Andare a Medjugorje, l'ho già detto nel post di ieri, non significa solo meditare sul senso della vita e pregare, ma anche assistere a fiumi di persone che frequentano gli stessi luoghi, partecipano alle funzioni religiose che possono durare anche per delle ore. Come accade la sera quando, dopo la recita del rosario e la celebrazione della messa, si assiste all'adorazione, un rito misto, fatto di preghiere e canti, dal ritmo molto blando. Ed è pieno di gente che vi partecipa anche per tre o quattro ore di seguito. Così come si assiste alla coda dei fedeli in fila per bagnare un fazzolettino con la lacrima del Cristo piangente, un fenomeno per cui il ginocchio di una statua del Cristo geme in continuazione un liquido che viene, appunto, asciugato in continuazione. E poi non c'è angolo a Medjugorje in cui non si preghi o non si parli di religione, come se si trattasse dell'ultima notizia di sport o di politica. Non c'è un luogo, intorno alla cattedrale, in cui non vi siano comitive di pellegrini che cantano o pregano. E' forte la determinazione di chi scala il colle e la montagna delle apparizioni; lì tutto è rimasto praticamente com'era vent'anni fa, gli stessi scogli affiorano da un percorso accidentato, con ai lati alberi e rovi. Nulla è cambiato e nulla deve cambiare per lasciare intatta la magia del percorso. Medjugorje è il luogo delle conversioni, anche illustri, basti pensare a Lola Falana o, ultimamente, a Paolo Brosio. Io credo che questo luogo sia per lo spirito quello che Lourdes rappresenta per il corpo, con le storie delle guarigioni fisiche. Da una parte le guarigioni del corpo, dall'altra le conversioni, e quindi le guarigioni dello spirito.
Eppure, dicevo nel post di ieri, sono tornato con i miei dubbi intatti. Anzi aggravati da un senso di fastidio, sia per l'eccessiva speculazione che ruota attorno al fenomeno, sia, soprattutto, per un certo tipo di miracolismo, l'esasperazione dell'evento, di qualunque evento che, per quanto banale e spiegabile, deve per forza di cose appartenere alla sfera del sovrumano. Voglio dire che una sera, mentre si consumava una cena all'aperto qualcuno, vedendo la croce sul monte che si era illuminata, ha gridato al miracolo. E' stato il religioso che era con noi a riportare tutto in un alveo più umano, ricordando a tutti che la mattina precedente c'erano stati degli operai che avevano manovrato dei cavi elettrici e che sicuramente quel fenomeno era dovuto ad opera dell'uomo. Così come dicevano che, in prossimità di un'apparizione annunziata della Madonna, qualcuno aveva visto un arcobaleno nel cielo, senza che vi fosse alcun cenno di pioggia, oppure un profumo di rose in prossimità del Cristo piangente, tutti fenomeni riconducibili a normalissimi cause terrene, ma che venivano sistematicamente identificate come segni, anche piccoli, di una presenza sovrumana. Personalmente non mi è accaduto nulla, forse non ci sono andato con lo spirito giusto o forse non ho dato il significato ai segni che mi sono stati mandati. Uno di questi è senz'altro la visita alla comunità Cenacolo, che accoglie ex-tossicodipententi ma, per non appesantire più del lecito questo post, ne parlerò in un'altra occasione.
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