Volevo ritornare sulla vicenda Marrazzo. Qualcuno mi dovrebbe spiegare che cosa c'è di diverso dallo scandalo puttanopoli che ha coinvolto il presidente del consiglio. Credo che non cambi nulla, tranne che i trans di Marrazzo non sono stati inseriti in nessuna lista elettorale e tanto meno si sono mai sognati di ricattare il politico, come invece avevano fatto le escort. Certo, anche Marrazzo, sulle prime, qualche bugia l'aveva raccontata, ma vedo la cosa come umanamente comprensibile, anche se non giustificabile. E infine le dimissioni. E qui il punto dolens della vicenda. Io credo che potevano anche non essere date, perchè, al contrario di puttanopoli, non c'era alcun aggancio con la politica, era una vicenda privata che, certo, avrebbe portato scompiglio nel partito. Diciamo che potevano essere un fatto di opportunità politica o, se si preferisce, di iposcrisia politica. Far vedere che è stata fatta pulizia. Ma niente di più. Questa linea è quella che è stata chiesta dal segretario uscente del partito e sarebbe stata sicuramente vanificata se Marrazzo avesse dato le dimissioni. Certo, perché se la strada scelta è quella di salvaguardare il partito, certamente questo può avvenire solo dando al partito stesso la possibilità di riorganizzarsi. Non che la destra, a sua volta abbia già scelto un candidato per le regionali, ma intanto per il PD, questo è stato sicuramente un fulmine a ciel sereno. Così, il parafulmine Marrazzo, statuto alla mano, che all'art. 45 comma 2, dice che, in caso di impedimento temporaneo, il vicepresidente sostituisce il presidente, si è autospeso. Una via di mezzo all'italiana, tra il rimanere al suo posto e il dimettersi e far cadere la giunta, secondo quanto previsto nel dettato costituzionale. Certo, ora si tratta però di evitare manfrine, un po' alla Villari, tanto per intenderci. Una volta espletato il suo compito, Marrazzo se ne deve andare, pena un ennesimo crollo di credibilità, qualora ce ne fosse ancora bisogno.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
lunedì 26 ottobre 2009
Basta manfrine, bisogna ridare credibilità alla politica.
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