"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

domenica 25 agosto 2013

Un segno dei tempi

Premetto che guardo con affetto ai tifosi del Milan, come a tutti quelli delle altre squadre. Coi sentimenti non si scherza e anche io, tifoso del Lecce, costretto a subire le avversità degli ultimi anni, ne so qualcosa. Premesso questo, ho visto la sconfitta di ieri del Milan come un segno dei tempi.
Tempi segnati finalmente dal declino di un uomo che ha comandato (ma non governato) in lungo e in largo senza produrre nulla, o estremamente poco, di buono per il Paese, rispetto alle potenzialità dei governi che ha presieduto. Continuamente lamentoso e rancoroso verso una magistratura verso la quale, contrariamente alle promesse elettorali, non ha mai prodotto una vera riforma, per cercare di risolvere, in un senso o in un altro, i cronici problemi della giustizia italiana. Il risultato sono invece stati una miriade di leggine ad personam, che hanno lasciato il tempo che hanno trovato e anzi, se possibile, hanno peggiorato le cose.
Ora che sembra tutto finito, che finalmente il responsabile principale dello sfascio italiano è posto davanti alle sue colpe, tutto sembra rivoltarglisi contro. Perfino un anonimo Verona (ripeto, lo dico con tutto l'affetto possibile), neopromosso, probabile protagonista della lotta per non retrocedere, ha sconfitto la squadra di cui è presidente quell'uomo.
Al sapere di quella sconfitta mi è tornato in mente un vecchio film di Totò, quando appunto questi era un genrale temuto e riverito. Mentre era in servizio perfino la macchina lavamarciapiedi, al mattino, quando usciva di casa per una passeggiata, deviava gli spruzzi per non bagnarlo. Il giorno dopo la pensione, invece, quella stessa macchina, appena lo avvistò fece finta di deviare lo spruzzo e, quando lui si avvicinò fiducioso, fece partire uno schizzo che gli bagnò tutto il vestito, beccandosi gli improperi del malcapitato.
Questo ho visto ieri sera, la fine di un potente con la pernacchia finale da parte di chi, fino a quel giorno, era sotto.

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