"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

sabato 24 dicembre 2011

Ad esempio l'ICI.

Io credo che bisogna tornare alla funzione originaria delle tasse. La società in cui viviamo è strutturata in modo che tutti siamo legati, poco o molto, agli altri. In questo senso le tasse giocano un ruolo di collante, perché rappresentano un contributo che ciascuno è chiamato a dare per avere in cambio servizi socialmente utili. Poi, certo, c'è il privato che lavora a scopo di lucro e si interessa di un certo settore, completando la fornitura delle pubbliche istituzioni. In questo senso, il fu ministro Padoa Schioppa disse che le tasse sono bellissime, prendendosi un marea di improperi. E' bello contribuire tutti insieme ad una causa comune, serve alla causa e serve a noi per sentirci una comunità. E' triste sapere che vi sono soggetti che evitano di contribuire e pretendono di far parte ugualmente della comunità.

Ad esempio, l'ICI è una tassa che i cittadini, possessori di un immobile, sono chiamati a versare per contribuire alle opere di urbanizzazione e di manutenzione che i comuni devono effettuare per servire quelle strutture. In quest'ottica è senz'altro giusto pagare questa tassa, così come è ingiusto e insensato che questa tassa vada a finire nelle casse dello Stato (l'idea che ha avuto Monti, che ha sostituito l'ICI con l'IMU). Così come non ha senso che alcuni titolari di immobili siano esentati dal pagamento. Ora, io non ce l'ho espressamente con il Vaticano, ma mi chiedo perchè l'ICI , o IMU che dir si voglia, non viene fatta pagare a tappeto, a tutti, ma proprio a tutti. Io credo che lo spirito non debba essere quello punitivo e vessatorio del fisco ma, alla luce di quello che ho detto, può e deve essere considerato un contributo di solidarietà e di appartenenza ad una comunità, una cosa bella, insomma, da pagare volentieri. Come quando, da ragazzi, giocavamo una schedina in comune e poi, se ci scappava una piccola vincita, si divideva da buoni amici o magari si andava in pizzeria. Allo stesso modo io credo che l'ICI la debbano pagare anche gli immobili appartenenti alle istituzioni, Palazzi comunali, provinciali e regionali, ministeri, parlamento, Quirinale e quant'altro. Così come luoghi di culto e non. Alla fine il sindaco, nel comporre il bilancio, inserisce anche la quota spettante al comune e la pone in bilancio. In questo modo finirebbero tutte le zone d'ombra, lucro, non lucro, e culti vari. Questa sarebbe la vera svolta democratica auspicabile. Pagare tutti per pagare, finalmente, meno.

mercoledì 21 dicembre 2011

Freud e il lavoro



Un giorno ... un bambino



Maledetti soldi!

Il mondo intero sta per essere divorato dai soldi. O almeno dall'idea che il denaro possa rendere felici. Non è vero che siamo tutti convinti che il denaro non dà la felicità. Molti di noi sono convinti che il denaro rende felici e moltissimi tendono ad accumulare ricchezze anche se di denaro ne hanno già tantissimo. Altrimenti non si spiegherebbero le politiche dissennate delle multinazionali che, pur avendo accettato di decorare i pacchetti di sigarette con le foto truculente dei morti per cancro, hanno dato il via ad un'operazione di marketing che prevede la vendita sfusa di sigarini aromatizzati, al sapore di frutta, per aprire in maniera scellerata il mercato agli adolescenti. L'economia mondiale è stata divorata dall'interno da questa ingordigia di denaro. La politica è stata divorata e sputata come un contenitore vuoto dalla fame implacabile di accumulo di denaro. Perfino la Chiesa, quella con la C maiuscola, vive un momento storico di smania di accumulo di ricchezze. Tutti sono concentrati ad accumulare ricchezze che non ci sono più, perchè c'è, per forza di cose, un limite alla liquidità di denaro. Allora sono stati inventati i titoli che simulano il denaro, ma in realtà sono solo carta straccia.

E veniamo al Natale. Lentamente stiamo dimenticando che questo periodo dell'anno è dedicato alla celebrazione della nascita di Cristo. Indipendentemente dalla verità storica, che è probabilmente molto diversa, la nascita di un bambino è un momento di spiritualità, di riflessione, di infinita tenerezza che dovrebbe indurre al silenzio e alla commozione. Invece, anche in questo caso, il Natale sta per essere svuotato completamente dall'interno da quella smania incontenibile di fretta, di consumi, di denaro che si deve spendere a tutti i costi. Dalle televisioni e perfino dai libri di scuola è scomparso il Bambinello, sostituito da un Babbo Natale magico ed impresentabile, che cerca in tutti i modi di diffondere l'idea di dolcezza, bontà e naturalmente regali. Un giorno tutto questo finirà e il Natale non esisterà più, divorato anch'esso dal vile denaro. Ma, come disse un vecchio capo indiano, "quando anche l'ultimo albero sarà abbattuto, gli uomini capiranno che il denaro non si può mangiare".

mercoledì 7 dicembre 2011

Maggioranze variabili.

Non credo che Monti avesse alternative a questa manovra. E non perché non ci fossero margini per trovare soldi senza far versare lacrime e sangue agli italiani. Ma semplicemente perché chi dovrà votare questa manovra, e tutti i provvedimenti che questo governo vorrà adottare, non è un nuovo parlamento uscito da elezioni recenti, ma è sempre lo stesso parlamento che ha rappresentato l'Italia da tre anni e mezzo a questa parte. Sono quindi presenti in parlamento tutti quegli interessi di bottega che erano presenti prima delle dimissioni del precedente esecutivo. Quindi è inutile che i commentatori facciano i bravi e dicano che loro avrebbero fatto in un altro modo. Semplicemente, se si voleva partare a casa un decreto con provvedimenti che potessero sperare di risolvere una situazione drammatica, bisognava trovare un punto di incontro fra il mantenimento dei privilegi da parte di alcuni e la perdita dei diritti da parte di altri.

Ma io continuo a voler vedere il bicchiere mezzo pieno. Continuo a sperare che questo non sia un punto di arrivo dell'azione di questo governo. La mia speranza è che questo sia un punto di partenza. Fatta questa manovra, necessaria ed improcrastinabile, il governo, dovrà provare a far passare altri provvedimenti, uno alla volta, cercando, ora che è possibile farlo, maggioranze variabili, secondo gli interessi che si vanno a toccare di volta in volta. Si dovrà in iniziare una seria campagna di lotta alla corruzione, portando in aula un decreto che, per specifici e immaginabili interessi, non è ancora riuscito ad approdarvi. I partiti che voteranno contro se ne assumeranno la piena e palese responsabilità. Poi qualcosa contro l'evasione fiscale, quindi contro la criminalità organizzata. Parlo sempre di soldi, in tutti e tre i casi. A quel punto, con il parlamento spaccato sulle decisioni da prendere nei precedenti provvedimenti, si potrebbe cominciare ad affrontare il problema delle frequenze televisive, delle province, degli enti inutili e delle opere inutili e dispendiose. A quel punto arriverebbero le norme politiche sui conflitti di interessi, l'antitrust, la separazione netta di tutti i poteri e la legge elettorale.

Un passo alla volta, lentamente ma inesorabilmente, cercando di scardinare il corporativismo che si è incrostato in tutti questi anni. La strada non è semplice e non è neanche breve, ma io resto inguaribilmente ottimista.

martedì 22 novembre 2011

Una nuova fase.

Dopo la caduta del governo, avvenuta la scorsa settimana e, con essa, si spera, la fine del berlusconismo come fase produttiva, credo che in Italia si debba avviare una nuova fase. Ritorno col pensiero alla fine del fascismo. Allora ci fu un'impennata d'orgoglio italiano culminata, nel '47, con la stesura della Costituzione da parte dei nobili padri costituenti. In quel documento essi ritennero di scrivere a chiare lettere che mai più ci doveva essere in Italia un partito fascista o altri movimenti che ad esso si ispiravano.

Ecco, oggi come allora, io credo che ci voglia una analisi dei mali che hanno avvolto il nostro Paese negli ultimi diciassette anni e formulare leggi idonee a far sì che tutto questo scempio di democrazia non si ripeta mai più. Ad esempio, ferma restando una buona legge elettorale che restituisca il voto ai cittadini, io trovo che si debba subito mettere mano ad una buona legge sulla distribuzione dei poteri. La nostra Costituzione in proposito è abbastanza chiara, ma poi, nei fatti, le regole non vengono rispettate. Non dovranno esserci ministri che fanno anche i parlamentatri perché potere esecutivo e legislativo devono essere nettamente separati. Non dovranno più esserci magistrati che scelgono la carriera politica, sia per non mischiare il potere giudiziario con il potere legislativo o esecutivo, sia perché andrebbe abolito il concetto di politico a vita e pertanto un magistrato non può, dopo aver ricoperto una carica politica, tornare a fare il magistrato. Non può fare carriera politica chi è editore, perché il potere dell'informazione non si può mischiare ad altri poteri. Insomma, una vera democrazia, in cui tutti controllano tutti e si evitano colpi di testa velenosi. E poi una bella legge sul conflitto di interessi e sull'anti-trust, non solo televisivo, ma anche, ad esempio, automobilistico, ecc.

Questa dovrebbe essere la nuova fase costituente del duemila, che ci garantisca da nuove possibili sorprese, chiudendo una fase decisamente disastrosa per questo sfortunato Paese.

martedì 15 novembre 2011

La competenza e il nulla.

Ieri sera è andato in onda uno spettacolo condotto da Fiorello, il quale ha fatto circa il 40% di share. Questo significa che molto più di una persona su tre, fra quelli che guardavano la televisione erano sintonizzati sul suo programma. In contemporanea andava in onda l'ennesima edizione del Grande Fratello che ha totalizzato poco più del 16%. Mentre ero lì che guardavo la trasmissione di Fiorello, mi chiedevo: "Chissà chi sta guardando il Grande Fratello ... sicuramente, fosse anche una sola persona, qualcuno lo starà seguendo" Ecco, oggi mi chiedo, come è fatto uno che preferisce allo spettacolo di un istrione, competente, preparato e francamente bravo, quello in cui ci sono persone incompetenti, e non lo dico per offendere, ma perché è oggettivamente così. Come può essere fatta una persona che invece di seguire uno show completo e professionale, ha seguito una parata di nudi, parolacce, rutti e priva di ogni purchessia minima professionalità. Non erano molti, certo, ma, ripeto, fosse anche uno solo, cosa spinge una persona a scegliere dei protagonisti inconcludenti ad uno che ha passato la sua vita a prepararsi, ha sofferto, ha studiato ed ha nel sangue i ritmi del varietà.

Non sono riuscito a darmi una risposta, così come non riesco a capire perché, in alcuni momenti storici, il popolo sceglie leaders palesemente sbagliati, senza la benché minima capacità politica, ma con enormi capacità di attrazione, salvo poi pagarne le conseguenze e aprire gli occhi solo per favorirne in maniera a volte drammatica la cacciata. Il mistero resta inestricabile, la storia continuerà a proporci i suoi cicli. E le televisoni i suoi spettacoli.

lunedì 14 novembre 2011

La strada è tracciata.

Non mi pare che la sera di sabato ci siano stati incidenti nelle manifestazioni di giubilo seguite alle dimissioni dell'ex premier. Erano critiche legittime, così come erano legittime le manifestazioni di solidarietà, poche o molte che fossero. Allora, mi chiedo, perché Alfano ha stigmatizzato quegli atteggiamenti, quasi fossimo ancora in periodo di lesa maestà. Forse qualcuno dovrebbe spiegargli che il suo capo, politicamente, è finito. Forse bisognerebbe anche spiegare all'ex presidente del consiglio che non aveva titolo ad uscire con un video il giorno dopo le sue dimissioni, quasi si trattasse di dare il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica. Mai nessun altro lo aveva fatto. Solo Cossiga ha provato a lasciare delle lettere testamentarie dopo la sua morte, ma pare che non abbiano avuto nessun seguito, o perlomeno nessuno ne ha più parlato. Si può morire, anche politicamente, e dopo non può esserci un seguito. Dovremmo imparare tutti a convivere con questa realtà. Dovremmo imparare tutti ad uscire lentamente da un sistema, il berlusconismo, che ci ha avvolto e che pian piano deve appartenere al passato. Ci vorrà tempo, certo, e in questo senso ben venga Monti, pur con tutti i suoi probabili retroscena. La falla che spurgava letame è stata chiusa, ora si tratta di fare pulizia, ci vorrà del tempo. I problemi dell'Italia non sono finiti con quelle dimissioni, ma il percorso è avviato e tutti siamo chiamati a collaborare per completarlo nel più breve tempo possibile. Alla fine, e solo alla fine, potremo godere della luce.

giovedì 10 novembre 2011

Un nome e una speranza.

Non si sa se è davvero finita. Conoscendo i precedenti ho le mie riserve. Anche perché, come detto in precedenti post, in Italia non si dimette mai nessuno. Certo, qui si tratta delle sue personali aziende e quindi i suoi stessi interessi sono in gioco, più che il benessere degli italiani. Infatti i titoli delle sue aziende hanno perso già il 13% e minacciano di peggiorare. Così un allarmato Confalonieri gli ha consigliato, per il suo stesso bene, non per quello degli italiani, di fare un passo indietro. Ma, nonostante questo, finché non lo vedrò a una distanza adeguata dalla poltrona, tale da permettere a qualcun altro di sedersi al suo posto, non riesco a fidarmi.

Chi siederà su quella poltrona, a quanto pare, sarà un uomo di nome Mario. Un nome molto gettonato, a quanto pare, nelle ultime settimane. Infatti, quando si è trattato di scegliere il governatopre della BCE, il nome uscito dal'urna è stato quello di Draghi, Mario per l'appunto.

E la congiuntura astrale ha voluto che in questo periodo avessero problemi di salute anche gli attaccanti più estroso della nazionale italiana di calcio, Antonio Cassano e Giuseppe Rossi. E chi è considerato l'uomo più in forma del momento, adatto a prendere l'eredità, in vista degli europei di calcio del prossimo anno? Balotelli, ancora Mario.

Non lo so, io a queste cose non ci credo, ma non riesco a non essere ottimista, se oggi avessi un figlio lo chiamerei certamente Mario.

No, va bé, scherzi a parte, non ho chiamato mio figlio Carlo quando portavano questo nome, contemporaneamente, il Presidente della Repubblica e il Papa e credo che anche oggi mi comporterei come mi sono comportato allora. Resta però l'importanza di un nome e una speranza. che ancora una volta non si carichi il prossimo premier, chiunque sia, se ce ne sarà uno nuovo, di troppe responsabilità. Spero che gli italiani, a partire da me, non dimentichino che la storia siamo noi, noi e nessun altro leader dovranno mai più rubarci la scena. Pena un nuovo sfascio di cui, ancora noi, saremo i soli responsabili.

giovedì 3 novembre 2011

La paura di morire

Non credo che il presidente del consiglio farà un passo indietro. e non perché si tratti di lui in particolare. Neanche perché nel mondo ci sono esperienze di persone che, anche a fronte di critiche feroci, sono rimaste al loro posto fino alla fine e mi riferisco ai grandi dittatori del passato, anche recente (Hitler, Mussolini, Ceaucescu, Gheddafi, ecc.). Per quel che riguarda il nostro premier, il discorso è un altro e riguarda, secondo me, una caratteristica tutta italiana, cioé la paura della morte. Mentre nel mondo democratico, al smplice apparire di uno scandalo, anche di poco conto, le persone interrompono immediatamente la propria carriera politica con le dovute dimissioni, per il bene del partito o del Paese, nessun italiano si è mai dimesso da niente. Non esistono scandali, imputazioni di reato, successioni di carriera, ricambi fisiologici, niente e nessuno può portare un italiano alle dimissioni. Ne sono testimonianza le vicissitudini di Villari, con il caso della Commissione di vigilanza RAI, o la più recente vicenda di Bini-Smaghi alla Banca Europea. La poltrona non si lascia mai vuota e molto didattica in questo senso è la vignetta odierna proposta da Giannelli, credo su Repubblica, in cui compare un presidente del consiglio che si reca al vertice di Cannes con la poltrona attaccata al sedere.

In Italia non si dimette nessuno e in questa direzione va anche la proposta di legge sul testamento biologico. Che c'entra, direte voi. C'entra. Nessuno deve morire, nessuno si deve dimettere dalla vita, per legge. Un sondino verrà presto imposto a tutti i malati terminali, finché morte non li separi, con il beneplacito di un plotone fatto di bigotti ed ipocriti pseudocredenti che molto hanno a che fare con il rafforzamento del potere temporale della Chiesa e molto poco hanno invece a che fare con l'autentico messaggio di libertà di scelta, amore e pietà cristiana lasciatoci in eredità dai testi sacri.

Memoria storica.

Ma dove crede di andare Paniz, dopo che ha approvato ogni porcheria? Davvero lui, e tutti quelli come lui, credono di potersi defilare dopo aver giurato e spergiurato che Ruby era la nipote di Mubarak, dopo aver difeso in ogni occasione l'indifendibile?

Io non credo che ci possa essere un posto politico adeguato ad accogliere questa gente. Paniz, come Capezzone, Alfano e giù giù fino ai vari trombettieri di regime, Fede, Sallusti, Ferrara, dovrebbero avere il coraggio di ammettere pubblicamente che hanno sbagliato a fidarsi di un impresentabile imbonitore. Ma la memoria degli italiani, è vero, è molto corta. Magari un giorno, dopo apprezzabili quanto ignobili piroette, vedremo le stesse facce ai vertici delle istituzioni senza che nessuno proferisca parola sul loro passato. D'altronde è già successo. I craxiani Cicchito, Brunetta, Frattini, Sacconi, sono sempre lì, ai posti di comando, essendo passati con disinvoltura e sprezzo del ridicolo dalla prima alla seconda repubblica, continuando a raccontarci in tutti questi anni che loro erano il nuovo e il resto era vecchio. Dimenticando, inoltre, che Cicchitto era la tessera n. 2232 della loggia P2, i cui componenti sono finiti sotto processo.

Si defilano, dunque. Va via Antonioni, diventano critici Paniz, Stracquadanio e un piccolo plotone di parlamentari, bollati come traditori, parola di fascistiana memoria, dagli house organs di regime. Crolla tutto, insomma, nelle istituzioni e nel Paese. Alluvioni, fango, Pompei, governo, mercati finanziari. Tutto.

Mi auguro solo che gli italiani possano ricordare per molti anni i nomi e i cognomi dei responsabili di questo sfascio. Uno sfascio che non è solo economico, ma anche istituzionale, morale, sociale. Ma soprattutto mi auguro che gli italiani imparino a non mettere più il proprio destino nelle mani di un uomo solo ed imparino a crescere e a far diventare l'Italia una democrazia compiuta. Anche perché è dal 1922 che la storia continua a mandarci avvertimenti inequivocabili.

venerdì 28 ottobre 2011

Il tramonto dell'era moderna

Ieri, insolitamente, vagabondavo tra un canale e l'altro del mio televisore, quando mi sono imbattuto in un telegiornale. Forse era quello di RaiTre, ma potrei sbagliarmi. Ad un certo punto mi sono fermato ed ho cessato il mio vagabondare. Stavano trasmettendo un servizio relativo all'assalto di un supermercato da parte di migliaia di clienti. Pare che alcuni avevano dormito davanti all'ingresso per non perdersi l'apertura, qualcuno vi si era recato a notte fonda, pur di arrivare in tempo ed evitare fastidiose file, magari prevedendo che anche il traffico della zona sarebbe andato in tilt. Pare siano state sfasciate delle vetrine per la pressione della gente e qualcuno, per l'esasperazione creata da quella situazione, è venuto alle mani. Uno scenario orwelliano, insomma, in cui, come una droga, la gente viene incanalata in una direzione senza ragionare sul fatto che il tempo e la rabbia spese in quell'occasione forse valevano di più rispetto al guadagno avuto dall'acquisto di un elettrodestico, del quale, magari, si poteva anche fare a meno. Sono rimasto allibito a guardare, finché non ci sono state le solite interviste agli avventori che non vedevano l'ora di farsi intervistare e di sfoggiare il loro bottino di guerra, con l'aria di chi la sa lunga ed è riuscito a prevalere sul resto della plebaglia che, evidentemente, non sa stare al mondo. Fin qui solo il grottesco della vicenda. Ad un certo punto davanti al microfono si è materializzata una ragazza biondina, con l'aria radiosa e la sua preda fra le mani. "E' stata dura, ERO QUI DALLE QUATTRO DI QUESTA MATTINA ma alla fine MI HO COMPRATO questo ..." Vi giuro, non sapevo se ridere o piangere. A questo ci siamo ridotti? Ma davvero siamo arrivati così in basso?

E' per questo che io non credo più che si tratti di governo. Questo o un altro ormai non fa più differenza. Così come il fascismo ci ha portato le macerie di una disastrosa guerra, il berlusconismo ci ha portato alle macerie sociali cui assistiamo. Se anche il nostro premier si dimettesse domani mattina, le conseguenze del suo operato ce le porteremo addosso ancora per molti anni. Per molto tempo infatti assisteremo ai barbari che affolleranno la nostra vita con rutti, scorreggi, parolacce, diti medi e orrori grammaticali. I politici italiani contemporanei, sull'onda dell'infatuazione e della difesa di un uomo solo al comando, hanno sdoganato tutto e la gente si è accodata al peggio. Io forse non vivrò abbastanza per vedere un nuovo rinascimento, ma chi lo vivrà esprimerà di certo, e a ragione, un giudizio molto severo nei nostri confronti.

Uomini della provvidenza

Non credo nella buona politica, così come non ho mai creduto nell'uomo della provvidenza. In Italia, e forse nel mondo, ogni volta che cambia una gestione del potere, sui pensa che possano cambiare veramente le cose. Si spera che la nuova gestione possa fare le cose che non ha fatto la vecchia e finalmente risolva i problemi rimasti insoluti. Io credo che tutto questo sia legato al sogno di popoli, come quello italiano, non ancora educati alla democrazia. Sì, è importante la gestione, ma è soprattutto fondamentale che il popolo si prenda le sue sacrosante responsabilità e agisca di conseguenza. La storia siamo noi, cantava De Gregori, e mai nessuna persona potrà risolvere i nostri problemi. Almeno se non ha prima risolto i suoi. Così, cambia un direttore generale e il lavoratore spera, cambia un governo o un'amministrazione locale e il cittadino spera, cambia un capo condominio e il residente spera. C'è poco da sperare. Nella storia dell'uomo io non ricordo politici che abbiano veramente fatto delle cose che poi non si sarebbero fatte comunque, mentre ho ben presenti cose fatte da politici che hanno portato guerre, miserie e morte. Non credo che Giulio Cesare o Napoleone siano stati migliori di Hitler, senza con questo voler riabilitare quest'ultimo. E non credo che Giolitti, De Gasperi o Moro abbiano sempre agito nell'esclusivo interesse dei cittadini, o abbiano fatto cose che senza di loro non si sarebbero comunque fatte, magari in maniera diversa.

Con questo non voglio denigrare il lavoro dei singoli, che pure hanno i propri meriti, voglio solo dire che nessuno deve aspettare, ma tutti devono e possono agire da protagonisti e il punto di partenza è l'informazione. Se è vero, come è vero, che la conoscenza rende liberi, allora tutti i cittadini informati possono essere i protagonisti della propria vita, senza aspettarsi nulla dagli altri, chiunque siano gli altri e tenendo presente che gli altri non risolvono quasi mai i nostri problemi, perché anche noi, spesso egoisticamente e a sproposito, non risolviamo i problemi degli altri. Nel bene e nel male gli altri siamo noi, la storia siamo noi, gli uomini della nostra provvidenza possiamo essere solo noi.

lunedì 17 ottobre 2011

Condanne esemplari.

Ho sentito parlare del fatto che verrà fatta completa luce sui fatti di Roma dell'altro ieri. Me lo auguro di cuore perché nelle ultime ore mi sono posto molte domande in proposito, anche su alcune dichiarazioni fatte dal ministro dell'interno. Ma andiamo per ordine. Per cominciare sarei molto curioso di sapere chi prepara i ragazzi che si fanno chiamare black block, chi li allena, chi mette loro a disposizione palestre, istruttori, cibo, vestiti e tutto l'occorrente, fino alle strategie e alle tecniche di attacco e di fuga. Tutto vorrei sapere, anche perché dietro quelle azioni, come dietro le azioni della mafia, del terrorismo degli anni '70 o delle Torri Gemelle, c'è sempre una strategia che va oltre l'atto materiale ma scarica le responsabilità di quei gesti su chi rappresenta solo il terminale ultimo dell'obiettivo prefissato. Sarei anche curioso di sapere perché, come affermato da alcuni partecipanti pacifici alla manifetaszione, quei teppisti sono stati lasciati passare nonostante fossero partiti da lontano già vestiti di nero e con i manganelli in mano. Ho troppa stima nelle forze dell'ordine italiane e non credo che sia stato per incompetenza. Sono convinto che le forze dell'ordine italiane abbiano a disposizione uomini tra i più preparati ed esperti al mondo e quindi non credo che eventuali errori debbano essere attribuiti a loro, ma a precisi ordini che sono venuti dall'alto, a seguito di una strategia d'intervento. Spiegateci, tutto, vi prego, perché nessuna ombra possa un giorno aleggiare sui fatti di Roma, come invece hanno aleggiato sui fatti di Genova dieci anni fa. E poi, quando tutto sarà chiarito, e tutti i responsabili, materiali e non, saranno consegnati alla giustizia, vi prego, non parlate come ha fatto il ministro dell'interno, quando ha detto "voglio condanne esemplari". Le condanne che stabilisce la magistratura non sono esemplari, ma sono giuste in base ai fatti e alle responsabilità di ciascuno. La condanna esemplare sa di vendetta e, in un contesto di violenza, non credo sia opportuno opporre la vendetta, che aggiungerebbe altra violenza. Ci pensi bene la prossima volta, il ministro, prima di parlare e ricordi che, nonostante una condanna in via definitiva per oltraggio e violenza ad un pubblico ufficiale, è pur sempre un Ministro della Repubblica.

mercoledì 5 ottobre 2011

Parole tendenziose.

Vorrei porre l'accento sulle parole di Alfano, l'ex ministro della Giustizia. Lo voglio fare non tanto per controbattere alle sue parole, ma per rimarcare quei concetti già espressi recentemente in un precedente post. Ritengo infatti che tutti i depositari di un potere abbiano bisogno di una certa immunità che gli consenta di prendere serenamente ogni decisione. Questo vale per i giudici, ma vale anche per i politici, per i religiosi o per i giornalisti. sta poi al buon senso di ciascuno comportarsi correttamente nei confronti delle persone che subiscono le conseguenze positive e negative del loro operato. Fermo restando che deve esistere un organismo interno, che si chiami CSM, Parlamento o altro organo competente specifico, secondo il settore, che giudicherà il comportamento dei propri affiliati e ne trarrà le conseguenze in maniera oggettiva, possibilmente senza interferenze o sollecitazioni esterne.

Alfano, come anche parte degli organi di comunicazione, si è detto sconcertato per la sentenza sul caso di Perugia e si è chiesto chi pagherà per gli anni di carcere comminati a due innocenti. Io non voglio chiedere quello che già opportunamente ha chiesto ad Alfano la senatrice Finocchiaro e cioè: chi pagherà per il Lodo Alfano, bocciato dalla Consulta? No, io voglio fare un altro percorso. Mettiamo che i due presunti assassini fossero stati dichiarati innocenti nel corso del primo grado di giudizio e quindi, a seguito di nuovi elementi, si fosse celebrato il secondo grado e lì fossero stati ritenuti colpevoli, cosa avrebbe detto il signor Alfano e quegli organi di informazione che hanno sparato sui giudici? Oppure, ferme restando le sentenze emesse, può anche essere che l'ultima sentenza sia quella sbagliata, perché i due presunti assassini sono colpevoli, altrimenti non si spiegherebbe chi ha ucciso la ragazza inglese, e quindi i giudici "da punire" non sono i primi ma i secondi.

Insomma, il concetto che voglio esprimere è che non è mai facile emettere una sentenza, ma soprattutto che, quando si emette una sentenza coraggiosa, come quella del secondo grado nel processo di Perugia, che ha ribaltato completamente il verdetto del primo grado, bisogna restare in silenzio ed averne rispetto. Consci anche del fatto che alla base dei problemi della giustizia italiana non vi sono solo i magistrati, che pure hanno un ruolo, ma vi è soprattuto una classe politica corrotta che, dati alla mano, non ha nessun interesse a portare avanti una seria riforma.

Un giorno, forse, senza Wikipedia

Ieri, mentre facevo una ricerca in internet, mi sono imbattuto in questa schermata del famoso sito Wikipedia:
Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.
Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue e gratuita.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l'introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l'intera pagina è stata rimossa.
L'obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.
Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell'onore e dell'immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall'articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione.
Con questo comunicato, vogliamo mettere in guardia i lettori dai rischi che discendono dal lasciare all'arbitrio dei singoli la tutela della propria immagine e del proprio decoro invadendo la sfera di legittimi interessi altrui. In tali condizioni, gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per "non avere problemi".
Vogliamo poter continuare a mantenere un'enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?
Gli utenti di Wikipedia

Lascio al lettore ogni giudizio di merito

martedì 27 settembre 2011

Separazione, immunità e abusi di potere

Credo che in una democrazia i poteri debbano essere rigidamente separati, per evitarne un inopportuno accumulo che a sua volta genererebbe una confusione di ruoli. Così, non mi va bene che i ministri prendano parte anche ai lavori parlamentari, con le relative doppie indennità, non mi va bene che magistrati che sono stati politici tornino a fare i magistrati; sarebbe come se un arbitro facesse l'attaccante di una squadra e poi tornasse ad arbitrare, non sarebbe più credibile e verrebbe messa in discussione anche la sua precedente attività. Non è opportuno avere un politco che è anche editore perché si confonederebbe il potere legislativo, esecutivo ed informativo. Non va bene che il potere religioso intervenga a gamba tesa nelle questioni legislative e politiche di una nazione, compromettendone inesorabilmente la laicità. Non va bene tutto questo e ce lo siamo detto molte volte, così tante che alla fine è diventato ormai inutile parlare di conflitto di interessi.

La separazione dei poteri deve essere accompagnata dalla tutela di questi da un cieco populismo. Così è giusto che vi sia una certa tutela dei politici per reati legati al loro lavoro, una uguale tutela dei magistrati per errori legati al loro lavoro, la stessa cosa vale per i giornalisti e per i ministri del culto. Tutti i centri di potere devono poter essere tutelati per evitare che possano svolgere il loro lavoro senza la dovuta serenità. Accanto a questo, però, deve esistere un meccanismo di controllo interno che limiti questa tutela ai casi strettamente necessari ed eviti gli abusi.

Detto questo, non si capisce perché vi è un accanimento nei confronti dei magistrati che, non solo hanno un organo interno di autoregolamentazione che, mi risulta, funziona come e meglio che in altre nazioni, ma hanno anche una legge che punisce i reati di dolo e colpa grave, seppure attraverso il filtro dello Stato. La stessa cosa non avviene per i politici che, pur avendo un organismo interno di controllo, il Parlamento, abusano spesso di questa possibilità, tanto è vero che nell'Italia republicana solo una volta è stata data l'autorizzazione all'arresto di un parlamentare, l'onorevole Papa. Non si capisce quindi perché si grida sempre contro lo strapotere dei magistrati, quando per i politici, i religiosi ed i giornalisti ci si comporta esattamente nella stessa maniera. Infine non si capisce perché non si possa, non dico arrestare un politico, ma nemmeno escluderlo dall'attività di governo, come nel caso della prossima votazione sul ministro Romano, anche se è imputato, e quindi fortemente sospettato, per fatti di mafia.

martedì 6 settembre 2011

Non c'è due senza tre.

Il primo colpo l'hanno battuto i napoletani e, soprattutto, i milanesi, quando gli è stato chiesto di mandare a quel paese i candidati dei maggiori partiti di destra e di sinistra, facendo capire a chi ci rappresenta che l'era delle favole dei partiti fotocopia, mascherati da fazioni opposte, era finita. In quell'occasione sono diventati sindaci De Magistris e Pisapia i quali, pur con i loro limiti, rappresentavano il cuore dell'intolleranza di un elettato che non ne poteva più di essere amministrato dalla cattiva politica o, meglio, dai cattivi politici. Certo, non si poteva pretendere che al primo colpo vincesse Grillo ma, per chi voleva sentire, il colpo era già abbastanza forte e chiaro.

Niente da fare. Si è andati avanti come se nulla fosse accaduto. Così, nonostante i tentativi di affossamento, si è arrivati ai referendum di giugno. Le televisioni hanno latitato, nessuna publicità, nessun chiarimento, solo alcuni scarni spot, centellinati in orari proibitivi ed alternati con uno decisamente allusivo e fuorviante sulle centrali nucleari. Ora io non voglio entrare nel merito del torto o della ragione dei si o dei no, non credo che sia quella la vittoria, perché ognuno può a ben diritto avere le sue ragioni e pretendere di essere depositario della verità. La vera vittoria è stata obiettivamente la lezione di democrazia a chi aveva fatto suonare anzitempo le campane a morto dell'istituto referendario. E poi, manco a dirlo, il secondo colpo per i nostri governanti che erano stati sordi al primo richiamo.

Anche questa volta niente, tutto come prima e, se possibile, peggio di prima. Scandali, tangenti, ruberie, proclami e promesse di un futuro migliore. Come se l'Europa non ci fosse, la crisi fosse ancora nel paese delle meraviglie, mentre il nostro fosse ancora e per sempre il paese del bengodi.

Nel frattempo è giunta l'estate, è stata tirata giù in fretta e furia una finanziaria della serie spendi oggi e paghi domani. L'Europa non è stata soddisfatta ed ha preteso soldi veri subito, ma noi niente finché si sono infuriati i mercati che ci hanno fatto perdere in pochi giorni una fetta significativa della nostra falsa finanziaria. Le televisioni hanno continuato a latitare, non uno speciale, uno straccio di talk show, qualcuno che spiegasse, al di fuori dei soliti palinsesti estivi, come stavano le cose. I nostri politici hanno fatto finta di non andare in ferie e, con le mani sulla carta ma evidentemente il cervello sulla spiaggia, hanno tirato giù un'altra finanziaria, alla cui presentazione in senato erano presenti undici senatori e quattro sciacquini. Al loro ritorno hanno preso a litigare su quale doveva essere l'amico da tutelare, cambiando ogni cinque minuti i contenuti della manovra ed attaccando sistematicamente l'opposizione che non collaborava. A questo punto, non c'è due senza tre è arrivato, fresco di giornata, il terzo colpo. La CGIL ha riempito le piazze d'Italia, si sono accodati i partiti d'opposizione del centro sinistra. La gente, per la terza volta, dice basta. Basta alle bugie, basta ai privilegi, basta allo sbando di un governo che non riesce più a governare perché sommerso da ricatti dall'interno e dall'esterno, basta con la mancanza di una direttiva, di una decisione sulla rotta da intraprendere. L'attuale presidente del condiglio era stato scelto, come altri suoi predecessori, perché rappresentava l'uomo della provvidenza e, a torto e a ragione, veniva considerato l'uomo adatto a dare al popolo italiano una direzione inequivocabile. Ora che tutto questo non c'è più e l'infatuazione è passata la gente non lo sopporta più. Lo capiranno questa volta i nostri politici o sono così tardoni da avere bisogno di un quarto colpo?

giovedì 28 luglio 2011

Cos'è l'amore

Cos'è l'amore

L'amore è una stagione senza tempo
che vive nel riflesso dei tuoi occhi
un battito di ciglia e vola via
e sopraggiunge la malinconia

L'amore è l'illusione di una sera
lo incontri e dolcemente t'innamora
è un sentimento fragile del cuore
che può sfiorire senza far rumore

L'amore è un sentimento poderoso
rompe gli argini di un mondo silenzioso
l'amore può far vivere o morire
può dare lo sconforto o far gioire

può darti dignità o buttarla via
rubarti le parole per spiegare
può dare un senso a questo carnevale ...
l'amore è quello che chiamiamo amore

venerdì 22 luglio 2011

Legge uguale, sentimenti diversi

Ieri, il Capo dello Stato ha pronunciato delle parole che, per certi aspetti, possono risultare pienamente condivisibili. Se non fosse che tali parole sono giunte in un momento sbagliato e, di conseguenza, i soliti avvoltoi di regime vi si sono fiondati addosso, per portare acqua al loro putrido mulino. Napolitano ha parlato di moderazione sull'uso delle intercettazioni da parte dei giudici, i quali dobvrebbero evitare esposizioni mediatiche e, per quanto possibile, rapporti con la politica, nel senso di non candidarsi a ruoli politici, almeno nelle circoscrizioni in cui hanno lavorato e magari condannato. Queste parole, giunte all'indomani del voto sull'autorizzazione alla detenzione del deputato Papa e del senatore Tedesco, hanno scatenato tutta una serie di speculazioni, tanto che Il Giornale di oggi titola a lettere cubitali: "Napolitano si sveglia. Basta intercettazioni!" E' evidente che il capo dello stato non poteva riferirsi né ad un'abolizione dell'uso delle intercettazioni, né al fatto che i giudici dovrebbero chiudere un occhio davanti alle malefatte di certi politici. Il discorso va interpretato col buon senso di chi non ha nulla da difendere, cosa che evidentemente è merce rara nella stampa nazionale.

Riflettevo su quanto accaduto nei giorni scorsi a proposito degli arresti avvenuti o invocati. Ad esempio, il processo per la morte di Melania Rea non è neanche iniziato, eppure il suo presunto colpevole è stato arrestato con un'accusa terribile, lasciando a casa un bambino di pochi mesi di vita. Per lui nessuno si è stracciato le vesti, nessuno si è chiesto come mai un uomo che non è ancora stato condannato è già finito in galera. Così accade quando vengono catturati i presunti colpevoli di furti o stupri, soprattutto se immigrati, tutti vorremmo vederli subito dietro le sbarre anche se non sono condannati. Mi chiedevo, perché per i parlamentari si fa tanto parlare di garantismo, di conflitto tra politica e magistratura e così via. Io credo che la legge è questa, giusta o sbagliata che sia. Se va bene così com'è è giusto che Parolisi, Papa e Tedesco vadano a finire in galera. Se non va bene, si propone una riforma e Parolisi, Papa e Tedesco restano in libertà, in compagnia degli immigrati, bianchi, neri e gialli, fino alla fine del processo di ciascuno. Non credo che ci possano essere alternative credibili alla sfrontatezza dilagante della casta dei politici.

A proposito, mi è piaciuta tanto una frase scritta da Marco Travaglio in un suo articolo dei giorni scorsi che, più o meno, diceva che, sì, bisogna essere favorevoli alla separazione delle carriere, ma non di quella tra giudici e pm, di cui ognuno può pensare quello che vuole, ma tra le carriere dei ladri e dei politici. Di questa separazione, in questo momento storico italiano, c'è veramente tanto bisogno.

martedì 12 luglio 2011

L'agonia del governo ... in attesa del biotestamento.

E mentre l'Italia rischia di affogare, attaccata dall'orda degli attacchi di speculatori senza scrupoli che, incuranti delle conseguenze, continuano a curare i loro specifici interessi. Mentre il Capo dello Stato supplisce all'assenza della politica con un appello forte e chiaro alla serietà, che è l'unica che ci può salvare. Mentre gli italiani continuano a tenere ben salda l'economia del paese, abituati come sono a fare a meno della politica e a cavarsela da sè. Mentre la giustizia si dimostra forte perché riesce a produrre una sentenza attesa, sì, da vent'anni, ma che arriva nonostante il dispiegamento di forze impiegato per evitarla. Mentre tutto questo accade, la politica tace, anzi il politico più ciarliero degli ultimi 150 anni tace, quando dovrebbe parlare per rassicurare i mercati. Questo gli aveva chiesto ieri la Merkel e questo aveva chiesto fra le righe, nel suo appello, il Capo dello Stato, una dimostrazione di forza e di determinazione a raggiungere gli obiettivi. Invece niente, il silenzio. Le ultime parole sono state pronunciate per dare addosso al ministro dell'economia, spingendolo quasi alle dimissioni, dando fuoco alle polveri, con i propri giornali per alimentare i sospetti e le accuse sulla casa regalata da quel torbido Milanese e lasciata solo dopo che lo scandalo era scoppiato e non prima, a metà dicembre, quando sicuramente era venuto a conoscenza delle possibili trame di cui quell'uomo era protagonista. I mercati hanno letto questo atteggiamento nel senso che "se il primo ministro ed il ministro dell'economia non sono in sintonia, allora vuol dire che non c'è certezza sui tagli necessari a risanare i conti pubblici". Da qui l'appello del capo dello stato e della Merkel a non perdere tempo e ad agire prima che una delle navi più solide d'Europa, nonostante tutto, affondi sotto i colpi degli speculatori e faccia la fine dei cosiddetti PIGS. Ma le forze politiche che sostengono il governo sono nel frattempo occupate a mostrare il dito medio al tricolore, a rivendicare i ministeri al nord, a pensare a come evitare il pagamento di una multa sacrosanta per una sentenza giunta dopo vent'anni. Per il resto, silenzio, non una parola che possa rassicurare i mercati. A questo punto una sola domanda echeggia nello spazio infinito del nulla poltico: a quando la fine di questa pericolosa agonia?

Un dubbio ci assale: non sarà che questo governo sarà il primo a beneficiare (si fa per dire) della nuova legge sul testamento biologico, impedendogli così di giungere al meritato riposo prima della scadenza naturale?

lunedì 11 luglio 2011

Si riaccendono le polemiche sul biotestamento

Come noto, è in corso di approvazione nel parlamento italiano la legge sul biotestamento, che vedrà la luce a due anni e mezzo dalla morte di Eluana Englaro. Si riaccendono così le polemiche relative agli articoli ed ai relativi enmedamenti. Ad esempio una polemica abbastanza accesa, nei giorni scorsi, ha riguardato l'emendamento all'articolo 3 del Ddl che, come formulato, restringerebbe la platea di coloro che possono ricorrere al provvedimento, rendendolo possibile al solo «soggetto che si trovi nell'incapacità permanente di comprendere le informazioni circa il trattamento sanitario e le sue conseguenze, per accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale». «Un nuovo trucco per paralizzare la libertà di medici e pazienti» secondo, Ignazio Marino, senatore Pd, che spiega: «La norma proposta è praticamente inapplicabile nell'assistenza clinica e nella ordinaria pratica medica, ospedaliera e domiciliare che sia. L'espressione "attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale" è confusa e non esistono criteri di accertamento definiti e unificati». «Una decisione assunta da una politica rinchiusa nel suo fortino» fanno eco Cecilia Taranto, segretario nazionale Fp Cgil, e Massimo Cozza, segretario dell'area medica, «lontana dai cittadini che hanno una chiara consapevolezza dei loro diritti, a partire dalla libertà di scelta, e distante da medici e operatori sanitari che quotidianamente vogliono dare risposte di cura e di assistenza in una alleanza terapeutica sempre rispettosa delle volontà del paziente, comprese le direttive anticipate». Da qui la richiesta inviata al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che il Consiglio superiore di sanità stabilisca, prima dell'approvazione definitiva del Ddl, se l'alimentazione e l'idratazione artificiale sono da considerarsi atti medici. Al coro dei no si unisce Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Concioni, che definisce il provvedimento«una legge violenta contro l'opinione della stragrande maggioranza dei cittadini».

Un finale scritto da vent'anni

Così adesso è ufficiale, a capo del governo del nostro paese c'è un corruttore. Un uomo che ha corrotto un giudice per avere una sentenza a suo favore. La quale sentenza, vent'anni dopo si scopre falsa e quindi ribaltata a favore del suo avversario.

Non avevamo dubbi, credo che anche il più fedele dei sostenitori del premier avesse come minimo il dubbio che il suo beniamino non fosse propriamente limpido, ma ora c'è la certezza. Ora nessuno può più discutere, come diceva il compianto Boskov "è rigore quando arbitro fischia". E ora l'arbitro ha fischiato e ha stabilito che, fra i due contendenti, uno ha vinto e si vedrà riconoscere quell'indennità che aspettava da vent'anni. L'altro ha perso, ed ha perso soldi, faccia, rispettabilità. Sì, anche quella, perchè ha costruito le sue fortune grazie a questa truffa, sia politicamente che socialmente. Senza contare che, per anni, aveva bloccato la politica italiana su questa vicenda, confezionando leggi su misura che gli permettessero di sfangarla. Invece, nonostante avesse un ruolo di privilegio rispetto a chiunque altro, ha visto arrestare amici, complici e sostenitori, fino all'epilogo finale che lo ha visto definitivamente soccombere. E non è finita qui, a quanto pare. Sì, perchè la sentenza definitiva, quella della Cassazione, dovrebbe arrivare tra un anno, anno e mezzo. Qualcuno glielo dica fin da ora che potrebbe coincidere con la data delle prossime elezioni. No, perchè poi è inutile che i suoi parlino di giustizia ad orologeria. Lo sappiamo tutti fin da ora quali saranno i tempi della sentenza definitiva, a meno che lui non vi rinunci e si dichiari colpevole. in questo modo avrebbe un paio d'anni di tempo per ricostruirsi una verginità davanti a suoi elettori. In caso contrario continui pure a fare la vittima, tanto gli elettori gli hanno fatto abbondantemente capire che di quest'uomo della provvidenza non hanno più bisogno perchè si è rivelato per quello che è, inconsistente dal punto di vista politico, umano ed ora anche imprenditoriale.

lunedì 4 luglio 2011

A brigante, brigante e mezzo

L'ipocrisia della classe politica italiana non conosce confini. Si staglia altissima nel blu rendendo grigio tutto ciò che vorrebbe illuminare. Così accade che in Val di Susa viene evocata una battaglia o, se preferite, una guerra e poi ci si lamenta se la guerra accade veramente. Ma andiamo per ordine.

Da qualche anno si parla di un tunnel che dovrebbe collegare la Val di Susa a Lione, così come si parla della fine dei cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria o dell'inizio dei lavori per la costruzione di un ponte sullo stretto di Messina o di tante altre opere più o meno utili. I cittadini del posto, i valsusini, si sono da sempre dichiarati contrari all'opera. La ritengono inutile, perchè non è giustificata dal volume del traffico e dal fatto che ci sono già altre linee che potrebbero semmai essere rafforzate, invece che costruirne una nuova; dannosa, sia dal punto di vista dell'impatto ambientale, sia dal punto di vista dell'impatto sulla salute degli abitanti; dispendiosa, perché poi gran parte del costo graverebbe sulle tasche dei cittadini italiani. I politici di questo e dei governi precedenti dicono di aver parlato con tutti, comitati, associazioni, sindaci, e alla fine hanno trovato accordi che dispiacciono solo ad una sparuta minoranza. Dicono. Ma, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Pare che questa minoranza non sia poi così sparuta. Di fatto inizia una protesta che porta a rimandare l'inizio dell'opera fino al giorno in cui l'Ejuropa, stanca di questo tira e molla, fissa una data oltre la quale si sarebbe disinteressata all'opera e avrebbe quindi negato all'Italia i relativi finanziamenti (un piccola quota rispetto all'importo finale). A questo punto si è scatenato il finimondo. Si perché, si può scherzare con tutto ma non con i sentimenti. Quando sentono parlare di soldi, i nostri politici diventano sordi a qualsiasi altra campana, nulla più li distrae, partono in picchiata e vanno dritti all'obiettivo. Alto che priorità e opere necessarie!

Ora io ragiono come se dalle mie parti si volesse trapanare il Mediterraneo alla ricerca del petrolio. Condivido pienamente le ragioni dei valsusini e di chi si è mosso in loro sostegno, le cose non si fanno per forza. Chi evoca la guerra ha la guerra come risposta, (black block a parte, naturalmente).

Mi chiedo, cosa sarebbe costato indire un referendum ristretto agli abitanti della zona per sondare le reali intenzioni, o tale strumento è troppo democratico per i nostri politici? A proposito, non si permettano di tentare le trivellazioni nell'Adriatico, avranno anche lì una risposta adeguata alle loro continue provocazioni.

lunedì 27 giugno 2011

Il fallimento della politica.

Sarà capitato a tutti di sentire il battito del proprio cuore, un rullo di tamburo che sembra impazzito e che ci dice che abbiamo compiuto uno sforzo o che qualcosa nel nostro corpo non sta andando nel verso giusto. Così pure sarà capitato a tutti di sentire l'affanno del proprio respiro che ci indica una serie di eventi che sono straordinari rispetto al normale vivere quotidiano. Se è vero, come è vero, che il nostro corpo, in quanto aggregazione di cellule, è lo specchio della nostra società, in quanto aggregazione di individui, possiamo affermare, senza tema di essere smentiti, che quando i meccanismi che regolano il regolare svolgimento delle nostre funzioni di base viene messo alla prova, vengono attivati meccanismi di supporto che cercano, con le buone o con le cattive, di compensare lo sforzo imposto.


Nella società, allo stesso modo, quando i meccanismi della politica e della diplomazia non riescono a risolvere pacificamente i problemi della comunità, evitando di far emergere un problema, allora arrivano i meccanismi accessori che fanno emergere il problema e lo elevano alla pubblica considerazione. Questo accade ogni volta che un problema politico diventa notizia, in quanto suscita scalpore e non in quanto semplice istruzione per i cittadini. Come una malattia rappresenta un fallimento per la medicina, che dovrebbe essere soprattutto preventiva, allo stesso modo ogni notizia clamorosa rappresenta una sconfitta, in quanto è il frutto di un fallimento. Se si tratta di un delitto o di un reato è il fallimento del lavoro di controllo delle forze dell'ordine, se si tratta di una protesta è il fallimento della politica, se si tratta di una guerra è il fallimento della diplomazia.


Oggi in Val di Susa, come a Napoli, si sta celebrando il fallimento di un sistema che ormai non rappresenta più i cittadini e non ha più nulla da dare ad un Paese che è allo stremo.

giovedì 23 giugno 2011

Un uomo 'solo' al comando.

E' inutile ripetere quanto già detto e ridetto in rete da persone certamente più autorevoli ed informate di me. Il capo del nostro governo è ormai un uomo solo, abbandonato dai sostenitori, che non vanno più a trovarlo nelle sue passeggiate al tribunale dei Milano. Abbandonato nel corso delle sue telefonate, cui ci aveva abituato, per salutare e per contestare. Lasciato miseramente solo perfino nelle intercettazioni dove, fino a poco tempo fa, imperversava fra vicende di prostituzione, mafia e corruzione. Oggi, per esempio, per la vicenda della P4 non emerge nulla, quasi a dire che chi cercava i potenti si rivolgeva altrove.

Ma, come detto, non è di questo che voglio parlare. Il titolo evoca eventi sportivi, in particolare la frase era utilizzata da Ferretti all'inizio delle radiocronache del Giro d'Italia, quando a comandare era Fausto Coppi, ed aveva la maglia bianco-celeste. Il nostro, invece, ha la maglia rosso-nera, quella del Milan. Ieri mi trivavo a guardare il telegiornale sportivo di Italia 1 e mi sono imbattuto per l'ennesima volta nella ormai famosa bugia ricamata sul Milan, quale squadra che avrebbe vinto il maggior numero di trofei al mondo. A quanto pare questa notizia è stata impressa anche sulle magliette della società rosso-nera. Un po' come se l'Inter scrivesse sulle sue magliette 'mai stati in serie B' o la Juventus 'la squadra più scudettata d'Italia' e così via. Ma torniamo alla bufala del secolo, in ambito sportivo, si capisce.

Per trofei internazionali conquistati (escludendo quindi i trofei nazionali), il Milan divide il primato con il Boca Juniors (18 trofei), per totalità di trofei conquistati (nazionali ed internzionali) la squadra più titolata al mondo è il Real Madrid, con 73 titoli (escludendo tornei che non si giocano più), il Milan ne ha conquistati 43, che è una bella cifra, rispettabile, ma viene addirittura dopo la Juventus che ne ha conquistati 51.

Infine, il nostro presidente del consiglio, si vanta di essere il presidente di calcio che ha vinto più di tutti. Addirittura, in una trasmissione ha affermato che Santiago Bernabeu, che è il presidente che ha vinto più di tutti con il Real Madrid, avrebbe vinto la metà di quello che ha vinto lui. Questo forse per dire che anche lui avrebbe titolo a vedesi dedicare il nome dello stadio di S. Siro, altro che Giuseppe Meazza! Beh, anche qui il nostro la spara grossa. Infatti, a fronte dei suoi 27 trofei conquistati, con lo scudetto di quest'anno (lui dice di essere il più vittorioso già da qualche anno), Santiago Bernabeu ne aveva conquistati ben 29!

Un uomo solo al comando, dunque, molto solo, uno che non sa più dove attaccarsi per dare lustro ad un prestigio perduto e forse mai avuto veramente.

lunedì 20 giugno 2011

Ancora la politica come lo sport

Nei giorni immediatamente successivi alla votazione sui referendum, raggiante come non mai, discutevo di politca e di democrazia con un gruppo di persone che non si erano recate alle urne, avendo preferito seguire le indicazioni astensionistiche del proprio partito. Sì, perché, checché ne dicano i professionisti della politica, il PDL aveva chiaramente chiesto ai propri elettori di non andare a votare, anche se, all'ultimo momento, il premier aveva concesso la libertà di coscienza. Di fatto, però, lui stesso aveva bellamente dichiarato che non sarebbe andato a votare e tutti i suoi seguaci più o meno apparterenenti alla classe dirigente del partito, si erano dichiarati astensionisti, bocciando le intenzioni dei referendari. Dicevo, mi trovavo a parlare con queste persone e sostenevo la bontà della mia decisione di andare a votare, anche se, affermavo, questa è una vittoria, non della politica, di destra o di sinistra, ma è una vittoria della democrazia, dei cittadini che, anche se per poco, sono tornati ad essere proprietari del potere.

Detto questo è ricominciato il solito balletto sulle cose fatte dal governo e sulle cose non fatte, sull'immobilismo che si respitra a tutti i livelli, da uin po' di tempo a questa parte e sull'inutilità di avere al governo un uomo talmente compromesso da non essere mai stato veramente utile alla causa. A queste parole mi sono sentito rispondere che il capo dell'esecutivo ha impedito che, negli ultimi vent'anni circa, i comunisti andassero al governo del Paese.

A quel punto ho capito che non era più il caso di continuare. Riprendendo un articolo scritto qualche settimana fa, rivedo, ad ogni occasione lo stesso atteggiamento che spero sempre non sia una cosa diffusa, ma puntualmente vengo smentito dai fatti. La politica vista come schieramenti, non come persone. I partiti visti come squadre per cui tifare, non come persone da criticare quando lavorano male.

Ieri c'è stato il raduno della Lega Nord a Pontida. Nell'occasione si è detto tutto ed il contrario di tutto e, alla fine, c'è stata la conclusione che sbugiardava solennemente la premessa. Cioè, in pratica, siamo contro questo governo, ma non possiamo farlo cadere perché sennò vincono gli altri. Lo stesso capo del governo ha dichiarato, indipendentemente dalla bantà o meno dell'esecutivo da lui presieduto, che non vi sono alternative. Cioè, non siamo buoni ma al nostro posto ci potrebbero essere gli altri, quindi accontentatevi. Insomma il giochino è sempre lo stesso, si continua a fare dei cittadini dei tifosi, non dei fruitori di servizi e di diritti. Quando uno comanda, il patto con gli elettori non è servirli e risolvere i loro problemi, ma cercare di stare al proprio posto quanto più è possibile, perché sennò subentrano gli altri. E questo a dispetto dei risultati elettorali, dei magistrati degli scandali e di tutto il resto.

E' veramente questo che vogliamo dalla politica?

martedì 14 giugno 2011

Abbiamo vinto, non si divide

Abbiamo vinto, sì, fuori dai denti, abbiamo vinto. E bene, anche. Abbiamo surclassato il rischio che derivava dal voto degli italiani all'estero. E' stata una bella vittoria, sofferta, boicottata, ma raggiunta con le unghie e con i denti. Stamattina ero incerto, mi chiedevo cosa poteva cambiare con il voto maturato ieri. In fondo il nucleare era stato stoppato per un'altro anno, il legittimo impedimento era stato azzoppato dalla Corte Costituzionale. Certo, restava l'acqua. Come aveva detto Grillo nell'ultima puntata di Annozero, l'acqua era l'ultimo, vero incubo per i politici. Ma poi, a dispetto di tutte le previsioni, i referendum sull'acqua sono stati quelli che hanno tirato di più la volata verso questa vittoria della democrazia.


A dispetto di tutte le perplessità che in genere mi affliggono anche nella vittoria, oggi voglio essere felice. E lo voglio con tutte le mie forze perché questa felicità stanno cercando di togliermela quelli che fino a ieri hanno cercato di sabotare con ogni mezzo la scelta referendaria e oggi si dicono vincitori accanto ai vincitori. E mi riferisco alla Garnero in Santanché, a Gasparri, a Romani. Tutti a cantare vittoria. I cittadini hanno vinto, voi tutti salme redivive, avete perso. Avete perso voi tutti, di destra e di sinistra, che ieri credevate di fare passerella davanti alle televisioni che nessuno guardava, perché i vincitori erano tutti nelle piazze a festeggiare alla faccia vostra. Anche dei politici di sinistra, quelli che non hanno proposto i referendum, che li hanno criticati e, al pari delle forze di maggioranza, li hanno sabotati, facendo mancare il loro voto decisivo quando si è deciso lo scorporo dalle elezioni amministrative, facendo perdere agli italiani oltre 300 milioni di euro. Chi pagherà per questo? Perché si parla solo degli errori dei giudici che non pagano mai? Vi dovete solo vergognare dimettere in massa, dopo aver pagato per i vostri errori con i rimborsi elettorali incassati solo grazie a leggi illegittime, perché il finanziamento pubblico dei partiti era stato abolito da un referendum.


Andatevene tutti e lasciateci festeggiare la nostra gioia per la nuova democrazia ritrovata.

giovedì 9 giugno 2011

Lettera a Gesù Bambino.

Volevo un figlio sensibile e affettuoso
che ti aspetta la sera fino a tardi
ed anche nel sonno più profondo
sogna di aspettare il tuo ritorno.

Volevo un figlio onesto,
che non nasconde problemi ed amarezze,
un libro sempre aperto, da sfogliare,
che alterna pagine di grigio e di colore.

Volevo un figlio che mi chiedesse aiuto,
rendendomi autorevole, importante,
che qualche volta mi facesse anche arrabbiare,
ma senza farmi male veramente.

Volevo un figlio, ma ora che ci penso,
se elimino dal cuore le utopie,
Gesù Bambino, davvero ti ringrazio,
perché in regalo me ne hai dati due.

mercoledì 1 giugno 2011

Ci sono due notizie

Sarà un caso, ma da un po' di tempo, ogni volta che si va a votare in Italia, accade qualcosa di importante che poi a causa dei commenti sui risultati elettorali, resta per lo più misconosciuta. Sto parlando delle notizie relative agli orientamenti prevalenti sull'energia nucleare. Mi spiego.

Prima c'è stata la convinzione da parte del governo che il nucleare è cosa buona è giusta, così, per cercare di distoglierlo dai suoi propositi, è arrivato il peggiore terremoto della storia dell'umanità che, tra le altre tragedie, ha causato anche il peggiore disastro nucleare che si ricordi. Poi, di tale calamità si è smesso di parlare. Il governo ha pensato bene di smorzare i toni, seguendo i consigli del ministro all'ambiente Prestigiacomo. Se voleva portare avanti il suo progetto nucleare doveva cercare una scappatoia ai referendum, far calmare le acque e poi riproporre il tutto a bocce ferme, tra un annetto. Il guaio è che questa strategia, per incompetenza o per arroganza, è stata resa pubblica proprio dal suo principale promotore, il presidente del consiglio. Poi sono giunte le elezioni amministrative e con esse il referendum consultivo della Sardegna che, oltre ad eleggere il sindaco di Cagliari, ha pensato bene di dare una risposta chiara circa l'orientamento dei cittadini nell'ipotesi di una o più centrali nucleari da costruire sull'isola. E la Sardegna si è espressa a furor di popolo con un netto NO al piano energetico che vorrebbero attuare i politici a nostra insaputa. Ma questi ultimi sono riusciti a nascondere la notizia e a fare come se nulla fosse, approvando il cosiddetto decreto Omnibus, all'interno del quale vi è anche una norma che sospende il progetto nucleare cercando, come aveva detto il capo del governo, di spostare il tutto a un anno di distanza. Ma non è finita qui.

Mentre tutti pensavamo ai vari Pisapia, facendo tifo da calcio, senza neanche sapere in che modo il voto alle amministrative influirà sulle vite di coloro che non abitano nei comuni interessati, in Germania veniva approvata una norma che sospende in via definitiva il sistema energetico nucleare. Ora, la Germania non è certamente la Francia, ma attualmente produce col nucleare circa il 22 % della propria energia e, ironia della sorte, ha deciso di terminare questo approvvigionamento entro il 2022. Ma anche questa notizia è passata sottovoce, meglio parlare di Pisapia che, per carità, non ho nulla contro di lui ma, se proprio ci teneva, poteva vincere al primo turno e festa finita.

Così non ci resta che sperare di poter votare anche in Italia per il referendum sul nucleare, un referendum che non sia solo orientativo, come quello della Sardegna, ma che dia un segnale forte di diniego ai progetti nefasti e interessati di questo disastroso, oltre che inutile, governo.

giovedì 19 maggio 2011

Politica e sport.

Dopo un evento elettorale si fanno sempre tanti commenti su chi ha vinto e chi ha perso, si contano i voti, si formulano analisi, si cerca attraverso le virgole e i decimali di trovare motivi di speranza per il futuro delle coalizioni e così via.

A me non piace partecipare a questi riti. Io credo che negli ultimi anni, una quindicina o poco più, si è cercato di trasformare i risultati elettorali in risultati sportivi. Io credo che su questo tipo di strategia prosperi l'attuale classe dirigente politica. Qualunque cosa accada o qualunque cosa facciano dutrante il loro mandato, che governino bene, che rubino o che falliscano miseramente, non vengono mai giudicati, ma trasformano la campagna elettorale in una lotta fra il bene e il male, fra i buoni e i cattivi. Qualcuno di voi ha sentito qualcosa sull'operato della Moratti a Milano o i progammi di Fassino per Torino o quelli dei candidati di Napoli sul problema rifiuti? Io non ho sentito nulla di tutto ciò. So solo che si è fatta una gran cagnara, intrisa di terriorismo dialettico e insulti personali arrivati fino alla calunnia.

Al contrario dello sport, in cui conta il risultato delle sfide, è il punto di arrivo, in politica questo aspetto non dovrebbe contare, dovrebbe essere il punto di partenza, per chi vince e per chi passa all'opposizione, per impegnarsi da quel momento in poi a servire i cittadini che hanno votato. Non quindi l'inizio del potere e del comando, ma l'inizio dell'impegno e del servizio ai cittadini. E' sbagliato esultare o affliggersi per l'esito delle elezioni, qualunque sia stato il risultato, purché raggiunto con metodo democratico, i cittadini devono solo aspettare e controllare i fatti, in modo da giudicare, obiettivamente e senza condizionamenti di parte, la bontà delle scelte operate e alla fine andare a votare in maniera lucida, senza chiudere gli occhi. Votare sempre dalla stessa parte significa non essere liberi, significa essere innamorati o strettamente legati ad una parte e di scegliere non in base ad un concetto di premiazione o penalizzazione sulle scelte operate, ma applaudire la propria parte politica come se fosse una squadra o un'amante, a dispetto delle cose fatte o non fatte. Ieri ad esempio i leaders sconfitti non hanno detto di aver sbagliato ad amministrare, ma di avere sbagliato campagna elettorale. Cioé, non conta quello che si è fatto ma i tatticismi, i giocatori comprati o venduti, le parole dette o non dette nelle ultime settimane. Quello che si è fatto, giusto o sbagliato che sia, in anni di amministrazione delle città è rimasta una cosa marginale.

Credo che dopo gli appelli di Napolitano, caduti regolarmente nel vuoto, si debba cambiare e cercare di maturare un po' tutti e diventare finalmente una democrazia adulta. Una politica vissuta in questo modo non ce la possiamo più permettere.

martedì 3 maggio 2011

Due parole sulla morte di Osama Bin Laden.

Osama Bin Laden è stato ammazzato. Non so quanto sia vera la notizia e non mi interessa saperlo. Certo, il Presidente degli Stati Uniti d'America non si sarebbe esposto così apertamente se la notizia non fosse vera, non avrebbe rischiato di vederselo riapparire in un video una settimana o un anno dopo la morte. E d'altronde, dando per scontato che sia morto, non importa se la sua morte sia avvenuta un giorno fa o un anno fa. Di dietrologi e complottisti, che giudicano vivo persino Hitler, è pieno il mondo. Quello che invece mi interessa è come lo hanno ammazzato, quello che è successo subito dopo la sua morte e quello che accadrà nei prossimi mesi. Ma andiamo per ordine.

Pare che Osama Bin Laden sia stato ucciso in un conflitto a fuoco organizzato per catturarlo. Se così fosse, nulla da eccepire. Se invece fosse vero il contrario, cioè che la sua morte sia stata deliberatamente voluta da chi lo ha attaccato, allora le cose cambierebbero e non poco. Anzi, confermerebbero lo spirito di un popolo e le parole del loro Presidente che, dimenticando di essere stato insignito della più alta onorificienza in termini di rapporti fra uomini e stati, il Nobel per la Pace, ha bellamente dichiarato "giustizia è fatta". Ora, che l'anonimo cittadino, martellato per anni dall'incubo terrorismo, grazie anche ad un disastro, come quello dell'abbattimento delle torri gemelle, su cui, anche lì, si è detto tantissimo in termini di dietrologia e complottismo, dicevo, che l'anonimo cittadino festeggi, non mi sorprende. Ma, che il punto di riferimento principale di un popolo, colui che dovrebbe educare quel popolo e che invece non riesce ad abolire la pena di morte e la diffusione incontrollata della armi nel territorio della sua nazione, pronunci quella orrenda frase, allora tutto cambia. Infine, Osama Bin Laden rappresentava un punto di riferimento per il terrorismo degli integralisti islamici, non solo dal punto di vista delle idee e del carisma personale, ma anche dal punto di vista del finanziamento che forniva per la sua causa. Inoltre il Pakistan, contrariamente all'Afganistan e all'Irak, era uno stato amico dell'Occidente. Tutto questo comporta non pochi interrogativi sul futuro della lotta al terrorismo e sui rapporti fra gli stati.

Questi sono i fatti oggettivi, quelli su cui io fondo le mie perplessità, su tutto il resto ognuno può dire la sua, e poter ritenere a buon diritto di avere ragione.

mercoledì 27 aprile 2011

Ma che c'azzecca, dottor Di Pietro!

Non guardo mai le trasmissioni di approfondimento, i cosiddetti talk show, della TV e ogni volta che lo faccio me ne pento amaramente. Così è avvenuto che ieri sera, in un momento di distrazione dei miei figli, ho potuto seguire uno spezzone di Ballarò. Si parlava di nucleare e discutevano fra di loro, moderati da Giovanni Floris, Antonio Di Pietro e Gaetano Quagliariello. Naturalmente il primo difendeva la scelta fatta un anno prima di Fukushima, con la raccolta delle firme per il referendum, il secondo, seguendo le orme del suo presidente, dichiarava che il voto al referendum in questo momento avrebbe rappresentato una scelta istintiva sull'onda del disastro giapponese e quindi andava evitato. Fin qui tutto legittimo, tutto regolare, fino a quando Quagliariello, per rispondere a Di Pietro, che ricordava il risultato referendario di vent'anni fa sul nucleare, ha affermato che in Italia i risultati dei referendum spesso non vengono rispettati e ha portato ad esempio il referendum sulla responsabilità civile dei giudici. Ora, io credo che, come esempio, sarebbe stato ben più calzante il referendum sul finanziamento pubblico ai partiti, che ha tolto i soldi dalla porta e li ha fatti rientrare dalla finestra, attraverso i cosiddetti rimborsi elettorali. Ma, a parte questo, mi sarei aspettato una filippica da parte dell'ex procuratore Di Pietro, circa il fatto che il referendum dell'87 sulla responsabilità civile dei magistrati non è stato disatteso ma, al contrario, proprio in seguito a quel referendum, è stata varata, nell'88, la cosiddetta legge Vassalli che, può piacere o non piacere, istituisce la responsabilità dei magistrati per dolo e colpa grave. Non sono un esperto del settore e forse qualcosa di più si poteva fare, soprattutto in merito alle sanzioni da adottare nei confronti dei magistrati che sbagliano, ma non credo che sia giusto dire che i referendum dell'87 sono stati disattesi.

Invece Di Pietro si è limitato a balbettare che secondo il suo interlocutore il nucleare si deve fare perchè non c'è la responsabilità civile dei magistrati e alla fine del suo breve, confuso intervento concludeva con il suo solito "Che c'azzecca!", nell'indifferenza di Giovanni Floris, il conduttore, che non ha avuto niente di meglio da fare che cambiare argomento. Beh, se questa è la migliore opposizione che abbiamo, siamo proprio messi male. Se Ballarò è una trasmissione di punta per quel che riguarda il livello di informazione svincolata dalle direttive della politica, allora tanto vale chiudere tutto e cambiare mestiere.

giovedì 21 aprile 2011

Iniziative personali.

Siamo in presenza di un governo e di un parlamento in cui si moltiplicano le iniziative personali. Un vecchio proverbio dice che quando il gatto non c'è i topi ballano. E così sta succedendo oggi in Italia. In assenza di un capo del governo che partecipi alla vita polita nazionale, tutti si sentono in diritto di dire la propria su tutto. Così si moltiplicano le iniziative personali. Così può accadere che un ministro può portare avanti una legge contro i cosiddetti fannulloni in Patria e poi venga sonoramente smentito dal comportamento tenuto dai suoi colleghi di partito in Europa. Così può accadere che un ministro porti avanti una politica economica di un certo spessore e poi venga sistematicamente scaricato dal responsabile del gabinetto che, di fronte alle lamentele dei tartassati, invece che spiegare la politica del governo, risponde 'prendetevela con lui'. Così accade che vi possono essere iniziative completamente strabiche per i temi di politica estera, fra coloro che spingono verso l'isolazionismo della nostra nazione, rispetto ai Paesi fonte di immigrazione, ma anche verso l'Europa, e coloro che si dissociano da tali posizioni. Così come strabica è la posizione verso la politica energetica nazionale: chi ieri era nuclearista, oggi non lo è più, anche a dispetto dell'assenza di un piano energetico. E mentre il capo del governo continua a dormire in pubblico durante le manifestazioni ufficiali, ripreso da impietose telecamere, continua a partecipare, non si sa bene a che titolo, visto che il governo dovrebbe rappresentare tutti, alle campagne elettorali di candidati alla presidenza di regione, o a sindaco di questo o quel comune, continua a bloccare il parlamento su leggi che lo proteggano dai suoi problemi con la giustizia, si alza un ex-sindaco qualsiasi e vomita, con pittoreschi manifesti, il suo veleno contro i giudici e, quando tutti si sono rizelati, al punto da farlo dimettere dalla candidatura, quest'ultimo ha lasciato sul campo una sola domanda: ma perché non è stato riservato lo stesso trattamento a chi è stato l'ispiratore morale di tale iniziativa, visto che sono anni che martella senza interruzione su questo argomento? Fino ad arrivare a questo sconosciuto signore che, sempre per iniziativa personale, ha proposto di cambiare l'articolo 1 della Carta Costituzionale, aggiungendovi la centralità del parlamento, un organo che, ad oggi non rappresenta più il popolo italiano, visto che è formato da gente nominata dai capi di partito e non eletta dal popolo, grazie ad una legge che lo stesso ideatore non ha esitato a definire una porcata. Inutile dirlo che anche questa volta sono partite le prese di distanza da parte del suo stesso partito.

Insomma si va avanti così, alla rinfusa, senza una politica di governo, senza una rotta, a dispetto dei bunga bunga e degli scandali di cui ormai siamo tolleranti, tanti e tali ne abbiamo sentiti, giusto perché l'Europa ci impone di farlo, pena il fallimento dell'azienda Italia, e fino a quando i parlamentari nominati dai capi di partito non avranno maturato il diritto alla pensione che oggi non è più dopo due, ma dopo cinque anni di legislatura.

venerdì 15 aprile 2011

Cosa non mi piace del processo breve.

Ascolto in questi giorni le critiche al nuovo disegno di legge sul cosiddetto processo breve. Premetto che non conosco il testo, quindi non posso criticarlo, in positivo o in negativo, fino in fondo ma, da quello che mi è rimbalzato, ci sono alcune cose che non condivido. Intanto le leggi che il parlamento approva dovrebbero rispettare alcune regole.

Io che non sono un giurista, ho sempre sentito dire da amici avvocati che la prima cosa che viene insegnata nei corsi di giurisrudenza è che le leggi approvate dal parlamento valgono dal momento della pubblicazione in poi. Non possono esistere leggi retroattive, per questa ragione gli avvocati sono tenuti ad avere ben chiara la cronologia delle leggi, per essere certi dell'ambiente normativo in cui è maturato l'operato del proprio cliente. E' chiaro anche ad un bambino che se io compio un'azione che oggi è legale, non posso essere chiamato a risponderne perché tra un anno passa una legge che la fa diventare illegale. Se è vero questo, è vero anche il suo contrario, cioè se io compio un'azione illegale, resta tale anche se fra un anno ci sarà una legge che la depenalizza. L'attuale esecutivo ha stravolto questo pilastro del diritto, approvando leggi, fra cui il cosiddetto processo breve, che hanno validità retroattiva.

Un'altra cosa che non mi piace è che, nella selezione dei reati, non si prende solo in considerazione l'importanza del reato, ma anche lo stato del trasgressore. Se io ho ammazzato, ma sono incensurato, sono sempre un omicida, indipendentemente dal fatto che abbia commesso il reato per la prima volta. Per la vittima non cambia nulla e questo deve essere il faro illuminante. Non a caso la Costituzione dice che tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge. Un reato deve essere valutato alla stessa maniera, sia che venga commesso da un novizio, sia che venga commesso da un trasgressore seriale poi, caso per caso, il giudice valuterà le attenuanti e le aggravanti, infatti le penalità non sono mai secche, si va sempre da un minimo ad un massimo, ma cosa c'entra questo con i tempi di prescrizione del reato?

Infine c'è un problema che ho sollevato altre volte e che riguarda il Capo dello Stato. Mai in precedenza un Presidente della Repubblica aveva utilizzato la cosiddetta moral suasion, cioè l'abitudine di correggere le leggi prima che queste vengano approvate dal parlamento, è anche questa un'abitudine incostituzionale. Per questo, in passato, alcune leggi sono state sonoramente bocciate dai predecessori di Napolitano, perché macchiate di palese incostituzionalità. D'altronde anche l'attuale Presidente della Repubblica ha dichiarato in più occasioni che quando il parlamento lavora il Capo dello Stato tace. Ma poi continua a ripetere sempre lo stesso errore. E pare che lo voglia fare anche ora, col processo breve. Tanto che il presidente del consiglio ha già preannunciato che invierà il ministro della giustizia al Quirinale per illustrare meglio il provvedimento al Capo dello Stato. Se così fosse, anche questa volta, sarà più difficile bocciare la legge, per il semplice fatto che vi ha preso parte nella stesura. Con quale faccia poi potrà continuare a svolgere il suo lavoro, quando i giudici della Corte Costituzionale lo bocceranno per palese incostituzionalità, come già avvenuto in altre occasioni, lui che è stato scelto per essere il guardiano della Costituzione?

Un'ultima perplessità, forse non sarebbe male, invece che parlare a sproposito della presunta impunità dei magistrati, cominciare a parlare dell'impunità dei politici, a tutti i livelli, che non sanno fare il proprio mestiere.

giovedì 14 aprile 2011

Inutili slogan elettorali

Avevano cominciato con i soldati per strada, poi hanno proseguito con le ronde. Il tutto per rispondere alla richiesta di sicurezza per via di una campagna scatenata nel periodo elettorale. Nello stesso periodo avevano stigmatizzato il comportamento del governo precedente, dipinto come novello Dracula che succhiava il sangue ai contribuenti. Mi preme dire due cose.

Contemporaneamente alla stigmatizzazione delle scelte del precedente esecutivo, quello attuale aumentava a sua volta il prelievo fiscale, passato da 41, 9 a 42,2 e questo nonostante la tanto strombazzata abolizione dell'ICI, quella parte rimasta, che di fatto agevolava solo i contribuenti facoltosi e metteva in ginocchio le entrate fiscali dei Comuni. Nel frattempo, con un'altra strombazzata mediatica, annunciava le già citate misure dell'esercito e delle ronde. Intanto, nascosto dall'informazione di massa, veniva fuori che la polizia di stato non aveva i soldi per fare il pieno alle proprie auto ed è di qualche mese fa la notizia piccola piccola secondo la quale alcuni poliziotti si sarebbero recati ad Arcore per contestare le scelte del governo in tema di sicurezza e lì, dopo il solito scarica barile ai danni questa volta del Ministro dell'Economia, avrebbero ricevuto la solita valanga di inutili promesse. E' di questi giorni l'emergenza degli immigrati, un problema che non doveva esistere, creato ad hoc per tornaconto elettorale, fino ad arrivare alla giornata di ieri, in cui si sono verificate due cose che la dicono lunga sulla vera politica di questo governo.

La prima è l'approvazione del cosiddetto processo breve, una norma irrazionale, che si inserisce in un sistema già di per sé irrazionale e che farà morire molti processi in corso, lasciando in libertà fior di delinquenti. La seconda è la redazione del Documento di Economia e Finanza che, tra le altre cose, dice: Pil 2010 all'1,1%, in calo rispetto alle previsioni precedenti (1,3%), e all'1,3% nel 2012 (le precedenti stime erano del 2%) mentre nel 2013, il Pil dovrebbe crescere dell'1,5% e nel 2014 dell'1,6%. Deficit/Pil 2010 al 3,9% e nel 2012 al 2,7% mentre la pressione fiscale (al 42,5% quest'anno) dovrebbe salire al 42,7% nel 2012 e al 42,6% nel 2013. Per quanto riguarda il debito, invece, si attesterà al 120% del Pil quest'anno per poi scendere al 119,4% l'anno prossimo.

Sì, avete capito bene, le tasse aumenteranno ancora. Quindi siamo passati dal più sicurezza e meno tasse, al meno sicurezza e più tasse per tutti ... o quasi.

mercoledì 13 aprile 2011

Le false emergenze.

Come al solito si punta sulla paura, sull'emergenza, dimenticando quali sono le emergenze reali e sventolando le finte emergenze come si fa con le sentinelle quando si buttano dei sassi per fare rumore in un punto diverso da quello attraverso il quale si cerca di entrare.

Sì, perché l'emergenza immigrazione non esiste. Gli immigrati sono poche migliaia. Il governo potrebbe risolvere il problema come gli pare. Vogliono rimpatriarli, lo facessero, vogliono distribuirli nelle regioni d'Italia, lo facessero in fretta, si prendessero una buona volta la reponsabilità per la quale sono pagati profumatamente e agissero mettendoci la faccia. Anzi, siccome questa finta emergenza era ampiamente prevista, quello che dovevano fare avrebbero già dovuto farlo molto tempo prima.

L'Europa non ci ha aiutato. Ma cosa si pretende dall'Europa, lì contano i numeri, mica come qui da noi che bastano le chiacchiere. Dai dati dell’Onu (World Population Report 2010) risulta che l’Italia negli ultimi anni ha subito un forte incremento di immigrati: oggi sono circa 4,3 milioni pari al 7,1% della popolazione. Ma è la percentuale più bassa d’Europa. Con l’Austria al 15%, la Germania al 12,3% (10 milioni di immigrati), la Francia al 10,2% (6,2 milioni), la Spagna al 10,8% (4,8 milioni) e solo il Belgio sta come noi. Ma ci sono gli immigrati che chiedono asilo politico. Allora? Anche in questo caso la risposta sta nei numeri, quelli forniti nel rapporto annuale dell’UNHRC, la commissione delle Nazioni Unite sui rifugiati. Quei dati ci dicono che nel 2010 la Francia è stato il paese del mondo, dopo gli Stati Uniti, con il maggior numero di richiedenti asilo: 47.800, seguito dalla Germania con 41.300, dalla Svezia con 31.800 e dal Regno Unito con 22.100 richieste. L’Italia, che in passato aveva dovuto evadere un numero piuttosto elevato di pratiche arretrate (30.000 nel 2008), nel 2010 ha avuto soltanto 8.200 richieste di asilo, un sesto di quella francesi. Con questi numeri, non era difficle prevedere la risposta che hanno ricevuto i ministri Frattini e Maroni dall'Europa. E' inutile che quest'ultimo faccia il finto offeso per attirare il consenso dei suoi elettori, a dispetto il flop della sua azione ministeriale (inutile ricordare che l'esercito nelle strade non è servito e non è durato, le ronde sono miseramente fallite).

I veri problemi dell'Italia sono la benzina che si avvicina ai 2 euro a litro, i giovani che sono disoccupati 1 su 3, l'evasione fiscale che, depurata dei soldi dei dipendenti statali, che non possono evadere, raggiunge punte del 66%. Questi sono i problemi, altro che immigrati e processi brevi. Su queste sfide sono anni che gli italiani aspettano ancora una risposta.

mercoledì 6 aprile 2011

Scintilla di vita

/ Si può vivere per un attimo di gioia / per un sogno che si brucia in un secondo / e un secondo dura anche la vita / nell'eterno evolversi del cosmo / si può vivere per un brivido d'amore / si può vivere ... e poi si può morire.

Spezzare le gambe.

A volte parlo con qualche amico che critica il mio atteggiamento nei confronti di questo governo e mi sento dire che, se penso di essere l'unico che ragiona e che non si fa abbindolare dalle televisioni, sono un presuntuoso. Non è possibile, mi si dice, che tutti gli elettori siano ipnotizzati dalle televisioni. Tutti gli italiani hanno accesso alle informazioni esattamente nello stesso modo, perché tu dovresti aver capito alcune cose e gli altri no? Un vecchio amico, poi, mi ricorda che non si devono rompere le gambe all'avversario, ma bisogna semplicemente cercare di giocare meglio. Se uno ha gli argomenti li porta in discussione e cerca di avere ragione con la forza delle idee, in maniera democratica. A volte penso che hanno ragione. Ma poi torno sui miei pensieri.

Allora comincio a riflettere sul caso Alitalia, per esempio. Allora la compagnia aerea francese era disposta a pagare una certa cifra e a farsi carico dei dipendenti, pur con un certo numero di esuberi. Il governo rifiutò l'offerta, sdoppiò la compagnia, cedendo la parte buona a un gruppo di imprenditori e pagando di tasca propria (dei contribuenti) una certa cifra e lasciando per strada un numero di esuberi decisamente superiore rispetto a quanto aveva prospettato la compagnia francese. Questo accadde perché la compagnia francese era già nel settore e avrebbe potuto riciclare meglio soldi e personale, cosa che invece non hanno potuto fare gli imprenditori italiani che non avevano mai visto un aereo, se non come clienti. Cosa c'entra questo discorso.

E' chiaro che se uno è un imprenditore che lavora nel settore della comunicazione e dello spettacolo ed è in grado, non solo di ricattare, con i suoi organi di informazione, ma anche di offrire soluzioni a problemi piccoli e grandi, anche attraverso promesse di lavoro e di carriera, ecco che allora quella persona diventa un punto di riferimento. E questo è aggravato dal fatto che la legge elettorale non prevede il voto di preferenza, per cui i parlamentari non sono eletti ma sono nominati. Dunque, ricapitolando, se io ho il potere di nominare chicchessia parlamentare, se poi a elezioni concluse posso allargare a piacimento la mia maggiornza grazie a ricatti e regali. Se continuo, nell'indifferenza generale, a costruire scappatoie legali, non solo per sfuggire alla legge, ma per continuare a delinquere a piacimento, dal momento che gli ultimi reati accertati risalgono allo scorso anno. Beh, allora, di fronte a tutto questo, io credo che giocare meglio non basti più. Credo che occorra spezzare le gambe all'avversario con tutti gli strumenti leciti possibili, e poi, solo dopo, sedersi al tavolo della pace e ragionare di politica, quella vera, rivolta ai problemi della gente, che non possono più aspettare di essere risolti.

giovedì 31 marzo 2011

Il tempo stringe.

"Vi compatisco", ha dichiarato un nervoso e sprezzante presidente del consiglio ieri alla conferenza stampa, in cui un giornalista gli aveva chiesto se la prescrizione breve non poteva essere una nuova legge ad personam, in quanto cancellava di fatto il processo Mills.

Ma andiamo per ordine. Ieri un assessore della giunta comunale di Napoli ha lanciato l'allarme per i cumuli di rifiuti che affollano ancora la città dopo tutte le promesse e i tempi forniti per la risoluzione del problema. L'altro giorno a Forum una coppia di deficienti era stata (molto probabilmente) pagata per dichiarare il falso in merito alla ricostruzione della città terremotata dell'Aquila. Dalle loro porole, anzi, dalle parole di una di essi la città era completamente libera dalle macerie e chi continuava a stare negli alberghi lo faceva esclusivamente per una propria comodità e parassitismo. Per conoscere la verità, ovviamente, basta informarsi da fonti obiettive (per esempio farsi un giro all'Aquila). Ieri il presidente del consiglio prometteva che avrebbe liberato Lampedusa dagli immigrati in 48-60 ore. Visti i precedenti, quelli appena citati, ma gli esempi delle promesse non mantenute potrebbero continuare, mi è venuto un brivido alla schiena. Contemporaneamente a Roma c'era una forte bagarre per l'arrivo alla Camera del provvedimento sulla prescrizione breve, con forti litigi dentro e lanci di monetine fuori (se non siamo arrivati alla cacciata di Craxi, poco ci manca). In questo clima il premier ha dato la suddetta risposta ad un giornalista in una conferenza stampa ufficiale.

Mi sorge spontaneo un dubbio. Se le cose non stanno come ha chiesto e sospettato quel giornalista, se cioè quello della prescrizione breve non è l'ennesima legge ad personam, poteva essere inserito nella riforma epocale già pronta e in attesa di essere calendarizzata, che bisogno c'era di affrettare i tempi. Ma ammettiamo che ci fossero tutte le ragioni per affrettare i tempi, ragioni strategiche, di governo, che io non voglio indagare, perché rendere la norma retroattiva, contravvenendo a quello che dispone la giurisprudenza e la Costituzione. E ancora, se questa norma serve così, retroattiva, perché è un bene per i cittadini e segue la linea del governo, perché il nostro non rinuncia alla prescrizione visto che continua a dichiarare che il processo Mills e una cosa ridicola, inventata dai magistrati comunisti per incastrarlo. Affronti il processo e ne esca pulito, se davvero così stanno le cose.

Nel frattempo c'è stato anche un rimpasto di governo con la nomina a ministro di un senatore, Romano, che oltre che fare parte dei Responsabili, è fortemente sospettato di legami con la mafia. Se così stanno le cose, si sono ottenuti due obiettivi, tenere a bada i Responsabili, che scalpitavano, e dare un forte segnale alla mafia. L'impressione è che i ricatti aumentano e la solidità del governo scricchiola, forse per questo la prescrizione breve non poteva aspettare oltre.

lunedì 28 marzo 2011

Confusione e populismo.

Si sente dire da più parti che i giudici non pagano mai, che sono l'unica categoria in Italia che non paga per i propri errori e che sono stati traditi i referendum del 1987 sulla responsabilità civile dei magistrati. Mi sono informato e ho scoperto che le cose non stanno proprio così.

Innanzitutto ho consultato Wikipedia, un organismo che io ritengo terzo ed attendibile: "I referendum abrogativi dell'8 novembre 1987 si conclusero con una netta affermazione dei «sì», che di media nei 5 quesiti raggiunsero circa l' 80% delle preferenze. Dopo la scelta degli italiani circa la responsabilità civile dei giudici, il Parlamento approvava la cosiddetta «legge Vassalli» (legge 13 aprile 1988 n. 117, votata da Pci, Psi, Dc) che, secondo i Radicali, si allontanava decisamente dalla decisione presa dagli italiani nel referendum, facendo ricadere la responsabilità di eventuali errori non sul magistrato ma sullo Stato, che successivamente poteva rivalersi sullo stesso, ma solo entro il limite di un terzo di annualità dello stipendio. Dall'epoca della sua entrata in vigore, nessuna sentenza di condanna è mai stata pronunciata sulla base di tale legge."

Allora, mi sono detto, i referendum non sono stati disattesi, una legge è stata fatta. Certo, non ha soddisfatto i Radicali, ma questa è una cosa che può accadere in politica, non sempre tutte le forze politiche sono soddisfatte delle norme prodotte dal Parlamento, anzi, per dirla tutta, non accade quasi mai un'ampia convergenza. In secondo luogo se i magistrati non pagano non è colpa della legge che, ripeto, c'è, ma dello Stato che non la applica. Pensate che i magistrati sarebbero costretti a pagare un terzo delle mensilità annuali, se ciò avvenisse. Infine, bisogna dire che il magistrato non può essere assimilato al chirurgo. Quest'ultimo, infatti, è chiamato a correggere un errore, se ce la fa bene, se sbaglia può essere denunciato dal paziente. Il magistrato ha l'obbligo dell'azione penale e deve punire chi non rispetta la legge. Quasi mai, quindi, riesce ad accontentare tutti. Se assolve, scontenta le vittime, se condanna scontenta i carnefici, e tutti potrebbero chiedere risarcimenti. Ma facciamo un esempio. Spesso le sentenze di condanna si basano su indizi o su costruzioni relative ai contesti. Mettiamo che in primo grado l'imputato viene condannato, in secondo grado assolto. Chi paga? Il giudice che ha condannato o quello che ha assolto? Nel caso plateale di condanna, con prove di innocenza non considerate, abbiamo detto che la legge per colpa grave (e dolo) c'è già. Allora quale riforma vogliamo. Siamo sicuri che vogliamo andare verso una giustizia in cui i giudici non decidono per evitare rogne? Siamo sicuri che è meglio addirittura eliminare l'obbligatorietà dell'azione penale ed evitare al giudice anche l'obbligo di indagare? Alla fine i magistrati diranno, ma chi me lo fa fare? Non sono obbligato, se decido mi denunciano, sto fermo e zitto e incasso lo stipendio gratis.

Detto questo ho anche recuperato un rapporto del CEPEJ, un organismo internazionale di controllo, quindi fuori da ogni sospetto di schieramenti italiani il quale, tra le altre cose, ha scoperto che: "altra critica ricorrente mossa alla magistratura italiana, attiene alla presunta inefficacia del sistema disciplinare che fa capo al C.S.M. che, essendo in prevalenza costituito da magistrati, non applicherebbe quasi mai sanzioni alla categoria che lo esprime. In ordine a tale tema, può essere utile esaminare i dati statistici relativi alle sanzioni disciplinari applicate dal C.S.M. rispetto a quelle applicate dagli altri organismi disciplinari europei. E’ interessante notare che, nel corso dell’anno 2006, secondo il rapporto citato (tabelle n. 100 e seguenti), in Italia sono stati attivati 92 procedimenti disciplinari contro Giudici e P.M. ed applicate 66 sanzioni. Un numero forse contenuto ma certamente maggiore delle 14 sanzioni disciplinari applicate in Francia, delle 29 in Germania, delle 24 in Spagna. Se tali dati vengono poi divisi per il numero dei magistrati dei diversi paesi, emerge quanto segue: Quadro 5: numero delle sanzioni disciplinari applicate ogni 1000 magistrati: ITALIA 7,5; Austria 8; Belgio 2,5; Francia 0,5; Germania 1; Portogallo 13; Spagna 3,5; Regno Unito 5. Salvo che per il Portogallo e l’Austria, dunque, in Italia vengono comminate ai magistrati sanzioni 2 volte maggiori di quelle comminate in Spagna, 7 volte maggiori di quelle comminate in Germania e 15 volte superiori di quelle comminate in Francia.

Resta una domanda, perché i politici non pagano mai? Intendo, quando approvano leggi bocciate dalla Consulta o dalla Corte Costituzionale o da altri organi che ne hanno facoltà, perché non vengono dimessi d'ufficio, radiati dalla carriera politica per tornare a fare quello che facevano prima?