Il problema, in Italia, non sono quelli che sono additati dai politici come distruttori del buon nome del Paese. Chi critica l'Italia, denunciandone i difetti, è come un padre o una madre che rimprovera il figlio perchè lo vorrebbe migliore. L'ennesima conferma viene da Elio Germano che sintetizza, come meglio non si potrebbe, questo concetto: “Dedico questo premio all’Italia e agli italiani che fanno di tutto per rendere il paese migliore nonostante la loro classe dirigente”. Non sono gli italiani, non tutti almeno, che infangano il Paese, ma certamente molta responsabilità appartiene a certa classe dirigente. Sono loro e non altri la nostra vergogna. Proviamo poi ad associare questa frase con quella pronunciata dal sottosegretario del Dipartimento penale americano, Lanny A. Breuer, che ha dichiarato: "Le intercettazioni sono strumenti essenziali per le indagini. Non vogliamo che succeda qualcosa che impedisca ai magistrati italiani di continuare l'ottimo lavoro svolto finora". Allora tutto è chiaro. Non i cittadini, almeno non tutti, ma una parte, non i magistrati, che svolgono un ottimo lavoro. La responsabilità dello sfascio dei costumi e, più in generale, della nostra società dipende in massima parte dalla nostra classe dirigente. Vogliono continuare a mettere la testa sotto la sabbia, o fare leggi che nulla hanno a che vedere con la soluzione dei problemi? Facciano pure, ma sappiano che, nonostante le loro censure, l'ultima perpetrata ieri dal fido Scodinzolini, che ha levato l'audio al discorso di Germano, adducendo inesistenti problemi tecnici, la verità viene a galla e loro non possono più arginarla.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
lunedì 24 maggio 2010
La verità viene ormai inesorabilmente a galla.
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