Ieri mio figlio mi ha detto con tono concitato che ha sentito un servizio alla tivù, dove parlavano dell'influenza A, quella che ci colpirà il prossimo inverno. In particolare è rimasto sorpreso dalla differenza fra il mio distacco rispetto al problema rispetto alle indicazioni che invece davano in quel servizio: "Chi sarà colpito non deve uscire dalla propria stanza e deve avere contatti possibilmente con una sola persona, ecc." Ora, il concetto è questo.
La prossima influenza stagionale, ha le caratteristiche della grande diffusibilità, pare infatti che ne saranno affetti almeno 3 milioni di italiani, cierca il triplo rispetto alle influeze stagionali degli anni passati. Questo ha creato allarme perchè, in un momento di recessione, potrebbe far diminuire la produttività e quindi aggravare ulteriormente il già precario equilibrio economico esistente. Per questo il ministro interessato sta decidendo le misure da adottare, ma non per salvare la vita alle persone, perchè non ce ne sarà bisdogno, ma per salvaguardare una certa produttività indispensabile in questo momento. Per questo è disposto a spendere per l'acquisto di 45 milioni di dosi di vaccino piuttosto che spendere in termini di mancata produttività. E sempre per questo anche il mondo del pallone si interroga sulla possibilità di vaccinare tutti i calciatori. L'influenza prossima ventura, infatti, non sarà particolarmente 'cattiva', ricordiamo che lo scorso anno sono morti per influenza circa 5mila persone. Probabilmente quest'anno il numero lieviterà un po', ma non per la particolare virulenza della malattia ma perchè aumenteranno le persone colpite. Quindi aumenterà la mortalità, cioè il numero totale di morti, non la letalità, cioè il numero di morti fra i soggetti colpiti. Anzi, pare che la letalità sarà significativamente inferiore rispetto alle precedenti epidemie stagionali. Riguardo, poi, alle persone ricoverate, pare che si tratti di persone affette da altre patologie su cui si è inserito questo ulteriore elemento destabilizzante.
Da quanto detto, dunque, e dai dati a disposizione, l'atteggiamento da tenere non è quello del terrore per il contagio. Le persone che ne saranno affette non dovranno essere i nuovi appestati. Non bisognerà fare incetta di farmaci antivirali e, se non strettamente necessario (soggetti fragili o persone che svolgono un'attività pubblica), è superfluo perfino effettuare la vaccinazione. Questo andrebbe solo ad ingrassare le casse delle case farmaceutiche, già abbondantemente grasse. Quello che bisogna fare è una ragionevole prevenzione attraverso la diminuzione dei contatti. Poche strette di mano, pochi baci, anche di saluto, pulire gli oggetti che presumibilmente sono stati toccati da altri (tipo cornette del telefono o penne, ecc.). Insomma bisogna solo limitare le probabilità di contagio, sia per evitare di stare tre-quattro giorni a letto con una banale febbre, sia per evitare di dover interrompere il proprio lavoro. E se qualcuno in casa è ammalato cercare di ridurre al minimo indispensabile il contatto con altre persone. Tutto qui, è inutile creare terrorismo, il problema è solo economico, per la salute delle singole persone il rischio reale è davvero minimo.
Nessun commento:
Posta un commento