Voglio chiudere la settimana e aprire un breve periodo di ferie con un tema di grande attualità, quale è quello dell'immigrazione legata a eventi criminosi, con l'obiettivo di sfatare un tabù, attraverso una relazione (CRIMINI E IMMIGRATI di Milo Bianchi, Paolo Buonanno e Paolo Pinotti, 03.02.2009) che fornisce dei dati obiettivi sul fenomeno. Certamente è un articolo datato ma, intanto ci dice che il modo dipensare a certe cose non muta nel tempo, le leggende metropolitane nascono nella notte dei tempi per ragioni misteriose e poi sono dure a morire, inoltre esprime dei concetti che certamente non sono astratti ma che invece sono supportati da numeri.
"L'allarme sociale, destato dal presunto aumento dei crimini legati all'immigrazione, domina ormai il dibattito politico e sociale nel nostro paese. Tuttavia, i dati mostrano una realtà diversa. Dal 1990 al 2003 il numero di permessi di soggiorno in rapporto al totale della popolazione residente si è quintuplicato, mentre non c'è alcun aumento sistematico della criminalità, che anzi mostrerebbe una lieve flessione. Gli stessi dati sembrano inoltre escludere l'ipotesi di una relazione causale diretta tra immigrazione e criminalità.
Nell’immaginario collettivo, l’immigrazione è da sempre associata alla criminalità. I risultati dell’indagine 'National Identity Survey' confermano che, in quasi tutti i paesi europei, la maggior parte dei cittadini è convinta che gli immigrati aumentino il tasso di criminalità. (i risultati dell’indagine sono integralmente disponibili all’indirizzo http://www.issp.org/data.shtml)
Nell’immaginario collettivo, l’immigrazione è da sempre associata alla criminalità. I risultati dell’indagine 'National Identity Survey' confermano che, in quasi tutti i paesi europei, la maggior parte dei cittadini è convinta che gli immigrati aumentino il tasso di criminalità. (i risultati dell’indagine sono integralmente disponibili all’indirizzo http://www.issp.org/data.shtml)
L’evidenza empirica, tuttavia, perlomeno in ambito economico, si concentra prevalentemente sugli effetti dell’immigrazione sul mercato del lavoro (salari, occupazione) e sulla spesa per lo stato sociale, trascurando completamente l’impatto sulla criminalità. Abbiamo perciò cercato di colmare questo divario e di ancorare il dibattito pubblico ad alcuni dati statistici. Per analizzare l’evoluzione di immigrazione e criminalità nelle province italiane dal 1990 al 2003, abbiamo dunque incrociato le informazioni sui permessi di soggiorno e sul numero di crimini denunciati, provenienti rispettivamente dagli archivi del ministero dell’Interno e della Giustizia. Ovviamente, questi dati sottostimano l’effettiva entità sia dell’immigrazione che della criminalità per la presenza di immigrati irregolari e di crimini non denunciati. Si può tuttavia mostrare che, sotto alcune ipotesi, la componente osservata dei due fenomeni fornisce una buona approssimazione di quella non osservabile. Per quanto riguarda l’immigrazione, abbiamo verificato che l'approssimazione è estremamente accurata utilizzando le domande di regolarizzazione, presentate durante le sanatorie del 1995, 1998 e 2002, per stimare il numero di immigrati irregolari e la loro distribuzione sul territorio. L’analisi rivela alcuni risultati in controtendenza rispetto al comune sentire (nostro articolo “Do immigrants cause crime?” - Paris School of Economics Working Paper No. 2008-053). Durante il periodo preso in esame, il numero di permessi di soggiorno in rapporto al totale della popolazione residente è quintuplicato, da meno dello 0,8 a quasi il 4 per cento. A tale crescita non è tuttavia associato alcun aumento sistematico della criminalità, che mostrerebbe invece una lieve flessione. A livello nazionale, dunque, non emerge alcuna correlazione significativa tra immigrazione e criminalità. Una correlazione positiva emerge invece a livello locale. In particolare, le province che hanno attratto un maggior numero di immigrati, in rapporto alla popolazione, hanno registrato anche tassi di criminalità più elevati. Distinguendo tra le principali categorie di reato emerge che la correlazione è dovuta esclusivamente ai reati contro la proprietà, che rappresentano quasi l’80 per cento dei crimini denunciati. I crimini violenti (e in particolare gli omicidi) si concentrano infatti nel Mezzogiorno, dove l’immigrazione è a livelli minimi. Le province del Centro-Nord si caratterizzano invece per una più alta presenza straniera e, al contempo, per una maggiore incidenza di reati contro la proprietà. L'associazione potrebbe essere dovuta all’esistenza di una relazione causale tra i due fenomeni oppure ad altri fattori che incoraggiano sia la presenza straniera che i furti, come ad esempio la maggiore ricchezza e urbanizzazione delle province settentrionali. Per distinguere tra le due ipotesi, abbiamo utilizzato dati sulla migrazione dai principali paesi di origine verso il resto d’Europa. Identifichiamo così la componente dei flussi migratori che dipende esclusivamente da shock esogeni nei paesi di origine, come guerre, crisi politiche ed economiche. Questi fenomeni aumentano l’emigrazione, e quindi potenzialmente l’immigrazione in Italia, senza essere correlati con fattori che influiscono direttamente sull’attività criminale nelle province italiane. La correlazione tra tale componente esogena e il tasso di criminalità nelle province italiane non è significativamente diversa da zero. Il risultato suggerisce che, nel periodo preso in esame, l’immigrazione in Italia non ha avuto un effetto causale significativo sul livello di criminalità."
Questi pochi dati ci dicono che gli immigrati non sono delinquenti, ma semplicemente persone che popolano spesso le fasce più deboli della società. Come dicevo anche nel post di ieri, vengono controllati e arrestati più spesso degli italiani e poi, non avendo spesso un domicilio abituale, non possono usufruire degli arresti domiciliari. Il fenomeno certamente è complesso e richiede risposte articolate. Anche per questo servirebbe avere al potere persone competenti, disponibili ad agire di fioretto e non gente accecata dal mero ritorno in termini di gradimento elettorale immediato e che, per questo, preferisce agire di sciabola.
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