"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

venerdì 28 ottobre 2011

Il tramonto dell'era moderna

Ieri, insolitamente, vagabondavo tra un canale e l'altro del mio televisore, quando mi sono imbattuto in un telegiornale. Forse era quello di RaiTre, ma potrei sbagliarmi. Ad un certo punto mi sono fermato ed ho cessato il mio vagabondare. Stavano trasmettendo un servizio relativo all'assalto di un supermercato da parte di migliaia di clienti. Pare che alcuni avevano dormito davanti all'ingresso per non perdersi l'apertura, qualcuno vi si era recato a notte fonda, pur di arrivare in tempo ed evitare fastidiose file, magari prevedendo che anche il traffico della zona sarebbe andato in tilt. Pare siano state sfasciate delle vetrine per la pressione della gente e qualcuno, per l'esasperazione creata da quella situazione, è venuto alle mani. Uno scenario orwelliano, insomma, in cui, come una droga, la gente viene incanalata in una direzione senza ragionare sul fatto che il tempo e la rabbia spese in quell'occasione forse valevano di più rispetto al guadagno avuto dall'acquisto di un elettrodestico, del quale, magari, si poteva anche fare a meno. Sono rimasto allibito a guardare, finché non ci sono state le solite interviste agli avventori che non vedevano l'ora di farsi intervistare e di sfoggiare il loro bottino di guerra, con l'aria di chi la sa lunga ed è riuscito a prevalere sul resto della plebaglia che, evidentemente, non sa stare al mondo. Fin qui solo il grottesco della vicenda. Ad un certo punto davanti al microfono si è materializzata una ragazza biondina, con l'aria radiosa e la sua preda fra le mani. "E' stata dura, ERO QUI DALLE QUATTRO DI QUESTA MATTINA ma alla fine MI HO COMPRATO questo ..." Vi giuro, non sapevo se ridere o piangere. A questo ci siamo ridotti? Ma davvero siamo arrivati così in basso?

E' per questo che io non credo più che si tratti di governo. Questo o un altro ormai non fa più differenza. Così come il fascismo ci ha portato le macerie di una disastrosa guerra, il berlusconismo ci ha portato alle macerie sociali cui assistiamo. Se anche il nostro premier si dimettesse domani mattina, le conseguenze del suo operato ce le porteremo addosso ancora per molti anni. Per molto tempo infatti assisteremo ai barbari che affolleranno la nostra vita con rutti, scorreggi, parolacce, diti medi e orrori grammaticali. I politici italiani contemporanei, sull'onda dell'infatuazione e della difesa di un uomo solo al comando, hanno sdoganato tutto e la gente si è accodata al peggio. Io forse non vivrò abbastanza per vedere un nuovo rinascimento, ma chi lo vivrà esprimerà di certo, e a ragione, un giudizio molto severo nei nostri confronti.

Uomini della provvidenza

Non credo nella buona politica, così come non ho mai creduto nell'uomo della provvidenza. In Italia, e forse nel mondo, ogni volta che cambia una gestione del potere, sui pensa che possano cambiare veramente le cose. Si spera che la nuova gestione possa fare le cose che non ha fatto la vecchia e finalmente risolva i problemi rimasti insoluti. Io credo che tutto questo sia legato al sogno di popoli, come quello italiano, non ancora educati alla democrazia. Sì, è importante la gestione, ma è soprattutto fondamentale che il popolo si prenda le sue sacrosante responsabilità e agisca di conseguenza. La storia siamo noi, cantava De Gregori, e mai nessuna persona potrà risolvere i nostri problemi. Almeno se non ha prima risolto i suoi. Così, cambia un direttore generale e il lavoratore spera, cambia un governo o un'amministrazione locale e il cittadino spera, cambia un capo condominio e il residente spera. C'è poco da sperare. Nella storia dell'uomo io non ricordo politici che abbiano veramente fatto delle cose che poi non si sarebbero fatte comunque, mentre ho ben presenti cose fatte da politici che hanno portato guerre, miserie e morte. Non credo che Giulio Cesare o Napoleone siano stati migliori di Hitler, senza con questo voler riabilitare quest'ultimo. E non credo che Giolitti, De Gasperi o Moro abbiano sempre agito nell'esclusivo interesse dei cittadini, o abbiano fatto cose che senza di loro non si sarebbero comunque fatte, magari in maniera diversa.

Con questo non voglio denigrare il lavoro dei singoli, che pure hanno i propri meriti, voglio solo dire che nessuno deve aspettare, ma tutti devono e possono agire da protagonisti e il punto di partenza è l'informazione. Se è vero, come è vero, che la conoscenza rende liberi, allora tutti i cittadini informati possono essere i protagonisti della propria vita, senza aspettarsi nulla dagli altri, chiunque siano gli altri e tenendo presente che gli altri non risolvono quasi mai i nostri problemi, perché anche noi, spesso egoisticamente e a sproposito, non risolviamo i problemi degli altri. Nel bene e nel male gli altri siamo noi, la storia siamo noi, gli uomini della nostra provvidenza possiamo essere solo noi.

lunedì 17 ottobre 2011

Condanne esemplari.

Ho sentito parlare del fatto che verrà fatta completa luce sui fatti di Roma dell'altro ieri. Me lo auguro di cuore perché nelle ultime ore mi sono posto molte domande in proposito, anche su alcune dichiarazioni fatte dal ministro dell'interno. Ma andiamo per ordine. Per cominciare sarei molto curioso di sapere chi prepara i ragazzi che si fanno chiamare black block, chi li allena, chi mette loro a disposizione palestre, istruttori, cibo, vestiti e tutto l'occorrente, fino alle strategie e alle tecniche di attacco e di fuga. Tutto vorrei sapere, anche perché dietro quelle azioni, come dietro le azioni della mafia, del terrorismo degli anni '70 o delle Torri Gemelle, c'è sempre una strategia che va oltre l'atto materiale ma scarica le responsabilità di quei gesti su chi rappresenta solo il terminale ultimo dell'obiettivo prefissato. Sarei anche curioso di sapere perché, come affermato da alcuni partecipanti pacifici alla manifetaszione, quei teppisti sono stati lasciati passare nonostante fossero partiti da lontano già vestiti di nero e con i manganelli in mano. Ho troppa stima nelle forze dell'ordine italiane e non credo che sia stato per incompetenza. Sono convinto che le forze dell'ordine italiane abbiano a disposizione uomini tra i più preparati ed esperti al mondo e quindi non credo che eventuali errori debbano essere attribuiti a loro, ma a precisi ordini che sono venuti dall'alto, a seguito di una strategia d'intervento. Spiegateci, tutto, vi prego, perché nessuna ombra possa un giorno aleggiare sui fatti di Roma, come invece hanno aleggiato sui fatti di Genova dieci anni fa. E poi, quando tutto sarà chiarito, e tutti i responsabili, materiali e non, saranno consegnati alla giustizia, vi prego, non parlate come ha fatto il ministro dell'interno, quando ha detto "voglio condanne esemplari". Le condanne che stabilisce la magistratura non sono esemplari, ma sono giuste in base ai fatti e alle responsabilità di ciascuno. La condanna esemplare sa di vendetta e, in un contesto di violenza, non credo sia opportuno opporre la vendetta, che aggiungerebbe altra violenza. Ci pensi bene la prossima volta, il ministro, prima di parlare e ricordi che, nonostante una condanna in via definitiva per oltraggio e violenza ad un pubblico ufficiale, è pur sempre un Ministro della Repubblica.

mercoledì 5 ottobre 2011

Parole tendenziose.

Vorrei porre l'accento sulle parole di Alfano, l'ex ministro della Giustizia. Lo voglio fare non tanto per controbattere alle sue parole, ma per rimarcare quei concetti già espressi recentemente in un precedente post. Ritengo infatti che tutti i depositari di un potere abbiano bisogno di una certa immunità che gli consenta di prendere serenamente ogni decisione. Questo vale per i giudici, ma vale anche per i politici, per i religiosi o per i giornalisti. sta poi al buon senso di ciascuno comportarsi correttamente nei confronti delle persone che subiscono le conseguenze positive e negative del loro operato. Fermo restando che deve esistere un organismo interno, che si chiami CSM, Parlamento o altro organo competente specifico, secondo il settore, che giudicherà il comportamento dei propri affiliati e ne trarrà le conseguenze in maniera oggettiva, possibilmente senza interferenze o sollecitazioni esterne.

Alfano, come anche parte degli organi di comunicazione, si è detto sconcertato per la sentenza sul caso di Perugia e si è chiesto chi pagherà per gli anni di carcere comminati a due innocenti. Io non voglio chiedere quello che già opportunamente ha chiesto ad Alfano la senatrice Finocchiaro e cioè: chi pagherà per il Lodo Alfano, bocciato dalla Consulta? No, io voglio fare un altro percorso. Mettiamo che i due presunti assassini fossero stati dichiarati innocenti nel corso del primo grado di giudizio e quindi, a seguito di nuovi elementi, si fosse celebrato il secondo grado e lì fossero stati ritenuti colpevoli, cosa avrebbe detto il signor Alfano e quegli organi di informazione che hanno sparato sui giudici? Oppure, ferme restando le sentenze emesse, può anche essere che l'ultima sentenza sia quella sbagliata, perché i due presunti assassini sono colpevoli, altrimenti non si spiegherebbe chi ha ucciso la ragazza inglese, e quindi i giudici "da punire" non sono i primi ma i secondi.

Insomma, il concetto che voglio esprimere è che non è mai facile emettere una sentenza, ma soprattutto che, quando si emette una sentenza coraggiosa, come quella del secondo grado nel processo di Perugia, che ha ribaltato completamente il verdetto del primo grado, bisogna restare in silenzio ed averne rispetto. Consci anche del fatto che alla base dei problemi della giustizia italiana non vi sono solo i magistrati, che pure hanno un ruolo, ma vi è soprattuto una classe politica corrotta che, dati alla mano, non ha nessun interesse a portare avanti una seria riforma.

Un giorno, forse, senza Wikipedia

Ieri, mentre facevo una ricerca in internet, mi sono imbattuto in questa schermata del famoso sito Wikipedia:
Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore Wikipedia in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.
Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale, gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia multilingue e gratuita.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l'obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente all'opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e, molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto — indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive — di chiedere l'introduzione di una "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a dispetto delle fonti presenti.
In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l'intera pagina è stata rimossa.
L'obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.
Sia ben chiaro: nessuno di noi vuole mettere in discussione le tutele poste a salvaguardia della reputazione, dell'onore e dell'immagine di ognuno. Si ricorda, tuttavia, che ogni cittadino italiano è già tutelato in tal senso dall'articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione.
Con questo comunicato, vogliamo mettere in guardia i lettori dai rischi che discendono dal lasciare all'arbitrio dei singoli la tutela della propria immagine e del proprio decoro invadendo la sfera di legittimi interessi altrui. In tali condizioni, gli utenti della Rete sarebbero indotti a smettere di occuparsi di determinati argomenti o personaggi, anche solo per "non avere problemi".
Vogliamo poter continuare a mantenere un'enciclopedia libera e aperta a tutti. La nostra voce è anche la tua voce: Wikipedia è già neutrale, perché neutralizzarla?
Gli utenti di Wikipedia

Lascio al lettore ogni giudizio di merito