Nell'alluvione di Messina sono morti, o ritenuti ormai tali, 35 persone, fra i quali ci sono, appunto, dieci dispersi di cui non si sa nulla, ma che certamente non hanno più speranza di essere ritrovati vivi. Una tragedia come ne succedono tante nel nostro Paese. Ed è la terza di quest'anno, dopo Viareggio e L'aquila, in cui vi sono state cause diciamo così accidentali, o naturali, ma pesante è anche e soprattutto la responsabilità di chi doveva salvaguardare la salute e la sicurezza dei nostri concittadini e non lo ha fatto. In questo caso, in particolare, da parte della protezione civile e di Bertolaso, è stata fatta passare l'idea che la colpa principale era stata delle abitazioni abusive, quindi i morti sono persone che non hanno rispettato delle regole. Per cui, credo a causa di questo messaggio subliminale, domenica le uniche partite cominciate con un minuto di ritardo sono state quelle delle squadre siciliane, nessuno si è impegnato, o perlomeno io non ne ho notizia, per aprire conti correnti in favore delle vittime e del territorio devastato dal cataclisma. Insomma, di questa tragedia, l'ennesima, ho come avuto l'impressione che le sue vittime siano di serie B rispetto ad altre e che i morti e i sopravvissuti si sono ridotti in queste condizioni per colpa loro. Bè, io non la penso così. Io credo che le istituzioni debbano essere un punto di riferimento per il popolo, l'ho detto tante altre volte in questo blog e lo ripeto. Il capo di un governo, un politico o un amministratore locale, devono guidare il popolo e porsi come punto di riferimento. Se uno chiede di costruire sugli argini di un fiume o in riva al mare io devo essere capace di dirgli di no. Non devo fare come ha fatto, ad esempio, Nino Strano, ve lo ricordate? Quello che festeggiò a spumante e mortadella la caduta del governo Prodi o quello stesso figuro che chiamò frocio e pezzo di merda un parlamentare che non si era allineato agli ordini del suo partito. E' chiaro che se uno mi viene a chiedere una licenza che è contro le regole, e mette in pericolo la sicurezza sua e di altri concittadini, io gli devo dire di no, non devo prendere la mazzetta e dirgli di sì. In quel caso non sbaglia la persona che chiede, ma sbaglia la persona che non conosce i pericoli e che ha pagato per ottenere qualcosa che riteneva scevro da pericoli ma che gli veniva vietato per chissà quali oscure ragioni. Anche perchè quel tipo di favori erano stati condonati da un governo altrettanto scellerato, che nel frattempo aveva inviato mesaggi possibilisti ai suoi cittadini. In definitiva, io non credo che la croce di quanto è successo la debbano come al solito portare i poveri cittadini, ma debba essere data, con tutte le motivazioni del caso, a chi non ha saputo governare per la gente ma per il proprio portafoglio e per il proprio tornaconto personale.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
mercoledì 7 ottobre 2009
Due parole sul nubifragio di Messina
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