"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

mercoledì 19 agosto 2009

L'Italia e la deriva autarchica

L'Italia è un Paese xenofobo. E il riferimento riguarda tutta una serie di atteggiamenti della classe politica che ci governa.
Ad esempio tutti ricorderanno le vicissitudini che coinvolsero il precedente governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, quando si oppose all'ingresso degli olandesi nelle operazioni bancarie in atto all'epoca, in difesa di una presunta italianità del settore, ed in questo difeso ad oltranza, ben oltre il lecito, dal governo in carica, ma anche da una parte del clero, cui l'ex governatore era molto legato. Sappiamo tutti come andò a finire.
Poi, nella legislatura successiva, fu la volta dell'Alitalia. Di fronte all'offerta dei francesi, che avrebbe salvato capra e cavoli, facendo incassare allo Stato anche dei soldi, il leader dell'opposizione dell'epoca si dichiarò contrario e bloccò la trattativa millantando la presenza di imprenditori italiani, fra cui alcuni dei suoi figli, disposti a farsi carico del problema, pur di tenere la compagnia, ormai fallita, di proprietà italiana. Salvo, poi, scoprire che i coraggiosi imprenditori si sono presi la parte buona, produttiva, dell'affare lasciando agli italiani l'onere di pagare la parte cattiva, i debiti, e un pegno di licenziamenti maggiore della precedente soluzione, quella prospettata dai francesi.
E siamo ai giorni nostri, nonostante i dati dicano che gli stranieri contribuiscono a portare avanti la nostra economia, creano un argine all'invecchiamento della popolazione, in molti casi sono indispensabili per la cittadinanza, basti pensare alle badanti, ma anche a tutte quelle persone che svolgono lavori ormai schifati dagli italiani, che comunque vengono svolti produttivamente dagli extracomunitari. Nonostante si sia capito che non vi è concorrenza, ma anzi arricchimento e continuità, il governo ci fa sapere con orgoglio che l'Italia è diventato un Paese scomodo per chi ci vuole entrare. Va in questa direzione, non solo ogni provvedimento normativo, ma anche ogni omissione, come le lunghe file e trafile burocratiche cui si deve sottoporre chi tenta di regolarizzare la propria posizione.
E l'Italia sta diventando sempre più scomoda anche per chi vorrebbe una sana concorrenza nel settore televisivo, generando, all'opposto, un monopolio non solo interno al Paese, ma anche chiuso verso l'esterno e verso idee che potrebbero portare anche qui arricchimento, cultura, in una parola competizione, che non può che portare benefici ai cittadini. Perché, non dimentichiamolo, solo dove c'è competizione, l'utente ci guadagna. E' per questo che sono state salutate con favore, dalle associazioni dei consumatori, e solo da quelle, le pur poche liberalizzazioni portate dal precedente esecutivo.
Insomma, noi gli stranieri non li vogliamo, a meno che non sia una persona sospettata di aver massacrato giornalisti scomodi e di aver riportato ai tempi bui dello zarismo un Paese che negli ultimi anni aveva tentato di portare avanti delle riforme. Oppure un dittatore di cui si condividono abitudini libertine, foraggiato inutilmente con milioni di euro per pagare un presunto conto di guerra ormai chiuso da decenni.

Nessun commento:

Posta un commento