"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

giovedì 2 luglio 2009

La corsa virtuosa intrapresa per l'ambiente

Trent'anni fa le superpotenze mondiali si sfidavano per tentare di vincere la corsa allo spazio. Oggi, in una crisi ambientale terribile, si sfidano per il ruolo di leader nell’ecologia. Una corsa che per primo ha intrapreso il Parlamento di Bruxelles, ratificando il protocollo di Kyoto in toto (gli Stati Uniti solo in parte e la Cina per niente) e poi con il famoso accordo del 20-20-20 contestato da più parti. I punti che però svantaggiano l’Europa riguardano le diversità di politiche e di tecnologie disponibili tra i vari Paesi. Mentre ci sono alcune nazioni con un ritmo di crescita ecologica impressionante (vedi Germania, Danimarca, Francia e Gran Bretagna), le quali già da anni hanno intrapreso il cammino delle rinnovabili, ci sono anche altri Paesi (come la Romania, la Polonia ed in generale tutto l’Est Europa) che vanno avanti ancora con il carbone, e che le energie rinnovabili non sanno nemmeno cosa siano.
La situazione europea quindi non è rosea, ma ha buone potenzialità. Al contrario, Cina e Stati Uniti hanno il vantaggio di essere più unite, quello che il Governo decide si fa, e quindi se si decide di intraprendere il cammino ecologico, lo si fa tutti insieme. La Cina, il Paese più inquinante del mondo, ha investito più di tutti nel rinnovabile, circa 220 miliardi di dollari, e cioè il 40% dei fondi stanziati dal Governo per uscire dalla crisi. Il colosso cinese ha dalla sua parte l’ambizione di costruire le centrali elettriche ad energia pulita più grandi del mondo, e si sta ponendo in un ruolo leader nell’esportazione delle turbine eoliche. Molto importante anche l’investimento nell’industria dell’automobile, la quale approfittando del fallimento della General Motors ha rilevato il comparto del Suv, ma soltanto in maniera marginale. Il vero cuore dell’industria automobilistica cinese del futuro saranno le auto ibride ed elettriche, che stanno ricevendo finanziamenti a pioggia.
Ma su questo non vuol essere di meno Obama, che per salvare la Chrysler l’ha obbligata a firmare l’accordo con la Fiat per produrre macchine meno inquinanti, e facendo fallire la General Motors darà vita ad un’altra industria automobilistica più piccola ma che punterà esclusivamente sull’ibrido e sul rinnovabile. In quanto a finanziamenti, anche qui siamo a livelli enormi di esposizione economica, 112 miliardi, cifre che l’Unione Europea non si può permettere, le quali andranno a potenziare soprattutto l’industria eolica, la quale al momento produce più energia di tutto il mondo (+ 8.300 watt solo negli ultimi 12 mesi) e che, vedendosi minacciata dagli assalti cinesi, sarà portata ad aumentare ulteriormente la sua produzione.
Cina e Stati Uniti fanno una gara a sè, a suon di miliardi, per la riconversione dell'energia, mentre l’Europa gareggia sul piano delle emissioni, finora le più basse al mondo. Nel mezzo vi è l'Italia che ha avviato la riconversione prima con gli incentivi sul fotovoltaico, ora con quelli sull'eolico, ma dall'altra parte ancora vaneggia di inceneritori, discariche e centrali nucleari, in una terra dove basta un nulla per far esplodere una cisterna di gas in una stazione ferroviaria.

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