"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

martedì 15 settembre 2009

Quel punto di riferimento morale che non c'è più

Ieri ho incontrato il mio amico Fulvio e con lui discutevamo di come si sia degradato l’ambiente politico in Italia. Si discuteva di come si sia passati a parlare di prostitute e non di programmi. Lo facevamo da posizioni diverse, certo, ma le conclusioni erano pressocché identiche. Tutto ruota sulle gesta di un uomo e non sulla società civile e su cosa si potrebbe fare per migliorarla. La colpa, che io davo a quell’uomo, il mio amico la dava alla stampa. Certamente, ragionandoci un po’ su, fuori dalla concitazione della discussione, la stampa ha le sue colpe, perché ha seguito quell’uomo sul suo terreno. Ma non riesco a smettere di pensare che comunque la scintilla di tutto sta nel comportamento di una persona, e dei suoi collaboratori, che dovrebbero essere un punto di riferimento per la gente e che invece non lo è. Immaginiamo ad esempio un padre che trascura il suo aspetto, dice parolacce, fuma, beve, porta donne in casa in presenza dei suoi figli. Allo stesso tempo, però, non gli fa mancare nulla rispetto agli insegnamenti, alla nutrizione e quant’altro. Certo a quel padre non si potrebbero togliere i bambini, ma d’altra parte bisogna anche dire che non dà loro un buon esempio. Ecco, è questo il punto, se un ministro continua a dire ‘fannulloni’, ‘panzoni’, oppure ‘io con la bandiera mi ci pulisco il culo’, o ancora se un primo ministro va a letto con donne che non sono la propria moglie e lo fa senza il minimo pudore, accampando la scusa che non le ha pagate, e questo dopo che su di lui ci sono sospetti di corruzione, mafia, massoneria, allora è chiaro che c’è qualcosa che non va. Io credo che il governo di un Paese democratico debba essere asettico, laico, né di destra, né di sinistra, debba fare cose rivolte a dare ai cittadini sempre maggiori diritti, accompagnati da doveri, perché è giusto regolamentare i diritti, perché sennò ognuno fa come gli pare. Ad esempio, per assurdo, un governo dovrebbe fare una legge sulle unioni civili anche se non ci crede. Deve comunque regolamentare l’aborto, il divorzio, il testamento biologico, poi all’interno di una legge si cerca di fissare dei paletti, quanto più larghi possibili, di modo che ognuno, secondo coscienza sceglie per sé. Contemporaneamente si cerca di elevare la morale del popolo con campagne di educazione sociale e con un comportamento rigoroso che possa essere da esempio per tutti.
Ma mi rendo conto che questa è utopia, sogni probabilmente irrealizzabili, ma migliorare rispetto alla realtà attuale si può. E devono esserci ampi margini di miglioramento se anche il mio amico Fulvio, che pure non la pensa come me, a tratti, comincia a darmi ragione.

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