"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

lunedì 27 giugno 2011

Il fallimento della politica.

Sarà capitato a tutti di sentire il battito del proprio cuore, un rullo di tamburo che sembra impazzito e che ci dice che abbiamo compiuto uno sforzo o che qualcosa nel nostro corpo non sta andando nel verso giusto. Così pure sarà capitato a tutti di sentire l'affanno del proprio respiro che ci indica una serie di eventi che sono straordinari rispetto al normale vivere quotidiano. Se è vero, come è vero, che il nostro corpo, in quanto aggregazione di cellule, è lo specchio della nostra società, in quanto aggregazione di individui, possiamo affermare, senza tema di essere smentiti, che quando i meccanismi che regolano il regolare svolgimento delle nostre funzioni di base viene messo alla prova, vengono attivati meccanismi di supporto che cercano, con le buone o con le cattive, di compensare lo sforzo imposto.


Nella società, allo stesso modo, quando i meccanismi della politica e della diplomazia non riescono a risolvere pacificamente i problemi della comunità, evitando di far emergere un problema, allora arrivano i meccanismi accessori che fanno emergere il problema e lo elevano alla pubblica considerazione. Questo accade ogni volta che un problema politico diventa notizia, in quanto suscita scalpore e non in quanto semplice istruzione per i cittadini. Come una malattia rappresenta un fallimento per la medicina, che dovrebbe essere soprattutto preventiva, allo stesso modo ogni notizia clamorosa rappresenta una sconfitta, in quanto è il frutto di un fallimento. Se si tratta di un delitto o di un reato è il fallimento del lavoro di controllo delle forze dell'ordine, se si tratta di una protesta è il fallimento della politica, se si tratta di una guerra è il fallimento della diplomazia.


Oggi in Val di Susa, come a Napoli, si sta celebrando il fallimento di un sistema che ormai non rappresenta più i cittadini e non ha più nulla da dare ad un Paese che è allo stremo.

giovedì 23 giugno 2011

Un uomo 'solo' al comando.

E' inutile ripetere quanto già detto e ridetto in rete da persone certamente più autorevoli ed informate di me. Il capo del nostro governo è ormai un uomo solo, abbandonato dai sostenitori, che non vanno più a trovarlo nelle sue passeggiate al tribunale dei Milano. Abbandonato nel corso delle sue telefonate, cui ci aveva abituato, per salutare e per contestare. Lasciato miseramente solo perfino nelle intercettazioni dove, fino a poco tempo fa, imperversava fra vicende di prostituzione, mafia e corruzione. Oggi, per esempio, per la vicenda della P4 non emerge nulla, quasi a dire che chi cercava i potenti si rivolgeva altrove.

Ma, come detto, non è di questo che voglio parlare. Il titolo evoca eventi sportivi, in particolare la frase era utilizzata da Ferretti all'inizio delle radiocronache del Giro d'Italia, quando a comandare era Fausto Coppi, ed aveva la maglia bianco-celeste. Il nostro, invece, ha la maglia rosso-nera, quella del Milan. Ieri mi trivavo a guardare il telegiornale sportivo di Italia 1 e mi sono imbattuto per l'ennesima volta nella ormai famosa bugia ricamata sul Milan, quale squadra che avrebbe vinto il maggior numero di trofei al mondo. A quanto pare questa notizia è stata impressa anche sulle magliette della società rosso-nera. Un po' come se l'Inter scrivesse sulle sue magliette 'mai stati in serie B' o la Juventus 'la squadra più scudettata d'Italia' e così via. Ma torniamo alla bufala del secolo, in ambito sportivo, si capisce.

Per trofei internazionali conquistati (escludendo quindi i trofei nazionali), il Milan divide il primato con il Boca Juniors (18 trofei), per totalità di trofei conquistati (nazionali ed internzionali) la squadra più titolata al mondo è il Real Madrid, con 73 titoli (escludendo tornei che non si giocano più), il Milan ne ha conquistati 43, che è una bella cifra, rispettabile, ma viene addirittura dopo la Juventus che ne ha conquistati 51.

Infine, il nostro presidente del consiglio, si vanta di essere il presidente di calcio che ha vinto più di tutti. Addirittura, in una trasmissione ha affermato che Santiago Bernabeu, che è il presidente che ha vinto più di tutti con il Real Madrid, avrebbe vinto la metà di quello che ha vinto lui. Questo forse per dire che anche lui avrebbe titolo a vedesi dedicare il nome dello stadio di S. Siro, altro che Giuseppe Meazza! Beh, anche qui il nostro la spara grossa. Infatti, a fronte dei suoi 27 trofei conquistati, con lo scudetto di quest'anno (lui dice di essere il più vittorioso già da qualche anno), Santiago Bernabeu ne aveva conquistati ben 29!

Un uomo solo al comando, dunque, molto solo, uno che non sa più dove attaccarsi per dare lustro ad un prestigio perduto e forse mai avuto veramente.

lunedì 20 giugno 2011

Ancora la politica come lo sport

Nei giorni immediatamente successivi alla votazione sui referendum, raggiante come non mai, discutevo di politca e di democrazia con un gruppo di persone che non si erano recate alle urne, avendo preferito seguire le indicazioni astensionistiche del proprio partito. Sì, perché, checché ne dicano i professionisti della politica, il PDL aveva chiaramente chiesto ai propri elettori di non andare a votare, anche se, all'ultimo momento, il premier aveva concesso la libertà di coscienza. Di fatto, però, lui stesso aveva bellamente dichiarato che non sarebbe andato a votare e tutti i suoi seguaci più o meno apparterenenti alla classe dirigente del partito, si erano dichiarati astensionisti, bocciando le intenzioni dei referendari. Dicevo, mi trovavo a parlare con queste persone e sostenevo la bontà della mia decisione di andare a votare, anche se, affermavo, questa è una vittoria, non della politica, di destra o di sinistra, ma è una vittoria della democrazia, dei cittadini che, anche se per poco, sono tornati ad essere proprietari del potere.

Detto questo è ricominciato il solito balletto sulle cose fatte dal governo e sulle cose non fatte, sull'immobilismo che si respitra a tutti i livelli, da uin po' di tempo a questa parte e sull'inutilità di avere al governo un uomo talmente compromesso da non essere mai stato veramente utile alla causa. A queste parole mi sono sentito rispondere che il capo dell'esecutivo ha impedito che, negli ultimi vent'anni circa, i comunisti andassero al governo del Paese.

A quel punto ho capito che non era più il caso di continuare. Riprendendo un articolo scritto qualche settimana fa, rivedo, ad ogni occasione lo stesso atteggiamento che spero sempre non sia una cosa diffusa, ma puntualmente vengo smentito dai fatti. La politica vista come schieramenti, non come persone. I partiti visti come squadre per cui tifare, non come persone da criticare quando lavorano male.

Ieri c'è stato il raduno della Lega Nord a Pontida. Nell'occasione si è detto tutto ed il contrario di tutto e, alla fine, c'è stata la conclusione che sbugiardava solennemente la premessa. Cioè, in pratica, siamo contro questo governo, ma non possiamo farlo cadere perché sennò vincono gli altri. Lo stesso capo del governo ha dichiarato, indipendentemente dalla bantà o meno dell'esecutivo da lui presieduto, che non vi sono alternative. Cioè, non siamo buoni ma al nostro posto ci potrebbero essere gli altri, quindi accontentatevi. Insomma il giochino è sempre lo stesso, si continua a fare dei cittadini dei tifosi, non dei fruitori di servizi e di diritti. Quando uno comanda, il patto con gli elettori non è servirli e risolvere i loro problemi, ma cercare di stare al proprio posto quanto più è possibile, perché sennò subentrano gli altri. E questo a dispetto dei risultati elettorali, dei magistrati degli scandali e di tutto il resto.

E' veramente questo che vogliamo dalla politica?

martedì 14 giugno 2011

Abbiamo vinto, non si divide

Abbiamo vinto, sì, fuori dai denti, abbiamo vinto. E bene, anche. Abbiamo surclassato il rischio che derivava dal voto degli italiani all'estero. E' stata una bella vittoria, sofferta, boicottata, ma raggiunta con le unghie e con i denti. Stamattina ero incerto, mi chiedevo cosa poteva cambiare con il voto maturato ieri. In fondo il nucleare era stato stoppato per un'altro anno, il legittimo impedimento era stato azzoppato dalla Corte Costituzionale. Certo, restava l'acqua. Come aveva detto Grillo nell'ultima puntata di Annozero, l'acqua era l'ultimo, vero incubo per i politici. Ma poi, a dispetto di tutte le previsioni, i referendum sull'acqua sono stati quelli che hanno tirato di più la volata verso questa vittoria della democrazia.


A dispetto di tutte le perplessità che in genere mi affliggono anche nella vittoria, oggi voglio essere felice. E lo voglio con tutte le mie forze perché questa felicità stanno cercando di togliermela quelli che fino a ieri hanno cercato di sabotare con ogni mezzo la scelta referendaria e oggi si dicono vincitori accanto ai vincitori. E mi riferisco alla Garnero in Santanché, a Gasparri, a Romani. Tutti a cantare vittoria. I cittadini hanno vinto, voi tutti salme redivive, avete perso. Avete perso voi tutti, di destra e di sinistra, che ieri credevate di fare passerella davanti alle televisioni che nessuno guardava, perché i vincitori erano tutti nelle piazze a festeggiare alla faccia vostra. Anche dei politici di sinistra, quelli che non hanno proposto i referendum, che li hanno criticati e, al pari delle forze di maggioranza, li hanno sabotati, facendo mancare il loro voto decisivo quando si è deciso lo scorporo dalle elezioni amministrative, facendo perdere agli italiani oltre 300 milioni di euro. Chi pagherà per questo? Perché si parla solo degli errori dei giudici che non pagano mai? Vi dovete solo vergognare dimettere in massa, dopo aver pagato per i vostri errori con i rimborsi elettorali incassati solo grazie a leggi illegittime, perché il finanziamento pubblico dei partiti era stato abolito da un referendum.


Andatevene tutti e lasciateci festeggiare la nostra gioia per la nuova democrazia ritrovata.

giovedì 9 giugno 2011

Lettera a Gesù Bambino.

Volevo un figlio sensibile e affettuoso
che ti aspetta la sera fino a tardi
ed anche nel sonno più profondo
sogna di aspettare il tuo ritorno.

Volevo un figlio onesto,
che non nasconde problemi ed amarezze,
un libro sempre aperto, da sfogliare,
che alterna pagine di grigio e di colore.

Volevo un figlio che mi chiedesse aiuto,
rendendomi autorevole, importante,
che qualche volta mi facesse anche arrabbiare,
ma senza farmi male veramente.

Volevo un figlio, ma ora che ci penso,
se elimino dal cuore le utopie,
Gesù Bambino, davvero ti ringrazio,
perché in regalo me ne hai dati due.

mercoledì 1 giugno 2011

Ci sono due notizie

Sarà un caso, ma da un po' di tempo, ogni volta che si va a votare in Italia, accade qualcosa di importante che poi a causa dei commenti sui risultati elettorali, resta per lo più misconosciuta. Sto parlando delle notizie relative agli orientamenti prevalenti sull'energia nucleare. Mi spiego.

Prima c'è stata la convinzione da parte del governo che il nucleare è cosa buona è giusta, così, per cercare di distoglierlo dai suoi propositi, è arrivato il peggiore terremoto della storia dell'umanità che, tra le altre tragedie, ha causato anche il peggiore disastro nucleare che si ricordi. Poi, di tale calamità si è smesso di parlare. Il governo ha pensato bene di smorzare i toni, seguendo i consigli del ministro all'ambiente Prestigiacomo. Se voleva portare avanti il suo progetto nucleare doveva cercare una scappatoia ai referendum, far calmare le acque e poi riproporre il tutto a bocce ferme, tra un annetto. Il guaio è che questa strategia, per incompetenza o per arroganza, è stata resa pubblica proprio dal suo principale promotore, il presidente del consiglio. Poi sono giunte le elezioni amministrative e con esse il referendum consultivo della Sardegna che, oltre ad eleggere il sindaco di Cagliari, ha pensato bene di dare una risposta chiara circa l'orientamento dei cittadini nell'ipotesi di una o più centrali nucleari da costruire sull'isola. E la Sardegna si è espressa a furor di popolo con un netto NO al piano energetico che vorrebbero attuare i politici a nostra insaputa. Ma questi ultimi sono riusciti a nascondere la notizia e a fare come se nulla fosse, approvando il cosiddetto decreto Omnibus, all'interno del quale vi è anche una norma che sospende il progetto nucleare cercando, come aveva detto il capo del governo, di spostare il tutto a un anno di distanza. Ma non è finita qui.

Mentre tutti pensavamo ai vari Pisapia, facendo tifo da calcio, senza neanche sapere in che modo il voto alle amministrative influirà sulle vite di coloro che non abitano nei comuni interessati, in Germania veniva approvata una norma che sospende in via definitiva il sistema energetico nucleare. Ora, la Germania non è certamente la Francia, ma attualmente produce col nucleare circa il 22 % della propria energia e, ironia della sorte, ha deciso di terminare questo approvvigionamento entro il 2022. Ma anche questa notizia è passata sottovoce, meglio parlare di Pisapia che, per carità, non ho nulla contro di lui ma, se proprio ci teneva, poteva vincere al primo turno e festa finita.

Così non ci resta che sperare di poter votare anche in Italia per il referendum sul nucleare, un referendum che non sia solo orientativo, come quello della Sardegna, ma che dia un segnale forte di diniego ai progetti nefasti e interessati di questo disastroso, oltre che inutile, governo.