"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

giovedì 21 aprile 2011

Iniziative personali.

Siamo in presenza di un governo e di un parlamento in cui si moltiplicano le iniziative personali. Un vecchio proverbio dice che quando il gatto non c'è i topi ballano. E così sta succedendo oggi in Italia. In assenza di un capo del governo che partecipi alla vita polita nazionale, tutti si sentono in diritto di dire la propria su tutto. Così si moltiplicano le iniziative personali. Così può accadere che un ministro può portare avanti una legge contro i cosiddetti fannulloni in Patria e poi venga sonoramente smentito dal comportamento tenuto dai suoi colleghi di partito in Europa. Così può accadere che un ministro porti avanti una politica economica di un certo spessore e poi venga sistematicamente scaricato dal responsabile del gabinetto che, di fronte alle lamentele dei tartassati, invece che spiegare la politica del governo, risponde 'prendetevela con lui'. Così accade che vi possono essere iniziative completamente strabiche per i temi di politica estera, fra coloro che spingono verso l'isolazionismo della nostra nazione, rispetto ai Paesi fonte di immigrazione, ma anche verso l'Europa, e coloro che si dissociano da tali posizioni. Così come strabica è la posizione verso la politica energetica nazionale: chi ieri era nuclearista, oggi non lo è più, anche a dispetto dell'assenza di un piano energetico. E mentre il capo del governo continua a dormire in pubblico durante le manifestazioni ufficiali, ripreso da impietose telecamere, continua a partecipare, non si sa bene a che titolo, visto che il governo dovrebbe rappresentare tutti, alle campagne elettorali di candidati alla presidenza di regione, o a sindaco di questo o quel comune, continua a bloccare il parlamento su leggi che lo proteggano dai suoi problemi con la giustizia, si alza un ex-sindaco qualsiasi e vomita, con pittoreschi manifesti, il suo veleno contro i giudici e, quando tutti si sono rizelati, al punto da farlo dimettere dalla candidatura, quest'ultimo ha lasciato sul campo una sola domanda: ma perché non è stato riservato lo stesso trattamento a chi è stato l'ispiratore morale di tale iniziativa, visto che sono anni che martella senza interruzione su questo argomento? Fino ad arrivare a questo sconosciuto signore che, sempre per iniziativa personale, ha proposto di cambiare l'articolo 1 della Carta Costituzionale, aggiungendovi la centralità del parlamento, un organo che, ad oggi non rappresenta più il popolo italiano, visto che è formato da gente nominata dai capi di partito e non eletta dal popolo, grazie ad una legge che lo stesso ideatore non ha esitato a definire una porcata. Inutile dirlo che anche questa volta sono partite le prese di distanza da parte del suo stesso partito.

Insomma si va avanti così, alla rinfusa, senza una politica di governo, senza una rotta, a dispetto dei bunga bunga e degli scandali di cui ormai siamo tolleranti, tanti e tali ne abbiamo sentiti, giusto perché l'Europa ci impone di farlo, pena il fallimento dell'azienda Italia, e fino a quando i parlamentari nominati dai capi di partito non avranno maturato il diritto alla pensione che oggi non è più dopo due, ma dopo cinque anni di legislatura.

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