"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

lunedì 18 maggio 2009

Immigrati, stipendi e politica stracciona

Si parla, in questo periodo, degli immigrati, che sarebbero la rovina dell'Italia. Mi capita spesso di sentire persone che ne parlano come di una autentica sciagura. Sembrerebbe che quei poveri disgraziati ci rubano i posti di lavoro, ci violentano le donne e chissà cos'altro. Personalmente non percepisco questo dramma gonfiato, questo sì, dai media, al contrario della crisi economica, a meri fini elettorali. Io credo che quando una persona va via dalla propria terra, lo fa perchè è disperato. Io non fuggirei dal mio paese, non rischierei la vita, non abbandonerei casa, affetti, luoghi, ricordi, per andare a fare una gita nel mediterraneo, col rischio di rimetterci la pelle. Io non lo farei, ma credo che nesuno di noi lo farebbe. Se qualcuno lo fa è, non solo povero, ma anche disperato, esasperato da una situazione pessima che si è venuta a creare nel posto di origine e magari è abbagliato dal miraggio di lustrini e paillettes che appaiono al di là del mare, attraverso la diffusione da parte di TV non sempre aderenti alla realtà. Detto questo, qualcuno mi deve spiegare, poi, che senso ha cercare di arginare un'onda di queste dimensioni, cercando di erigere una barriera che per forza di cose non può reggere. Io credo che la politica sia l'arte della diplomazia. Secondo me bisognerebbe ricominciare a fare delle missioni diplomatiche nei Paesi di origine, cercare di scoprire e magari iniziare a lavorare sulle cause di tutte quelle fughe. Poi bisognerebbe lavorare sull'integrazione degli immigrati, come fecero i romani ai tempi delle invasioni barbariche e come sta facendo l'America, che ha appena eletto alla più alta carica istituzionale un immigrato. E poi qualcuno mi deve spiegare come stanno i dati sulla sicurezza. Quanto è cambiata dall'insediamento di questo governo, che sul tema aveva impostato la propria campagna elettorale lo scorso anno.
Un pò come sulle tasse, salvo scoprire che, dopo un anno, abbiamo gli stipendi più bassi d'Europa (del 17%), proprio per colpa delle tasse medesime che, ma guarda un pò, vengono pagate prevalentemente dai dipendenti, mentre i liberi professionisti si sono visti depennare l'unico provvedimento della tracciabilità, istituito dal precedente esecutivo e da tutti i governi europei.
Ma torniamo agli immigrati. La sicurezza è migliorata o è peggiorata? Perchè non se ne parla? Perchè nessuno pone l'accento sui fatti di cronaca di cui sono protagonisti in positivo pakistani e nigeriani? E certo che siamo in campagna elettorale e non si possono fare domande scomode. Ma sollevare un polverone sulla pelle e sui sentimenti di poveri disgraziati, francamente mi sembra un modo barbaro di fare politica, altro che arte della diplomazia!

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