La discussione della legge sul testamento biologico senza coinvolgere i medici mi fa pensare, da pugliese, all'approvazione del Piano di riordino ospedaliero voluto da Fitto, allora presidente della regione, senza il coinvolgimento della popolazione interessata. Allora ci fu, come conseguenza, una sonora sconfitta elettorale. Oggi, a livello nazionale, la storia si ripete.
Sarebbe «bizzarro approvare una legge che ha un impatto sui medici, che però la pensano in modo opposto. Non tener conto della voce dei camici bianchi in tema di testamento biologico «è un approccio miope e arrogante». Lo sottolinea il senatore Ignazio Marino (Pd), presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario. «Se il parere dei medici non sarà ascoltato - prosegue Marino - in futuro gli specialisti si troveranno davanti a un dilemma: rispettare il codice deontologico o la legge? I chirurghi, infatti, si dicono contrari alla nutrizione obbligatoria senza tener conto della volontà del paziente, ma una legge approvata con l'attuale articolo 3 va nella direzione opposta». E i tempi si stringono. «Alla Camera si è arrivati ad esaminare in Commissione l'articolo 5, e il testo è quasi pronto a tornare in Aula. C'è una dicotomia tra la direzione presa dal Parlamento e il pensiero dei medici. Penso che il legislatore dovrebbe tener conto delle posizioni espresse». È importante garantire ai camici bianchi «la possibilità di partecipare a un dibattito. Se poi si deciderà di votare comunque il testo così com'è - conclude Marino - allora si potrà solo ricorrere agli strumenti che la legge mette a disposizione».
La politica è avvertita, con l'arroganza non si va da nessuna parte. L'arroganza produce solo leggi che la Cassazione, la Corte costituzionale o, nella peggiore delle ipotesi, il popolo, con lo strumento referendario, abrogheranno, bocciando di fatto l'inutile azione degli arroganti.
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