"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

lunedì 31 agosto 2009

Sono stato a Medjugorje.

Sono stato a Medjugorje, in Bosnia ed Erzegovina, una terra dove gli uomini vivevano in povertà, come fratelli, fino a quando qualcuno ha deciso che così non andava bene e che bisognava dare un nuovo ordine alle cose, attraverso la distruzione del territorio e, soprattutto, di tutti i legami di affetto e di amicizia che legavano le persone, fino alla morte, anche attraverso atroci sofferenze. Credo che la Madonna abbia deciso di apparire in quell'angolo di mondo proprio per mostrare tutto il suo sdegno verso una situazione francamente ingiustificabile. E' stata lì che è apparsa la Regina della Pace, di quella stessa pace che è giunta anni dopo, attraverso ingiustizie, umiliazioni, vessazioni, omicidi brutali. Dal 1981, la Madonna appare in quei luoghi, attraverso i racconti di sei veggenti, persone giovani, semplici, apparentemente normali, con una famiglia e dei figli a carico, una di loro vive a Milano e di quella terra ha assorbito il fare sbrigativo, pratico, dove si produce senza tante storie e fantasie. Ma lei continua a parlare delle sue visioni, dei messaggi che le vengono affidati, della necessità di una concreta conversione da parte di tutti, come mezzo obbligatorio per raggiungere il bene eterno, anche a costo di perdere qualcosa nell'immediato, in questa vita terrena, effimera, che finirà in men che non si dica. Il premio sarà una vita eterna più comoda.
Francamente non so che dire, ero un credente dubbioso, e ritenevo che un viaggio di questo tipo mi avrebbe dato gli elementi giusti per chiarire i miei dubbi. Sono tornato con più dubbi di prima, ma anche con qualche certezza. Intanto certi temi vanno affrontati, da parte di tutti, almeno una volta nella vita, perché il corpo umano non è solo carne, ma c'è dell'altro in ognuno di noi e sta a noi scoprirlo, utilizzando gli strumenti che la vita ci mette a disposizione, anche attraverso scelte difficili. E poi niente è gratis, ogni scelta deve prevedere un percorso interno, un sacrificio di cui nessuno può farsi carico al posto nostro. Alla fine ci spetta un regalo, il più bello di tutti, il completamento del nostro essere. Non importa quali saranno le nostre conclusioni, ognuno se ne assumerà la responsabilità, l'importante è dedicargli del tempo, perché capire anche questo aspetto del nostro essere è fondamentale. Si può essere anche meno fortunati e non riuscire ad arrivare fino in fondo, ma il regalo, per chi ci arriva, è preziosissimo: la scoperta della verità.

venerdì 21 agosto 2009

Criminalità e immigrazione, sfatiamo un luogo comune.

Voglio chiudere la settimana e aprire un breve periodo di ferie con un tema di grande attualità, quale è quello dell'immigrazione legata a eventi criminosi, con l'obiettivo di sfatare un tabù, attraverso una relazione (CRIMINI E IMMIGRATI di Milo Bianchi, Paolo Buonanno e Paolo Pinotti, 03.02.2009) che fornisce dei dati obiettivi sul fenomeno. Certamente è un articolo datato ma, intanto ci dice che il modo dipensare a certe cose non muta nel tempo, le leggende metropolitane nascono nella notte dei tempi per ragioni misteriose e poi sono dure a morire, inoltre esprime dei concetti che certamente non sono astratti ma che invece sono supportati da numeri.
"L'allarme sociale, destato dal presunto aumento dei crimini legati all'immigrazione, domina ormai il dibattito politico e sociale nel nostro paese. Tuttavia, i dati mostrano una realtà diversa. Dal 1990 al 2003 il numero di permessi di soggiorno in rapporto al totale della popolazione residente si è quintuplicato, mentre non c'è alcun aumento sistematico della criminalità, che anzi mostrerebbe una lieve flessione. Gli stessi dati sembrano inoltre escludere l'ipotesi di una relazione causale diretta tra immigrazione e criminalità.
Nell’immaginario collettivo, l’immigrazione è da sempre associata alla criminalità. I risultati dell’indagine 'National Identity Survey' confermano che, in quasi tutti i paesi europei, la maggior parte dei cittadini è convinta che gli immigrati aumentino il tasso di criminalità. (i risultati dell’indagine sono integralmente disponibili all’indirizzo http://www.issp.org/data.shtml)
L’evidenza empirica, tuttavia, perlomeno in ambito economico, si concentra prevalentemente sugli effetti dell’immigrazione sul mercato del lavoro (salari, occupazione) e sulla spesa per lo stato sociale, trascurando completamente l’impatto sulla criminalità. Abbiamo perciò cercato di colmare questo divario e di ancorare il dibattito pubblico ad alcuni dati statistici. Per analizzare l’evoluzione di immigrazione e criminalità nelle province italiane dal 1990 al 2003, abbiamo dunque incrociato le informazioni sui permessi di soggiorno e sul numero di crimini denunciati, provenienti rispettivamente dagli archivi del ministero dell’Interno e della Giustizia. Ovviamente, questi dati sottostimano l’effettiva entità sia dell’immigrazione che della criminalità per la presenza di immigrati irregolari e di crimini non denunciati. Si può tuttavia mostrare che, sotto alcune ipotesi, la componente osservata dei due fenomeni fornisce una buona approssimazione di quella non osservabile. Per quanto riguarda l’immigrazione, abbiamo verificato che l'approssimazione è estremamente accurata utilizzando le domande di regolarizzazione, presentate durante le sanatorie del 1995, 1998 e 2002, per stimare il numero di immigrati irregolari e la loro distribuzione sul territorio. L’analisi rivela alcuni risultati in controtendenza rispetto al comune sentire (nostro articolo “Do immigrants cause crime?” - Paris School of Economics Working Paper No. 2008-053). Durante il periodo preso in esame, il numero di permessi di soggiorno in rapporto al totale della popolazione residente è quintuplicato, da meno dello 0,8 a quasi il 4 per cento. A tale crescita non è tuttavia associato alcun aumento sistematico della criminalità, che mostrerebbe invece una lieve flessione. A livello nazionale, dunque, non emerge alcuna correlazione significativa tra immigrazione e criminalità. Una correlazione positiva emerge invece a livello locale. In particolare, le province che hanno attratto un maggior numero di immigrati, in rapporto alla popolazione, hanno registrato anche tassi di criminalità più elevati. Distinguendo tra le principali categorie di reato emerge che la correlazione è dovuta esclusivamente ai reati contro la proprietà, che rappresentano quasi l’80 per cento dei crimini denunciati. I crimini violenti (e in particolare gli omicidi) si concentrano infatti nel Mezzogiorno, dove l’immigrazione è a livelli minimi. Le province del Centro-Nord si caratterizzano invece per una più alta presenza straniera e, al contempo, per una maggiore incidenza di reati contro la proprietà. L'associazione potrebbe essere dovuta all’esistenza di una relazione causale tra i due fenomeni oppure ad altri fattori che incoraggiano sia la presenza straniera che i furti, come ad esempio la maggiore ricchezza e urbanizzazione delle province settentrionali. Per distinguere tra le due ipotesi, abbiamo utilizzato dati sulla migrazione dai principali paesi di origine verso il resto d’Europa. Identifichiamo così la componente dei flussi migratori che dipende esclusivamente da shock esogeni nei paesi di origine, come guerre, crisi politiche ed economiche. Questi fenomeni aumentano l’emigrazione, e quindi potenzialmente l’immigrazione in Italia, senza essere correlati con fattori che influiscono direttamente sull’attività criminale nelle province italiane. La correlazione tra tale componente esogena e il tasso di criminalità nelle province italiane non è significativamente diversa da zero. Il risultato suggerisce che, nel periodo preso in esame, l’immigrazione in Italia non ha avuto un effetto causale significativo sul livello di criminalità."
Questi pochi dati ci dicono che gli immigrati non sono delinquenti, ma semplicemente persone che popolano spesso le fasce più deboli della società. Come dicevo anche nel post di ieri, vengono controllati e arrestati più spesso degli italiani e poi, non avendo spesso un domicilio abituale, non possono usufruire degli arresti domiciliari. Il fenomeno certamente è complesso e richiede risposte articolate. Anche per questo servirebbe avere al potere persone competenti, disponibili ad agire di fioretto e non gente accecata dal mero ritorno in termini di gradimento elettorale immediato e che, per questo, preferisce agire di sciabola.

giovedì 20 agosto 2009

La base per una nuova speculazione a 360 gradi.

Leggevo, in questi giorni, che il ministro degli interni ha diffuso dati circa una sensibile flessione della criminalità rispetto al recente passato. Leggevo inoltre che il ministro della giustizia vuole ancora costruire nuove carceri per affrontare il sovraffollamento. Così mi sono chiesto il senso di queste due notizie, cioè perché c'è il sovraffollamento delle carceri se la criminalità è diminuita? E quali sono i reati che causano tale sovraffollamento? Ho pensato che una delle risposte possibili è stata che i detenuti si sono macchiati di quei reati che non rientrano nelle statistiche in quanto non costituiscono una minaccia diretta alla popolazione, tipo tenere in giardino qualche piantina di marjuana, tenere qualche spinello in più, vizi legati a permessi di soggiorno o cose di questo genere. Mentre ero lì che pensavo, mi sono imbattuto in un articolo, di cui vi propongo alcuni stralci. Buona lettura.
Sono 63.460 i detenuti nelle carceri italiane, ben 20mila in piu' rispetto alla capienza regolamentare. E' questo il dato fornito dall'Associazione Antigone nel suo rapporto. L'alta percentuale di detenuti in attesa di giudizio rappresenta, si legge nel rapporto, "un'anomalia tipicamente italiana" che oggi ha raggiunto "livelli inaccettabili" data anche la crescente percentuale di stranieri tra i detenuti, per i quali il ricorso alla custodia cautelare è molto più frequente che per gli italiani. Gli extracomunitari presenti nei nostri penitenziari sono infatti 23.530, di cui 13.825 in custodia cautelare. Il 58,75% degli stranieri è quindi in carcerazione preventiva contro il 43,77% degli italiani ... Quasi il 40% del totale dei detenuti, e la meta' dei detenuti stranieri, e' imputato o condannato ai sensi dell'art. 73 del Testo Unico di disciplina degli stupefacenti, inerente l'acquisto, la ricezione e la detenzione di droghe. Da tempo diminuisce il numero delle persone che transitano nelle comunità terapeutiche (17.042 nel 2006 contro i 16.433 nel 2007) mentre cresce il numero di segnalazioni all'Autorità Giudiziaria e delle sanzioni amministrative, nonché quello delle condanne e dei procedimenti pendenti per l'art. 73. Gli ergastolani, invece, sono 1.434, tra cui 25 donne, reclusi in circa 50 istituti; 600, invece, sono i detenuti sottoposti a regime di carcere duro previsto dall'art. 41bis e 8mila quelli ristretti nelle sezioni di alta sicurezza. La detenzione speciale riguarda quindi tra un quinto e un sesto dell'intera popolazione reclusa. La media dei bambini con eta' inferiore ai 3 anni presenti in carcere si assesta a poco meno di 70 unita', per poco più di 60 madri detenute ... Il rapporto di Antigone, poi, punta il dito contro i pochi fondi investiti per gestire le carceri: nonostante il costo medio giornaliero di un detenuto sia di 157 euro, poco più di 3 euro sono destinati ai pasti e circa 5 alla salute. Dal 2000 al 2008 vi sono stati 34 milioni di euro in meno nella sanità penitenziaria, eppure 36 detenuti su 100 hanno forme di disagio psichico, un detenuto su due è soggetto occasionalmente a trattamento con psicofarmaci, il 2,7% è affetto da Hiv ... Dal 1° gennaio di quest'anno, il loro numero (dei carcerati) risulta aumentato di 5.500 unità ... L'Associazione, poi, ricorda che nel 2008, a fronte di 121 decessi nelle carceri, 42 sono stati per suicidio. Il problema del sovraffollamento vede dunque un aumento di circa 1.000 unità al mese di detenuti: se questa tendenza dovesse continuare, si legge nel dossier, a fine anno ci saranno 70mila persone ristrette nei penitenziari e nel giugno del 2012 verrebbero raggiunte le 100mila unità, con tassi di detenzione paragonabili ai Paesi dell'Est europeo. Omicidi e furti, però, sono reati che risultano in calo e la crescita del numero di detenuti appare una conseguenza di una maggiore repressione penale del consumo e del traffico di droga, dell'immigrazione clandestina e dei recidivi. Sono solo 9.406 coloro che godono delle misure alternative al carcere. Solo lo 0,45% di questi (42 persone) ha commesso reati durante l'esecuzione della misura. Nel dossier, poi, si descrivono casi di carcere 'vivibile' come la casa di reclusione di Bollate (Milano) dove 450 detenuti seguono un programma lavorativo interno ed esterno al carcere, mentre, tra i penitenziari in condizioni 'peggiori' spicca quello di Poggioreale, forse il carcere più affollato d'Europa, con 2.700 detenuti a fronte di 1.300 posti. Per quanto riguarda il personale penitenziario, i poliziotti in organico sono 42.268, ma quelli che lavorano effettivamente per l'amministrazione penitenziaria sono 39.482 ... "Sono tre le riforme da fare - spiega il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella - ossia ridurre i termini di custodia cautelare per i reati meno gravi, rivitalizzare le misure alternative al carcere e ridurre le pene per chi commette fatti di lieve entità in violazione della legge sugli stupefacenti". Gonnella, inoltre, parla di un "tasso di incoscienza politica molto alto" in relazione al nuovo piano di edilizia penitenziaria "non coperto finanziariamente" e "all'approvazione di leggi che manderanno in galera decine di migliaia di persone" come quelle previste nel pacchetto sicurezza. Con il reato di immigrazione clandestina, ad esempio, "vi sarà prima di tutto una congestione giudiziaria - osserva - poi, nel giro di uno o due anni una congestione carceraria". (30-06-09 clandestinoweb.com).
Ho riflettuto molto su quest'articolo e mi sono venuti i brividi al pensiero che l'unico sbocco possibile rispetto alla linea dell'esecutivo potrebbe essere un nuovo indulto. Che si andrebbe ad aggiungere alla speculazione edilizia per la costruzione di nuovi stabili e al perseverare nell'abbandono di quelli già esistenti e potenzialmente utilizzabili. Naturalmente spero con tutto il cuore di sbagliarmi.

mercoledì 19 agosto 2009

L'Italia e la deriva autarchica

L'Italia è un Paese xenofobo. E il riferimento riguarda tutta una serie di atteggiamenti della classe politica che ci governa.
Ad esempio tutti ricorderanno le vicissitudini che coinvolsero il precedente governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, quando si oppose all'ingresso degli olandesi nelle operazioni bancarie in atto all'epoca, in difesa di una presunta italianità del settore, ed in questo difeso ad oltranza, ben oltre il lecito, dal governo in carica, ma anche da una parte del clero, cui l'ex governatore era molto legato. Sappiamo tutti come andò a finire.
Poi, nella legislatura successiva, fu la volta dell'Alitalia. Di fronte all'offerta dei francesi, che avrebbe salvato capra e cavoli, facendo incassare allo Stato anche dei soldi, il leader dell'opposizione dell'epoca si dichiarò contrario e bloccò la trattativa millantando la presenza di imprenditori italiani, fra cui alcuni dei suoi figli, disposti a farsi carico del problema, pur di tenere la compagnia, ormai fallita, di proprietà italiana. Salvo, poi, scoprire che i coraggiosi imprenditori si sono presi la parte buona, produttiva, dell'affare lasciando agli italiani l'onere di pagare la parte cattiva, i debiti, e un pegno di licenziamenti maggiore della precedente soluzione, quella prospettata dai francesi.
E siamo ai giorni nostri, nonostante i dati dicano che gli stranieri contribuiscono a portare avanti la nostra economia, creano un argine all'invecchiamento della popolazione, in molti casi sono indispensabili per la cittadinanza, basti pensare alle badanti, ma anche a tutte quelle persone che svolgono lavori ormai schifati dagli italiani, che comunque vengono svolti produttivamente dagli extracomunitari. Nonostante si sia capito che non vi è concorrenza, ma anzi arricchimento e continuità, il governo ci fa sapere con orgoglio che l'Italia è diventato un Paese scomodo per chi ci vuole entrare. Va in questa direzione, non solo ogni provvedimento normativo, ma anche ogni omissione, come le lunghe file e trafile burocratiche cui si deve sottoporre chi tenta di regolarizzare la propria posizione.
E l'Italia sta diventando sempre più scomoda anche per chi vorrebbe una sana concorrenza nel settore televisivo, generando, all'opposto, un monopolio non solo interno al Paese, ma anche chiuso verso l'esterno e verso idee che potrebbero portare anche qui arricchimento, cultura, in una parola competizione, che non può che portare benefici ai cittadini. Perché, non dimentichiamolo, solo dove c'è competizione, l'utente ci guadagna. E' per questo che sono state salutate con favore, dalle associazioni dei consumatori, e solo da quelle, le pur poche liberalizzazioni portate dal precedente esecutivo.
Insomma, noi gli stranieri non li vogliamo, a meno che non sia una persona sospettata di aver massacrato giornalisti scomodi e di aver riportato ai tempi bui dello zarismo un Paese che negli ultimi anni aveva tentato di portare avanti delle riforme. Oppure un dittatore di cui si condividono abitudini libertine, foraggiato inutilmente con milioni di euro per pagare un presunto conto di guerra ormai chiuso da decenni.

martedì 18 agosto 2009

L'importanza della festa patronale nella memoria di un popolo.

Mi capita di ripensare a sabato sera, quando mi sono ripromesso di scrivere qualcosa sullo spettacolo e sulle emozioni che riesce a dare una processione durante la festa patronale. E quella tenutasi in paese in onore della 'Madonna dell'Assunta' è stata di quelle indimenticabili. Erano anni che non assistevo ad una processione simile. Tutto è cominciato con il temporale della sera prima. Sì, perché funziona che la vigilia della festa c'è la processione grande, mentre la sera della festa c'è una procesione più piccola, cui segue la messa e poi tutti a festeggiare. Invece quest'anno, complice il temporale della vigilia, la processione grande si è fatta la sera della festa. Quindi un fiume di gente si è riversato per le strade del paese a seguire l'evento religioso, prima di dare il via all'evento pagano. E già questo, di per sè, è stato uno spettacolo insolito. Poi, va aggiunto che la gente ferma nei vari quartieri, non so, forse nel tentativo di recuperare quello che non era stato fatto la sera precedente, o forse perché comunque era preparata a fare le stesse cose, a prescindere, ha dato il via a diverse iniziative, piccole o relativamente importanti, di fuochi d'artificio. Il tutto accompagnato da un concerto bandistico pressocché ininterrotto. Mi sembrava di assistere ad un vecchio film, di quelli girati in Sicilia o in Campania, che hanno spesso come sfondo storie di vita e di malavita. Ad un certo punto, dove c'era una visuale adeguata allo scopo, tutto si è interrotto e da una campagna è iniziato il vero spettacolo dei fuochi d'artificio. Una cosa straordinaria che ha calamitato l'attenzione di tutti, anche delle statue dei santi sembravano estasiate. I colori, i botti, perfino le schegge di fuoco, che finivano in parte sugli astanti, erano belle. Un quarto d'ora di spettacolo, applaudito a più riprese, con l'apoteosi finale e un ultimo lunghissimo, caloroso applauso, quindi la banda ha ripreso ad eseguire il suo spartito fino all'ingresso in chiesa.
Che vi devo dire, questa è la tradizione del sud, una cosa che io paragono sempre a manifestazioni come il Palio di Siena. Io spero vivamente che non vengano toccate dal progresso, da una certa modernità ignorante di chi ha già distrutto patrimoni culturali come il Griko. Qui non ci sono giostre medievali, costumi, qui non ci sono né vinti né vincitori. Qui ci sono le feste di paese, che possono essere affiancate, non sostituite, da altre cose, anch'esse degne, come le sagre, le notti bianche o i concertoni tipo la Notte della Taranta. Ogni cosa ha un suo valore ed è giusto che abbia un suo spazio specifico, ma nulla è più affascinante come la memoria di un popolo.

lunedì 17 agosto 2009

I sentimenti dei cittadini italiani.

In questo periodo ferragostano ci sono notizie che in qulache modo si intrecciano tra di loro e completano il quadro con l'atteggiamento che tennero tutti i nostri politici in occasione della proposta dei famigerati e vituperati Dico. Ma andiamo per ordine.
Il premier ci dice che è in procinto di sferrare un duro attacco alla malavita, organizzata e non, alla corruzione e al malaffare. Ma a sentire queste frasi, a parte le parole da film d'avventura utilizzate, forse per far colpo su chi ascoltava, viene da sorridere se si pensa che ha ospitato nella sua villa gente condannata per mafia e per corruzione e lui stesso è stato processato a più riprese per diversi reati e salvato da prescrizioni e leggi fatte ad hoc per permettergli di sfuggire alla giusta detenzione. Quindi, se mai ci sarà una reale lotta alle 'forze del male', siamo certi fin da ora che questa si fermerà sulla soglia degli interessi personali di chi la gestirà.
Fa notizia, poi, il figlio di Bossi che mangia nella mensa riservata esclusivamente ai parlamentari. Ora, a parte lo stipendio e i privilegi legittimi di cui godono i parlamentari leghisti a spese dello Stato, pur continuando a parlare di Roma ladrona e dei meridionali furbi e vagabondi. Ad esempio basta notare il modo con cui sono state presentate le statistiche sulle pensioni di invalidità, 'circa il 50% sono al sud', come se fosse un'infamia. Invece vuol solo dire che oltre il 50% sono al nord. Ma, al di là di questo, ci sono controlli ferrei su questo settore, se qualcuno ha qualcosa da dire faccia delle denunce circostanziate, altrimenti stia zitto. Dicevo, parlano di Roma ladrona, ma evidentemente vale solo per criticare, quando si tratta di prendere non c'è problema. Come la Gelmini per la quale la meritocrazia vale solo per gli altri, per lei che ha percorso oltre 1000 chilometri per passare l'esame di abilitazione, per lei tutto questo non vale. E così via fino ad arrivare come dicevo all'inizio ai Dico, che sono operativi da anni nel regolamento dei parlamentari, ma guai a parlarne e soprattutto a proporli come diritti dei cittadini. Il fatto è che chi ci governa non ha in mente il concetto fondamentale che la legge è uguale per tutti e quindi parla e decide senza aver prima fatto un sano esame di coscienza sulle proprie carenze morali. Diciamocelo, siamo italiani, prìncipi dell'eccezione e dello scavalcamento delle regole. E in questa ottica perversa la casta dei parlamentari finisce per non suscitare più rabbia, né indignazione, ma semplicemente invidia.

venerdì 14 agosto 2009

Il sano stupore che non c'è più.

Io mi chiedo e vi chiedo, come può un giornalista, non solo fare bene il suo mestiere, ma addirittura definirsi tale, se frequenta assiduamente, da ospite, la persona che dovrebbe essere la parte preponderante del suo lavoro, cioè il presidente del consiglio. Il fatto è di una gravità assoluta, solo che in quest'Italia, dove tutto è ormai diventato normale, nessuno ci ha fatto caso. Insomma la notizia, non notizia, è che Emilio Fede, sedicente giornalista, nonché direttore del TG4, è sceso da un aereo di stato, ancora un volo di stato per un non avente diritto, che era appena atterrato in Sardegna e da cui poco prima era appunto sceso il Presidente del Consiglio, accompagnato dalle sue guardie del corpo. La cosa in sè è da censurare. Ripeto, come può quel giornalista parlare e sperare di essere creduto quando fa il telegiornale, e soprattutto come può definirsi giornalista, se la definizione è colui che cerca le notizie e le pubblica senza guardare in faccia nessuno. Sarebbe come se un poliziotto convivesse con un delinquente, ad esempio un figlio, come potrebbe essere disinteressato nel momento dell'arresto, o peggio ancora delle indagini? Ma in quest'Italia va tutto bene, ci siamo tanto abituati a Fede, ai suoi discorsi, ma non solo a lui, io credo che non ci stupiremmo neanche se venissero fuori le foto di una giornalista in carriera, scattate a Villa Certosa, nell'atto di ricevere la farfallina che l'ha resa famosa nella blogosfera, solo lì, perchè nei tiggì nessuno si è posta nessuna domanda, neanche quando, puntuale, è arrivata la nomina. Di nulla ormai ci si stupisce, neanche della cacciata degli omosessuali dalle televisioni pubbliche da parte di Zaia, in nome della difesa della famiglia. Ma questo signore dov'era quando il suo principale offendeva la famiglia con comportamenti postribolari. Lui come la Chiesa si è guardato bene dal parlare e ora ci viene a raccontare che la famiglia va difesa e lo chiede parlando dall'interno di un governo fatto di persone che la famiglia l'hanno, non solo offesa, ma umiliata, a più riprese, con le parole e con i fatti. Zaia, se crede nella proposta che ha fatto, deve dimettersi.
Non si possono concedere i diritti dei conviventi ai comuni cittadini, dovessero ubriacarsi di diritti, ma ai parlamentari e ai ministri, tutto può essere concesso. Di niente ci si stupisce, si dà tutto per scontato, ormai, anche perché, campioni come siamo di dietrologia, bulli di quartiere, quelli che la sanno lunga, che lo avevano sempre sospettato, lo stupore non può fare parte della nostra personalità.

giovedì 13 agosto 2009

La sentenza del TAR e un'occasione mancata.

Si risveglia la Chiesa di fronte ad una sentenza del TAR del Lazio e lancia i suoi fulmini contro la magistratura, come se non bastassero già i politici a pensarci, ogni volta che parte un tentativo di ristabilire la giustizia in questo strano Paese. Parte la Chiesa e dietro di essa, neanche a dirlo, il solito coro di persone prone e pronte a tutto pur di entrare nelle grazie del voto cattolico. Si, perchè io non credo che a Gasparri importi qualcosa dell'insegnamento di religione, così come non gli importava nulla del destino di Eluana Englaro, quando fece quell'infelice uscita sul Presidente della Repubblica. Sicuramente, invece, ha un interesse ideologico la Binetti o l'ex ministro Fioroni, che si sono sempre dimostrati coerenti. Ma non è di questo che voglio parlare. Quello che da cattolico, credente e praticante, mi dispiace è che non c'è coerenza nei comportamenti derllas Chiesa. Mi spiego. In una situazione in cui, per sua stessa ammissione, non vi erano le competenze per fare ricorso, la Chiesa è intervenuta con energia esprimendo chiaramente il proprio pensiero. Di fronte ai comportamenti di un primo ministro moralmente riprovevole, per il quale perfino la figlia ha dichiarato che un politico non può avere una vita privata, la Chiesa si è limitata ad un tenue pigolio. E' il solito metodo dei due pesi e delle due misure, comportamenti che cambiano a seconda che si debbano colpire alcuni soggetti o altri. Che poi, personalmente, per quanto può interessare a chi legge, io condivido la sentenza. E' inutile infatti continuare a tenere insegnamenti di religione cattolica e stabilire per essi dei crediti formativi. Fin dai miei tempi, l'ora di religione era sempre stata poco più che un'ora di ricreazione. Molto meglio, secondo me, inserire un'ora di storia delle religioni, più in linea con una società multietnica, rispettosa del dettato costituzionale e di maggiore ampliamento culturale, formativo e di sensibilizzazione verso tutte le religioni presenti sul territorio. Senza contare che gli insegnanti di religione sono gli unici che entrano senza concorso. Quindi non è la religione ad essere discriminata, ma gli altri insegnanti rispetto a questi ultimi. Pensiamoci, dunque, la sentenza del TAR del Lazio non è un problema ma può diventare un'occasione per riformare questo settore della scuola italiana.

mercoledì 12 agosto 2009

Condannata Aung San Suu Kyi

Per il premio nobel Aung San Suu Kyi si è arrivati ad una condanna a 18 mesi da scontare agli arresti domiciliari. Piu' pesante il verdetto a carico del co-imputato di Suu Kyi, il 54enne statunitense John Yettaw, in tutto sette anni di lavori forzati: tre ancora per violazione delle leggi sulla sicurezza, altrettanti per immigrazione illegale nel Paese asiatico, e infine uno per violazione delle norme municipali sull'attivita' natatoria. Fu infatti a nuoto che lo scorso maggio il bizzarro personaggio raggiunse la villetta dell'assegnataria del premio Nobel per la Pace 1991, una modesta villetta in riva a un lago artificiale, alla periferia della vecchia capitale birmana Yangon, gia' nota come Rangoon. Suu Kyi lo ospito' per due notti a casa propria, secondo il regime in tal modo infrangendo i termini sulla base dei quali le erano stati concessi gli arresti domiciliari, condizione nella quale la 63enne numero uno della Lnd, la Lega Nazionale per la Democrazia, ha trascorso la maggior parte degli ultimi diciotto anni. Entrambi furono cosi' arrestati. Da allora Yettaw, che soffre di diabete, e' dovuto essere piu' volte ricoverato in ospedale, l'ultima una settimana fa, in preda a convulsioni di tipo epilettico; ieri comunque era stato dimesso e tradotto nuovamente in carcere.
Prima lo spavento di tre anni ai lavori forzati, poi come in un impeto di umanità, è arrivata la riduzione della pena. Così il popolo potrà dire che gli aguzzini che sono al potere, in fondo sono stati buoni, anche perchè, nella motivazione della sentenza c'è la violazione della sicurezza. Quindi grande motivazione, piccola sentenza, tutti contenti. La nuova condanna inflitta all’oppositrice birmana Aung San Suu Kyi scatena, però, le reazioni della comunità internazionale. In prima linea contro la sentenza, Bruxelles, che chiede la liberazione immediata della dirigente politica. Il premier svedese: “L’Unione Europea condanna questa decisione inappropriata e rinforzerà le sanzioni contro le autorità coinvolte in questo processo”. Il segretario dell'ONU Ban Ki-Moon si e' detto "profondamente deluso" dalla sentenza ed ha immediatamente convocato il Consiglio di sicurezza.
Aung San Suu Kyi, leader della Lega Nazionale per la Democrazia, ha trascorso 14 anni agli arresti domiciliari. Secondo i suoi sostenitori la sentenza vuole sempliemente impedirle di partecipare alle elezioni programmate nel 2010 dalla giunta militare.

martedì 11 agosto 2009

Jack lo squartatore in sala operatoria.

Ormai è acclarato che in italia la politica è irrimediabilmente corrotta, dovunque si pesca bene. Ovunque ci metta lo zampino la politica, si gonfiano le spese, peggiorano i servizi, muore il territorio, sia dal punto di vista ambientale, sia umano, sociale, relazionale. Così accade se si decide di fondare una associazione, di avviare un'iniziativa. Ser si inserisce il cancro della politica, prima o poi tutto il resto viene soffocato. Un tempo la politica era discussione, passione, cultura. Oggi è sinonimo di corruzione. Ovunque si vedono possibilità di occupare poltrone, conquistare territorio, è diventata un'ossessione. Sarà perchè la politica ha sempre più bisogno di visibilità. I politici sono lontani dal paese reale, portano avanti solo i loro sporchi giochi di interesse, mentre la gente vive, si emoziona, si dispera, prescindendo dalla loro esistenza. Loro sono chiusi nella loro campana di vetro e non si rendono conto che fuori dalle loro torbide masturbazioni esiste un mondo che soffre e di cui loro dovrebbero alleviare le sofferenze, pensando a soluzioni normative tese a semplificare la vita dei cittadini. Ma così non è. Non lo è più ormai da troppo tempo. Guardo con invidia altre nazioni dove, certo, le cose non vanno benissimo, ma per difficoltà oggettive. I politici si sforzano di stare dalla parte dei cittadini, rischiano di persona e se sbagliano vengono espulsi dalla cerchia e, ove necessario, processati senza che nessuno alzi la voce contro la magistratura giustizialista. Qui invece il tiro al giudice è diventato uno sport nazionale, ora sdoganato anche dalle frange più estreme della sinistra ormai berlusconizzata. In America c'è un presidente che sta rischiando di persona per portare avanti quelle riforme che ritiene siano necessarie per il progresso e per la democrazia. Non so se ce la farà, ma la riforma sanitaria americana è qualcosa di epocale, forse più dell'abolizione della pena di morte, che potrebbe essere il passo successivo, se sopravviverà a questo terremoto. Qui invece niente, si pensa ad occupare poltrone. Ogni situazione è buona, comitati, commissioni, giunte, poltrone e poltroncine danno da mangiare a collaboratori trombati e compiacenti. E i soldi se ne vanno in mille rivoli, la spesa corre senza che alcun beneficio apprezzabile giunga alla percezione dei cittadini che sono costretti a confrontarsi tutti i giorni con servizi sempre più fatiscenti e spese quotidiane sempre più onerose, frutto dell'apparente diminuzione della pressione fiscale, voluta per tornaconto elettorale, ma che costringe, ad esempio, i comuni a truccare i semafori per incrementare i soldi delle multe. Siamo tutti vittime di spietati carnefici, come Jack lo squartatore in sala operatoria, di cui ci dovremmo urgentemente liberare. Col coraggio di perdere i nostri presunti privilegi nell'immediato per avere maggiori diritti e sicurezza nel futuro.

lunedì 10 agosto 2009

Premiazione al concorso di poesia. Ecco i miei versi.

Ieri sera c'è stata una nuova premiazione. Un'altra mia poesia è stata premiata nel corso della XV edizione del Concorso di Poesia di S. Maria di Crepacore, a Torre santa Susanna, in provincia di Brindisi. Cornice suggestiva di una chiesa bizantina, ma anche cornice cujltujrale con una mostra fotografica. Tutto bello e bello anche il mio premio. Questa è la poesia:


Rispolvera la stuoia

Rispolvera la stuoia, è quasi estate
di fuochi sulla spiaggia e di risate;

rispolvera il pareo e la camicetta,
l’estate passa, devi fare in fretta.

Il sole brucia e muore lentamente
rispolvera i capricci della mente,

che non c’è tempo neanche per pensare
né per dormire, presto, corri al mare.

corri, che ti sfugge dalle dita …
Riponi tutto, l’estate è già finita.

venerdì 7 agosto 2009

Qualche riflessione sul neonato reato di stalking.

Ora, non è che la Carfagna abbia inventato nulla di nuovo. Ha comunque il merito di aver preso coscienza di un problema, che assilla migliaia di persone, in prevalenza donne, e abbia cercato di dare una risposta con un provvedimento ad hoc.
Sto parlando dello stalking. Si tratta di un complesso fenomeno relazionale, indicato anche come "sindrome del molestatore assillante" e, seppur articolato in una moltitudine di dettagli, è tuttavia possibile descriverne i contorni generali. I protagonisti principali sono:
il "persecutore", la vittima, la relazione "forzata" e controllante che si stabilisce tra i due e finisce per condizionare il normale svolgimento della vita quotidiana della seconda, provocando un continuo stato di ansia e paura. La paura e la preoccupazione risultano, quindi, elementi fondanti e imprescindibili della "sindrome del molestatore assillante" per configurarla concretamente e darne la connotazione soggettiva che gli è propria. I comportamenti persecutori sono definiti come "un insieme di condotte vessatorie, sotto forma di minaccia, molestia, atti lesivi continuati che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore". Quindi, non sono tanto le singole condotte ad essere considerate persecutorie, ma piuttosto è la modalità ripetuta nel tempo, contro la volontà della vittima, che riassume in sé il principale significato delle condotte persecutorie. Lo stalking può presentare una durata variabile, da un paio di mesi fino a coprire un periodo lungo, anche di anni.
Lo stalking è considerato reato in diversi paesi del mondo e le norme anti-stalking sono volte a tutelare le vittime del reato.
In Italia le condotte tipiche dello stalking sono punite dal reato di "atti persecutori" (art. 612-bis c.p.). Tale reato è stato introdotto in Italia il 23 aprile 2009 con la conversione in legge del D.L. 23 febbraio 2009, numero 11 promosso, come detto, dal Ministro per le Pari Opportunità.
Esso costituisce una sorta di specializzazione della già esistente norma sulla violenza privata: delinea infatti in modo più specifico la condotta tipica del reato e richiede che tale condotta sia reiterata nel tempo e tale da «cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura» alla vittima. Ora, benvenuta sia questa specifica, è una norma al passo con i tempi che, però, pone il problema della sua applicazione. Se infatti la pena teorica può variare da 1 a 4 anni, quale sarà in pratica la pena vera che sconterà lo stalker, in uno Stato come il nostro? E se questa si dovesse rivelare irrisoria, con quale rabbia reagirà lo stalker, dopo aver scontato la sua pena? Queste domande naturalmente non sono un invito a mettere il carro davanti ai buoi, ma solo a ridflettere. Fatta la legge, il compito del ministro proponente non finisce qui. Bisognerà vigilare per la sua corretta messa in pratica, anche attraverso l'ausilio di psicologi e tecnici del settore. Non vorrei che se prima aggressore e vittima erano lasciati soli nell'atto del reato, ora vengano lasciati soli dopo la denuncia e lo sconto della relativa pena. In questo caso la cura sarebbe peggiore del male.

giovedì 6 agosto 2009

Il mantello rosso.

Il trucco è ormai vecchio e consunto, ma continua ad essere utilizzato e, quel che è peggio, a funzionare. Rappresentanti della Lega Nord sparano proposte, dettando l'agenda dell'informazione. L'opposizione, se così si può ancora chiamare, si indigna seguendo il mantello rosso come un toro, furioso e al tempo stesso vuoto di idee e di iniziative. Gli alleati fanno finta di indignarsi, ma intanto, sotto sotto, approfittano della confusione per fare altre cose in silenzio. A quel punto si fa marcia indietro lamentando i soliti equivoci da parte di una stampa carogna, si fa finta quindi di chiarire, di aggiustare il tiro. Nel frattempo gli elettori sono stati raggiunti, hanno capito che il parito va nella direzione auspicata ma le cose non si possono fare perchè ancora non ci sono i numeri, ma presto o tardi ci si arriverà. Questo è il clichè che si è puntualmente ripetuto ogni volta, per innumerevoli volte, che l'attuale capo del governo ha pronunziato determinate frasi che poi si è premurato di smentire il giorno dopo. Questo è accaduto quando Salvini ha insultato i napoletani, quando ha chiesto pullman separati per gli immigrati, quando qualcun altro ha chiesto le impronte digitali per i clandestini, classi separate per gli extracomunitari, maestri del nord al nord o esami di dialetto e giù giù fino ad arrivare alle gabbie salariali, smentite il giorno dopo senza sapere che era rimasta un'impronta sulla Padania del giorno prima. Così come era rimasta un'impronta sullo stesso giornale riguardo la definizione di Bossi nei confronti del suo alleato, il mafioso di Arcore. Per finire agli attacchi alla bandiera, quella stessa con cui sempre Bossi ci si sarebbe pulito il sedere, per dirla con un eufemismo, e quella stessa che pare non essere più adeguata a rappresentare gli italiani, almeno non senza averle affiancato altri simboli regionali. Insomma una elencazione molto triste, dove la tristezza sta nel non trovare nell'opposizione qualcuno che sia in grado di dettare lui l'agenda politica, con proposte serie, non dettate da mere esigenze elettorali. Tranne il solito Di Pietro, giudicato eversivo per il solo motivo di aver osato criticare educatamente e rispettosamente il Capo dello Stato. Ben venga dunque l'alleanza fra dipietristi e grillini. Gliene diranno di tutti i colori, ma credo fermamente che sia l'unica cosa buona dell'attuale panorama politico, visto che quello che, forse ancora per poco, è il maggior partito dell'opposizione è in coma profondo e nonostante ciò si è permesso il lusso di sbarrare le porte ad un comico e di infangare l'unico candidato alle primarie che avrebbe potuto portare qualche novità. Ben venga, è ora di vedere quanto pesa in Italia il popolo della rete.

mercoledì 5 agosto 2009

L'inarrestabile corsa verso l'autodistruzione.

E' accaduto, nel paese dove io vivo abitualmente, che il sindaco ha fatto abbattere gli alberi di un viale, rendendo spoglio un paesaggio che prima permetteva una fresca passeggiata, al riparo soprattutto dalla calura estiva. Ma quali erano i termini della questione e perchè riporto in questo blog un fatto locale di cui apparentemente non importa a nessuno? Mi spiego.
Uno dei predecessori dell'attuale sindaco aveva fatto piantare quegli alberi, omettendo di fare degli studi di fattibilità. Aveva comperato gli alberi che gli erano stati proposti, non so se fossero quelli economicamente più convenienti, ma sta di fatto che, già allora, qualcuno osò ribattere che forse la scelta non era stata delle più appropriate. Tant'è. Dopo una diecina di anni le proteste hanno cominciato a riempire la scrivania dell'attuale sindaco perchè le radici degli alberi in questione avevano sollevato le mattonelle del marciapiede, che era divenuto ormai, oltre che non più passeggiabile, neanche tanto più sicuro, soprattutto per i soggetti anziani, o malfermi, per non parlare degli invalidi con le carrozzelle. Ma la cosa che più di tutte ha fatto scattare la protesta è stata l'attacco alle strutture murarie della case che si affacciavano sul viale, con compromissione della tenuta nei confronti dell'umidità. Così, l'attuale sindaco pressato da queste nuove esigenze, del tutto prevedibili allora, se si fosse fatto uno studio serio, è stato costretto a far abbattere gli alberi e a ripensare tutto l'arredo urbano.
La stessa cosa sta accadendo, a mio avviso, con l'affare delle centrali nucleari, di prossima installazione in Italia, da parte dell'attuale esecutivo. Ci hanno detto che sono utili a trasformare il nostro in un Paese moderno, dopo che uno scellerato referendum ci ha lasciato fermi con il progresso. Ci hanno detto che l'energia ci costerà meno, che le centrali sono sicure e tante altre cose che a sentirli verrebbe voglia di farsele installare in casa. Ma siccome il nostro presidente del consiglio è un noto bugiardo, io non mi fido e sono andato ad informarmi. Ho scoperto che in Germania nei periodi di buco delle centrali ferme per manutenzione non si risparmia praticamente nulla in quanto a costi per l'energia, altrettanto dicasi per il Belgio dove l'utilizzo di energia nucleare è significativamente importante rispetto ad altre fonti. Riguardo alla sicurezza l'Italia è un Paese ad alto rischio sismico, ci dicono lor signori dove le andranno ad installare? Riguardo ai costi non è vero che sono bassi, senza contare che l'uranio nel pianeta non è infinito e presto avremo seri problemi di approvvigionamento. Infine le scorie. Ci vogliono dire, per favore, i siti in cui verranno smaltite o dobbiamo aspettare che si crei una nuova emergenza rifiuti dagli scernari da Day After? Non ci hanno detto nulla, abbiamo solo capito che sarà un affare, come al solito per pochi a danno di molti e che, cosa peggiore di tutte, stiamo rischiando seriamente di perdere un nuovo treno, e questo è quello buono, per essere davvero moderni. Quello del rinnovabile, di cui l'Italia potrebbe essere non un semplice produttore, ma un esportatore. Rischi zero, carburante infinito e nessuna scoria da smaltire. Ma questo forse è troppo semplice e soprattutto poco remunerativo per un Paese ormai orientato e determinato verso l'autodistruzione.

martedì 4 agosto 2009

Lo strano Paese in cui viviamo.

E' un Paese strano, l'Italia. Qui può succedere di tutto. Può capitare che un gruppo di poliziotti ammazzino di botte un ragazzo e becchino 3 anni e spiccioli di galera, continuando, fino alla fine del processo e oltre a fare il loro mestiere. Può anche accadere che un poliziotto faccia perfettamente il proprio dovere, ma che, risultando scomodo ai poteri forti, venga linciato moralmente ed emarginato. Può accadere che politici in odore di mafia vengano accolti nelle stanze dei bottoni e facciano carriera. A volte basta anche non essere in odore di mafia, ma semplicemente di corruzione. Perchè, come disse Catone circa 2.200 anni fa: 'chi ruba nel privato passa la sua vita fra prigioni e catene, chi ruba nel pubblico vive tra l'oro e la porpora'. Mai parole furono più vere. Può accadere in Italia che persone iscritte alla P2, l'associazione massonica ritenuta la maggiore responsabile del tentativo di destabilizzare lo Stato negli anni '70, poi vadano a commemorare i defunti della strage di Bologna. Un politico che si vanta di avere a che fare con molti magistrati e li definisce la metastasi della democrazia viene acclamato. I magistrati che fanno il proprio dovere vengono tacciati di essere giustizialisti, coniando ex novo un termine, inesistente nella lingua italiana, per agevolare e giustificare l'operato dei politici corrotti. Succede poi che magistrati in odore di mafia facciano carriera e restino in servizio fino all'età di ottant'anni, se va bene, altri loro colleghi vengono pensionati con leggi ad hoc o, nella migliore delle ipotesi vanno a Strasburgo, dove vengono premiati con la presidenza di Commissioni prestigiose, perchè lì, la gente in gamba la riconoscono. Accade che un premio nobel che lavora all'efficienza dell'energia solare vada a lavorare in Spagna, mentre qui viene pubblicizzata come un toccasana l'energia nucleare. Qui si parla di libero mercato in pubblico, mentre in privato si lavora ad un monopolio televisivo che punta all'isolamento e alla cacciata dello straniero, anche e soprattutto in barba alla convenienza economica dei contribuenti. Creando la fotocopia di ciò che accadde nel caso Alitalia, dove furono cacciati gli stranieri che avrebbero pagato di tasca loro, per dare la polpa dell'operazione ai capitani coraggiosi e i debiti ai soliti contribuenti. Perchè tanto non si è ancora capito che quando se ne fa carico lo Stato, a pagare sono sempre e soltanto i contribuenti. Anche quelli che hanno votato l'attuale esecutivo e che lo hanno scelto per pagare meno tasse. E per avere maggiore sicurezza. Quella che si ritiene debba essere fornita attraverso una riduzione dei fondi alle forze dell'ordine, poche centinaia di militari per le strade e le ronde padane. Dopo che la sicurezza l'avevano chiesta anche i cittadini di piccoli comuni del meridione d'Italia. Strano Paese l'Italia. Non è bastato un vaccino, quello di montanelliana memoria, e non ne basteranno altri cento di vaccini perchè, come lo stesso Montanelli diceva, qui non si riesce ad andare a destra senza ricorrere al manganello. Anche se virtuale o mediatico.

lunedì 3 agosto 2009

Aborto e vecchi trucchetti.

Voglio riprendere il tema dell'aborto, peraltro già trattato, sebbene da un altro punto di vista, da questo blog. Lo spunto è una vecchia storia che mi è stata riferita.
Immaginiamo un ragazzo la cui dolce metà, trascorso il periodo di idillio iniziale, inizia a rintuzzare ogni decisione, che poi non è un vero e proprio litigare, ma è sempre una situazione di limite fra il litigio e la serenità completa. Insomma una situazione di tensione continua. Le giornate passano con la ragazza che mette in atto una serie di trucchetti davvero ingegnosi per portare acqua al proprio mulino; uno di quegli stratagemmi, di particolare perfidia, consiste nel mettere improvvisamente il muso senza alcuna apparente giustificazione, onde portare il ragazzo all'esasperazione e indurlo, dopo qualche ora, ad alzare la voce, per poi sferrare l'attacco decisivo, dichiarando che la causa del suo malumore era proprio la circostanza che lui gridasse durante le discussioni. Ora, questa breve narrazione mi ha fatto venire in mente le imprese dei Centri di Aiuto alla Vita o associazioni simili, legate al fronte antiabortista. La tattica è semplice:
scagliati contro la Legge 194 sull'interruzione di gravidanza, adducendo a sostegno della tua tesi una serie di argomentazioni più o meno plausibili;
nel contempo, infiltra nei consultori e negli ospedali, nel modo più capillare possibile, i tuoi volontari;
rivolgi accorati appelli ai medici ospedalieri, esortandoli ad esercitare in massa l'obiezione di coscienza, penalizzando sistematicamente i medici non obiettori nell'assegnazione di incarichi, promozioni e responsabilità;
fai in modo che gli uni e gli altri accrescano nelle donne il senso di colpa legato all'aborto;
aspetta pazientemente che quel senso di colpa favorisca l'insorgere di problemi psicologici in alcune delle donne che hanno interrotto la gravidanza;
aspetta pazientemente che l'inevitabile dilagare dell'obiezione di coscienza renda il ricorso all'interruzione di gravidanza abbastanza difficile da far sì che gli aborti illegali tornino ad aumentare;
aggiungi l'aumento degli aborti illegali e le suddette difficoltà psicologiche, che tu stesso hai contribuito a determinare, alle motivazioni che dovrebbero indurre a ritenere la Legge 194 inefficace, nonché foriera di gravi disastri e calamità.
Credo che sia tutto chiaro: si tratta di tautologie belle e buone, logicamente assai simili alle immagini infinite che si possono ottenere mettendo un oggetto qualsiasi in mezzo a un paio di specchi, e che si potrebbero facilmente smontare adoperando un minimo di logica e di buon senso. Se ci fate caso sono le stesse cose che stanno accadendo in questi giorni anche in occasione dell'introduzione della pillola abortiva. Per ora si è cominciato a consigliare ai medici l'obiezione di coscienza minacciando la scomunica (naturalmente la scomunica vera è la carriera). Ora, io non credo che l'aborto sia una cosa leggera, credo invece che sia una decisione forte che va presa in situazioni particolari. In pratica non si può usare l'aborto come anticoncezionale, per quello ci sono i preservativi. Ma credo che non si possa neanche tornare al disastro degli aborti clandestini che ha preceduto la 194.
C'è altro? Ah, sì, quasi me ne dimenticavo: quel ragazzo si rese conto ben presto dei trucchetti della sua ragazza; così un bel giorno, non appena lei cercò di mettere nuovamente il muso e ricominciare la consueta pantomima, lui si rifiutò di discutere, fece un bel sorriso di sollievo, e con calma, senza gridare, quasi sottovoce, la mandò a cagare. Evoluzione logica di tutti i dispotismi.