L'altro giorno, passando per una strada del mio paese, ho notato una scritta sul muro che diceva: "se un uomo non è dispsoto a battersi per le proprie idee, o non ha idee di valore, o non vale lui come uomo". Quella scritta la leggo diverse volte al giorno, ma solo l'altro giorno l'ho notata con particolare attenzione, forse per la sensibilità indotta dalla notizia che un malore ha colpito Aung San Suu Kyi, la quale, pare, non riesce più ad alimentarsi. Insomma non sta bene. Per quelli che non lo sapessero, o non ricordassero, la donna è stata premio nobel per la pace, per aver condotto nel suo Paese, la Birmania, una lotta non violenta contro il regime militare, in veste di leader dell'opposizione. Per questa causa Aung San Suu Kyi è stata costretta a vivere agli arresti domiciliari praticamente fin dal 1989, rifiutando la possibilità di lasciare il Paese e devolvendo alla causa i soldi ricevuti per la vittoria del premio nobel per costituire un sistema sanitario e di istruzione, a favore del popolo birmano. Nel frattempo aveva perso il marito per cancro. Ha mandato il figlio a ritirare il nobel. Infine, tra le molteplici onoreficienze per il suo impegno a favore dei diritti umani il 6 maggio 2008 il Congresso degli Stati Uniti le ha conferito la sua massima onorificenza: la Medaglia d'Onore.
Viviamo in un mondo in cui ci sono persone che pensano di poter trarre vantaggio dalla sofferenza altrui e persone che, invece pensano di poter offrire la propria sofferenza per il bene altrui, vedendo in essa una virtù, una medicina lenitiva per il dolore causato dai soprusi.
Anche per questo mi auguro che Aung San Suu Kyi non muoia perchè, se ciò dovesse accadere il popolo birmano, ma anche tutte le persone che credono nei valori della pace e dei diritti dell'uomo saranno certamente più sole.
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