Non so se ve ne siete accorti, ma da quando è stata approvata la nuova legge sugli stupri, questi sono spariti dalle pagine dei giornali e dai tiggì di regime. Fino a qualche settimana fa sembrava che in Italia non ci fosse altro che il problema degli stupri. Altro che crisi economica, altro che delinquenza comune, altro che mafia, camorra e 'ndragheta, altro che i rifiuti che continuano ad affogare, non più le città, ma le campagne e i piccoli comuni della Campania. Tutto sembrava passare in second'ordine, sparire di fronte a questo nuovo flagello da debellare con immediatezza. Intendiamoci, lo stupro è, fra i reati, quello forse più odioso, quello che aggredisce la parte più intima dell'essere umano, che viene, non solo depredato, ma completamente svuotato. Ma il problema è un'altro. Nello stesso momento in cui andava in onda la tragedia degli stupri, il nostro beneamato premier si affrettava a dichiarare che il fenomeno, nell'ultimo anno, aveva subito un calo del 10 per cento rispetto all'anno precedente. Ma che strano che tutti se ne preoccupino, che strano che le vendite di bombolette al peperoncino bruciante siano significativamente aumentate. E, soprattutto, che strano che ad un certo punto si approvi una legge scritta apposta per affrontare questa presunta piaga sociale. Una legge in cui vengono inasprite le sanzioni anche rispetto agli omicidi, tanto che qualcuno arriva a dire che se vuoi violentare una donna, la devi uccidere, sennò rischi grosso.
Il problema vero è quello delle notizie a grappolo. Ad esempio non so se qualcuno ricorda quello che accadde sulla stampa qualche anno fa, quando tutti parlavano delle caserme e dei soprusi che venivano perpetrati ai danni dei militari di leva, anche lì, un articolo al giorno, poi più nulla. E la malasanità? Accade qualcosa e subito ne accadono altre, una di seguito all'altra, poi più nulla. E lo stesso accade in altri settori. La giustizia, ad esempio, non ho sentito nessuno indignarsi a seguito della scarcerazione di quei rumeni innocenti, accusati dello stupro della Caffarella. L'indignazione non è arrivata, non perché si trattase, in fondo, di rumeni, ma perché non è il momento di parlare di giustizia. Fra qualche settimana, o fra qualche mese, quando riprenderà il dibattito su una nuova alzata d'ingegno del nostro brillante ministro della giustizia, allora sì che si parlerà dei danni della giustizia e del fatto che si deve immediatamente approvare una riforma di ampio respiro.
Altro che giustizia ad orologeria, ormai in Italia , fermo il fatto che più o meno è sempre stato così, siamo all'informazione ad orologeria, asservita alle esigenze dei nostri governanti. Sempre di più, ormai, non c'è spazio per nient'altro.
In effetti le intercettazioni tra Saccà e Mediset indicavano una precisa strategia per concordare le scalette dei notiziari. In tal senso anche il valzer di direttori Garimberti alla guida della Rai, De Bortolis al Corriere, Riotta al Sole 24 ore, sembrano proprio la contropartita per l'imminente sbarco di Belpietro ai TG Rai. Allora si che il palinsesto RAISET sarà a reti unificate.
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