"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

lunedì 15 giugno 2009

Eravamo tre amici al bar.

Durante lo scorso week end ho incontrato due amici e colleghi, a poche ore di distanza l'uno dall'altro. Fulvio e Pasquale sono due persone informate, hanno anche ricoperto incarichi politici e non sono certamente degli sprovveduti. Parlo spesso con loro della situazione politica in Italia, ci scambiamo idee ed informazioni. Sono su posizioni antitetiche tra di loro, in linea di massima non condividono il mio modo di pensare, nè l'operato dell'attuale governo, almeno non al cento per cento. L'altro giorno parlavamo, prima con l'uno e poi con l'altro, di giustizia e magistratura e alla fine il discorso è scivolato su due casi specifici. Col primo si è arrivati ai processi che riguardavano Marco Travaglio e col secondo ai processi in cui era stato coinvolto Clemente Mastella. Del primo abbiamo dibattuto il fatto se il noto giornalista fosse stato o meno condannato per diffamazione. Il mio interlocutore asseriva di sì, sostenendo che quella condanna rappresentava un'onta gravissima che non avrebbe dovuto permettergli di pontificare, come solitamente fa, sui giornali e in televisione. Da parte mia facevo notare che le cose non stavano così. Tutti e due eravamo certi di avere ragione e sfidavamo l'altro a 'mostrare le carte'. Io, da parte mia, una piccola indagine l'ho fatta, con internet bastano pochi minuti, e sono arrivato a scoprire che Marco Travaglio è coinvolto in quattro inchieste per diffamazione, due col rito civile e due col rito penale. Di queste, in una delle due col rito penale è stato assolto, ne restano sospese tre, che devono ancora giungere a conclusione. Per cui di condanne ancora non se ne parla e chissà se e quando se ne parlerà.
Il mio secondo interlocutore, invece, asseriva che le accuse a Mastella, quelle che, probabilmente, hanno causato la caduta del governo Prodi, salvo vedere com'è andata veramente, erano del tutto infondate e che l'inchiesta era stata pretestuosa, in quanto l'impianto accusatorio era stato smontato, quindi quell'inchiesta, con avvisi di garanzia che hanno coinvolto molti membri della famiglia e del partito, aveva avuto solo una valenza politica e non giudiziaria. Anche in questo caso c'è stata la reciproca sfida a 'mostrare le carte', ho fatto le mie indagini e ho scoperto, da Wikipedia, che l'inchiesta 'è passata alla procura di Napoli che, in maggio 2009 ha ritenuto fondate molte accuse, rinviando a giudizio Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo'.
Avrei voluto avere torto, credetemi, non per le vicende in sè, per quelle sarà la giustizia a stabilire chi ha ragione e chi ha torto. Quello che mi lascia perplesso è l'informazione che viene data in Italia. Io ho molta stima degli interlocutori che avevo di fronte, ripeto sono persone molto al di sopra della media per livello di informazione e hanno ricoperto anche incarichi politici, per cui questi due episodi possono essere catalogati come piccoli incidenti. Ma mi chiedo cosa accade a quelle persone che non accedono a internet, non leggono i giornali e che hanno come unica fonte di informazione la televisione, ormai a reti unificate.

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