Dice il procuratore antimafia Grasso: “... la possibilità ad una entità esterna di proporsi come soluzione per poter riprendere in pugno l’intera situazione economica, politica, sociale che veniva dalle macerie di Tangentopoli. Certamente Cosa Nostra, attraverso questo programma di azioni criminali, che hanno cercato di incidere gravemente e in profondità sull'ordine pubblico, ha inteso agevolare l'avvento di nuove realtà politiche che potessero poi esaudire le sue richieste”. Da queste dichiarazioni, indipendentemente da quello che si dirà dopo, dalle smentite e dalle precisazioni, risulta che Cosa Nostra non fece tutto da sola e non agì per un capriccio, ma c'era un preciso disegno politico, una strategia del terrore finalizzata a qualcos'altro, alla creazione di un potere che fosse garante di una forza illegale parallela allo Stato. Sappiamo tutti cosa accadde dopo tangentopoli e quale fu la forza politica e il soggetto politico che maggiormente beneficiò del responso delle urne da quel momento in poi, soprattutto nelle terre di mafia, dove spazzatura, miseria, soggezione e repressione la fanno da padrone e da dove continuano a proliferare condanne per concorso esterno in associazione mafiosa a senatori e onorevoli. E richieste di arresto e voti di scambio da chi è costretto a elargirli perché costretto dalla lama alla gola. Credo, in virtù di ciò, che non ci sia null'altro da aggiungere.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
giovedì 27 maggio 2010
Dopo tangentopoli la mafia decise chi doveva governare.
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