con quella pronunciata dal sottosegretario del Dipartimento penale americano, Lanny A. Breuer, che ha dichiarato: "Le intercettazioni sono strumenti essenziali per le indagini. Non vogliamo che succeda qualcosa che impedisca ai magistrati italiani di continuare l'ottimo lavoro svolto finora". Allora tutto è chiaro. Non i cittadini, almeno non tutti, ma una parte, non i magistrati, che svolgono un ottimo lavoro. La responsabilità dello sfascio dei costumi e, più in generale, della nostra società dipende in massima parte dalla nostra classe dirigente. Vogliono continuare a mettere la testa sotto la sabbia, o fare leggi che nulla hanno a che vedere con la soluzione dei problemi? Facciano pure, ma sappiano che, nonostante le loro censure, l'ultima perpetrata ieri dal fido Scodinzolini, che ha levato l'audio al discorso di Germano, adducendo inesistenti problemi tecnici, la verità viene a galla e loro non possono più arginarla.

venerdì 21 maggio 2010

Pochi casi isolati e il cesto delle mele marce.

Il Presidente del Consiglio, smemorato di Cologno, secondo una famosa gag di Fiorello e Baldini, non ricorda gli albori di tangentopoli e continua a dire che le indagini su due suoi uomini sono solo casi isolati, che non c'è una nuova tangentopoli e questa volta fa anche i nomi delle persone da additare al pubblico ludibrio: Scajola e Verdini. Poi si corregge e dice di non aver mai fatto nomi, forse perché nella sua mente è riaffiorato il ricordo che l'ultimo che parlò di un mariolo isolato finì cacciato con lanci di monetine. Vorrei ricordare al Presidente del Consiglio che, accanto a Scajola e Verdini, ci sono anche alcuni membri del governo che hanno avuto guai con la giustizia e non nel passato remoto, ma nel recente passato e in qualche caso per le stesse cose per cui sono stati incastrati i due innominabili eroi.
Ad esempio, il ministro Matteoli, è indagato per l'inchiesta Bertoladri, dopo che sembrava appena uscito da altre noie con la magistratura. E il sottosegretario Letta? Indagato anche lui per truffa nei confronti di un centro rifugiati. A tale proposito, pare che ci siano denunce anche nei confronti della sorella Maria Teresa, per alcuni abusi commessi in qualità di presidente della Croce Rossa Italiana, in occasione del terremoto aquilano. Ma restiamo allo stretto ambito governativo, perché sennò non si finisce più.
Che dire della richiesta di arresto di un altro illustre sottosegretario, Nicola Cosentino, il quale è addirittura sospettato di far parte integrante dell'associazione camorristica e, nonostante ciò, stava per essere candidato alla presidenza della regione Campania, poi sostituito all'ultimo momento da un anonimo Caldoro, che non ha avuto difficoltà a stravincere le elezioni.
E che dire del candido ministro Fitto, il bambino, come lo chiamano dalle sue parti, che è stato rinviato a giudizio, anche lui per truffa e altre piccolezze, dopo che per lui c'era stata una richiesta di arresto, ovviamente rifiutata dal parlamento.
E della serie il più pulito c'ha la rogna, anche la ministra Prestigiacomo, non ce lo dimentichiamo, risulta indagata per peculato, perché, a quanto dice l'accusa, lo stipendio da ministro non gli era sufficiente a comprarsi la borsetta che tanto le piaceva.
E tutto questo per rimanere nello stretto dell'attuale esecutivo. Del resto del cesto è meglio non parlare.

mercoledì 19 maggio 2010

Alla ricerca di soluzioni di buon senso

C'è stato un incontro organizzato dai Radicali Italiani sul tema delle energie alternative. Devo dire che vi ho partecipato con entusiasmo e alla fine non me ne sono pentito. In queste cose c'è sempre il rischio di unirsi a uno sterile coro di proteste sponsorizzato dal solito 'Partito del no'. Credo nelle energie rinnovabili, quali l'eolico e il fotovoltaico, così come credo che ci sia bisogno di una regolamentazione, sia per non cedere terreno alle varie mafie, sia perché, per intenderci, non si possono costruire pale eoliche intorno al Colosseo o in prossimità della Valle dei Templi. Quindi pale e pannelli non possono devastare la belleza di alberi di ulivo secolari o altre bellezze paesaggistiche e architettoniche a volte troppo sottovalutate. Io credo che bisogna vedere le pale eoliche alla stregua dei mulini, che tanta poesia sapevano esprimere ma, detto questo, è giusto regolamentare e soprattutto controllare. Qui di seguito il resoconto di Sergio D'Elia, sia della riunione, sia soprattutto del colloquio avuto sul tema con l'assessore regionale Fratoianni.
"Come preannunciato nel corso dell'Assemblea di Martano, ieri mattina, a Bari, io, Annarita Di Giorgio, Vito Lisi e Oronzo Maruccio, abbiamo incontrato Nicola Fratoianni, assessore alla Attuazione del Programma. L'incontro è durato un'oretta e abbiamo discusso di due questioni, il caso della statale 275 e quello della Collina dei fanciulli e delle Ninfe a mo' di esempi della questione più generale della politica energetica regionale e del suo pesantissimo impatto sull'ambiente, il paesaggio e la salute, in particolare nel Salento.
Fratoianni ci ha confermato che nella seconda riunione di Giunta fatta alcuni giorni fa, con all'ordine del giorno proprio la politica energetica regionale, è stato deciso politicamente di passare dalla fase della promozione delle energie rinnovabili a quella della loro regolamentazione secondo criteri più rigorosi a tutela dell'ambiente, del territorio, del paesaggio, incentivando quindi le rinnovabili sviluppate in forme ecocompatibili. Rimane il problema delle centinaia di progetti presentati sulle rinnovabili industriali su cui la Regione non intende fare moratorie o impegnarsi in onerosi e interminabili contenziosi, ma seguire la via progetto per progetto - di più serie (e rispondenti alle norme vigenti) valutazioni di impatto ambientale.
Sulla 275, Fratoianni ha rimandato a un incontro con l'assessore ai trasporti per esaminare nei dettagli tecnici la soluzione dopo la sentenza del Consiglio di Stato, incontro al quale si è impegnato a far partecipare Vito Lisi, presidente del Comitato 275.
Per quanto riguarda la Collina dei fanciulli e delle Ninfe e i suoi tre impianti di mega-eolico, dopo la sentenza negativa del Consiglio di Stato relativa all'impianto di Monte San Giovanni (su cui dobbiamo tentare anche la via del ricorso alla giustizia europea), abbiamo chiesto alla Regione quantomeno di ritirare l'appello presentato dalla sola Regione al Consiglio di Stato contro la sospensiva decisa dal Tar di Lecce sull'impianto di Palmariggi (il terzo impianto, quello di Minervino è ancora in fase di valutazione di impatto ambientale). Fratoianni si è impegnato a verificare la fattibilità di questa proposta-segnale politico. In generale, su questo come su altri casi analoghi, l'incontro si è risolto con la indicazione di incontri a tempi brevi con gli assessori competenti (Ambiente, Territorio)
Questo quanto. Aspettiamo (senza rimanere inerti) gli incontri su indicati. Un abbraccio, Sergio

venerdì 14 maggio 2010

Sedetevi comodi, lo spettacolo sta per cominciare.

La lista che compare nel computer di Anemone ha tanto l'aria della lista degli aderenti alla Loggia P2. Non tanto per le similitudini politiche, che non ci sono. Lì si trattava di vagheggiare un colpo di stato, un nuovo sistema di governo, qui si tratta di corrotti che hanno accettato di far parte di un sistema di corruzione ormai diffuso in molti settori della vita pubblica italiana, ovunque ci sia un centro, anche piccolo, di potere. Quindi non sono politico, ma anche di altro genere, vedasi, ad esempio, la Protezione Civile, o il calcio.
Il problema della similitudine con la P2 sta nella minaccia della pubblicazione di una lista che ogni tanto affiora nella tempesta degli scandali italiani. Come ad esempio la famigerata lista Genchi, il dossier che avrebbe dovuto far tremare l'Italia politica, ma che poi si è rivelato una bolla di sapone. Di lista in lista, di ricatto in ricatto, tipici della seconda repubblica, si è giunti a questa ennesima minaccia, con molti interessati pronti a smentire e a sventolare i propri assegni con cui potranno dimostrare, nelle sedi opportune, la loro estraneità ai fatti attribuiti.
Ma la similitudine con la P2 salta agli occhi quando due ex piduisti, precisamente la tessera n. 1816 e la tessera n. 2232, si sono affrettati a smentire il coinvolgimento di un'intera categoria e a parlare di liste di proscrizione. Beh, signori miei, che vi devo dire, se lo dicono loro, che se ne intendono, c'è solo da sedersi in poltrona e aspettare che arrivi il terremoto.

martedì 11 maggio 2010

Ingerenze

Mi è capitato di sentire che il Vaticano ha tuonato, si fa per dire, contro il federalismo fiscale, sentenziando che semmai si dovesse approvare, la solidarietà verso i soggetti più deboli non si tocca. Poi mi è parso di sentire che, sempre il Vaticano, ha proposto alla classe politica un confronto sulle riforme prossime venture e ha promesso un contributo. Ora, io non dico che il contributo non possa essere più che mai utile e costruttivo, così come io credo che la Chiesa abbia ragione a parlare in quel modo del federalismo fiscale, ma è un mio pensiero che, dunque, non ha i caratteri dell'obiettività. Quello che non digerisco è la continua ingerenza della Chiesa nelle decisione politiche. Mi domando spesso cosa c'entra la Chiesa con la politica. O meglio, cosa c'entra la politica di uno stato indipendente, come è lo Stato Vaticano, con la politica di un altro stato, anch'esso indipendente e sovrano, come è l'Italia. Perché il Vaticano dovrebbe contribuire alle riforme interne dello Stato italiano? Lo ha per caso fatto la Francia o la Germania? E questi ultimi lo hanno fatto nei confronti della Grecia, che pure sono costretti ad aiutare a suon di miliardi? Non mi pare, credo invece che gli stati sono liberi e indipendenti, l'Europa si limita a chiedere una politica di rigore, poi, come questa politica organizzaerà le proprie riforme, sarà un fatto interno delegato ai singoli governi, che sono chiamati a fare delle scelte e, sulla base di queste, verranno giudicati dai cittadini e votati di conseguenza. Allora perché queste continue ingerenze dello Stato Vaticano nei confronti della politiche dello Stato italiano? E perché è stato organizzazo un Life day contro la 194, fortemente sponsorizzato dallo Stato Vaticano con i bambini che sfileranno in carrozzina?

lunedì 10 maggio 2010

L'avvento dei barbari

Credo che abbia ragione Scalfari, quando dice che la nostra epoca è post-moderna. C'è stata l'epoca dei moderni, che è durata all'incirca dalla scoperta dell'America fino ai giorni nostri, ed ora sta iniziando una nuova epoca, con l'intermezzo delle azioni da parte dei contemporanei. Per far capire questo concetto, il noto giornalista, ha paragonato questa epoca alla fine dell'impero romano, che durò all'incirca un secolo. In quel periodo, a dare la spinta risolutiva, ci pensarono i barbari, con le loro invasioni e con il loro linguaggio, completamente diverso nei modi e nei costumi, dalle abitudini usuali del periodo florido dell'Impero. Tutto finisce, e questo è anche il destino dell'era moderna, con una coda di intellettuali che difendono il vecchio stile, che inesorabilmente tramonta, dagli assalti dei contemporanei, impegnati a distruggere per creare inconsapevolmente spazio alla nuova epoca che verrà. Questo in sintesi ha detto Eugenio Scalfari nella presentazione del suo libro. Personalmente ho avuto modo, se ancora ce ne fosse bisogno, di toccare con mano questo contesto, l'altra sera, mentre ero ad un convegno sulla giustizia. E' stata una serata gradevole, rovinata solo nel finale, da un signore che non ho il dispiacere di conoscere personalmente, credo si trattasse di un avvocato, ma potrei sbagliarmi e comunque non ha importanza in questa sede. Quello che conta è che quel signore, alle soglie dell'età anziana, parlava animatamente, dicendo frasi vuote, di quelle che si sentono dire in continuazione nei telegiornali, senza aggiungere nulla di nuovo alla serata. Parlava con una tale enfasi, che riusciva perfino a raccogliere gli applausi di una parte dei presenti. In quel momento ho visto i comizi di certi politici, che dicono senza dire e riscuotono successo. E' vero, basta poco, un po' di enfasi, per scuotere la platea sonnacchiosa. In quelle parole e in quegli applausi ho rivisto i barbari che distruggevano l'informazione e la cultura che un popolo in cammino aveva faticosamente conquistato nell'arco di quattrocento anni. Ho rivisto le azzuffate dei politici in TV, la vuotezza di principi e di cultura che tutto questo esprime.
Ho ribattuto, a quel signore, almeno un paio di cose fondamentali, ma temo che né lui, né chi lo applaudiva hanno capito il senso del mio intervento.

venerdì 7 maggio 2010

Ma non è una nuova tangentopoli.

Non se ne può più. Ogni giorno ce n'è uno nuovo. Moggi radiato dal calcio, Verdini rinviato a giudizio, Scajola dimesso, assessori regionali e provinciali del PDL si dimettono a ripetizione su tutto il territorio nazionale. In Puglia, pare che Frisullo avesse costituito una specie di cupola con altri suoi soci, per non parlare di Cosentito per il quale era partita la richiesta d'arresto bloccata dal parlamento, così come già era successo per il ministro Fitto il quale, anche lui, ha fatto finta di dimettersi, non per la richiesta di arresto ma a causa di una brutta figura elettorale, rimediata per opera di Vendola. Ancora un ministro, e siamo a tre, Altero Matteoli, accusato di favoreggiamento in una storia di mazzette e lottizzazioni abusive all’isola d’Elba. Nel frattempo è scoppiato lo scandalo di Bertolaso e soci, il presidente del senato Schifani sospettato di contatti con ambienti mafiosi, così come il presidente della regione Sicilia e il dondatore di Forza Italia Marcello dell'Utri. Andreotti, anche lui, riconosciuto colpevole in via definitiva e prescritto, non assolto, così' come prescritto e non assolto è stato Mills, corrotto dal presidente del consiglio che, a tutti gli effetti, può essere considerato un corruttore. E poi gli scandali sessuali, Marrazzo e lo stesso presidente del consiglio. Senza contare che, nel frattempo è crollata, a causa degli scandali, la giunta della regione Abruzzo, guidata da Del Turco, anche lui arrestato. E infine, sopra tutti, quello che da più parti è considerato il grande vecchio, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, il grande tessitore, quello la cui sorella abusa del suo potere nell'ambito della Croce Rossa Italiana, quello che cuce i rapporti tra la politica e il Vaticano che, tra un'invasione di campo e l'altra nelle questioni politiche, non si è fatto mancare l'ennesimo scandalo dei preti pedofili.
E pensare che, di fronte a questo sfascio totale, c'è ancora qualcuno che continua a dire che non siamo di fronte a una nuova tangentopoli, che in fondo si tratta di pochi ladruncoli isolati. Fin quando il bubbone non scoppierà perché sta arrviando il tempo di mettere le mani nelle tasche degli italiani, così come si sta facendo in Grecia. La manovra da 25 miliardi è in arrivo e, Dio non voglia, accanto ad essa arriveranno tumulti e proteste da parte di chi ancora non riesce a levarsi il prosciutto dagli occhi.

mercoledì 5 maggio 2010

Oggi sono proprio contento.

Sono contento per le dimissioni di Scajola. E lo sono per tante ragioni e senza remore buoniste. Scajola se ne doveva andare e non solo per questo presunto scandalo di cui, fra pochi giorni, si perderanno le tracce perché, forse, non c'è nulla di illegale. E poi, se confrontato a quello che ha combinato il suo capo e presidente del consiglio c'è veramente da ridere. Sono contento perché l'ormai ex-ministro dello sviluppo economico ha un discreto curriculum di incompetenze ed inefficienze. In pratica è una persona che solo in questo paese poteva essere riconfermato a una delle più alte cariche istituzionali. Non dimentichiamo che la carica di ministro è altamente prestigiosa e mal si addice a questo genere di persone. Ma in Italia ormai siamo di bocca buona e accettiamo di tutto. Dunque Scajola. Già si era dimesso a causa di quel funesto G8 del 2001, lasciando il posto a Pisanu, ma non prima di aver dato del 'rompicoglioni' a Marco Biagi. E forse fu proprio quello il motivo per cui è stato salvato, premiato e riproposto in un dicastero diverso. Ma andiamo per ordine. Scajola è sempre quello dell'aeroporto di Imperia, uno scalo che, a detta degli esperti, serve solo a lui. Ed è quello che, meraviglia delle meraviglie, ha proposto le centrali nucleari che finalmente porteranno l'Italia tra i paesi all'avanguardia nel mondo. Forse fra trent'anni, se mai riusciranno a costruirle in tempi così stretti. Infine Scajola è quello della banda larga. Lui voleva sbloccare subito i soldi già stanziati, pare che fossero ottocento milioni, ma nessuno li ha mai visti. I suoi colleghi ministri lo hanno lasciato sfogare, un po' come si fa con i bambini, poi hanno cominciato a lavorare sulle cose serie, ad esempio il digitale terrestre, che nel mondo non si usa più neanche in Babbuasia, tanto per non offendere nessuno. E poi la notizia nascosta che ha dato il via libera alla Shell per le trivellazione nel golfo di Taranto, proprio mentre nel Golfo del Messico monta la marea nera e perfino Schwarzenegger si è opposto a nuove trivellazioni
Si, sono proprio contento, e non è un maramaldeggiare su un uomo che ormai è politicamente morto, perché qui si tratta di avere ogni tanto, da cittadino, una soddisfazione, in attesa che, non essendoci due senza tre, venga riconfermato ministro della repubblica e ripresenti per la terza volta le dimissioni per chissà quale altra fesseria.

martedì 27 aprile 2010

La nuova cultura mediatica.

I Tg ci informano che fa caldo quando sentiamo caldo e che fa freddo quando sentiamo freddo. Inoltre ci informano sulle sforbiciate ai prezzi di abiti e maglioni nel periodo dei saldi, ma sono molto più restii ad informarci sui temi della malnutrizione o agli ostacoli sulla strada del reperimento di risorse per il Global Fund. Per non parlare delle malattie tropicali dimenticate, che minano la salute di 400 milioni di persone nel mondo ma che si trovano in un totale cono d'ombra informativo. Le notizie dedicate a queste patologie sono pari a zero, mentre di influenza suina, in soli 9 mesi, si è parlato in ben 1.337 notizie. Questi alcuni dati contenuti nel Rapporto di Medici senza frontiere sulle crisi dimenticate: anche quest'anno l'associazione stila una provocatoria 'top ten' sulle vicende umanitarie più gravi ma spesso del tutto ignorate dai media. Tra queste si fanno spazio anche la guerra nella Repubblica democratica del Congo, il conflitto nello Sri Lanka e in Yemen. Le condizioni drammatiche per le popolazione del Sudan, i civili intrappolati nella morsa della violenza in Pakistan, come in Somalia e in Afghanistan, dove l'accesso alle cure per i civili è estremamente difficoltoso. Si parla di Aids e di malnutrizione, denuncia ancora il Rapporto, solo in caso di vertici internazionali o di visite del Pontefice in Africa. E se dalla fotografia scattata da Msf i tg escono con le ossa rotte, i quotidiani non se la cavano di gran lunga meglio. La dice lunga il fatto che di fame nel mondo le prime due testate italiane, il Corriere della Sera e la Repubblica, abbiano parlato in meno di 20 articoli (rispettivamente 18 e 14 'pezzi') nell'arco di un intero anno. Eppure, ogni anno, da 3,5 a 5 milioni circa di bambini muoiono per cause legate alla malnutrizione: un decesso ogni sei secondi. A sorpresa, nella classifica stilata quest'anno da Msf, entra anche l'Afghanistan, il contesto di guerra in assoluto più rappresentato dai tg (1.632 notizie), «ma con due focus principali - spiega Kostas Moschochoritis, direttore generale di Msf - uno italiano, ovvero inerente la missione militare, e l'altro statunitense o più prettamente occidentale. Delle condizioni in cui vive la popolazione o di un sistema sanitario in ginocchio si parla poco, se non per nulla». Dall'analisi realizzata dall'Osservatorio di Pavia sulle dieci crisi individuate da Msf, emerge che le notizie sulle crisi umanitarie nel 2009 sono state il 6% del totale (5.216 su 82.788), un dato identico a quello del 2008 ma sempre in linea con il calo di attenzione prestato alle aree di crisi in questi anni (il 10% nel 2006 e l'8% nel 2007).

lunedì 26 aprile 2010

Mi sono vergognato di essere italiano.

Del dibattito della scorsa settimana, o meglio del litigio o della guerra consumata tra un pezzo di destra e l'altro, mi è rimasta nel cervello la forma. Non ricordo nessun uomo politico delle istituzioni, terza o quarta carica dello stato, rivolgersi ad un altro uomo delle istituzioni apostrofandolo con il proprio nome di battesimo. Mai avevo sentito in vita mia nominare 'Gianfranco' o 'Silvio' in una sede ufficiale. Se anche due si conoscono ed hanno confidenza tra loro, nelle sedi ufficiali prevale il 'lei', la cortesia, il protocollo. Le critiche venivano mosse anche in maniera accesa, vibrante, si era soliti dire, per nascondere che forse dietro c'erano state minacce o, peggio ancora, chissà che cosa. Ma io sono un romantico, ho un ricordo della prima repubblica che ormai non può esistere più nelle istituzioni della seconda. Però, quello che mi fa specie è il fatto di trattare le cariche dello Stato come se fossero proprietà privata. Io credo che offendere il Presidente della Camera, o attaccare il Presidente del Consiglio entrando in un clima di confidenza, quasi da marito e moglie, è un brutto segno, che indica come le cariche hanno perso il loro originario valore e si siano ridotte ad una proprietà. Questo percorso, di conseguenza, ha portato tali istituzioni, che dovrebbero invece essere un patrimonio di tutti i cittadini italiani, come lo era il grido liberatorio 'forza Italia!', prima della nascita dell'omonimo partito, a perdere quel rispetto del ruolo e diventare merce da gettare nelle contese di ogni genere. Ieri ho pubblicato una vignetta in cui si allude alla confusione che si può generare parlando di calcio e di politica. Ormai è diventato tutto un tifo. Non si vota più per i programmi, ma per lo spirito di appartenenza e per il voto di scambio. E in questo gioco al massacro vengono coinvolte e travolte anche le istituzioni. Mi ha fatto male sentire questi personaggi chiamarsi per nome di battesimo, senza il minimo rispetto delle istituzioni che rappresentano. Mi ha fatto male e mi ha fatto capire, se ancora ce ne fosse bisogno, il punto basso cui ci siamo ridotti. E francamente, da italiano, mi sono vergognato.

mercoledì 21 aprile 2010

Assurdo e arrogante non interpellare i medici sul biotestamento.

La discussione della legge sul testamento biologico senza coinvolgere i medici mi fa pensare, da pugliese, all'approvazione del Piano di riordino ospedaliero voluto da Fitto, allora presidente della regione, senza il coinvolgimento della popolazione interessata. Allora ci fu, come conseguenza, una sonora sconfitta elettorale. Oggi, a livello nazionale, la storia si ripete.
Sarebbe «bizzarro approvare una legge che ha un impatto sui medici, che però la pensano in modo opposto. Non tener conto della voce dei camici bianchi in tema di testamento biologico «è un approccio miope e arrogante». Lo sottolinea il senatore Ignazio Marino (Pd), presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario. «Se il parere dei medici non sarà ascoltato - prosegue Marino - in futuro gli specialisti si troveranno davanti a un dilemma: rispettare il codice deontologico o la legge? I chirurghi, infatti, si dicono contrari alla nutrizione obbligatoria senza tener conto della volontà del paziente, ma una legge approvata con l'attuale articolo 3 va nella direzione opposta». E i tempi si stringono. «Alla Camera si è arrivati ad esaminare in Commissione l'articolo 5, e il testo è quasi pronto a tornare in Aula. C'è una dicotomia tra la direzione presa dal Parlamento e il pensiero dei medici. Penso che il legislatore dovrebbe tener conto delle posizioni espresse». È importante garantire ai camici bianchi «la possibilità di partecipare a un dibattito. Se poi si deciderà di votare comunque il testo così com'è - conclude Marino - allora si potrà solo ricorrere agli strumenti che la legge mette a disposizione».
La politica è avvertita, con l'arroganza non si va da nessuna parte. L'arroganza produce solo leggi che la Cassazione, la Corte costituzionale o, nella peggiore delle ipotesi, il popolo, con lo strumento referendario, abrogheranno, bocciando di fatto l'inutile azione degli arroganti.

martedì 20 aprile 2010

La nuova legge sulla caccia.

Sto frequentando un corso per imparare a fare politica senza essere il tifoso che sono stato e, credo, continuo ad essere. La terapia è un po' equivalente a quella cui si sottopongono quelli che decidono di smettere di fumare. Nella situazione politicia attuale è dificile non essere tifosi, ma ho deciso di provarci. Proprio per questo, però, credo che mi sia rimasto un residuo di tifoseria nell'animo quando dico che la legge sulla caccia che il parlamento si avvierebbe ad approvare è incostituzionale. Infatti, la Costituzione tutela la natura e di conseguenza non dovrebbe permettere l'approvazione di leggi che vanno contro questo principio. L'apertura della caccia a periodi dell'anno superiori rispetto a quelli già in vigore, potrebbe comportare, con il rischio di estinzione di alcune specie animali, un danneggiamento della natura e quindi, a monte, la incostituzionalità della norma. Tant'è vero che alcuni deputati del PDL si sono già opposti a tale legge che evidentemente ormai è apprezzata solo dai componenti di alcune lobby. A meno che la fiera opposizione non sia legata allo strappo recentemente consumato da Fini. A pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si indovina.
Se così fosse, questa sarebbe l'ennesima norma incostituzionale che questo parlamaneto approva, a dispetto delle misure di cui l'Italia e gli italiani avrebbero bisogno per risollevarsi da una crisi economica, politica, sociale, culturale che, se non è ancora irreversibile, poco ci manca.

lunedì 19 aprile 2010

L'utilizzo della pillola RU486.

Ho partecipato, su facebook e nella vita reale, a dialoghi e scambi di idee sulla pillola RU486, dopo l'utilizzo, comunicato ai quattro venti, della prima donna in Italia, e precisamente in Puglia. Francamente mi è venuto da pensare che forse alla notizia era stato dato troppo spazio da parte dei media che, come sempre più spesso accade di questi tempi, enfatizzano cose banali e nascondono notizie reali. Detto questo, fermo restando che in merito non c'è nulla da pensare, nel senso che non ci sono posizioni da prendere perché esiste già una legge che regolamenta il tutto ed è a quella che si devono rifare tutte le decisioni del settore, vi propongo un articolo pubblicato su Doctornews, in cui viene evidenziato un dibattito avuto in occasione di un recente question time fra il ministro Fazio e il deputato dell'IDV, Antonio Palagiano.
«Il 6 aprile è stata istituita una commissione chiamata a predisporre linee guida sull'utilizzo» della pillola abortiva Ru486. Direttive «che recepiscano i tre pareri espressi dal Consiglio superiore di sanità (Css)» sull'annosa vicenda. «La Commissione è già al lavoro: la prossima seduta è prevista per il 15 aprile» e sarà sempre la stessa Commissione ad attuare un "monitoraggio" sull'uso del farmaco. Lo precisa il ministro della Salute Ferruccio Fazio, intervenendo al question time nell'Aula di Montecitorio. «Le linee guida emesse - precisa il ministro rispondendo all'interrogazione del gruppo dell'Italia dei valori - approderanno in Conferenza Stato-Regioni proprio per garantire l'omogenea distribuzione» sul territorio del farmaco. Un medicinale, tiene a precisare il responsabile della sanità, «il cui uso è previsto solo in regime ospedaliero». Polemica la risposta del capogruppo dell'Idv in Commissione Affari sociali Antonio Palagiano, che nel replicare al ministro afferma «che non dev'essere certo il Governo ad imporre una coscienza di Stato». Palagiano denuncia inoltre l'esistenza di «campagne mediatiche ostili» alla Ru486: «nessuna legge e nessun Governo - conclude polemico parlando dello 'scandalo del ricovero' - potrà costringere le cittadine italiane ad un carcere nei nostri ospedali. Deve dire loro - chiede al ministro - che potranno andar via quando vorranno apponendo una firma».