"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

venerdì 15 aprile 2011

Cosa non mi piace del processo breve.

Ascolto in questi giorni le critiche al nuovo disegno di legge sul cosiddetto processo breve. Premetto che non conosco il testo, quindi non posso criticarlo, in positivo o in negativo, fino in fondo ma, da quello che mi è rimbalzato, ci sono alcune cose che non condivido. Intanto le leggi che il parlamento approva dovrebbero rispettare alcune regole.

Io che non sono un giurista, ho sempre sentito dire da amici avvocati che la prima cosa che viene insegnata nei corsi di giurisrudenza è che le leggi approvate dal parlamento valgono dal momento della pubblicazione in poi. Non possono esistere leggi retroattive, per questa ragione gli avvocati sono tenuti ad avere ben chiara la cronologia delle leggi, per essere certi dell'ambiente normativo in cui è maturato l'operato del proprio cliente. E' chiaro anche ad un bambino che se io compio un'azione che oggi è legale, non posso essere chiamato a risponderne perché tra un anno passa una legge che la fa diventare illegale. Se è vero questo, è vero anche il suo contrario, cioè se io compio un'azione illegale, resta tale anche se fra un anno ci sarà una legge che la depenalizza. L'attuale esecutivo ha stravolto questo pilastro del diritto, approvando leggi, fra cui il cosiddetto processo breve, che hanno validità retroattiva.

Un'altra cosa che non mi piace è che, nella selezione dei reati, non si prende solo in considerazione l'importanza del reato, ma anche lo stato del trasgressore. Se io ho ammazzato, ma sono incensurato, sono sempre un omicida, indipendentemente dal fatto che abbia commesso il reato per la prima volta. Per la vittima non cambia nulla e questo deve essere il faro illuminante. Non a caso la Costituzione dice che tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge. Un reato deve essere valutato alla stessa maniera, sia che venga commesso da un novizio, sia che venga commesso da un trasgressore seriale poi, caso per caso, il giudice valuterà le attenuanti e le aggravanti, infatti le penalità non sono mai secche, si va sempre da un minimo ad un massimo, ma cosa c'entra questo con i tempi di prescrizione del reato?

Infine c'è un problema che ho sollevato altre volte e che riguarda il Capo dello Stato. Mai in precedenza un Presidente della Repubblica aveva utilizzato la cosiddetta moral suasion, cioè l'abitudine di correggere le leggi prima che queste vengano approvate dal parlamento, è anche questa un'abitudine incostituzionale. Per questo, in passato, alcune leggi sono state sonoramente bocciate dai predecessori di Napolitano, perché macchiate di palese incostituzionalità. D'altronde anche l'attuale Presidente della Repubblica ha dichiarato in più occasioni che quando il parlamento lavora il Capo dello Stato tace. Ma poi continua a ripetere sempre lo stesso errore. E pare che lo voglia fare anche ora, col processo breve. Tanto che il presidente del consiglio ha già preannunciato che invierà il ministro della giustizia al Quirinale per illustrare meglio il provvedimento al Capo dello Stato. Se così fosse, anche questa volta, sarà più difficile bocciare la legge, per il semplice fatto che vi ha preso parte nella stesura. Con quale faccia poi potrà continuare a svolgere il suo lavoro, quando i giudici della Corte Costituzionale lo bocceranno per palese incostituzionalità, come già avvenuto in altre occasioni, lui che è stato scelto per essere il guardiano della Costituzione?

Un'ultima perplessità, forse non sarebbe male, invece che parlare a sproposito della presunta impunità dei magistrati, cominciare a parlare dell'impunità dei politici, a tutti i livelli, che non sanno fare il proprio mestiere.

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