L'età media della popolazione, soprattutto in Italia, aumenta così prende corpo in questi giorni un tema di possibile organizzazione futura del SSN.
"Dobbiamo investire anche a livello universitario su specialisti in geriatria e lancio l'idea della possibilità di sviluppare specifiche convenzioni per la medicina territoriale con geriatri che possano occuparsi in maniera competente di un preciso segmento di popolazione. D'altronde, esiste già il pediatra di famiglia, facciamo anche il geriatra di famiglia" Lo ha proposto il sottosegretario alla Salute Francesca Martini, partecipando a Roma al convegno 'Terza età' . Secondo Martini, "c'è una popolazione anziana che presenta complessità per la presenza di patologie croniche, che spesso si manifestano anche contemporaneamente. In questo senso lo spostamento dall'ospedale al territorio, con la possibilità di una presa in carico territoriale e domiciliare del paziente, diventa il modo per mantenere un Servizio sanitario nazionale (Ssn) che guardi alla persona. Ci sono situazioni di resistenza a questa modalità di spostamento di risorse, di personale, di servizi. La centralità dell'ospedale, che è stata negli anni '70 la filosofia su cui si è sviluppato il Ssn, ora viene meno rispetto alla centralità fortissima del territorio. La sfida della longevità ci pone questa come strada necessaria, con molto terreno da recuperare", ha sottolineato.
La proposta è stata rispedita al mittente da Mauro Martini, presidente del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), che ricorda come gli assistiti del medico di medicina generale siano "almeno per il 20% ultra75enni, con un accesso medio in studio molto maggiore rispetto alle categorie d'età inferiore: il medico di famiglia è quindi di fatto un medico dell'anziano". Lo Snami avanza invece una controproposta: "forniamo invece ai medici di famiglia ulteriori specifiche competenze sulla popolazione anziana". "Non sentiamo il bisogno - prosegue - di un nuovo 'dottore' per l'anziano: i medici di famiglia già seguono gli 'over 65' tra i loro assistiti e si tratta di pazienti che accedono massicciamente agli studi della medicina generale per i problemi quotidiani. Il geriatra è uno specialista e come tale ha un suo preciso posizionamento di consulente in situazioni difficili, come nei casi di gestione dell'anziano con pluripatologie. Forniamo invece ai medici di famiglia attuali ulteriori specifiche competenze nei confronti della popolazione anziana, soprattutto, per citarne alcune, sulla prevenzione del rischio cerebrovascolare o delle fratture oppure sull'ottimizzazione dell'uso dei farmaci, la depressione e quant'altro". Secondo Mauro Martini, "spezzettare la medicina di famiglia porterebbe a una parcellizzazione delle figure sanitarie. Si vorrebbe per caso istituire anche il cardiologo di famiglia, il diabetologo di famiglia o l'ortopedico di famiglia per l'iperteso, il diabetico non complicato, l'artrosico, tutti malati gestiti in prima persona dalla medicina generale?", si chiede in conclusione il presidente Snami.
La proposta è stata rispedita al mittente da Mauro Martini, presidente del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), che ricorda come gli assistiti del medico di medicina generale siano "almeno per il 20% ultra75enni, con un accesso medio in studio molto maggiore rispetto alle categorie d'età inferiore: il medico di famiglia è quindi di fatto un medico dell'anziano". Lo Snami avanza invece una controproposta: "forniamo invece ai medici di famiglia ulteriori specifiche competenze sulla popolazione anziana". "Non sentiamo il bisogno - prosegue - di un nuovo 'dottore' per l'anziano: i medici di famiglia già seguono gli 'over 65' tra i loro assistiti e si tratta di pazienti che accedono massicciamente agli studi della medicina generale per i problemi quotidiani. Il geriatra è uno specialista e come tale ha un suo preciso posizionamento di consulente in situazioni difficili, come nei casi di gestione dell'anziano con pluripatologie. Forniamo invece ai medici di famiglia attuali ulteriori specifiche competenze nei confronti della popolazione anziana, soprattutto, per citarne alcune, sulla prevenzione del rischio cerebrovascolare o delle fratture oppure sull'ottimizzazione dell'uso dei farmaci, la depressione e quant'altro". Secondo Mauro Martini, "spezzettare la medicina di famiglia porterebbe a una parcellizzazione delle figure sanitarie. Si vorrebbe per caso istituire anche il cardiologo di famiglia, il diabetologo di famiglia o l'ortopedico di famiglia per l'iperteso, il diabetico non complicato, l'artrosico, tutti malati gestiti in prima persona dalla medicina generale?", si chiede in conclusione il presidente Snami.
Il sasso è lanciato, speriamo solo che non sia il solito proclama 'elettorale', che porta alla difesa ad oltranza di privilegi personali e che, invece, qualunque conclusione venga presa, sia per il benessere e la tutela dei pazienti.
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