Da qualche anno, anche la mia famiglia, ha deciso di unirsi all'affollato coro di soggetti che partecipano alle adozioni a distanza. E' una pratica efficace, in quanto cerca di garantire un'assistenza a 360 gradi a persone bisognose, residenti in ogni zona del mondo, ivi compreso il mondo cosiddetto civilizzato, senza strappare quelle persone dalla loro terra e dalle loro famiglie e senza che questo comporti un aggravio di spesa insostenibile per l'economia familiare di chi se ne occupa. Infatti, uno degli slogan utilizzati nelle campagne pubblicitarie a sostegno di tale iniziativa, recita: "Un caffè al giorno, due lettere all'anno e un sorriso per sempre".
L'iscrizione a tale iniziativa comporta la ricezione di un plico con tutte le istruzioni del caso e i riferimenti telefonici o di altro genere per poter chiedere ulteriori informazioni. Poi si passa alla zona (continente, nazione, territorio) che si intende scegliere per la propria iniziativa, quindi viene assegnato un bambino con la spedizione di foto e notizie in merito alla situazione sociale e familiare in cui versa. Non c'è pietismo nelle descrizioni, non ci sono strilloni dalla lacrima facile, ma persone che raccontano in maniera asciutta la realtà.
La cosa meravigliosa arriva quando, col passare dei mesi o degli anni, le foto successive del bambino mostrano significativi cambiamenti, i volti sono meno tirati, il sorriso è vistosamente spontaneo, cominciano ad arrivare foto con compagni di scuola, in momenti di gioco o di studio. Anche le lettere con i ringraziamenti non vengono viste come un'autoincensamento, ma con lo stupore di chi si rende conto di quanto possa essere importante quel poco per gente che è abituata a non avere niente. Ci si rende conto delle profonde ingiustizie che albergano sul nostro pianeta e questo fa bene al cuore, aiuta ad affrontare meglio le piccole beghe quotidiane. Insomma si dà poco e si riceve tanto in termini di lezioni di vita. E' per questo che, sempre di più, ritengo che sia un passo quasi obbligato per chi vive una situazione sociale ed economica sufficientemente dignitosa. Indipendentemente dalla beneficienza che ognuno di noi si impegna a fare nel corso dell'anno per questa o quella causa. Questa non è una causa, non è beneficienza, io credo che sia un modo per chiedere scusa a quelle persone che quotidianamente offendiamo con il nostro benessere dopo averli sfruttati e depredati di tutte le risorse in loro possesso.
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