Ogni volta che si parla di donne e di diritti delle donne e di violenza sulle donne, sento come il bisogno di gratificarle, per il solo motivo di esistere e di regalarci quanto meno la loro dolcezza e la loro bellezza. A loro, dopo la giornata che ricorda la violenza sulle donne, e dopo una giornata che ha segnato una sconfitta per le donne, a causa dello sbarramento da parte del senato alla distribuzione della pillola RU486, a loro, dicevo, voglio dedicare questo post, tratto da Doctornews, che possa essere informativo e spero gradito.
Solo una donna pugliese su dieci accede allo screening mammografico: 28.000 le donne coinvolte nel 2007, l’11,8 per cento delle aventi diritto. Un dato di gran lunga inferiore alla media nazionale: a quasi 20 anni dall’avvio dei programmi biennali di screening per la diagnosi precoce del tumore al seno, poco più del 60 per cento delle donne italiane aventi diritto riceve l’invito a sottoporsi all’esame mammografico. Circa 3 milioni di donne non sono coinvolte. La percentuale di donne che accedono ai controlli periodici è fortemente squilibrata fra il Nord e il Centro da un lato, dove varia tra il 70 e l’80 per cento, e il Sud e le Isole dall’altro, dove si supera di poco il 25 per cento. La mancata adesione ai programmi di screening comporta un ritardo nella diagnosi di tumore al seno e diminuisce le chances della terapia, che oggi può portare alla guarigione in un numero crescente di casi. Superare le differenze regionali nell’accesso allo screening mammografico è uno degli obiettivi della campagna Breast Friends for life e adesso è anche l’impegno di un gruppo di parlamentari, firmatarie di una mozione che chiede al Governo di promuovere l’omogeneità su tutto il territorio nazionale nell’accesso ai controlli periodici (la mammografia biennale per le donne tra i 50 e i 70 anni come previsto dai LEA).La mozione è stata illustrata a Roma, in occasione della consegna al Vice Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali, Ferruccio Fazio, da parte della Presidente di Salute Donna onlus, Annamaria Mancuso, delle oltre 10.000 firme del Manifesto Breast Friends for life nel quale sono sintetizzati i capisaldi della lotta contro il tumore al seno: informazione, diagnosi precoce, adesione alla terapia e supporto psicologico.
L’incidenza della malattia è in crescita: una donna su otto è destinata a sviluppare questa neoplasia. Stile di vita corretto e diagnosi precoce rimangono i migliori alleati nella lotta alla malattia. “Diagnosticare per tempo un tumore consente una guarigione nel 90 per cento dei casi” – afferma Paolo Marchetti, Direttore Oncologia Medica, Ospedale Sant’Andrea, II Facoltà di Medicina e Chirurgia, “Sapienza” Università di Roma – “e lo screening mammografico è in grado di rendere gli interventi di chirurgia mammaria meno invasivi e di ridurre di circa il 25 per cento la mortalità”. La mortalità del tumore al seno si è ridotta molto negli ultimi anni, grazie anche ai rivoluzionari progressi nelle terapie. Oggi la parola d’ordine è “terapia personalizzata”, ovvero una strategia terapeutica che tiene conto del fatto che ogni donna ha un tumore al seno differente. La campagna Breast Friends for life ha voluto contribuire ad aiutare le donne ad affrontare in modo consapevole ed informato il percorso terapeutico dopo una diagnosi di carcinoma mammario. Diverse infatti sono le forme in cui può presentarsi il tumore alla mammella e quindi diverse le terapie: ne è un esempio la forma HER2 positiva, molto aggressiva, che rappresenta il 25-30 per cento di tutte le neoplasie della mammella e per la quale le terapie mirate come gli anticorpi monoclonali hanno mostrato risultati eccellenti. Questa campagna è un altro piccolo grande passo nella lotta contro la malattia.
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