"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

mercoledì 27 marzo 2013

Fiducia

C'è una parola che è molto di moda in questo periodo. Nel post precedente avevo parlato della parola responsabili,oggi mi è venuto in mente che un'altra parola, forse più importante di quella,  è in giro: FIDUCIA.
Un vecchio slogan diceva che la fiducia è una cosa seria e si dà alle cose serie. E io aggiungo che si da alle persone serie e giuste al momento giusto. Bersani non ricorda a sé stesso che, per quanto lui possa essere una persona innocua e tutto sommato seria, è espressione del dalemismo che impera nel PD. Derivando quindi da quella corrente, come può sperare di avere un qualche potere decisionale, una certa autonomia che non sia condita da secondi fini legati a vantaggi per il partito che per vent'anni ha fatto accordi con il Forza Italia prima e il PDL dopo? Non dimentichiamo mai che D'alema ha proposto la bicamerale e con essa ha salvato il leader del centro-destra da sicura fine politica. Non solo, ma il centro-sinistra ha avuto due anni per cambiare questa legge elettorale tanto nociva e all'apparenza tanto odiata. Ma anche nel corso di quest'ultimo anno avrebbero potuto farlo, avendo una larga maggioranza e la copertura di un geverno tecnico. Niente, non hanno voluto fare niente, come pretendono oggi di avere la fiducia, dopo tutto questo curriculum? Quale fiducia può accordargli un gruppo di cittadini che, vilipeso per anni, è salito nelle stanze del potere con il determinato obiettivo di fare piazza pulita di tutte quelle ridicole strategie che hanno condotto il nostrto paese ad essere il peggiore della zona dei paesi indistrializzati e forse ad essere superato anche da molti paesi che indistrializzati non sono, almeno in alcuni settori della vita pubblica, come informazione e libertà di stampa? Niente fiducia, Bersani, spero con tutto il cuore che il Movimento 5 Stelle faccia quadrato e riesca a non cedere a tutti quei ricatti che sono una costante di questa stramaledetta seconda repubblica ormai al tramonto. Finita questa pantomima, se il Presidente della Repubblica avrà il coraggio degli uomini migliori, proporrà un Presidente del Consiglio di alto profilo che sia garante del programma dei cittadini a 5 Stelle, magari gradito al centro-sinistra, che faccia le cose che si possono fare fin dai primi cento giorni e, perché no, magari governare in maniera decisa verso l'uscita dal baratro per qualche anno. Altrimenti si metta fine a questa tortura e si vada a votare. Se dev'essere terza repubblica, che terza repubblica sia.

domenica 24 marzo 2013

Responsabili

C'è una parola che da qualche mese, ma forse è il caso di dire da un paio d'anni, circola in Italia, assumendo connotati che ogni volta si allontanano rispetto al significato iniziale: "RESPONSABILI". La responsabilità politica, perché è di questo che voglio parlare, è un concetto giuridico, politico e filosofico in base al quale si determina se un soggetto operante nello stato ed investito di una carica politica debba o meno rispondere (ed eventualmente a chi) delle scelte politiche compiute (Wikipedia). La parola responsabile deriva dal latino respondere, che significa appunto rispondere. Quindi il parlamentare eletto, se responsabile, deve rispondere agli elettori del suo comportamento e delle sue scelte. E qui nasce l'inghippo. Nella precedente legislatura alcuni parlamentari, per un fantomatico senso di responsabilità, hanno varcato il Rubicone accordandosi con l'opposizione politica e facendo sopravvivere un governo destinato a cadere pochi mesi dopo, fra le contumelie degli elettori che sono andati in piazza a festeggiare per la sua dipartita. Erano responsabili quei parlamentari? Non credo. I loro elettori li avrebbero volentieri crocifissi, invece sono stati rieletti, anzi nominati, nello schieramento avverso, quello che avevano contribuito a salvare.
Da qualche giorno si chiede ai parlamentari del Movimento 5 Stelle di essere responsabili e votare un governo, contravvenendo al proprio mandato elettorale, quello che gli elettori gli hanno conferito al momento del voto. Personalmente, da elettore, non condivido. Se quei parlamentari vogliono comportarsi da responsabili devono tenere la barra dritta e continuare a chiedere di poter governare, dato che né il centro-destra, né il centro sinistra hanno dimostrato di volere il bene del popolo italiano. Infatti, da oltre vent'anni, coprono vicendevolmente le proprie vergogne, nascondendo il fatto che mai il centro-destra ha abolito una sola tassa del centro-sinistra, anzi aggiungendone a sua volta, e mai il contro-sinistra ha abolito una sola legge-vergogna del centro-destra, anzi aggiungendone a sua volta. Non meritano niente e la vera responsabilità è inchiodare questa gente a fare quelle cose che dicono di voler fare ma che non faranno mai se non vi sono costretti dal senso di responsdabilità di chi non ha nulla da chiedere in cambio, ma agisce solo per senso di responsabilità verso i propri elettori (vedere l'abolizione delle province in Sicilia).
Visto che il PD ha "non vinto", scelga quindi di non governare e dia la fiducia a un governo gradito al Movimento 5 Stelle. In questo modo otterrebbe una scusa per disobbedire ai ricatti del PDL e, in caso di fallimento, potrebbe scaricare la colpa al Movimento 5 Stelle e vincere, finalmente, le prossime elezioni.
In caso contrario si rassegni a fare un governo con il PDL e continui ad essere massacrato dagli elettori e dalla Storia.

venerdì 8 marzo 2013

Maledetta primavera

Nella primavera del 2006 si svolsero, forse, le elezioni politiche più oscure dell'Italia repubblicana. Qualche mese prima si diceva che il centrosinistra avrebbe stravinto, perché il centrodestra aveva governato nel lustro precedente e aveva commesso molti errori. La vittoria era lì, a portata di mano, bastava coglierla come una mela matura dal ramo. Il candidato premier del centrosinistra faceva ben sperare, era il solito Prodi che già aveva battuto il candidato premier del centrodestra ed era fino ad allora stato l'unico a riuscire nell'impresa.
Così il centrodestra corse ai ripari con l'approvazione di una legge elettorale che lo stesso promotore aveva definito una porcata (il famigerato porcellum proposto dal senatore leghista Calderoli).
Fino a poche settimane prima della consultazione, ma direi fino al silenzio imposto dalla legge, nonostante una campagna elettorale forsennata da parte del leader del centrodestra, i sondaggi davano un margine rassicurante di almeno quattro punti percentuali. Subito dopo l'apertura delle urne, ad inizio spoglio, il margine di quattro punti veniva confermato, poi il tracollo, come mai si era verificato nella storia delle elezioni, con un relativo azzeramento ed appiattimento, molto sospetto, a detta degli esperti, delle schede bianche o nulle in tutte le regioni d'Italia. Sappiamo tutti come andò a finire. Il centrosinistra vinse con un margine risicato di 15.000 voti che consentì a Prodi di varare un governo debole, che vedeva al senato due o tre senatori di scarto rispetto alla parte avversa, e una coalizione frammentata. La legislatura durò due anni, fece quello che gli fu consentito di fare e alle successive elezioni rivinse il centrodestra.
Deaglio pubblicò a proposito un film-inchiesta, dal titolo "Uccidete la democrazia" in cui, documenti alla mano, teorizzava brogli da parte del governo uscente di centrodestra che, pare, avesse usato lo stesso metodo già utilizzato da Bush figlio, in America, per battere l'avversario Gore, ottenendo in quel caso una eclatante e sorprendente vittoria di misura.
Ma su quella legislatura si adombra da qualche settimana anche lo scandalo di senatori che avrebbero cambiato casacca, non in maniera legittima, come peraltro prevede la Costituzione, ma dietro pagamento di forti some di denaro, si parla di cifre che vanno da due a cinque milioni di euro, e pare che ce ne sia più di uno.
Infine. sono di ieri le condanne per il processo Unipol, che stabuilisce che ci fu effettivamente un illecito nella pubblicazione della famosa intercettazione di Fassino, in quanto effettuata mentre vigeva il segreto istruttorio.
Quest'ultimo episodio è di particolare gravità, sia perché ha contribuito a uccidere la democrazia in quella particolare occasione, insieme a tutte le altre irregolarità perpetrate, sia perché il reato è stato commesso da un uomo che, non per niente definito dai giudici delinquente naturale, si è sempre battuto per l'abolizione delle intercettazioni, tranne, a quanto pare, quando si è trattato di utilizzarle a proprio uso e consumo, nonostante vi fossero già in vigore delle buone leggi a tutela della riservatezza degli italiani.