Ogni giorno ne viene fuori uno. Oggi è stato il turno di Maurizio Gasparri, il quale, pur non avendo un titolo specifico a parlare di tematiche di fine vita e testamento biologico, è quello che ne parla più di tutti. E a sproposito. Non sarebbe forse il caso di far parlare un medico esperto del settore, come ad esempio Ignazio Marino, che da anni si occupa della cosa e che ha anche presentato un disegno di legge in Parlamento, inascoltato?
No, in Italia si preferisce ascoltare un signor nessuno qualsiasi, che sulla cosa al massimo può essere in grado di dar fiato ai denti, ma non certamente di illuminare la nostra ignoranza. Così l’illustre giureconsulto, ieri ha pontificato: "Il nostro partito vuole l'intesa, ma diciamo no a norme-manifesto che creino ambiguità sul principio dell'eutanasia. Ribadiamo che idratazione e nutrizione non sono terapie ma un diritto da garantire a tutti". Ora io mi chiedo, perché si consente a tutti di prendere la parola, anche su temi così delicati? Siamo in democrazia, certo, ma ad un certo punto bisognerebbe introdurre un certo filtro, altrimenti non ci capisce più niente nessuno. Vediamo perché. Se le cose andassero come sembra vogliono che vadano, avremmo risolto il problema degli anoressici o di chi fa lo sciopero della fame, che attualmente non possono essere alimentati per forza, perché c’è il Codice di Deontologia Medica che all’articolo 53 recita: “Se la persona è consapevole delle possibili conseguenze della propria decisione, il medico non deve assumere iniziative costrittive né collaborare a manovre coattive di nutrizione artificiale nei confronti della medesima, pur continuando ad assisterla”. Capito, illustre giureconsulto? Ricordo che il Codice di Deontologia Medica è intra legem, cioè concepito all’interno dei dettami della legge vigenti e della Costituzione della Repubblica Italiana. O vogliamo calpestare completamente la dignità della professione medica (peraltro già umiliata dalla norma sugli immigrati clandestini da segnalare), oltre che la dignità delle persone, in quanto pazienti? Bisogna affermare senza paure il diritto all’autodeterminazione di ciascuno, ciò che non è un male per la società è da considerare etico e quindi passibile di scelta, non di obbligo, da parte dei cittadini. Non è detto che approvare un documento significa obbligare tutti a seguire una linea, all’interno di una possibilità relativamente ampia ognuno è e deve rimanere libero di scegliere secondo la propria coscienza, nessuno deve essere costretto a scegliere secondo l’etica di qualcun altro.
In uno dei prossimi post elencherò ciò che accade in proposito in altri paesi civilizzati.
No, in Italia si preferisce ascoltare un signor nessuno qualsiasi, che sulla cosa al massimo può essere in grado di dar fiato ai denti, ma non certamente di illuminare la nostra ignoranza. Così l’illustre giureconsulto, ieri ha pontificato: "Il nostro partito vuole l'intesa, ma diciamo no a norme-manifesto che creino ambiguità sul principio dell'eutanasia. Ribadiamo che idratazione e nutrizione non sono terapie ma un diritto da garantire a tutti". Ora io mi chiedo, perché si consente a tutti di prendere la parola, anche su temi così delicati? Siamo in democrazia, certo, ma ad un certo punto bisognerebbe introdurre un certo filtro, altrimenti non ci capisce più niente nessuno. Vediamo perché. Se le cose andassero come sembra vogliono che vadano, avremmo risolto il problema degli anoressici o di chi fa lo sciopero della fame, che attualmente non possono essere alimentati per forza, perché c’è il Codice di Deontologia Medica che all’articolo 53 recita: “Se la persona è consapevole delle possibili conseguenze della propria decisione, il medico non deve assumere iniziative costrittive né collaborare a manovre coattive di nutrizione artificiale nei confronti della medesima, pur continuando ad assisterla”. Capito, illustre giureconsulto? Ricordo che il Codice di Deontologia Medica è intra legem, cioè concepito all’interno dei dettami della legge vigenti e della Costituzione della Repubblica Italiana. O vogliamo calpestare completamente la dignità della professione medica (peraltro già umiliata dalla norma sugli immigrati clandestini da segnalare), oltre che la dignità delle persone, in quanto pazienti? Bisogna affermare senza paure il diritto all’autodeterminazione di ciascuno, ciò che non è un male per la società è da considerare etico e quindi passibile di scelta, non di obbligo, da parte dei cittadini. Non è detto che approvare un documento significa obbligare tutti a seguire una linea, all’interno di una possibilità relativamente ampia ognuno è e deve rimanere libero di scegliere secondo la propria coscienza, nessuno deve essere costretto a scegliere secondo l’etica di qualcun altro.
In uno dei prossimi post elencherò ciò che accade in proposito in altri paesi civilizzati.
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