"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

domenica 27 ottobre 2013

Il rigore

C'è una sentenza emessa questa settimana che fa chiarezza su un mistero antico della Repubblica Italiana, la strage di Ustica. Questa sentenza stabilisce sostanzialmente due cose. Che il DC9 fu dilaniato da un missile proveniente dal'esterno. E che nel corso delle indagini vi furono dei depistaggi. Nessuno ha messo in dubbio il verdetto definitivo dei giudici. Non solo ma c'è stato un fuggi fuggi generale dalla notizia, praticamente nessuno ne ha parlato, o perché i fatti erano da tempo assodati dalla cultura dietrologica degli italiani o perché la verità scomoda non fa piacere a nessuno per cui si è fatta una corsa all'insabbiamento. Resta il fatto che la notizia è che questa è stata una delle volte in cui una sentenza della Cassazione non viene messa in discussione da coloro che ritengono che la giustizia italiana sia tutta da rifare.
Questo comportamento fa scuola, è lo spunto per dire che le sentenze si rispettano, tutte, anche quando sono scomode. poi, se uno ha elementi per ribaltarle, anche dopo trent'anni, può farlo e può sbugiardare i giudici davanti alla storia, altrimenti è inutile creare instabilità istituzionale attraverso la denigrazione dell'ordine giudiziario.
Il mio pensiero va alla condanna di un noto leader del centro-destra, il quale, condannato, continua a proclamare la propria innocenza, come fa la madre di Samuele, la quale però ha accettato la sua pena. E' inutile e dannoso cercare di andare oltre la Cassazione, dopo cioè che ben sedici giudici, a differenza dei detrattori, hanno valutato le carte e deciso all'unanimità che il verdetto non può che essere quello. Allora o si accetta, o è inutile denigrare e chiedere provvedimenti eccezionali con l'arma del ricatto, senza peraltro avere elementi validi a ribaltare il disposto giuridico. A un certo punto bisogna mettere un punto al processo dietrologico, di cui in Italia siamo campioni del mondo. Le cose sono andate così, perché i giudici hanno deciso così. Quindi l'imputato si dichiara definitivamente colpevole fino ad una eventuale prova contraria in grado di ribaltarne la sentenza.
Mi viene in mente la famosa frase del compianto allenatore di calcio Vujiadin Boskov il quale, di fronte delle infinite discussioni sulla giustezza di un rigore assegnato ad una squadra, sbottò dicendo: "E' rigore quando arbitro fischia".

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