"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

giovedì 29 luglio 2010

Appunti e mosconi.

Ci sono delle cose che ti rimangono in mente e continuano a ronzarti dentro finché non le espelli. Ad esempio l'insulto fatto dal presidente del consiglio (con la minuscola) all'onorevole Bindi. Mi fa specie che solo il ministro Meloni si è dissociata da quelle parole, catalogandole come inopportune. Non che sia stata la più grande iattura della storia repubblicana, ma quanto meno ha fatto sapere come la pensava in proposito. E le altre? Ministre, parlamentari, sostenitrici del PDL, che fine hanno fatto? Davvero fa così paura affrontare quell'uomo? E se non fa paura, allora sono indifferenti. Possibile che le donne siano arrivate a un tale punto di tolleranza verso gli attacchi maschilisti, da qualunque parte essi derivino? Comunque sia, già in altre occasioni avevo parlato bene della Meloni e lei mi ha confermato che avevo ragione. Brava Giorgia!
Poi giunge Bocchino, una persona verso cui solitamente sono molto critico, a partire dalla storia del pizzino con l'onorevole La Torre. Il parlamentare finiano ha dichiarato che Verdini dovrebbe preservare il partito come ha fatto con la sua banca. Perché i politici, Verdini compreso, non riservano alla politica il trattamento che sono soliti riservare ai loro affari personali? Verdini si è dimesso dalla sua banca perché aveva paura che la sua vicenda giudiziaria compromettesse i suoi affari. Perché questo non avviene anche con la politica, perché si lamenta del fatto che non è stato tutelato dal Presidente della Camera? Avrebbe avuto lo stesso atteggiamento se non fosse stato tutelato dal consiglio di amministrazione della sua banca?
E infine la ciliegina sulla torta. Un torta fetida e puzzolente, evidentemente. Roberto Saviano: "La Lega ci ha sempre detto che certe cose al Nord non esistono, ma l'inchiesta sulle infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia racconta una realtà diversa. Dov'era la Lega quando questo succedeva negli ultimi dieci anni laddove ha governato? E perché adesso non risponde?". A queste dichiarazioni ha fatto seguito una risposta piccata del leghista Castelli che ha minimizzato il ruolo avuto da Saviano nel descrivere le vicende della sua terra martoriata dal Sistema, rivendicando invece il ruolo svolto dal suo partito. Ma soprattutto quello che rimane è il concetto che i leghisti hanno sempre dato della mafia ai loro elettori. Li hanno convinti che la mafia è una realtà del Sud, è un prodotto culturale degli svogliati e furbi meridionali, il mafioso del nord non è che un picciotto emigrato spontaneamente in cerca di fortuna, e non un componente strategico di organizzazioni criminali in espansione continua. A tale proposito mi viene in mente quella vecchia storiella. Il figlio chiede al padre se gli asini volano e il padre gli tira uno scapaccione e lo rimprovera chiedendo chi era stato a raccontargli quelle sciocchezze. Il figlio risponde che era stato il segretario del partito e lui, dopo essersi ricomposto, dichiara, con un velo di imbarazzo: "Volano, volano ... svolazzano".

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