Stamattina parlavo con un amico del punto di non ritorno cui è giunta la politica in Italia. Siamo al punto che si può tranquillamente segnalare ai mezzi di informazione di essere sottoposti a ricatto da parte di un cosiddetto alleato negando, di fatto, ogni opportunità di carattere strettamente politico nel prendere le decisioni, intendendo col termine 'politico' la scienza che dovrebbe risolvere i problemi dei cittadini. Il mio interlocutore mi ha fatto notare che, in questo momento, del referendum gli importa poco, perchè incombe sugli italiani la scadenza del decreto legge n.262 del 3 ottobre 2006, poi convertito in legge. Vediamo di cosa si tratta.
Se ho capito bene, questa legge obbliga all'accatastamento urbano anche di quei beni immobili inabitabili che costituiscono l'architettura storica delle campagne. Per intenderci devono essere accatasti (ripeto, si tratta di accatastamento urbano!) anche i trulli o costruzioni analoghe di architettura contadina, che non visita più nesuno, ma che fanno parte del patrimonio artistico e storico del nostro Paese. Questa operazione costa ai proprietari 1000 euro per ogni stabile. Fin qui non ci sarebbe nulla di strano, quello precedente all'attuale è stato catalogato come il governo delle tasse ed è lecito aspettarsi che ogni tanto salti fuori qualche sgradita sorpresa. Così come bisogna anche considerare che mentre la sinistra non ha mai abolito nessuna legge ad personam di quelle approvate dai governi del centro-destra, ma ne hanno proposte a loro volta, questi ultimi non hanno mai abolito nessuna tassa di quelle proposte dai primi. Tutti e due viaggiano a braccetto e questo è uno dei motivi per cui, non riconoscendomi nell'attuale sistema politico, nelle ultime consultazioni ho scelto di non votare. Ma veniamo al dunque. La cosa decisamente spiacevole, per quello che sta accadendo in questi giorni nelle campagne salentine, e forse anche nazionali, è che alcuni proprietari di terreni, pur di evitare questo ennesimo salasso, hanno cominciato ad abbattere le costruzioni oggetto di accatastamento, con un inimmaginabile danno al nostro patrimonio artistico e storico rurale. Naturalmente mi ripropongo di studiare meglio la questione, che è balzata alla mia attenzione solo poche ore fa, ma nel frattempo mi chiedo se non sia possibile proporre una modifica alla legge, escludendo da tale operazione quelle costruzioni che presentano caratteristiche tali da non essere abitabili, o frequentabili, ma che identificano in maniera specifica la cultura e la storia di un popolo. C'è tempo per intervenire, la scadenza è al 30 luglio e credo che nessuna forza politica si metterebbe di traverso nel cercare una soluzione condivisa, ma bisogna fare presto.
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