"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

lunedì 14 settembre 2009

Il tempo dei giochi è finito. Ora è il momento dell'azione

Con queste parole Barack Obama ha lanciato il suo progetto di riforma sanitaria che, a detta dello stesso presidente, costerà 900 miliardi di dollari in dieci anni "meno di quanto abbiamo speso nelle guerre in Iraq e Afghanistan". "Non sono il primo presidente ad affrontare questa questione, ma sono determinato ad essere l'ultimo". Il presidente degli Stati Uniti ha assicurato di voler fornire "sicurezza e stabilità" a chi ha già un'assicurazione sanitaria e di aggiungere una copertura a chi non ce l'ha, e questo si realizzerà tramite un'assicurazione gestita dal governo in concorrenza con il sistema privato. “Il passo che dobbiamo fare perché le compagnie private siano oneste è creare un'opzione pubblica no-profit disponibile nel mercato assicurativo", ha detto Obama, ribadendo la necessità di un sistema parallelo a quello privato che offra polizze a basso prezzo. Ma lo stesso presidente ci ha tenuto a precisare che la porta è aperta a soluzioni alternative purché vadano nella direzione di garantire a tutti una copertura sanitaria: "Se verrete da me con proposte serie, io sarò qui ad ascoltare". Obama ha poi tracciato un futuro in cui sarà illegale per le assicurazioni interrompere o negare la copertura sanitaria a persone troppo malate, ma in cui tutti gli americani dovranno assicurarsi, anche le persone giovani e sane, per "non prendere in giro il sistema". Un'assicurazione obbligatoria, come è quella contro gli incidenti per chi possiede un'auto. "Se qualcuno non fornisce copertura sanitaria ai dipendenti significa che lo Stato deve pagare poi per i loro malanni, per questo motivo tutti i soggetti saranno obbligati ad avere un'assicurazione minima sotto il mio piano".
E' stato un discorso molto atteso, il suo, un passaggio chiave, dal quale potrebbe dipendere il futuro di uno dei progetti politici che più gli stanno a cuore. Ma non è la prima volta che Obama affronta questo argomento nel corso della sua carriera. Lo fece già una volta nel 2004 quando era un membro del Senato dell'Illinois e la sua strategia di allora, scrive il Washington Post, può dire molto su quella di oggi. Obama aveva cominciato a lavorare sulla riforma nel 2002, una settimana dopo essere stato eletto, mentre era in procinto di diventare presidente della commissione sanità del Senato dell'Illinois. Il suo obiettivo iniziale era creare un sistema sanitario pubblico che garantisse cure per tutti e per farlo cercò di ottenere il più vasto sostegno possibile, cercando appoggio e suggerimenti anche da parte di chi era contrario. Il suo fu un lavoro metodico, paziente e costante, che comprendeva anche la sensibilizzazione delle comunità locali in modo da garantirsi l'appoggio dei parlamentari, così come è stato fatto questa estate con i dibattiti pubblici nelle "town hall" di tutta l'America. Il futuro presidente non trascurò nemmeno di cercare di tirare dalla sua parte un lobbista delle assicurazioni mediche. Il progetto è ambizioso e il Presidente è determinato ad andare fino in fondo, anche a costo di perdere qualche punto percentuale in termini di gradimento elettorale. E questo, dal nostro punto di vista, ci fa ancora più rabbia (o, se preferite, invidia).

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