E' strano il comportamento del presidente Napolitano. Nessuno degli esperti sa spiegarsi il significato di certe sue azioni, definite da taluno anomale. Ma andiamo per ordine. Nel mezzo del putiferio scoppiato per la vicenda Englaro, inviò una moral suasion alla Camera per avvertire che il decreto legge, così come era stato formulato, non lo avrebbe firmato, adducendo l’inopportunità del provvedimento, perché potrebbe essere viziato da incostituzionalità, per mancanza del requisito di urgenza e necessità e per il contrasto con una sentenza definitiva della magistratura. Ma il decreto arrivò ugualmente sulla sua scrivania e lui non lo firmò, scatenando le ire, vere o finte che fossero, di coloro che avrebbero voluto, probabilmente, una diversa conclusione della vicenda. In un'altra situazione, invece, ha firmato a tempo di record il famigerato, cosiddetto lodo Alfano, quello che garantisce l'immunità alle quattro più alte cariche dello stato. Lui ha asserito che la sua firma è stata ponderata, e noi non possiamo dubitare di ciò, ha anche fornito le motivazioni del suo gesto, ma rimane inspiegabile la fretta con cui ha voluto quasi liberarsi di quel fardello che, non dimentichiamolo, riguardava anche lui in quanto alta carica dello stato. Ma andiamo avanti. E' dei giorni scorsi una nuova moral suasion che è stata avanzata nei riguardi del disegno di legge sulle intercettazioni. L'azione del capo dello stato ha provocato un arresto della procedura di approvazione del provvedimento, che è stato rinviato alle Camere per una revisione dei punti critici del testo. Io concordo con Travaglio quando dice che in questo modo ha finito per peggiorare le cose, perchè ora il testo verrà limato quel tanto che basta per farlo passare, con buona pace dei suoi denigratori e con l'imbarazzo di chi dovrà deciderne la costituzionalità, nel passaggio successivo. Forse sarebbe stato meglio aspettare che venisse inviato e poi bocciarlo in toto, in modo da permetterne una completa riformulazione. Infine, è di oggi una nuova procedura, anche questa anomala. Il presidente ha firmato il provvedimento relativo alla sicurezza ma, subito dopo, ha inviato una lettera al presidente del consiglio e per conoscenza ai presidenti di Camera e Senato, per chiedere di cambiare qualcosa in sede di applicazione, per quei settori che riguardano le ronde e il reato di clandestinità. Come si dice dalle mie parti, 'passata la festa, gabbato lo santo'. Cosa vuoi che gliene importi all'esecutivo delle raccomandazioni, una volta che il decreto è stato firmato e il consenso elettorale è assicurato dall'aver dato comunque una risposta, giusta o sbagliata che sia? E cosa dire, poi, della sua richiesta all'opposizione di non comportarsi come tale, prima, durante e poi anche dopo il G8. Che significato dare a questa richiesta? E' giusto inibire questa già scalcinata opposizione nel suo ruolo istituzionale? Non lo capisco più, il capo dello stato, all'inizio sembrava di una spanna superiore rispetto al suo predecessore, oggi è praticamente irriconoscibile. Senza contare che, come già detto in apertura, gli addetti ai lavori giudicano anomale alcune delle sue procedure. Non resta che aspettare per capirci di più, nella speranza di esserci clamorosamente sbagliati.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
giovedì 16 luglio 2009
Lo strano comportamento del presidente Napolitano.
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