"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

giovedì 19 maggio 2011

Politica e sport.

Dopo un evento elettorale si fanno sempre tanti commenti su chi ha vinto e chi ha perso, si contano i voti, si formulano analisi, si cerca attraverso le virgole e i decimali di trovare motivi di speranza per il futuro delle coalizioni e così via.

A me non piace partecipare a questi riti. Io credo che negli ultimi anni, una quindicina o poco più, si è cercato di trasformare i risultati elettorali in risultati sportivi. Io credo che su questo tipo di strategia prosperi l'attuale classe dirigente politica. Qualunque cosa accada o qualunque cosa facciano dutrante il loro mandato, che governino bene, che rubino o che falliscano miseramente, non vengono mai giudicati, ma trasformano la campagna elettorale in una lotta fra il bene e il male, fra i buoni e i cattivi. Qualcuno di voi ha sentito qualcosa sull'operato della Moratti a Milano o i progammi di Fassino per Torino o quelli dei candidati di Napoli sul problema rifiuti? Io non ho sentito nulla di tutto ciò. So solo che si è fatta una gran cagnara, intrisa di terriorismo dialettico e insulti personali arrivati fino alla calunnia.

Al contrario dello sport, in cui conta il risultato delle sfide, è il punto di arrivo, in politica questo aspetto non dovrebbe contare, dovrebbe essere il punto di partenza, per chi vince e per chi passa all'opposizione, per impegnarsi da quel momento in poi a servire i cittadini che hanno votato. Non quindi l'inizio del potere e del comando, ma l'inizio dell'impegno e del servizio ai cittadini. E' sbagliato esultare o affliggersi per l'esito delle elezioni, qualunque sia stato il risultato, purché raggiunto con metodo democratico, i cittadini devono solo aspettare e controllare i fatti, in modo da giudicare, obiettivamente e senza condizionamenti di parte, la bontà delle scelte operate e alla fine andare a votare in maniera lucida, senza chiudere gli occhi. Votare sempre dalla stessa parte significa non essere liberi, significa essere innamorati o strettamente legati ad una parte e di scegliere non in base ad un concetto di premiazione o penalizzazione sulle scelte operate, ma applaudire la propria parte politica come se fosse una squadra o un'amante, a dispetto delle cose fatte o non fatte. Ieri ad esempio i leaders sconfitti non hanno detto di aver sbagliato ad amministrare, ma di avere sbagliato campagna elettorale. Cioé, non conta quello che si è fatto ma i tatticismi, i giocatori comprati o venduti, le parole dette o non dette nelle ultime settimane. Quello che si è fatto, giusto o sbagliato che sia, in anni di amministrazione delle città è rimasta una cosa marginale.

Credo che dopo gli appelli di Napolitano, caduti regolarmente nel vuoto, si debba cambiare e cercare di maturare un po' tutti e diventare finalmente una democrazia adulta. Una politica vissuta in questo modo non ce la possiamo più permettere.

martedì 3 maggio 2011

Due parole sulla morte di Osama Bin Laden.

Osama Bin Laden è stato ammazzato. Non so quanto sia vera la notizia e non mi interessa saperlo. Certo, il Presidente degli Stati Uniti d'America non si sarebbe esposto così apertamente se la notizia non fosse vera, non avrebbe rischiato di vederselo riapparire in un video una settimana o un anno dopo la morte. E d'altronde, dando per scontato che sia morto, non importa se la sua morte sia avvenuta un giorno fa o un anno fa. Di dietrologi e complottisti, che giudicano vivo persino Hitler, è pieno il mondo. Quello che invece mi interessa è come lo hanno ammazzato, quello che è successo subito dopo la sua morte e quello che accadrà nei prossimi mesi. Ma andiamo per ordine.

Pare che Osama Bin Laden sia stato ucciso in un conflitto a fuoco organizzato per catturarlo. Se così fosse, nulla da eccepire. Se invece fosse vero il contrario, cioè che la sua morte sia stata deliberatamente voluta da chi lo ha attaccato, allora le cose cambierebbero e non poco. Anzi, confermerebbero lo spirito di un popolo e le parole del loro Presidente che, dimenticando di essere stato insignito della più alta onorificienza in termini di rapporti fra uomini e stati, il Nobel per la Pace, ha bellamente dichiarato "giustizia è fatta". Ora, che l'anonimo cittadino, martellato per anni dall'incubo terrorismo, grazie anche ad un disastro, come quello dell'abbattimento delle torri gemelle, su cui, anche lì, si è detto tantissimo in termini di dietrologia e complottismo, dicevo, che l'anonimo cittadino festeggi, non mi sorprende. Ma, che il punto di riferimento principale di un popolo, colui che dovrebbe educare quel popolo e che invece non riesce ad abolire la pena di morte e la diffusione incontrollata della armi nel territorio della sua nazione, pronunci quella orrenda frase, allora tutto cambia. Infine, Osama Bin Laden rappresentava un punto di riferimento per il terrorismo degli integralisti islamici, non solo dal punto di vista delle idee e del carisma personale, ma anche dal punto di vista del finanziamento che forniva per la sua causa. Inoltre il Pakistan, contrariamente all'Afganistan e all'Irak, era uno stato amico dell'Occidente. Tutto questo comporta non pochi interrogativi sul futuro della lotta al terrorismo e sui rapporti fra gli stati.

Questi sono i fatti oggettivi, quelli su cui io fondo le mie perplessità, su tutto il resto ognuno può dire la sua, e poter ritenere a buon diritto di avere ragione.