Il Presidente del Consiglio, smemorato di Cologno, secondo una famosa gag di Fiorello e Baldini, non ricorda gli albori di tangentopoli e continua a dire che le indagini su due suoi uomini sono solo casi isolati, che non c'è una nuova tangentopoli e questa volta fa anche i nomi delle persone da additare al pubblico ludibrio: Scajola e Verdini. Poi si corregge e dice di non aver mai fatto nomi, forse perché nella sua mente è riaffiorato il ricordo che l'ultimo che parlò di un mariolo isolato finì cacciato con lanci di monetine. Vorrei ricordare al Presidente del Consiglio che, accanto a Scajola e Verdini, ci sono anche alcuni membri del governo che hanno avuto guai con la giustizia e non nel passato remoto, ma nel recente passato e in qualche caso per le stesse cose per cui sono stati incastrati i due innominabili eroi.
Ad esempio, il ministro Matteoli, è indagato per l'inchiesta Bertoladri, dopo che sembrava appena uscito da altre noie con la magistratura. E il sottosegretario Letta? Indagato anche lui per truffa nei confronti di un centro rifugiati. A tale proposito, pare che ci siano denunce anche nei confronti della sorella Maria Teresa, per alcuni abusi commessi in qualità di presidente della Croce Rossa Italiana, in occasione del terremoto aquilano. Ma restiamo allo stretto ambito governativo, perché sennò non si finisce più.
Che dire della richiesta di arresto di un altro illustre sottosegretario, Nicola Cosentino, il quale è addirittura sospettato di far parte integrante dell'associazione camorristica e, nonostante ciò, stava per essere candidato alla presidenza della regione Campania, poi sostituito all'ultimo momento da un anonimo Caldoro, che non ha avuto difficoltà a stravincere le elezioni.
E che dire del candido ministro Fitto, il bambino, come lo chiamano dalle sue parti, che è stato rinviato a giudizio, anche lui per truffa e altre piccolezze, dopo che per lui c'era stata una richiesta di arresto, ovviamente rifiutata dal parlamento.
E della serie il più pulito c'ha la rogna, anche la ministra Prestigiacomo, non ce lo dimentichiamo, risulta indagata per peculato, perché, a quanto dice l'accusa, lo stipendio da ministro non gli era sufficiente a comprarsi la borsetta che tanto le piaceva.
E tutto questo per rimanere nello stretto dell'attuale esecutivo. Del resto del cesto è meglio non parlare.
Nessun commento:
Posta un commento