"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

mercoledì 6 maggio 2009

Querelate Marco Travaglio!

In un precedente post questo blog si augurava che la signora Lario fosse la stessa ipocrita della lettera scritta a Repubblica qualche anno fa, in cui attaccava pubblicamente il marito senza però poi trarre le dovute conseguenze. A quanto pare questa volta la cosa è più seria. Non si tratta infatti di gossip (traduzione alglofona di pettegolezzo), non si tratta di ricerca di visibilità da parte di una donna occultata dal gigantesco ego del marito, non si tratta di campagna elettorale sui generis (non lo è per la destra e non lo è per la sinistra, tanto per intenderci). Qui si tratta di analizzare una frase da cui si evincerebbe che la miccia innescata dalla signora Lario non rappresenta più un fatto privato fra lei e suo marito. In ogni nazione democratica, ma anche in quelle che democratiche non sono, i problemi di salute di una delle più alte cariche dello Stato rappresentano un fatto pubblico da sottoporre all'attenzione dei cittadini. Perfino nella Russia di Breznev, Andropov e Cernienko si sentiva parlare di raffreddore e allora la gente capiva. E veniamo ai giorni nostri. Pare che la signora Lario abbia detto del marito: “ho cercato di aiutarlo come si fa con una persona che non sta bene, ho pregato chi gli sta accanto di aiutarmi in questo ma è stato tutto inutile”. Il latore di questa informazione è stato, fra gli altri, Marco Travaglio. A questo punto le cose da fare sono le seguenti. O si comincia a fare chiarezza sullo stato di salute del capo del governo, ma non con le chiacchiere, i siparietti ai programmi a pagamento di Emilio Vespa detto Bruno e altro ciarpame, tanto per usare un vocabolo in voga in questi giorni per bocca della solita signora Lario. La chiarezza va fatta sul serio, con i documenti, con la risposta alle interrogazioni parlamentari e quant'altro. Oppure si prende atto che il ciarpame sta dalla parte di chi getta infamie senza fondamento e si comincia a querelare. Quindi mi aspetto una querela a Marco Travaglio, Veronica Lario, Antonio Borghesi e a tutti quelli che pubblicamente hanno insinuato che il capo del governo italiano potrebbe essere un soggetto ammalato di pedofilia.
Ma io credo che non avverrà nulla di tutto ciò. Spero di sbagliarmi ma ritengo che, lentamente, la discussione verrà portata altrove e che gli elettori del centro-destra tanti sono e tanti resteranno, per i motivi esposti nel post di ieri.
Mi rimane un ultimo dubbio. Cosa deve fare un politico, in Italia, per perdere consensi, oltre che evitare di accontentare i singoli sulla conservazione di inutili privilegi? Nella situazione attuale, credo che neanche la scoperta di un potenziale compagno di merende potrebbe essere efficace.

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