"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

sabato 2 novembre 2013

I principi elementari

Leggevo qualche giorno fa un articolo di Michele Serra, dalla sua rubrica "L'Amaca", che mi sento di condividere al cento per cento e per questo lo voglio riproporre a (mia) futura memoria.
"Tutto questo gran parlare della decadenza di B., queste manfrine procedurali, queste schermaglie politiche, questo rimandare alle calende greche, possono anche durare anni; ma non mutano di una virgola la sostanza della questione, così facile che la può capire anche un bambino: può un condannato per reati gravissimi sedere in Parlamento? O è meglio che se ne vada a casa sua? Ha straragione (non semplicemente ragione: stra-ragione) il segretario dell’associazione magistrati Carbone quando dice che l’incandidabilità dei condannati è «un principio di etica, e il fatto che ci sia voluta una legge per ribadirlo indica la debolezza della politica». La legge Severino, in un paese sano di mente, neanche dovrebbe esistere: normatizza un principio elementare, che dovrebbe essere scontato prima di tutto per i politici. Girala o rigirala come ti pare, la Severino dice che in Parlamento non devono sedere dei criminali. Punto. E chi la tira tanto in lungo cerca di aggirare non tanto la Severino, quando l’ovvio principio etico che quella legge interpreta, nella penosa necessità di sancire ciò che ogni politico, per sua dignità, avrebbe dovuto sapere già da sé solo, senza alcun bisogno che un pezzo di carta glielo rammenti."
Dunque ricapitolando, è come quando nel 2000, in occasione di referendum particolarmente sentiti, fu emanata una legge per togliere le persone decedute dagli elenchi dei potenziali elettori, in modo da non falsare il quorum. Come se ci volesse una legge per stabilire che un morto non ha più diritto di voto. O la legge sulle quote rosa, come se ci volesse una legge da WWF per stabilire che le donne hanno diritto a candidarsi in un numero congruo. Ma siamo in Italia, la Repubblica dell'assurdo, dove a dispetto della giungla di norme, spesso ridondanti, regna l'incertezza giuridica.

domenica 27 ottobre 2013

Il rigore

C'è una sentenza emessa questa settimana che fa chiarezza su un mistero antico della Repubblica Italiana, la strage di Ustica. Questa sentenza stabilisce sostanzialmente due cose. Che il DC9 fu dilaniato da un missile proveniente dal'esterno. E che nel corso delle indagini vi furono dei depistaggi. Nessuno ha messo in dubbio il verdetto definitivo dei giudici. Non solo ma c'è stato un fuggi fuggi generale dalla notizia, praticamente nessuno ne ha parlato, o perché i fatti erano da tempo assodati dalla cultura dietrologica degli italiani o perché la verità scomoda non fa piacere a nessuno per cui si è fatta una corsa all'insabbiamento. Resta il fatto che la notizia è che questa è stata una delle volte in cui una sentenza della Cassazione non viene messa in discussione da coloro che ritengono che la giustizia italiana sia tutta da rifare.
Questo comportamento fa scuola, è lo spunto per dire che le sentenze si rispettano, tutte, anche quando sono scomode. poi, se uno ha elementi per ribaltarle, anche dopo trent'anni, può farlo e può sbugiardare i giudici davanti alla storia, altrimenti è inutile creare instabilità istituzionale attraverso la denigrazione dell'ordine giudiziario.
Il mio pensiero va alla condanna di un noto leader del centro-destra, il quale, condannato, continua a proclamare la propria innocenza, come fa la madre di Samuele, la quale però ha accettato la sua pena. E' inutile e dannoso cercare di andare oltre la Cassazione, dopo cioè che ben sedici giudici, a differenza dei detrattori, hanno valutato le carte e deciso all'unanimità che il verdetto non può che essere quello. Allora o si accetta, o è inutile denigrare e chiedere provvedimenti eccezionali con l'arma del ricatto, senza peraltro avere elementi validi a ribaltare il disposto giuridico. A un certo punto bisogna mettere un punto al processo dietrologico, di cui in Italia siamo campioni del mondo. Le cose sono andate così, perché i giudici hanno deciso così. Quindi l'imputato si dichiara definitivamente colpevole fino ad una eventuale prova contraria in grado di ribaltarne la sentenza.
Mi viene in mente la famosa frase del compianto allenatore di calcio Vujiadin Boskov il quale, di fronte delle infinite discussioni sulla giustezza di un rigore assegnato ad una squadra, sbottò dicendo: "E' rigore quando arbitro fischia".

sabato 12 ottobre 2013

La morte del boia

E' morto Eric Priebke, il boia delle Fosse Ardeatine non c'è più. Ha campato cento anni perché sono sempre i migliori che se ne vanno e lui non era il migliore, anzi. Qualcuno ha detto che non ce lo volevano neanche lassù e hanno cercato di tenerlo quaggiù il più a lungo possibile. Può darsi, ma ora che è morto è facile accanirsi sul suo cadavere, come è stato fatto su quello dei peggiori criminali che la storia ricordi, da dittatori del calibro di Mussolini, Gheddafi, Saddam. Tutti straziati da quelle persone che fino a qualche giorno prima le temevano, se non addirittura, li amavano. Priebke viveva a Roma, era sempre circondato da una scorta, era servito e riverito, contrariamente a ciò che accade a tante brave persone cui si nega anche una dignitosa pensione. Ora che è morto tutti gli si accaniscono contro, quasi volessero infierire sulla salma ormai inerme. Il Vicariato di Roma non ha indugi e scende in campo vietando riti funebri nei suoi edifici di culto. L'Argentina non lo vuole, forse verrà seppellito in Germania, sua terra di origine, forse farà la fine di Che Guevara, sulla cui tomba pare sia stata costruita un'autostrada, per evitare che ci fossero le processioni dei devoti.
Personalmente ritengo, anche a costo di essere impopolare, che ai morti si deve pietà. Davanti alla soglia della morte l'odio e il rancore si devono fermare perché, gli spiriti sono spogliati delle debolezze umane. Per chi ci crede, poi, condizione necessaria delle professioni di fede è il perdono. Allora cosa c'entra, ammesso che non sia un'esagerazione giornalistica, l'uscita del vicariato di Roma, considerando che, dopo secoli, nella Chiesa si parla di un percorso di perdono anche per argomenti fino ad ora ritenuti non negoziabili. Francamente non capisco. Non credo che i sacerdoti siano in grado di giudicare, solo uno è il Giudice, noi siamo uomini e ciascuno ha qualcosa da farsi perdonare. Il boia è morto ed ha portato con sé il suo carico di nefandezze. Speriamo che a morire non sia anche il nostro senso di civiltà.

mercoledì 9 ottobre 2013

Impeachment

Non ho mai avuto particolarmente a cuore questo Presidente della Repubblica, tranne una breve luna di miele all'inizio del suo mandato, quando ancora speravo che l'esperienza dei suoi capelli bianchi mi aveva fatto sperare di vedere all'opera un degno e migliore successore di Ciampi. Ma in breve fui deluso dall'atteggiamento di Napolitano e gli dedicai questo post, insieme a tanti altri che esprimevano perplessità sul suo comportamento.
Ora siamo arrivati al dunque, all'esasperazione di questo sentimento. Insomma, non si è mai visto un Presidente della Repubblica che denigra una parte politica per difendere a spada tratta una sua idea che nulla dovrebbe avere con le scelte che dovrebbero essere solo del Parlamento? Lui che per evitare di scherarsi, presiumo, ha firmato ogni porcheria gli è stata proposta. In particolare:
Ha firmato il legittimo impedimento dichiarato incostituzionale
Ha firmato il Lodo Alfano dichiarato incostituzionale
Ha agevolato la distruzione delle intercettazioni Napolitano-Mancino per interesse personale, evidentemente
Ha firmato lo scudo fiscale.
Ha firmato le norme razziali e anti-rom di Maroni quando ancora evidentemente non pensava al dolore della gente
Ha impedito il ritorno al voto nel 2011 scegliendo un Presidente del Consiglio che nessuno aveva votato, dopo averlo nominato senatore a vita ed ha avallato tutte le sue contro-riforme sociali.
Ha azzerato l’esito delle elezioni partendo dalla sua ri-nomina che è ai confini dell'incostituzionalità
Ha affidato il Paese a 10 «saggi», nominando (in barba alla democrazia) personaggi quanto meno discutibili.
Ha avallato il percorso di riforma costituzionale che di fatto violenta la nostra Costituzione in favore della partitocrazia.
Ha nominato il pensionato d'oro Giuliano Amato membro della Corte Costituzionale.
Se questo è l'interesse che Napolitano ha per i cittadini, ne facciamo volentieri a meno, anche perché con l'ultima uscita sul Movimento 5 Stelle, siamo ai limiti dell'impeachment, in quanto un buon Presidente della Repubblica è sopra le parti, è il Presidente di tutti e lei, Napolitano, dimostra di non essere un buon Presidente. Ne tragga le conseguenze e si dimetta!

domenica 29 settembre 2013

Julius aut Agnus

"Ad rivum eundem Lupus et Agnus venerant siti compulsi". Gli eventi di questi giorni fanno venire alla mente questa vecchia favola di Fedro. Un lupo e un agnello, i due protagonisti del racconto, si erano incontrati sulle sponde di un fiume per bere. Il lupo, pregustando un succulento bocconcino, cercò tutte le scuse, fino alla più strampalata, per dare una parvenza di legittimità alla sua azione di predatore. Così oggi, da parte del leader del centro-destra, si evoca la scusa del mancato accordo sull'IVA, per fare quello che era già in programma fin dal giorno dopo la pronuncia della Corte di Cassazione sul processo dei diritti Mediaset. Quella sentenza inequivocabile di condanna è suonata come gli squilli di tromba di una guerra annunciata, e finalmente dichiarata a dei finti alleati che, per ingenuità o complicità, lo sapremo dalla storia, hanno fino all'ultimo fatto finta di non vedere.
Se le cause di questa guerra annunciata sono fin troppo chiare, meno chiara, per il fatto che non abbiamo il dono della preveggenza, è l'esito che questa storia avrà. Il Presidente del Consiglio ha la possibilità di fare quello che fece Andreotti nel lontano 1990. Il quel periodo, infatti, cinque ministri della sinistra democristiana, si dimisero in dissenso con l'approvazione della norma sugli spot televisivi attraverso la quale la legge Mammì rendeva la Fininvest oligopolista. Anche in quell'occasione il protagonista della vicenda era quella stessa persona che, allora come ora, attraverso lo strumento del potere politico utilizzato a fini personali, disseminava il germe della discordia per la realizzazione di un interesse privato. Andreotti non fece una piega e, per compiacere al proprio alleato Craxi, a sua volta amico del proprietario di Fininvest (poi Mediaset), nominò altri cinque ministri dall'oggi al domani, chiese ed ottenne una nuova fiducia dal Parlamento e riuscì a completare così la legislatura.
Oggi Letta ha la possibilità di ripetere, a parti invertite la storia, con la destra che si dimette e gli interessi da tutelare che sono opposti ai desiderata del proprietario di Mediaset. Può rifare il verso ad Andreotti e rischiare, chiedendo una nuova fiducia alle Camere, oppure può dichiararsi sconfitto fin da subito ed essere inghiottito dalla storia, lasciando il posto ad un altro governicchio che sia in grado, come minimo, di far approvare una nuova legge elettorale e la legge di stabilità. La storia è lì che aspetta una sua risposta.

domenica 22 settembre 2013

Si rassegnino

Irritante, è l'unica parola che riesco a pensare dopo la frase di Alfano. Una frase pronunciata con il sorriso beffardo di chi pensa di sapere perché ha imparato a memoria quello che deve dire, ma senza capire cosa sta dicendo.
Con quel sorriso stampato sulle labbra ha proposto, all'alba del suo impegno politico a livello nazionale, il famigerato Lodo, che poi è una legge dichiarata incostituzionale e quindi annullata. Non pago, e con l'impunità che è tipica dei politici che sbagliano, ha continuato a fare politica a livello nazionale e ha continuato a chiedere che i magistrati paghino per i loro errori. Fiero di sé e del suo operato ha detto, con noncuranza, che nulla sapeva della vicenda Shalabayeva, nulla di un attentato accaduto sotto il suo naso il giorno della sua nomina a ministro dell'interno (voglio dire, come minimo è sfigato), infine ha affermato, da ministro dell'interno e, in quanto tale, tutore della legalità e della sicurezza nazionale, che il suo padrone non deve finire in galera ma deve essere riabilitato anche dopo una condanna definitiva.
Non contento, con quel sorriso beffardo ed irritante continua a dire tante cose di cui, ripeto, sembra non conoscere il significato, come il fatto che lui e i suoi compari sarebbero le sentinelle dell'abbattimento delle tasse. Ma nulla ci dice di come si può ottenere il contenimento della pressione fiscale e nulla ha fatto quando era al governo per ridurre le uscite in termini di costi della politica, tanto che le associazioni dei consumatori avevano coniato un nuovo slogan: "Con papi si vola", perché erano a dir poco lievitati i costi dei voli di Stato.
Con quel sorriso beffardo si inserisce nei commenti alle parole di Rodotà sulle nuove Brigate Rosse, così, tanto per dare aria ai denti, per speculare, dimenticando di essere stato nel partito con un condannato per mafia e di essere il "servo sciocco" di uno che con la mafia ci ha convissuto per decenni.
Infine, e veniamo al dunque, perché la lista potrebbe essere molto più lunga, con quel sorriso beffardo di chi non sa nulla ma continua a parlare, dice ai valsusini "si rassegnino". Ma come si permette un uomo venuto dalla Sicilia, di comandare ed imporre una decisione che inciderà pesantemente nella vita di un popolo che vive distante mille miglia da casa sua, come si permette senza aver letto le carte, senza aver chiesto e senza conoscere le ragioni di quel popolo e senza riconoscere che se sono lì da anni a combattere una ragione ci sarà. Perché ostenta quel sorriso beffardo che sa tanto di arroganza del potere e non cerca almeno di comprendere, di essere vicino col cuore a persone che in fondo reclamano di avere diritti a casa loro. Non credo che Alfano ricoprirà altre cariche quando questo sgangherato governo avrà finito il suo compito, ne ha combinate troppe e il suo padrone è ormai al tramonto. Il destino dei cagnolini non può che essere legato a quello del proprio padrone.

domenica 15 settembre 2013

Il buon senso

Negli ultimi anni della nostra sciagurata repubblica, abbiamo imparato a convivere con parole nuove che la politica ci ha imposto per alleggerire il significato di certe decisioni indigeribili. In Italia infatti siamo maestri nel cercare termini barocchi per poetizzare quello che poetico non è. In Germania questo non accade, così come non accade in Paesi dove il linguaggio anglosassone asciutto non permette fronzoli e ghirigori. E infatti lì tutto funziona bene, perché la gente sa benissimo a cosa va incontro nel caso di decisioni prese dalla classe politica. Qui da noi invece con le parole si cerca di nascondere la verità, che in quanto tale, e in quanto meritevole di essere nascosta, è naturalmente scomoda. Prendete per esempio parole come giustizialista, modernizzare, e tante altre che hanno colorato negli anni la nostra vita.
Ora però, le parole singole non bastano più, negli ultimi tempi c'è stato il salto di qualità. Dalle parole di è passati alle locuzioni. In primis ha cominciato il Capo dello Stato con la sua Moral Suasion, che significherebbe persuasione morale, ma che in realtà significa mettere lo zampino laddove il Capo dello Stato non può e suggerire le modifiche alle leggi mentre il Parlamento ci sta ancora lavorando. Cominciava così, a nostra insaputa, il regno di Re Giorgio I. Recentemente siamo passati alla famigerata agibilità politica, un'altra bella locuzione per dire grazia, ma senza far vedere che è un'elemosina data da un Paese ridotto in povertà ad un uomo ricco; perché, come ben sappiamo, quando il povero dà al ricco il Diavolo se la ride. Infine siamo arrivati ai giorni nostri, in cui è molto gettonata la locuzione buon senso. E' pronunciata da Squinzi, Presidente di Confindustria, in merito alle decisioni da prendere sull'ILVA. Come se col buon senso i morti saranno meno morti, i disoccupati meno disoccupati e i delinquenti che non hanno speso i soldi per le innovazioni, causando la più grande catastrofe ambientale della storia nella più bella insenatura del mondo, potranno essere meno delinquenti. Il buon senso emerge anche a proposito della decadenza di un altro delinquente da senatore della Repubblica. Come se un senatore possa continuare a decidere il futuro dei miei figli anche se ha commesso dei reati ed è stato condannato in via definitiva. Accada quel che accada, minacce comprese.
Quando parole e locuzioni cominceranno a non avere più effetto sugli italiani, allora vorrà dire che siamo diventati un popolo maturo.

domenica 1 settembre 2013

Nove settembre

Ci lasciamo alle spalle un mese di agosto che ha dell'incredibile.
Minacce di guerra vengono dal mondo. In Siria infatti sta per consumarsi l'ultimo atto di una serie di trasgressioni che da anni hanno insanguinato il Paese e che, Dio non voglia, porteranno ad una guerra dagli esiti imprevedibili, come tutte le guerre. L'America, come sempre, sotto i panni dell'alfiere della pace, nasconde i panni feroci del conquistatore senza scrupoli. E' un peccato che in questi panni, questa volta, ci sia Obama, un uomo che molti di noi avevano salutato come nuovo e che invece ha dimostrato di non essere molto diverso da chi lo ha preceduto. Questo, se ce ne fosse ancora bisogno, ci dimostra come non sono le persone che dovrebbero fare la storia, ma le idee portate a spalla dalla gente.
In Italia, come negli ultimi vent'anni, le sorti della nazione sono appese al destino di un uomo solo. Un pregiudicato, condannato per un reato odioso come la frode fiscale, un uomo delle istituzioni che ha gabbato i propri elettori, i quali continuano a stargli dietro e a perdonarlo. E questo nonostante politicamente abbia fatto errori madornali e si sia sottoposto a grossolane contraddizioni. Come l'approvazione di leggi che poi si sono rivelate incostituzionali. O il fatto che in più occasioni ha fatto approvare leggi contro le quali poi si è schierato per la loro abrogazione: parlo della legge sull'IMU, voluta dal suo governo, o della legge anti-corruzione, contro la quale oggi tuona per una presunta illegittimità, infine le leggi sulle droghe leggere e sull'immigrazione, volute dai suoi governi e contro le quali ieri ha firmato i referendum abrogativi.
Il giorno 9 settembre sarà il d-day, nel mondo si deciderà per l'attacco alla Siria e forse per l'inizio della terza guerra mondiale, che porterebbe morte distruzione, azzeramento e ripartenza. Con tutti gli orrori ma anche le opportunità, per qualcuno, che questo comporta. In Italia, si deciderà delle sorti di un uomo che il buon senso vorrebbe cacciato a calci dal Parlamento e dalla storia senza nessuna possibilità di appellarsi ad alcun cavillo.
Speriamo che in tutti e due i casi si decida per il meglio, che, per una volta nella storia dell'umanità, e non solo nelle favole, il bene vinca sul male e il buon senso sul furbo opportunismo.

domenica 25 agosto 2013

Un segno dei tempi

Premetto che guardo con affetto ai tifosi del Milan, come a tutti quelli delle altre squadre. Coi sentimenti non si scherza e anche io, tifoso del Lecce, costretto a subire le avversità degli ultimi anni, ne so qualcosa. Premesso questo, ho visto la sconfitta di ieri del Milan come un segno dei tempi.
Tempi segnati finalmente dal declino di un uomo che ha comandato (ma non governato) in lungo e in largo senza produrre nulla, o estremamente poco, di buono per il Paese, rispetto alle potenzialità dei governi che ha presieduto. Continuamente lamentoso e rancoroso verso una magistratura verso la quale, contrariamente alle promesse elettorali, non ha mai prodotto una vera riforma, per cercare di risolvere, in un senso o in un altro, i cronici problemi della giustizia italiana. Il risultato sono invece stati una miriade di leggine ad personam, che hanno lasciato il tempo che hanno trovato e anzi, se possibile, hanno peggiorato le cose.
Ora che sembra tutto finito, che finalmente il responsabile principale dello sfascio italiano è posto davanti alle sue colpe, tutto sembra rivoltarglisi contro. Perfino un anonimo Verona (ripeto, lo dico con tutto l'affetto possibile), neopromosso, probabile protagonista della lotta per non retrocedere, ha sconfitto la squadra di cui è presidente quell'uomo.
Al sapere di quella sconfitta mi è tornato in mente un vecchio film di Totò, quando appunto questi era un genrale temuto e riverito. Mentre era in servizio perfino la macchina lavamarciapiedi, al mattino, quando usciva di casa per una passeggiata, deviava gli spruzzi per non bagnarlo. Il giorno dopo la pensione, invece, quella stessa macchina, appena lo avvistò fece finta di deviare lo spruzzo e, quando lui si avvicinò fiducioso, fece partire uno schizzo che gli bagnò tutto il vestito, beccandosi gli improperi del malcapitato.
Questo ho visto ieri sera, la fine di un potente con la pernacchia finale da parte di chi, fino a quel giorno, era sotto.

domenica 4 agosto 2013

Bananas

Nella lontana Repubblica di Bananas, un tempo remoto, ormai dimenticato dai più, viveva un vecchio miliardario che, frodando e ammaliando il suo popolo, era riuscito a garantirsi un potere mai visto prima in quella terra. Il Cavaliere Nero, così lo chiamavano, era detentore della quasi totalità del potenziale informativo del suo Paese e, laddove non ne era direttamente proprietario, aveva istituito un tale Sistema di ricatti, che solo pochi inascoltati giornalisti osavano parlare male di lui e del suo operato. Alla base del suo potere c'era indubbiamente un grande carisma, ma lui, non contento, aveva aggiunto a quel grande dono ricevuto da madre natura, una parolina magica: comunisti. Ogni volta che pronunciava quella parola, le masse si inginocchiavano adoranti, quasi che lui fosse l'unico essere sulla Terra in grado di salvarli non si sa bene da che cosa. Nessuno infatti, neanche lui stesso, capiva bene il significato profondo di quella parola ma, tanto era stato lo sforzo pubblicitario profuso, che tutti inspiegabilmente ne avevano terrore. Così, l'opposizione al suo governo, ogni volta che provava ad uscire fuori dal proprio guscio, bastava che lui la tacciasse di comunismo e subito, invece di spiegare al popolo le proprie idee, si appiattiva sulle idee del Cavaliere Nero, finendo per confondersi con esso, pur di non palesare il suo presunto comunismo. Anche la magistratura aveva il suo bel da fare per dimostrare che non era comunista, ma semplicemente uguale per tutti. Così passarono gli anni, tra ingiustizie e soprusi, e nella terra di Bananas si era costituito un sistema unico di potere e corruzione di cui il Cavaliere Nero, che pure era il principale rappresentante, finì per essere solo un tassello dell'intero mosaico.


Un giorno, dai prati erbosi di Bananas, sbucò un Grillo Parlante che si pose come obiettivo quello di riportare i cittadini al centro delle decisioni. All'inizio il Sistema ignorò il Grillo Parlante, lo derideva, per via del suo passato di clown e lo lasciò fare. Ma all'improvviso, questo si prese tutta la scena di una tornata elettorale e passò il turno come primo partito delle elezioni. A quel punto, per il Sistema, il Grillo Parlante era diventato come il fumo negli occhi e così cominciò a fargli la guerra, arrivando ad accusarlo anche di colpe che non aveva, tipo quella di non aver voluto allearsi con l'opposizione, omettendo volutamente che questa era sempre stata connivente con il Cavaliere Nero e che anche in quell’occasione si era rifiutata di staccarsi da lui per fare un’alleanza diversa. Ma il Grillo Parlante tirò dritto per la sua strada anche perché aveva lo stesso carisma del Cavaliere Nero e come lui parlava in modo semplice, comprensibile a tutti. Anche gli uomini del Cavaliere Nero, intuito il pericolo, cercarono di eliminarlo dalla scena con operazioni di dossieraggio mal riuscite. Perfino l'opposizione uscì dal suo proverbiale guscio, perché questa novità costringeva i suoi uomini a fare qualcosa che mai prima di allora aveva osato fare per convenienza e strisciante connivenza. Ma ormai era troppo tardi, i cittadini avevano preso coscienza di quelle che erano state le malefatte del Cavaliere Nero e del suo perfido Sistema e ancora di più lo capirono quando i magistrati, non rossi, ma uguali per tutti, condannarono il Cavaliere Nero al carcere. Nel frattempo, anche una delle prime Banche del Paese di Bananas aveva avuto un tracollo finanziario e giudiziario per colpa di una gestione scellerata dei politici di opposizione. Infine anche la Chiesa, forse a sua insaputa, aveva nominato un Papa rivoluzionario nella sua semplicità che, cominciò a fare piazza pulita di tante corruzioni al suo interno. Insomma il muro del malaffare ebbe così tante crepe che alla fine crollò, non senza fare un po' di vittime fra quelli che vi erano rimasti ancora aggrappati, ma lasciando finalmente libero l'orizzonte verso un futuro migliore.

venerdì 19 luglio 2013

Il tramonto

Ancora una volta il Parlamento ha sospeso per un giorno i suoi lavori per causa di un uomo. Oggi infatti si è votata la fiducia al Ministro Alfano e, come è avvenuto qualche giorno fa, in occasioner della protesta contro la Cassazione che aveva fissato il giorno della sentenza per il processo Mediaset, anche oggi, il Parlamento, ha dedicato il suo tempo ad un'inutile votazione, piuttosto che dedicarlo ai problemi del Paese. Intendiamoci, non è che la votazione fosse di per sé inutile. Quella era il minimo che si potesse fare, in democrazia. Anzi fa specie che a chiedere il voto siano stati, ancora una volta, quegli "incompetenti" del Movimento 5 Stelle e non, per esempio, gli inesistenti Fratelli d'Italia, finora famosi solo per aver chiamato i cittadini del Kazakistan, kazakistani.
Detto questo, la vicenda, oltre che offrire una inutile soddisfazione al maniaco di Arcore, è riuscita a far passare sotto coperta, o almeno a evitare che fosse adeguatamente sottolineata, la condanna di Nicole Minetti, Lele Mora ed Emilio Fede. Questa storia dei "festini eleganti" sembra come una cosa che si cerca di tenerla per i capelli e scappa dalla coda. Comunque la si voglia guardare, pare sempre lo stesso pasticcio sfuggito di mano al suo organizzatore, che evidentemente, dopo aver fatto strabuzzare gli occhi ad una persona non certamente di primissimo pelo, Daniela Garnero in Santanché (famosa l'intercettazione in cui la nostra, parlando con Flavio Briatore, diceva che si continuava come se nulla fosse e che stava per venire giù tutto), ha fatto rizzare i capelli ai suoi avvocati difensori che ormai non ci devono dormire neppure la notte per cercare nuove frottole da raccontare ai giornalisti, i quali, quasi tutti, se le bevono, ma che ovviamente non riescono a raccontare ai magistrati. La conseguenza di tutto ciò e che, ad intervalli regolari, giungono le sentenze di condanna per la marea di reati consumati. Siamo agli sgoccioli, questo è chiaro, di una brutta storia, fatta di egoismo, ingordigia e malcostume. Siamo alla fine di una storia di corruzione, non solo economica, ma anche morale e non solo, o non più di pochi uomini. Tutti, o molti, pensano per sé, come i topi che scappano dalla nave, dimenticando che fuori dalla nave c'è solo da affogare, mentre dentro, forse, se si riusciusse ad essere razionali, si potrebbe cercare di sopravvivere, aspettando, e soprattutto cercando di costruire, tempi migliori.

martedì 9 luglio 2013

Chi paga e chi non paga mai.

Si fa un gran parlare della responsabilità dei magistrati, quella civile, quella legata agli errori del loro lavoro. Senza pensare che i magistrati sono responsabili sia penalmente, davanti alla giustizia ordinaria per reati comuni, sia per le conseguenze del loro lavoro. Lì infatti agisce il CSM e comunque c'è una legge, la famosa Vassalli, la 117 del 1988, che regolamenta la responsabilità civile dei magistrati e che, volendo, può essere emendata in poco tempo e inasprita, senza fare tanta pubblicità negativa sui magistrati che, a torto o a ragione, il loro lavoro lo fanno.
Chi invece il proprio lavoro non lo fa e non viene mai punito per questo, sono i politici che aspettano, guarda caso, sempre i provvedimenti della magistratura per risolvere problemi che non solo dovrebbero risolvere loro ma che spesso sono proprio loro a causare.
Infatti chi ha causato il problema dell'ILVA se non una politica collusa col potere economico o, a volergli bene, una politica che per anni ha fatto finta di non vedere lo scempio causato da imprenditori affaristi e senza scrupoli? E chi alla fine ha risolto il problema, mettendoci le mani in maniera cruenta, perché ormai quello era lì'unico modo per rompere la rete di connivenze?
E passiamo al cosiddetto Lodo Alfano, più propriamente legge Alfano, fatto approvare in fretta e furia a dispetto di quelle che erano le reali esigenze di giustizia del popolo italiano, per coprire le magagne di un uomo solo. Quella legge truffaldina fu bocciata dalla Corte Costituzionale che la cancellò senza possibilità di rimedio, ma intanto il danno era fatto.
C'è poi la legge elettorale in vigore. Se non si deciderà la magistratura a cancellarla dalla faccia della Terra, come peraltro ha già cominciato a fare, continuerà a far danni e ad eleggere parlamenti deboli che continueranno a farci sprofondare nel disastro più nero.
Ecco, di tutti questi danni chi risponderà e chi ha risposto fino ad ora? Mai, ripeto, mai un politico ha pagato per i danni causati dal suo lavoro. Altro che magistrati!
E veniamo alla ciliegina sulla torta. Il 30 luglio prossimo ci sarà l'ultimo capitolo del processo Mediaset, quello in cui un nostro ex capo di governo è già stato condannato in secondo grado per frode fiscale a 4 anni di reclusione e interdizione dai pubblici uffici. In quel processo, che arriverà a sentenza presumibilmente entro settembre-ottobre, si sancirà che abbiamo avuto un delinquente ai vertici delle istituzioni. Chi risarcirà il popolo italiano di questa onta infamante?

lunedì 24 giugno 2013

Da rabbrividire

Ci sono notizie che fanno rallegrare, come l'elezione del nuovo sindaco della città di Ragusa. Si noti che non ho scritto la vittoria o il Movimento 5 Stelle ha preso, ecc. Questa è terminologia calcistica o, peggio, militare. Dobbiamo imparare a dare il giusto nome alle cose. L'elezione di una persona non va confusa con una vittoria, come si trattasse di un torneo a squadre. Da ora tutto è da vedere e il nuovo sindaco di Ragusa dovrà essere messo alla prova, come quello di Parma prima di lui.
Poi c'è la notizia per la quale molti si rallegrano, io sono tra quelli che rabbrividiscono. Abbiamo avuto un presidente del Consiglio, condannato in via definitiva per falso in bilancio (reato poi depenalizzato, ma penalmente rilevante nel momento in cui è stato commesso), in secondo grado per frode fiscale, ed ora, in primo grado, per concussione e prostituzione minorile. Un simile personaggio non sarebbe neanche degno di essere ospitato nelle patrie galere (pare che i detenuti che si macchino di reati contro i minori vengono giustiziati dagli altri detenuti), in Italia lo nominiamo presidente del Consiglio.
Poi c'è una notizia terribile, di quelle che non vorresti mai ascoltare e di cui speri sempre che ci sia stato un malinteso e che alla fine si dimostri la sua infondatezza. Pare che Miccoli abbia avuto contatti con la mafia, pare che abbia offeso la memoria del giudice Falcone, pare che alla fine si sia macchiato del reato di estorsione, mandando un mafioso a ritirare un suo credito da un suo debitore. Pare che ci siano delle intercettazioni che lo inchiodano e fino al momento che scrivo nessuna smentita è stata pronunciata dal calciatore. Nemmeno quelle di rito, che in genere si usano in questi casi, del tipo "sono sereno", "farò piena luce", "a mia insaputa", ecc. Tutto tace e il terribile sospetto cresce fino a diventare certezza e ad espellere il sentimento di ammirazione per quel ragazzo che aveva rifiutato il denaro del potere e aveva scelto, così pare, di rovinarsi una carriera folgorante, finendo per giocare in quel palermo che, a quanto pare, alla fine gli è stato fatale. Pare che sia andata proprio così, addio Fabrizio, il tuo sogno e la mia ammirazione si infrangono per sempre.

sabato 15 giugno 2013

Pochi ma buoni

Non so che cosa accadrà da qui a qualche mese nel panorama politico italiano. Voci insistenti danno per certa una scissione del Movimento 5 Stelle, chi dice che non si riesca a formare un nuovo gruppo parlamentare, quindi meno di venti unità, chi invece parla additittura di sessanta parlamentari pronti a cvambiare casacca. Tale evenienza vedrebbe Beppe Grillo costretto a ritirare il proprio simbolo e forse a porre fine alla sua avventura. Personalemte non mi appassiona l'evoluzione del Movimento 5 Stelle o del governo che potrebbe trarre giovamento da tale scissione o vedere la propria morte politica in funzione di un nuovo governo sostenuto dal PD, da SEL e dai dissidenti M5S. Non mi appassiona per diverse ragioni. Intanto perché non credo che le forze appena citate possano fare cose diverse da quelle che sta facendo l'attuale esecutivo, prono ai voleri non solo del PDL e del suo leader, ma anche di Napolitano e di forze internazionali. Ricordo infatti che il PD ha avuto potere e modo di fare cose diverse quando era al governo e non ha eliminato una sola legge ad personam senza parlare che mai ha voluto cambiare la legge elettorale. Per cui nulla mi aspetto da loro, né da SEL che, a parte qualche dichiarazione di principio nulla di diverso sta facendo in Puglia. Per non dire di quelli che sono i probasbili dissidenti del M5S, che se ne vanno per trenta denari. Tutto cambierà per lasciare tutto com'è ora e come era ai tempi del PDL prima e di Monti poi e dobbiamo pure dire grazie se non faranno un'amnistia per salvare i soliti noti dalla galera, che è l'unico posto che gli compete. Altro che parlamento!
Quello che mi amareggia in tutta questa vicenda, invece, è il solito trattamento feroce, che il Movimento 5 Stelle subisce quotidianamente, non solo dalla stampa nazionale che, vabbè, ormai ci si è abituati e non ci si fa più caso. Basti pensare che sono loro i primi a soffiare sul fuoco, senza nemmeno avere elementi precisi per informare i cittadini. La cosa grave è quello che tanta gente pensa e dice del Movimento 5 Stelle. Molti ridono soddisfatti dei suoi problemi, come se questa crisi fosse un punto a favore del partito che hanno votato, come se si trattasse di un continuo campionato, in cui la crisi di una squadra avvantaggiasse un'altra a vincere. A questo siamo ridotti, a fare il tifo in piena crisi, invece di pretendere provvedimenti improcrastinabili che non vedremo forse mai. Dimenticando che la crisi del M5S, se portata alle estreme conseguenze, potrebbe portare alla perdita di un'opportunità, perché dove non c'è pluralità non c'è democrazia. Senza contare le battaglie che, nel silenzio generale, il Movimento 5 Stelle, ha già vinto. E mi riferisco al fatto che ora, come mai prima, si parla di riduzione dei costi della politica. Per non dire di tutte le battaglie parlamentari di cui fa una breve sintesi Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi. Personalmente vedo chi ride della crisi del Movimento 5 Stelle, come Lucignolo e Pinocchio che ridono l'uno delle orecchie dell'altro, mentre stanno tutt'e due trasformandosi in asinelli.

domenica 9 giugno 2013

Da un vecchio ricordo

Ogni tanto mi ritorna in mente il colloquio avuto con dei colleghi di lavoro, i quali, facendo politica attiva, difendevano a spada tratta i loro partiti, mentre io, non avendo interessi da difendere, né scelte di parte obbligate, ritenendomi libero di decidere, pur con tutti i limiti della definizione di libertà individuale relativa a ciascun individuo, difendevo il lavoro e le scelte operate fino ad ora dal Movimento 5 Stelle. Ad un certo punto uno di loro, Rocco, mi ha apostrofato, dicendo che loro, i partiti, stavano cercando di difendere il mio risparmio dall'aggressione dello spread, perché uno spread basso avrebbe favorito anche me. Beh, caro Rocco, voglio dirti una cosa:
sete voi che avete ridotto a questo punto lo spread dei titoli italiani
siete voi che ci avete regalato i politici più pagati d'Europa
siete voi che ci avete regalato gli stipendi più bassi d'Europa
siete voi che ci avete regalato le tasse più alte d'Europa
siete voi che ci avete negato il reddito di cittadinanza, contrariamente a quanto avviene in molte nazioni d'Europa
siete voi che non avete voluto un'alleanza col Movimento 5 Stelle, perché volevate i voti senza cedere un millimetro del vostro potere
siete voi che non avete voluto accettare nessuna delle proposte del Movimento 5 Stelle
siete voi che avete bocciato Prodi, dando al Movimento 5 Stelle la colpa anche di questo
siete voi che vi siete alleati con i vostri presunti avversari dopo che non avete fatto nulla per cambiare la legge elettorale
siete voi che andrete a votare con questa stessa legge perché non sarete capaci di cambiarla
siete voi che non siete stati capaci di eleggere neanche il Capo della Stato
siete voi che state sottoponendo il Movimento 5 Stelle ad un fuoco di fila che neanche ai tempi del primo governo del delinquente naturale, con la differenza che Grillo, con tutti i suoi difetti, è una persona per bene.
Smettila, Rocco, ti prego, di fronte ai fatti, abbiate la compiacenza di relegare in secondo piano le vostre faziose opinioni, di questo passo sareste capaci di accusare il Movimento 5 Stelle perfino di aver creato il debito pubblico, nonostante a Parma il debito sia stato pesantemtne ridotto dall'attuale giunta che, guarda caso, è a guida Movimento 5 Stelle.

sabato 8 giugno 2013

Il Movimento 5 Stelle e gli altri

Capita il periodo che non ne hai voglia. Poi, ad un certo punto, senza che tu ne comprenda la ragione, la mano scivola sulla tastiera del computer e tutto sembra tornare come prima.
Così ripensi a quello che è capitato fino ad oggi e consideri che, tutto sommato, non è necessario governare. Tutto sommato si posssono fare delle cose anche dall'opposizione. Sì, perché, se il Movimento 5 Stelle avesse fatto il governo con il PD (anche senza il volere del PD, perché loro non hanno mai voluto sentirne parlare), forse non sarebbe riuscito, per una questione di lealtà verso l'alleato di governo, a far cambiare il decreto per i rimborsi della pubblica amministrazione verso le piccole e medie imprese. Ricordate? Volevano che i soldi passassero prima dalle banche e poi andassero agli imprenditori, ben ripulite. Ma, grazie al M5S, il giro è stato cambiato. Finalmente ora si comincia a parlare di riduzione degli stipendi dei politici, di eliminazione delle indennità (per sesempio ai ministri), di non partecipazione ai talk show, di abolizione dei finanziamenti ... se ne parla, almeno qualcosa si sta muovendo, grazie al lavoro del M5S. Ed ora? Volevano dare il 2 x mille ai partiti, anche se la gente non avesse espresso alcuna scelta. Grazie al M5S pare che, ove non ci dovesse essere scelta, i soldi torneranno allo Stato. Anche questa volta la porcheria incostituzionale (si rischiava di violare la regola del voto segreto) è stata scongiurata. Tante proposte sono state fatte e regolarmente bocciate, ma non tutto è perduto. Ora, a breve, si giocherà duro con le commissioni al completo. La partita è appena cominciata e i cittadini del M5S si divertiranno a fare il loro mestiere, gli altri invece soffriranno nel vedere sempre meno tutelati i propri interessi.

sabato 11 maggio 2013

Amaro in bocca

Resta l'amaro in bocca per un mafioso che muore e per il quale si osserva un minuto di silenzio negli stadi, ma solo, per fortuna, da parte dei calciatori, perchè il pubblico lo fischia sonoramnente e giustamente. Resta l'amaro in bocca per nove morti sul lavoro per i quali nessuno osserva un minuto di silenzio. Resta l'amaro in bocca per dei calciatori che conrtinuano ad ostentare il numero 31 in barba alla giustizia che ha stabilito che il numero giusto era il 29. Resta l'amaro in bocca per un uomo che, in barba alla giustizia, aizza ancora una volta, forse l'ultima, i suoi uomini contro quei giudici che hanno stabilito senza più ombra di dubbio che è un delinquente naturale e tale può essere apostrofato da tutti d'ora in poi, senza ombra di dubbio, anche se dovesse divenrtare, pur  senza merito alcuno, senatore a vita. Resta l'amaro in bocca per il continuo attacco ad un gruppo di persone che hanno rinunciato ad un rimborso elettorale da 42 milioni di euro ed hanno avuto lo stipendio più che dimezzato, ma per loro si discutre della diaria mentre per gli altri forse si otterrà per decreto la rinuncia del secondo stipendio. Resta l'amaro in bocca per un uomo che indirizza i propri moniti solo quando si tratta di imporre una pace ipocrita e pericolosa, mentre resta in silenzio quando si tratta di pretendere il rispetto delle istituzioni. Resta l'amaro in bocca quando capisci che quell'uomo in altre occasioni ha saputo pretendere il rispetto per le istituzioni del proprio Paese, in campo internazionale, e solo pochi mesi fa, mentre ora fa finta di niente di fronte agli attacchi alla magistratura e alla seconda forza del parlamento i cui parlamentari hanno visto violata la propria posta privata.
Resta l'amaro in bocca ma anche la grande convinzione che la strada è quella giusta. Se la gente fischia negli stadi, la strada è quella giusta, se ci sono proposte per dimezzare gli stipendi di tutti i parlamentari la strada è quella giusta, se ci sono ancora e sempre persone che hanno il coraggio di condannare senza paura, la strada è quella giusta, se ci sono dirigenti sportivi che cuciono solo due stelle sulle proprie bandiere e non le tre pretese da chi non voleva il rispetto delle regole, la strada è quella giusta. E se la strada è quella giusta, la speranza non può morire. Non ora.

martedì 23 aprile 2013

Due conti

Mi vengono in mente i conti effettuati da un istituto statistico in merito al consumo di sigarette. I toni sono allarmistici, non per l'aumentato consumo, ma per il diminuito consumo, pensate, che porterebbe nelle casse dello Stato un mancato introito per circa 70 milioni di euro. Io credo che il giornalismo di questo Paese sia alla frutta. Come fanno i giornalisti ad allarmarsi per un mancato introito, se sull'altro piatto della bilancia c'è un aumento di salute ed un aumentato introito in termini di spesa del servizio sanitario nazionale? La vicenda mi fa pensare alle slot machines, per le quali lo Stato incassa uno sproposito di denaro e infatti ogni tanto aumenta le tasse sui giochi e aumenta i giochi stessi, dimenticando che se un padre fa giocare i figli, prima o poi perderà i figli. Un'altra considerazione che mi viene è la richiesta di abolizione delle intercettazioni, come quelle che sono state attribuite al presidente (con la minuscola) Napolitano e distrutte. La vulgata vuole che le intercettazioni, fra le altre cose, farebbero spendere un sacco di soldi, dimenticando che permettono alla giustizia di recuperare molti soldi dal malaffare. E, a proposito di Napolitano, la sua rielezione permette di risparmiare i soldi di un altro senatore a vita. Francamente di questo risparmio avremmo fatto a meno. Così come faremmo volentieri a meno di un Monti bis, mascherato da Amato o da chiunque altro, fra i nomi che si stanno affacciando sulla scena tragica di una politica ormai avvitata in una crisi irrisolvibile, se non con la dipartita dei suoi pessimi protagonisti. Ridotti come sono a parlare di sconfitta di Grillo in Friuli, di fronte a molto meno di un milione di elettori, non solo, ma di un Movimento che si presentava per la prima volta e che, a livello locale, ha perso appena 5-6 punti percentuali rispetto ai risultati nazionali. Ma ormai sono bolliti, non sanno come fare a tenere insieme i cocci delle loro spudorate fantasie. Il tempo premierà il popolo paziente, anche se saranno gli assenti ad attribuirsi la vittoria finale.

martedì 16 aprile 2013

Una giornata particolare

Sì, è vero, in America è esplosa una bomba che ha creato un disastro di dimensioni immani, sia dal punto di vista fisico, essendo morte almeno 3 persone e di altre decine non se ne conosce il destino finale, sia dal punto di vista psicologico. E' vero, anche in Italia non ce la passiamo bene, la crisi, la gente che arranca, gli imprenditori che strillano. Ma oggi è una giornata particolare. Il voto di poche migliaia di cittadini ha dato un altro segnale a chi dovrebbe avere interesse a recepirlo.
Il Movimento 5 Stelle ha scelto il suo candidato per il Quirinale. Il nome non è di quelli altisonanti, ma è un nome semplice, che fa rasserenare il volto a chi già si era preparato a mordere allo spuntare della prima sillaba sul blog di beppe Grillo. Milena Gabanelli è una donna per bene, giovane, preparata, incolore, dal punto di vista politico. Sicuramente non accetterà, ma già il fatto che la gente abbia scelto lei, significa che c'è bisogno di bellezza. Di colpo tutti gli intrighi di palazzo sembrano lontani, un fastidioso sottofondo. Come appaiono brutti i litigi del PD, le parole urlate, i tatticismi esasperanti e malandrini del PDL. Il nome di Milena Gabanelli, induce alla serenità, alla dolcezza, ma anche alla fermezza di una donna che non si è fatta scrupoli quando a finire sulla graticola era stato Antonio Di Pietro. Chi meglio di lei potrebbe rappresentare l'imparzialità, l'onestà, la competenza.
Oggi è una giornata particolare, non era cominciata bene, ma è bastato questo sogno irrealizzabile per rendere più limpido il cielo.

mercoledì 27 marzo 2013

Fiducia

C'è una parola che è molto di moda in questo periodo. Nel post precedente avevo parlato della parola responsabili,oggi mi è venuto in mente che un'altra parola, forse più importante di quella,  è in giro: FIDUCIA.
Un vecchio slogan diceva che la fiducia è una cosa seria e si dà alle cose serie. E io aggiungo che si da alle persone serie e giuste al momento giusto. Bersani non ricorda a sé stesso che, per quanto lui possa essere una persona innocua e tutto sommato seria, è espressione del dalemismo che impera nel PD. Derivando quindi da quella corrente, come può sperare di avere un qualche potere decisionale, una certa autonomia che non sia condita da secondi fini legati a vantaggi per il partito che per vent'anni ha fatto accordi con il Forza Italia prima e il PDL dopo? Non dimentichiamo mai che D'alema ha proposto la bicamerale e con essa ha salvato il leader del centro-destra da sicura fine politica. Non solo, ma il centro-sinistra ha avuto due anni per cambiare questa legge elettorale tanto nociva e all'apparenza tanto odiata. Ma anche nel corso di quest'ultimo anno avrebbero potuto farlo, avendo una larga maggioranza e la copertura di un geverno tecnico. Niente, non hanno voluto fare niente, come pretendono oggi di avere la fiducia, dopo tutto questo curriculum? Quale fiducia può accordargli un gruppo di cittadini che, vilipeso per anni, è salito nelle stanze del potere con il determinato obiettivo di fare piazza pulita di tutte quelle ridicole strategie che hanno condotto il nostrto paese ad essere il peggiore della zona dei paesi indistrializzati e forse ad essere superato anche da molti paesi che indistrializzati non sono, almeno in alcuni settori della vita pubblica, come informazione e libertà di stampa? Niente fiducia, Bersani, spero con tutto il cuore che il Movimento 5 Stelle faccia quadrato e riesca a non cedere a tutti quei ricatti che sono una costante di questa stramaledetta seconda repubblica ormai al tramonto. Finita questa pantomima, se il Presidente della Repubblica avrà il coraggio degli uomini migliori, proporrà un Presidente del Consiglio di alto profilo che sia garante del programma dei cittadini a 5 Stelle, magari gradito al centro-sinistra, che faccia le cose che si possono fare fin dai primi cento giorni e, perché no, magari governare in maniera decisa verso l'uscita dal baratro per qualche anno. Altrimenti si metta fine a questa tortura e si vada a votare. Se dev'essere terza repubblica, che terza repubblica sia.

domenica 24 marzo 2013

Responsabili

C'è una parola che da qualche mese, ma forse è il caso di dire da un paio d'anni, circola in Italia, assumendo connotati che ogni volta si allontanano rispetto al significato iniziale: "RESPONSABILI". La responsabilità politica, perché è di questo che voglio parlare, è un concetto giuridico, politico e filosofico in base al quale si determina se un soggetto operante nello stato ed investito di una carica politica debba o meno rispondere (ed eventualmente a chi) delle scelte politiche compiute (Wikipedia). La parola responsabile deriva dal latino respondere, che significa appunto rispondere. Quindi il parlamentare eletto, se responsabile, deve rispondere agli elettori del suo comportamento e delle sue scelte. E qui nasce l'inghippo. Nella precedente legislatura alcuni parlamentari, per un fantomatico senso di responsabilità, hanno varcato il Rubicone accordandosi con l'opposizione politica e facendo sopravvivere un governo destinato a cadere pochi mesi dopo, fra le contumelie degli elettori che sono andati in piazza a festeggiare per la sua dipartita. Erano responsabili quei parlamentari? Non credo. I loro elettori li avrebbero volentieri crocifissi, invece sono stati rieletti, anzi nominati, nello schieramento avverso, quello che avevano contribuito a salvare.
Da qualche giorno si chiede ai parlamentari del Movimento 5 Stelle di essere responsabili e votare un governo, contravvenendo al proprio mandato elettorale, quello che gli elettori gli hanno conferito al momento del voto. Personalmente, da elettore, non condivido. Se quei parlamentari vogliono comportarsi da responsabili devono tenere la barra dritta e continuare a chiedere di poter governare, dato che né il centro-destra, né il centro sinistra hanno dimostrato di volere il bene del popolo italiano. Infatti, da oltre vent'anni, coprono vicendevolmente le proprie vergogne, nascondendo il fatto che mai il centro-destra ha abolito una sola tassa del centro-sinistra, anzi aggiungendone a sua volta, e mai il contro-sinistra ha abolito una sola legge-vergogna del centro-destra, anzi aggiungendone a sua volta. Non meritano niente e la vera responsabilità è inchiodare questa gente a fare quelle cose che dicono di voler fare ma che non faranno mai se non vi sono costretti dal senso di responsdabilità di chi non ha nulla da chiedere in cambio, ma agisce solo per senso di responsabilità verso i propri elettori (vedere l'abolizione delle province in Sicilia).
Visto che il PD ha "non vinto", scelga quindi di non governare e dia la fiducia a un governo gradito al Movimento 5 Stelle. In questo modo otterrebbe una scusa per disobbedire ai ricatti del PDL e, in caso di fallimento, potrebbe scaricare la colpa al Movimento 5 Stelle e vincere, finalmente, le prossime elezioni.
In caso contrario si rassegni a fare un governo con il PDL e continui ad essere massacrato dagli elettori e dalla Storia.

venerdì 8 marzo 2013

Maledetta primavera

Nella primavera del 2006 si svolsero, forse, le elezioni politiche più oscure dell'Italia repubblicana. Qualche mese prima si diceva che il centrosinistra avrebbe stravinto, perché il centrodestra aveva governato nel lustro precedente e aveva commesso molti errori. La vittoria era lì, a portata di mano, bastava coglierla come una mela matura dal ramo. Il candidato premier del centrosinistra faceva ben sperare, era il solito Prodi che già aveva battuto il candidato premier del centrodestra ed era fino ad allora stato l'unico a riuscire nell'impresa.
Così il centrodestra corse ai ripari con l'approvazione di una legge elettorale che lo stesso promotore aveva definito una porcata (il famigerato porcellum proposto dal senatore leghista Calderoli).
Fino a poche settimane prima della consultazione, ma direi fino al silenzio imposto dalla legge, nonostante una campagna elettorale forsennata da parte del leader del centrodestra, i sondaggi davano un margine rassicurante di almeno quattro punti percentuali. Subito dopo l'apertura delle urne, ad inizio spoglio, il margine di quattro punti veniva confermato, poi il tracollo, come mai si era verificato nella storia delle elezioni, con un relativo azzeramento ed appiattimento, molto sospetto, a detta degli esperti, delle schede bianche o nulle in tutte le regioni d'Italia. Sappiamo tutti come andò a finire. Il centrosinistra vinse con un margine risicato di 15.000 voti che consentì a Prodi di varare un governo debole, che vedeva al senato due o tre senatori di scarto rispetto alla parte avversa, e una coalizione frammentata. La legislatura durò due anni, fece quello che gli fu consentito di fare e alle successive elezioni rivinse il centrodestra.
Deaglio pubblicò a proposito un film-inchiesta, dal titolo "Uccidete la democrazia" in cui, documenti alla mano, teorizzava brogli da parte del governo uscente di centrodestra che, pare, avesse usato lo stesso metodo già utilizzato da Bush figlio, in America, per battere l'avversario Gore, ottenendo in quel caso una eclatante e sorprendente vittoria di misura.
Ma su quella legislatura si adombra da qualche settimana anche lo scandalo di senatori che avrebbero cambiato casacca, non in maniera legittima, come peraltro prevede la Costituzione, ma dietro pagamento di forti some di denaro, si parla di cifre che vanno da due a cinque milioni di euro, e pare che ce ne sia più di uno.
Infine. sono di ieri le condanne per il processo Unipol, che stabuilisce che ci fu effettivamente un illecito nella pubblicazione della famosa intercettazione di Fassino, in quanto effettuata mentre vigeva il segreto istruttorio.
Quest'ultimo episodio è di particolare gravità, sia perché ha contribuito a uccidere la democrazia in quella particolare occasione, insieme a tutte le altre irregolarità perpetrate, sia perché il reato è stato commesso da un uomo che, non per niente definito dai giudici delinquente naturale, si è sempre battuto per l'abolizione delle intercettazioni, tranne, a quanto pare, quando si è trattato di utilizzarle a proprio uso e consumo, nonostante vi fossero già in vigore delle buone leggi a tutela della riservatezza degli italiani.

giovedì 21 febbraio 2013

La bellezza del Movimento 5 Stelle

C'è un'aria nuova nei rapporti fra le persone. Lo dico per esperienza personale. Un tempo passavo il tempo a litigare con i miei amici, per attaccare questo o quel politico, in base, non all'idea ma alla sua presunta onestà, che era più o meno limpida rispetto ad un altro. Ci si accapigliava, trascurando che, dietro le quinte, questo e quel politico passavano il tempo insieme a studiare nuove leggi da propinarci a dispetto delle nostre esigenze e soprattutto a tutela dei loro interessi. Noi cercavamo di scusare questo o quell'atteggiamento, litigando fra di noi, per difendere il meno peggio, le nostre ideologie, i valori che ciascuno aveva sempre coltivato, per convinzione personale o addirittura per eredità familiare. Trascuravamo, nella nostra foga,  di considerare ciò che succedeva veramente nelle stanze dei bottoni. Sì, perché in quelle stanze la corruzione delle idee, prima che gli interessi privati, avevano preso il sopravvento. Ma noi no, il popolo italiano continuava a litigare, convinto com'era che non si può lasciare la strada vecchia per la nuova, è troppo rischioso, meglio difendere il meno peggio, guardarsi in cagnesco con amici, parenti e conoscenti. Meglio non fidarsi di nessuno e difendere l'orticello.
Da un po' di tempo invece l'aria sta cambiando. La gente vuole sapere, chiede conto, grazie ad internet c'è più informazione. Per questo cercano di non farcelo usare come si deve. La gente comincia ad infischiarsene delle ideologie e lotta per le idee, propone, finalmente è scettica verso la vecchia nomenclatura, con le dovute eccezioni, che sono ancora regola, del voto di scambio. Lentamente la nuova coscienza popolare ha partorito un'onda, un desiderio. Sì, perché è da questo che nasce il fenomeno del Movimento 5 Stelle. Da un desiderio. Certo Grillo è abile, ha lavorato anni per raggiungere i risultati che in questi giorni sono sotto gli occhi di tutti. Sicuramente la crisi mondiale ha accelerato questo fenomeno. Ma la bellezza di quello che accade sta nel fatto che la gente non litiga più. Persone che un tempo si professavano di destra o di sinistra, ora si dichiarano convinti che bisogna togliere molto danaro a chi ha molto potere. Che è ora di finirla con la spremitura di limoni esangui. Che bisogna avere più diritti come avviene in qualunque Paese civile. Poi si discuterà sul cosa e sul come, ma ora gli obiettivi sono univoci, la gente ci crede, gli occhi sono finalmente ridenti. E' questo che deve aver visto Dario Fo in piazza Duomo a Milano. Il paragone con quel lontano 25 aprile deve essere consistito in questo, nella percezione che la gente è finalmente libera di decidere oltre le ideologie che incatenavano le idee. Finalmente siamo una comunità di persone che vogliono raggiungere gli stessi obiettivi. Il benessere comune che si contrappone al benessere di pochi privilegiati. Crediamoci andiamo fino in fondo e il sogno potrà diventare realtà.

mercoledì 13 febbraio 2013

Ancora una vittoria ... amara

Ci sono notizie che coinvolgono tutti con la loro carica emotiva, grazie anche alle aspettative di cui vengono caricate nel percorso evolutivo. E poi ce ne sono altre che arrivano, sorvolano le nostre teste come meteore e passano, quasi inosservate, nonostante la forza propulsiva e l'energia vitale di cui sono portatrici.
Stiamo vivendo un momento fantastico della nostra vita. Un momento talmente straordinario che riesce a far passare in secondo piano una campagna elettorale, certamente vuota di contenuti, ma pur sempre una campagna elettorale che potrebbe rappresentare una svolta nella storia della nostra repubblica.
La notizia di cui voglio parlare, che fa il paio con quella postata e commentata qualche giorno fa, riguarda la sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani che ha sancito la sconfitta del governo italiano, quello dei tecnici, nei confronti di una coppia che, essendo portatrice sana di fibrosi cistica, aveva chiesto la diagnosi preimpianto. Tale procedura è vietata dalla legge 40 del 2004, nonostante una prima sentenza dell'agosto scorso, il governo dei tecnici, appunto, aveva fatto ricorso ed è oggi stato sonoramente smentito dalla Corte, che ha confermato la sentenza precedente, rendendola definitiva.
Da uno studio comparato condotto dalla Corte di Strasburgo, poi,  emerge che l'Italia rimane uno dei pochissimi paesi, assieme all'Austria e alla Svizzera (che tuttavia dovrebbe presto cambiare la legge) a vietare ancora la diagnosi preimpianto per prevenire la trasmissione di malattie genetiche.
Credo che siano queste le sfide che attedono il nuovo Papa e soprattutto il nuovo governo. Una scissione definitiva dei poteri e delle interferenze reciproche, l'applicazione del motto che fu di Camillo Benso Conte di Cavour, "libera chiesa in libero stato". Finché ci saranno politici piegati ai dettami della Chiesa, non per un effettivo credo nei contenuti, ma per un bieco tornaconto elettorale, l'Italia continuerà ad essere poco più che una nazione integralista, al pari di quelle islamiche o di altro genere, ma con l'aggravante di essere ipocrita e corrotto, contravvenendo a quelle che sono le sue ambizioni di diventare un Paese occidentale, industriale, pienamente evoluto.

martedì 5 febbraio 2013

Una luce in fondo al tunnel

E' vero, c'è un delinquente naturale che si aggira per l'Italia a fare promesse che non potrà mantenere. Infatti aveva promesso ai suoi alleati che non avrebbe fatto il presidente del consiglio in caso di vittoria. Quindi, o non manterrà la prima promessa fatta o non manterrà quelle successive. C'è un banchiere con il loden che promette che diminuirà le tasse che intanto ha aumentato fino a farci stramazzare tuti al suolo, mentre gli indici che doveva correggere peggiorano tutti tranne lo stramaledetto spread che ancora nessuno ha capito a cosa serve. C'è un uomo grigio, incolore, che non fa promesse, pigola credendo che sia il miglior modo per vincere elezioni, che ormai crede di aver vinto, ma che è ben lontano dall'averle vinte e per questo si è scordato il programma elettorale a casa. Ci sono poi presunti ladri, truffatori, mafiosi, candidati a rappresentare il popolo in Parlamento, che fanno vedere i loro faccioni che sorridono da manifesti abusivi incollati sui muri delle città e conditi da improbabili slogan che trasudano finto ottimismo.
E poi c'è una notizia, bellissima, e forse per questo poco evidenziata dagli organi di informazione di regime. I quali ostentano i loro sondaggi, uno al giorno, come se gli italiani stessero tutto il giorno al telefono a cambiare idea sulle loro intenzioni di voto. Come se, con la crisi che gira, non avessero nulla di meglio da fare che stare appresso a loro. La notizia è che fra gli under 23 il Movimento 5 Stelle è al primo posto.
Ecco, i giovani hanno già deciso che i partiti tradizionali hanno fallito, sono composti da mummie pietrificate in via di decomposizione, verranno spazzati via, se non a questa tornata elettorale, dove ancora forte è il voto di scambio, alla prossima, dove gli effetti saranno attutiti dalle corruzioni che ne avranno svuotato il contenuto. Perché nella prossima legislatura, c'è da crederlo, i partiti non cambieranno nulla delle proprie abitudini. Dopo aver riflettuto profondamente sugli esiti del voto per due lunghissimi nanosecondi, continueranno, come prima, più di prima, a cercare di sbranare quello che resta dei nostri sacrifici, pagati a lacruime e sangue con le tasse.
Ma, se così stanno le cose, una luce in fondo al tunnel c'è per davvero, se i giovani hanno deciso di cambiare allora siamo all'alba della speranza, si intravede l'aurora di un nuovo giorno. Allora l'Italia può davvero farcela.

giovedì 31 gennaio 2013

Che tristezza!

Che tristezza vedere due dei magistrati più in vista, in Italia, litigare. E' un'immane tristezza sentire lo scadere dei toni, sapere che abbiamo purtroppo perso, con Ingroia, un ottimo magistrato, ma di contro non abbiamo acquisito un buon politico. Non ce lo vedo in questa veste, non va bene dire le parole che ha detto, se le ha dette, (vista l'informazione italiana bisogna sempre andare con i piedi di piombo), circa il presunto pensiero di Borsellino nei riguardi di Boccassini.
E' triste vedere confermati tutti i dubbi circa la sincerità di certi politici che parlano di Balotelli come di una mela marcia e poi lo acquistano. Pare che abbiano pagato venti milioni per ottenre in cambio un calcolo di circa quattrocentomila voti che, fatti i calcoli, verrebbe circa cinquanta euro cadauno, la stessa tariffa che avrebbe pagato la 'ndrangheta nella presunta trattativa con il consigliere della Regione Lombardia.
E' triste sentire un premier ancora in carica che promette un abbassamento delle tasse mentre un giorno prima aveva dichiarato che l'IMU non si può toccare e contemporaneamente, mentre è ancora in carica, non fa nulla per limare qualcosa, dare un segnale, niente.
E' triste vedere una delle banche più antiche e prestigiose del mondo andare in malora perché, ironia della sorte, corrotta all'interno dal potere e dal denaro.
E' triste vivere in un Paese alla deriva, in cui la migliore proposta politica è ancora un ammuffito contratto con gli italiani che, se fossimo in un altro Paese, qualunque proponente sarebbe stato cacciato a calci nel sedere, come sta succedendo, ad esempio, in Egitto.
Ma una speranza c'è ancora. Se gli scandali emergono può non essere solo il risultato di una guerra tra bande tutta interna alle lobby politiche. Credo che bisogna essere ottimisti, far finta che ci sia un progetto, o quanto meno approfittare di tali situazioni per gridare al vento che il re è nudo. Ora possiamo farlo, siamo nell'inerregno, è il momento di scegliere quanto di meglio c'è sulla piazza. Evitiamo di astenerci dal votare e votiamo fuori dal coro. C'è la possibilità di gridare tutti insieme. Ieri un mio amico mi ha detto che dovremmo cacciare i politici e cominciare a tenere noi le redini della politica, governare in prima persona, se vogliamo cambiare veramente le cose. Bene oggi si può.

lunedì 21 gennaio 2013

La cattiva informazione

Mentre i giornali continuano a parlare di Grillo e del Movimento 5 Stelle solo nei termini della querelle con i sindacati, nessuno si cura delle folle oceaniche che riempiono le piazze durante i suoi comizi e nessuno si cura delle proposte che Grillo fa, concentrando invece l'attenzione su grigi leaders che parlano stravaccati su poltrone televisive, lontani dalla gente. In fondo è meglio cercare di mettere il Movimento 5 Stelle in cattiva luce parlando a vanvera su una polemica inesistente. Sì, perché credo che nessuno possa negare che i sindacati più in vista, cioè la triplice, hanno fatto patti col governo cedendo lentamente sui diritti dei lavoratori, quegli stessi diritti che i loro predecessori hanno impiegato anni per poterli acquisire. E loro li svendono per avere uno scivolo verso una futura candidatura in politica. Chi erano Polverini, Bertinotti, Marini, Cofferati e compagnia continuando, prima di entrare a a far parte delle istituzioni?
Si preferisce tirare colpi bassi a un movimento che sta dilagando nel Paese e si cerca di nascondere il fatto sacrosanto che in Sicilia i consiglieri di tale Movimento, prima che venga approvata un'apposita legge, hanno restituito il 75% dello stipendio e lo hanno destinato ad un fondo dedicato al finanziamento delle piccole e medie imprese. Analogo discorso viene fatto da Grillo in questi giorni, per quel che riguarda i parlamentari che saranno del Movimento 5 Stelle. Anche per allora è prevista analoga azione, indipendentemente dalle leggi che verranno approvate in proposito. Ma nessuno ne parla, si preferisce parlare dell'inutile querelle con i sindacati. Forse perché su questo argomento si registra l'unico scivolone televisivo del cavaliere quando, intervistato da Ilaria D'Amico su Sky, è stato meso in crisi peroprio dal fatto che non è riuscito nemmeno a promettere una simile azione, ma ha parlato genericamente di una proposta di legge che verrà, beccandosi il sarcasmo dell'intervistatrice e concludendo l'intervista con un "lei è molto cattiva".
Ma tutti preferiscono dire che il PDL è in rimonta, nessuno dice delle difficoltà, non dico per la formazione delle liste, che a quanto pare sono comuni a tutti tranne che, guarda caso, del Movimento 5 Stelle, che ha già chiuso la partita con largo anticipo sulla scadenza. Ma almeno sui contenuti della campagna elettorale.
Continuate così, ma nessuno venga a parlarmi di voto utile perché, a questo punto, io so benissimo da che parte guardare.

martedì 15 gennaio 2013

La giustizia veloce

Riprendo da dove avevo lasciato un paio di giorni fa. Lo spunto sono due notizie di ieri ribaltate su tutti i giornali, cartacei e non.
Intanto la notizia che Jodie Foster ha avuto un figlio con l'inseminazione artificiale, in quanto omosessuale e convivente da tempo con una donna. Come la mettiamo di fronte a due persone che non adottano un figlio ma lo ottengono con tecniche artificiali e quei figli convivono e vengono educati da una coppia omosessuale. E' lo stesso che adottare un figlio o la cosa cambia quando il figlio è frutto del proprio materiale genetico? Lo so, non si dovrebbe parlare così dei bambini, anche perché questi dovrebbero restare sempre fuori dalle contese degli adulti che, a volte, sono meno sensati di chi ha meno anni di vita. Lo so che mettere al mondo dei figli è una cosa seria, essendo io padre di due figli. Ma so anche che un bambino forse crescerebbe meglio in una famiglia composta da una coppia omosessuale piuttosto che in un istituto, con tutto il rispetto per la professionalità con cui tali strutture vengono gestite. Allora la politica si deve muovere e deve legiferare in modo che non vengano fuori dei mostri, perché sappiamo dagli albori della storia che è la morte della ragione a generare i mostri.
Fa specie, dicevo a tale proposito, che sia la magistratura a dare le direttive sociali, in assenza di volontà da parte di chi dovrebbe invece assumersi le proprie responsabilità. E questo discorso vale anche per la seconda notizia. Il tribunale di Milano si è opposto all'istanza di legittimo impedimento presentata dall'ex presidente del consiglio in merito al processo che lo vede coinvolto e che maldestramente viene chiamato "Processo Ruby" (la ragazza, infatti, non solo non è nemmeno indagata, ma è addirittura parte lesa). Fa specie che, anche in questo caso, sarà la magistratura a ridurre il consenso elettorale di un uomo che, se fossimo in un Paese meno credulone, sarebbe da tempo ospite delle patrie galere. Non saranno infatti i suoi oppositori a sconfiggerlo alle urne, ma egli stesso con i suoi reiterati tentativi di infrangere la legge. Fa specie e fa disperare, anche perché lui ora potrà comodamente parlare di giustizia a orologeria, dimenticando che le tappe del processo erano già state stabilite da mesi e che è egli stesso la causa del fatto che la sentenza arriverà in piena campagna elettorale, perché è stato lui a far cadere il governo, forse nella speranza che il voto arrivasse prima della sentenza. Lui ci proverà, stiamone certi, e sicuramente troverà qualcuno disposto a credergli.

sabato 12 gennaio 2013

Vittoria!

Finalmente una piccola crepa nel muro delle condizioni non trattabili. Non è certo una rivoluzione copernicana, ma si intravede una piccola luce nel buio pesto dell'integralismo medievale che ammanta il nostro Paese. Certo fa specie che in Italia debba essere sempre la magistratura a picconare un sistema incancrenito dal potere costituito, che a volte ha la forma dello Stato e altre volte ha la forma, più dolce, della Chiesa.
Arriva così, da parte della Cassazione, una sentenza che ha cominciato a far parlare di sè. I genitori omosessuali possono allevare figli senza che questi subiscano ripercussioni psicologiche tali da alterarne l'equilibrio. Non è gran cosa ma è qualche cosa, un piccolo passo avanti, dicevo.
La sentenza arriva per una causa fra un uomo e sua moglie che, dopo il divorzio, ha scelto la convivenza con un'altra donna, quindi omosessuale. Il problema era l'affido della figlia nata dal matrimonio. E la magistratura ha deciso che poteva tranquillamente essere affidata alla madre con le motivazioni dette prima.
Ora è tutto un silenziare la notizia o, al peggio, dire che non ci devono essere speculazioni, ma se le parole hanno un peso, qualcuno ci deve spiegare perché i politici si intestardiscono a non autorizzare i matrimoni di coppie omosessuali e ad evitare anche solo di pronunciare la parola adozione per coppie di gay già sposati, magari all'estero, perché in Italia ancora non si parla neanche di questo.
Non credo che avremo una risposta, per ora, almeno fino a che questo sistema marcio dalle fondamenta continuerà ad esistere, però, credetemi, oggi è una grande giornata, anche solo per il fatto che ho finalmente capito che non sono io a ragionare male, ma sono loro che tentano invano di convincermi di ciò.

venerdì 4 gennaio 2013

Parola d'ordine: discriminazione!

Discriminazione. Questa è la parola chiave che ha chiuso in maniera nefasta il vecchio anno ed ha aperto con il ridicolo e l'ipocrita il nuovo. Ma, come al solito, andiamo per ordine.
Prima è venuto il discorso del Papa sugli omosessuali, che sarebbero contro la pace nel mondo; un discorso, quello, venuto il giorno dopo la visita di una donna che, nel suo paese, era stata sostenitrice di una legge che, tra le altre cose, propone la pena di morte per gli omosessuali. Ma lì, il pontefice (con la lettera minuscola) non ha fatto altro che perseverare nell'errore prorogato per secoli dalle disposizioni di una Chiesa (con la maiuscola in quanto rappresentante, non dei fedeli, ma delle gerarchie) sessuofoba, omofoba e intrisa di omosessuali. Poi è venuto l'episodio del parroco che invitava le donne a farsi un'esame di coscienza sul proprio comportamento non proprio cristallino col quale, quindi, istigherebbero alla violenza. Ma il parroco non ha sottolineato in maniera inequivocabile che la violenza non è mai una risposta e non è mai giustificabile, soprattutto quando sfocia nell'omicidio. Senza contare che una persona, col suo corpo, ha il sacrosanto diritto di fare ciò che vuole, purché nell'ambito della legge e di regole sociali condivise. Naturalmente a questi due episodi ha fatto seguito una pioggia di critiche e pernacchie da parte della chiesa dei fedeli (quindi con la minuscola), e dei distinguo misti a giustificazioni da parte della Chiesa delle gerarchie.
E veniamo all'anno nuovo. Coro di critiche a seguito dell'episodio che ha visto coinvolto il calciatore Boateng. Naturalmente le critiche sono andate tutte agli spettatori (non chiamiamoli tifosi, per piacere) che avevano indirizzato i loro cori razzisti al calciatore ghanese. Tutto giusto, dalla reazione del calciatore e dei suoi compagni di squadra ai corsivi apparsi in internet, nei telegiornali, nei radiogiornali e tutto il resto. Mi chiedo, però, cosa sarebbe accaduto se invece che un'amichevole contro una squadra di categoria molto inferiore, fosse stata una importante partita di campionato o di coppa? E qual'è stato il rispetto per quelle persone che pure hanno contestato gli spettatori razzisti, ma che avevano pagato il loro sacrosanto biglietto d'ingresso e non hanno potuto assistere alla partita? Allora, forse, bisogna dire che i discriminati non sono stati solo i calciatori, ma anche gli spettatori corretti e la serietà di un sistema che ha ancora tanta strada da percorrere.