In questo periodo ferragostano ci sono notizie che in qulache modo si intrecciano tra di loro e completano il quadro con l'atteggiamento che tennero tutti i nostri politici in occasione della proposta dei famigerati e vituperati Dico. Ma andiamo per ordine.
Il premier ci dice che è in procinto di sferrare un duro attacco alla malavita, organizzata e non, alla corruzione e al malaffare. Ma a sentire queste frasi, a parte le parole da film d'avventura utilizzate, forse per far colpo su chi ascoltava, viene da sorridere se si pensa che ha ospitato nella sua villa gente condannata per mafia e per corruzione e lui stesso è stato processato a più riprese per diversi reati e salvato da prescrizioni e leggi fatte ad hoc per permettergli di sfuggire alla giusta detenzione. Quindi, se mai ci sarà una reale lotta alle 'forze del male', siamo certi fin da ora che questa si fermerà sulla soglia degli interessi personali di chi la gestirà.
Fa notizia, poi, il figlio di Bossi che mangia nella mensa riservata esclusivamente ai parlamentari. Ora, a parte lo stipendio e i privilegi legittimi di cui godono i parlamentari leghisti a spese dello Stato, pur continuando a parlare di Roma ladrona e dei meridionali furbi e vagabondi. Ad esempio basta notare il modo con cui sono state presentate le statistiche sulle pensioni di invalidità, 'circa il 50% sono al sud', come se fosse un'infamia. Invece vuol solo dire che oltre il 50% sono al nord. Ma, al di là di questo, ci sono controlli ferrei su questo settore, se qualcuno ha qualcosa da dire faccia delle denunce circostanziate, altrimenti stia zitto. Dicevo, parlano di Roma ladrona, ma evidentemente vale solo per criticare, quando si tratta di prendere non c'è problema. Come la Gelmini per la quale la meritocrazia vale solo per gli altri, per lei che ha percorso oltre 1000 chilometri per passare l'esame di abilitazione, per lei tutto questo non vale. E così via fino ad arrivare come dicevo all'inizio ai Dico, che sono operativi da anni nel regolamento dei parlamentari, ma guai a parlarne e soprattutto a proporli come diritti dei cittadini. Il fatto è che chi ci governa non ha in mente il concetto fondamentale che la legge è uguale per tutti e quindi parla e decide senza aver prima fatto un sano esame di coscienza sulle proprie carenze morali. Diciamocelo, siamo italiani, prìncipi dell'eccezione e dello scavalcamento delle regole. E in questa ottica perversa la casta dei parlamentari finisce per non suscitare più rabbia, né indignazione, ma semplicemente invidia.
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