La castrazione chimica e' un tipo di castrazione, solitamente non definitiva, provocata da farmaci a base di ormoni, sviluppata come misura temporanea preventiva per stupratori e pedofili. Per gli uomini colpevoli di reati a sfondo sessuale, la castrazione chimica e' da alcuni considerata piu' umana della castrazione vera e propria, ed e' applicata come parte della pena di tali reati in diversi paesi, inclusi gli Stati Uniti. L'Aclu (American Civil Liberties Union), pero', sostiene che essa sia contraria alla Costituzione degli Stati Uniti. Per quanto riguarda l'Europa, questo tipo di cura e' gia' in uso dal 1969 in Germania (solo se il soggetto ha superato i 25 anni ed a seguito di una perizia medica), dal 1993 in Svezia (solo con il consenso dell'interessato e se quest'ultimo e' suscettibile di divenire recidivo), dal 1973 in Danimarca (dove ha sostituito la castrazione vera e propria, cioe' chirurgica: il condannato poteva scegliere tra quella o la prigione) e dal 1997 in Francia. In Norvegia e' stata applicata a quattro stupratori consenzienti.
"La castrazione chimica non e' una soluzione definitiva. E comunque da sola non basta: può rappresentare una tappa del complesso e articolato lavoro sessuologico e psichiatrico per la rieducazione dei soggetti con simili devianze". Ne è convinto Vincenzo Gentile, presidente della Societa' italiana di andrologia (Sia), intervenendo sul dibattito accesosi in Italia dopo l'arresto del ragioniere accusato di essere lo stupratore seriale di Roma. Il ricorso a uno strumento come la castrazione chimica, avverte l'esperto, "prevede una terapia continua e controllata, che deve essere accettata volontariamente dall'individuo in questione. Certo - dice all'ADNKRONOS SALUTE - il trattamento risolve momentaneamente il problema, ma bisogna tenere presente anche il fatto che la castrazione chimica comporta effetti collaterali anche importanti, dall'osteoporosi alla depressione, al calo dell'attenzione". Inoltre la somministrazione sottocutanea dei farmaci necessari a 'spegnere' l'impulso e il desiderio sessuale "va comunque deciso dopo avere attentamente esaminato la storia psico-sessuale del paziente, il tipo di reato che ha commesso e le probabilità di ripeterlo". In questi casi, ribadisce il numero uno della Sia, "occorre un lavoro complesso e più articolato" di semplici iniezioni, che dovrebbe coinvolgere psicosessuologi, psichiatri e andrologi". Un problema, dunque, da affrontare con l'idea di guardarlo da più prospettive, come ogni cosa riguarda la salute umana. Un problema, questo dove, più che in altri settori, bisogna agire di fioretto e non di sciabola (leggere questo vecchio post), lasciando la parola e l'onere a chi vuole veramente risolverlo e non a chi vuol far vedere che qualcosa si è fatto.
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