Se un governo vuole evitare critiche al suo operato deve, per forza di cose, evitare che la gente sappia quello che sta facendo o che lo sappia secondo un punto di vista unilaterale, esaltando la parte buona o inventandola di sana pianta e nascondendo la parte cattiva di ogni sua azione. E' una banalità, certo, ma è sempre bene partire dall'inizio, anche se si dicono cose scontate. Così un governo autoritario comincia a manovrare la stampa, le TV, i mezzi classici di informazione e quando riesce ad avere tutto sotto controllo, resta una sparuta minoranza di cittadini da sempre politicizzati che, per principio, non crede a nulla e quindi continua ad essere diffidente, malgrado un'apparenza cristallina. Col passare del tempo e della tecnologia diventa sempre più difficile controllare l'informazione, anche perchè questa si presenta in forma gratuita e soprattutto non conosce frontiere, viaggia libera nell'aria, non conosce confini di stato e allora che fare? In Cina, ad esempio, per dare un nuovo giro di vite ad internet, hanno inventato il colore rosa. Pechino, infatti, ha chiesto ai produttori di PC di introdurre, a partire dal primo luglio, un nuovo software dal nome “Green Dam Youth-Escort", che ufficialmente è nato per impedire l'accesso dei siti pornografici. “Le vacanze estive si avvicinano e molti genitori cinesi si preoccupano di quello che possono vedere i figli…questo e’ lo scopo del software”, ha spiegato il fondatotre della Jinhui Bryan Zhang. Non sarà obbligatorio attivare il prodotto ma il ministero dell'industria e della tecnologia informatica ha chiesto ai venditori di comunicare quanti computer vengono acquistati e quali sono i software installati. Il ”Green Dam” è stato già installato in diversi milioni di pc venduti da imprese locali. Inoltre, è stato introdotto nei computer delle scuole e degli Internet Cafe’ cinesi. L’introduzione del software in tutti i computer venduti in Cina rappresenta un problema etico anche per i giganti stranieri come Dell e Hp: da una parte non intendono rinunciare al mercato più promettente per l’industria informatica; dall’altra, rispettassero l’ordine del governo cinese, incrementerebbero ulteriormente il controllo di Pechino sui contenuti ai quali hanno accesso i cittadini cinesi. In Cina, peraltro, la censura di internet e’ già forte grazie al sistema “Great Firewall“, un sistema di rilevamento di siti sgraditi, che vengono automaticamente bloccati.
In Iran blog, twitter, i social networ0k, sono diventati uno strumento di controinformazione per il giovane popolo iraniano. Di sicuro i giovani iraniani conoscono (e usano) meglio twitter rispetto agli italiani. L’irrefrenabile rete e servizio di microblogging non è tanto un rifugio, quanto uno strumento per mettere insieme pezzi di dissenso, aggregarli sul web e poi darsi appuntamento sui tetti di Teheran. In Francia si è cercato di fare una legge filtro ma la proposta di Sarkò è stata sonoramente bocciata, in Inghilterra l'Alta Corte ha stabilito che migliaia di blogger che operano dietro il pretesto di anonimato non hanno alcun diritto di mantenere segreta la loro identità. Naturalmente non poteva mancare l'Italia che, con la scusa di filtrare non si sa bene che cosa, ha cercato di bloccare i siti internet a più riprese, fin dalla scorsa legislatura, per arrivare al recente decreto sulle intercettazioni, non ancora approvato in via definitiva.
Io credo che internet sia la libertà, bloccare internet è il tentativo goffo di un governo illiberale di limitare la libertà dei propri cittadini.
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