Accade, in questi giorni, di sentir parlare di leggi che non stanno nè in cielo, nè in terra. Norme sulla sicurezza che generano ansia ed insicurezza. Intercettazioni che servono per scoprire i criminali che non si posono fare se prima non vi sono gravi indizi di colpevolezza. Obbligo di pubblicare notizie che tali non sono (rettifiche) e divieto di pubblicare notizie reali (intercettazioni). Cittadini che vengono autorizzati a monitorare il territorio volontariamente, come supporto alle forze dell'ordine cui, nel frattempo, si sono tagliati i fondi e non riescono quasi a fare benzina. Cittadini che, forti della legge che li autorizza a riunirsi, giacchè ci sono, indossano una camicia color cachi, parlano di nazionalismo, anche se si cuciono addosso il tricolore al contrario (rosso, bianco e verde e non viceversa), adottano un simbolo che ha tutto il sapore della svastica. Accade, in questi giorni, di assistere ad un ministro della repubblica che, durante la parata del 2 giugno, alza un braccio a mo' di saluto romano per salutare le forze di polizia (Michela Brambilla, neo ministro del Turismo). Accade di ascoltare persone, anche di cultura, che pressati da una campagna infame delle TV di regime, sentono dentro di sè crescere l'ansia per una presunta insicurezza ed invocano a gran voce i tempi del duce, quando c'era ordine e disciplina. Accade anche che queste persone sono nate dopo il '45 e nulla possono testimoniare, per conoscenza diretta, di quello che fu realmente il fascismo. Accade, in questi giorni, di sentir parlare di giornalisti, di magistrati, di clandestini, di extracomunitari, senza sforzarsi di capire che dietro ognuna di queste classificazioni ci sono persone, con una propria storia, delle esperienze, un'infanzia, felice o infelice, e quindi un'educazione ricevuta. Ci si dimentica che il pregiudizio è il punto di partenza per il razzismo. Dire che i magistrati sono nati per fare del male è come dire che i siciliani sono mafiosi, gli scozzesi o i genovesi sono tirchi, i neri o i napoletani sono sporchi. Sentire un capo del governo dire queste cose fa male, perchè è diseducativo, rappresenta il presupposto per l'emanazione di leggi vendicative e quindi lontane dalla giustizia e dalle reali esigenze dei cittadini. Accade, in questi giorni, che qualcuno tiri troppo la corda, intercettando oltre il dovuto e pubblicando oltre il dovuto. Accade che poi a pagare siano sempre le persone più inermi, che di pagare non ne possono più e che potrebbero alla fine chiedere il conto. Che, visti gli arretrati, potrebbe essere molto salato.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
martedì 16 giugno 2009
Accade in questi giorni ...
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