"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

venerdì 24 luglio 2009

Quella linea rossa chiamata pigrizia.

Parlavo, nel post di ieri, di quanto il ministro Brunetta avesse agito di sciabola e non di fioretto, come si conviene nel campo della politica, che dovrebbe essere il luogo della diplomazia e della discussione, per raggiungere obiettivi di miglioramento della vita dei cittadini. Leggevo poi dalle cronache locali che in un ospedale della zona c'è stato il decesso di un paziente dopo un intervento chirurgico. A seguito di questo è stata avviata un'indagine da parte della magistratuira e il magistrato, dopo aver chiesto una relazione al direttore sanitario e aver sewuqstrato tutta la documentazione, ha inviato circa trenta avvisi di garanzia ai medici che comparivano nella cartella clinica del paziente deceduto. Accade anche che un giornalista, invece di selezionare con cura le informazioni da pubblicare, dopo aver compreso fino in fondo l'argomento di riferimento, finisce per pubblicare in blocco anche cose che sarebbe opportuno non pubblicare. Succede infine, ma gli esempi potrebbero continuare in molti altri settori della vita pubblica, che poliziotti in divisa arrestano ed ammazzano senza curarsi delle motivazioni dei cittadini malcapitati.
Cosa unisce le cose che ho appena citato come esempi. Il collante di tutto questo discorso è che, a mio avviso, sempre di più, in molti settori della vita pubblica italiana, manca la professionalità da parte di chi della professionalità dovrebbe fare una bandiera. E non per emergere e farsi bello e progredire nella propria carriera, ma semplicemente per salvaguardare le esigenze e i diritti dei cittadini cui il proprio lavoro è rivolto. Intano dire che, ad esempio, un magistrato che non legge bene le carte e preferisce mandare trenta avvisi di garanzia, magari a persone che sono state appena sforate dal problema e che nulla possono aggiungere al dibattimento, neanche come testimoni, figuriamoci come indagati, quel magistrato non fa bene il suo mestiere perché costringe gente che palesemente è innocente a spendere tempo e denaro per la propria difesa. Così come un politico che fa una legge nella quale non crede, o senza conoscere a fondo il nocciolo del problema, ma solo per avere un facile ritorno elettorale, rischia di generare sfiducia in quelle persone che invece credono nel proprio lavoro. Il collante di tutto è la pigrizia che, sempre di più, avvolge la nostra vita, generando azioni lineari, scorciatoie, appunto tagli di scure, o colpi di sciabola, che portano a buttare via l'acqua sporca con il bambino invece che salvaguardare il buono che si era creato in precedenza il quel settore. E questa linea rossa unisce molti dei professionisti, anche di categorie importanti, che hanno molta influenza nella nostra vita quotidiana. Questa linea rossa, chiamata pigrizia, che sta lentamente affossando la nostra professionalità, quella stessa che aveva fatto dell'Italia culla di cultura, arte e diritto nel mondo.

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