Riporto qui di seguito una nota, tratta da Doctornews, in cui si aggiunge un'altra voce, autorevole, al coro di quelli che si esprimono in merito alle tematiche di fine vita, che tanto hanno fatto discutere nel periodo immediatamente precedente il terremoto, portando all'approvazione di un disegno di legge da parte del senato, e che presto tornerà a far discutere, quando il testo passerà alla camera per l'approvazione finale.
I medici cattolici sono convinti che la somministrazione dell'idratazione e alimentazione artificiale vada valutata caso per caso. Perché per un paziente in stato vegetativo permanente rappresenta un sostegno vitale, mentre per un malato terminale è un trattamento sanitario che può diventare troppo gravoso, senza ottenere risultati. Ecco perché i medici cattolici di Milano hanno deciso di fissare in un documento ufficiale la loro posizione sui temi che sono oggetto di discussione in Parlamento. Il ddl sul fine vita, già votato al Senato, approderà presto alla Camera per l'approvazione finale e la sezione milanese dell'Associazione medici cattolici italiani (Amci) ha deciso di lanciare un messaggio: decisioni così delicate devono rientrare nell'alleanza terapeutica che lega il medico e il paziente e non può escludere i suoi familiari. Il documento, condiviso dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, è stato presentato nel capoluogo lombardo e verrà inviato via e-mail a tutti i soci dell'Amci e diffuso attraverso diversi canali. Anche quelli politici, già attivati dall'Amci Milano affinché il testo venga preso in considerazione anche in Parlamento. Concetto cardine: l'alleanza terapeutica che, scrivono i medici cattolici nel documento, "chiama in causa la responsabilità di entrambi i soggetti nel rispetto delle competenze del medico e dell'autonomia non assoluta del paziente". E' questo il "contesto appropriato per una corretta valutazione delle pratiche di alimentazione e idratazione artificiale. Fatta salva la dignità del malato, di cui sempre occorre prendersi cura qualunque sia la sua condizione clinica, non si può - avvertono i camici bianchi - tuttavia ignorare la diversità delle situazioni" e "la necessità caso per caso di compiere un discernimento prudente della proporzionalità circa i modi e i tempi del procedere, perché il paziente possa continuare a vivere con dignità o con dignità sia accompagnato nel processo del morire".
I medici cattolici sono convinti che la somministrazione dell'idratazione e alimentazione artificiale vada valutata caso per caso. Perché per un paziente in stato vegetativo permanente rappresenta un sostegno vitale, mentre per un malato terminale è un trattamento sanitario che può diventare troppo gravoso, senza ottenere risultati. Ecco perché i medici cattolici di Milano hanno deciso di fissare in un documento ufficiale la loro posizione sui temi che sono oggetto di discussione in Parlamento. Il ddl sul fine vita, già votato al Senato, approderà presto alla Camera per l'approvazione finale e la sezione milanese dell'Associazione medici cattolici italiani (Amci) ha deciso di lanciare un messaggio: decisioni così delicate devono rientrare nell'alleanza terapeutica che lega il medico e il paziente e non può escludere i suoi familiari. Il documento, condiviso dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, è stato presentato nel capoluogo lombardo e verrà inviato via e-mail a tutti i soci dell'Amci e diffuso attraverso diversi canali. Anche quelli politici, già attivati dall'Amci Milano affinché il testo venga preso in considerazione anche in Parlamento. Concetto cardine: l'alleanza terapeutica che, scrivono i medici cattolici nel documento, "chiama in causa la responsabilità di entrambi i soggetti nel rispetto delle competenze del medico e dell'autonomia non assoluta del paziente". E' questo il "contesto appropriato per una corretta valutazione delle pratiche di alimentazione e idratazione artificiale. Fatta salva la dignità del malato, di cui sempre occorre prendersi cura qualunque sia la sua condizione clinica, non si può - avvertono i camici bianchi - tuttavia ignorare la diversità delle situazioni" e "la necessità caso per caso di compiere un discernimento prudente della proporzionalità circa i modi e i tempi del procedere, perché il paziente possa continuare a vivere con dignità o con dignità sia accompagnato nel processo del morire".
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