"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

venerdì 22 luglio 2011

Legge uguale, sentimenti diversi

Ieri, il Capo dello Stato ha pronunciato delle parole che, per certi aspetti, possono risultare pienamente condivisibili. Se non fosse che tali parole sono giunte in un momento sbagliato e, di conseguenza, i soliti avvoltoi di regime vi si sono fiondati addosso, per portare acqua al loro putrido mulino. Napolitano ha parlato di moderazione sull'uso delle intercettazioni da parte dei giudici, i quali dobvrebbero evitare esposizioni mediatiche e, per quanto possibile, rapporti con la politica, nel senso di non candidarsi a ruoli politici, almeno nelle circoscrizioni in cui hanno lavorato e magari condannato. Queste parole, giunte all'indomani del voto sull'autorizzazione alla detenzione del deputato Papa e del senatore Tedesco, hanno scatenato tutta una serie di speculazioni, tanto che Il Giornale di oggi titola a lettere cubitali: "Napolitano si sveglia. Basta intercettazioni!" E' evidente che il capo dello stato non poteva riferirsi né ad un'abolizione dell'uso delle intercettazioni, né al fatto che i giudici dovrebbero chiudere un occhio davanti alle malefatte di certi politici. Il discorso va interpretato col buon senso di chi non ha nulla da difendere, cosa che evidentemente è merce rara nella stampa nazionale.

Riflettevo su quanto accaduto nei giorni scorsi a proposito degli arresti avvenuti o invocati. Ad esempio, il processo per la morte di Melania Rea non è neanche iniziato, eppure il suo presunto colpevole è stato arrestato con un'accusa terribile, lasciando a casa un bambino di pochi mesi di vita. Per lui nessuno si è stracciato le vesti, nessuno si è chiesto come mai un uomo che non è ancora stato condannato è già finito in galera. Così accade quando vengono catturati i presunti colpevoli di furti o stupri, soprattutto se immigrati, tutti vorremmo vederli subito dietro le sbarre anche se non sono condannati. Mi chiedevo, perché per i parlamentari si fa tanto parlare di garantismo, di conflitto tra politica e magistratura e così via. Io credo che la legge è questa, giusta o sbagliata che sia. Se va bene così com'è è giusto che Parolisi, Papa e Tedesco vadano a finire in galera. Se non va bene, si propone una riforma e Parolisi, Papa e Tedesco restano in libertà, in compagnia degli immigrati, bianchi, neri e gialli, fino alla fine del processo di ciascuno. Non credo che ci possano essere alternative credibili alla sfrontatezza dilagante della casta dei politici.

A proposito, mi è piaciuta tanto una frase scritta da Marco Travaglio in un suo articolo dei giorni scorsi che, più o meno, diceva che, sì, bisogna essere favorevoli alla separazione delle carriere, ma non di quella tra giudici e pm, di cui ognuno può pensare quello che vuole, ma tra le carriere dei ladri e dei politici. Di questa separazione, in questo momento storico italiano, c'è veramente tanto bisogno.

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