Andando a scuola i nostri ragazzi possono usufruire di un contatto quotidiano con bestemmie, parolacce, risse, minacce, scritte indicibili sui muri e video da codice penale.
Si potrebbe obiettare che anche ai nostri tempi le cose non erano poi così diverse, se si esclude la presenza dei telefonini, ma mi permetto di ribattere che il mondo degli scapestrati di allora si muoveva in un contesto ambientale diverso. Oggi il livello medio di maleducazione è notevolmente più elevato. Noi non abbiamo mai mandato a quel paese i nostri genitori o i nostri nonni. Per non parlare delle punizioni. A mollargli un sano ceffone, si rischia di ricevere una chiara minaccia di denuncia.
Non stiamo vivendo una realtà facile. Sempre di più i ragazzi di oggi sono carne da cannone per pubblicitari senza scrupoli. “Chiangiti vagnuni ca la mamma vi lu ‘ccatta”, quello che era un simpatico slogan d’altri tempi, sta diventando un imperativo categorico per piccoli dittatori, che i genitori non riescono quasi più a controllare. Ormai si preferisce discutere con gli insegnanti, o addirittura con le forze dell’ordine, piuttosto che affrontare a muso duro questi piccoli prepotenti, che non devono mai apparire inferiori ai loro compagni.
Naturalmente la televisione si guarda bene dal sottolineare che in America, come anche in Europa, è sempre più diffusa l’esigenza di portare il proprio figlio dallo psicanalista. Non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che i soggetti più “irrequieti” vengono imbottiti di psicofarmaci, per sopperire alle carenze educative.
Forse è giunto il momento di mettere un po’ ordine nelle nostre famiglie. È ora di finirla con genitori che pensano più ad apparire che a comunicare con i propri figli. Il risultato è una società decadente, dove la famiglia troppo spesso è solo un involucro formale, privo di anima, di sofferenza, di discussione, della capacità di crescere insieme. È urgente ristabilire la verticalità dei rapporti, in cui uno detta le regole e l’altro le rispetta. È importante cominciare a dire qualche “no”, creare nei nostri figli una sana frustrazione, che possa essere educativa e permetta loro di fronteggiare serenamente le difficoltà, quelle vere, della vita. Da parte delle istituzioni, infine, può essere utile coinvolgere anche i genitori nelle sanzioni, anche detentive, nei casi che lo prevedono, per atti vandalici perpetrati da minorenni; è ora di finirla con frasi del tipo “non immaginavo”, “in fondo è sempre stato un bravo ragazzo”. Responsabilizzare ambedue le figure, può giocare un ruolo determinante nel rapporto genitori-figli.
Si potrebbe obiettare che anche ai nostri tempi le cose non erano poi così diverse, se si esclude la presenza dei telefonini, ma mi permetto di ribattere che il mondo degli scapestrati di allora si muoveva in un contesto ambientale diverso. Oggi il livello medio di maleducazione è notevolmente più elevato. Noi non abbiamo mai mandato a quel paese i nostri genitori o i nostri nonni. Per non parlare delle punizioni. A mollargli un sano ceffone, si rischia di ricevere una chiara minaccia di denuncia.
Non stiamo vivendo una realtà facile. Sempre di più i ragazzi di oggi sono carne da cannone per pubblicitari senza scrupoli. “Chiangiti vagnuni ca la mamma vi lu ‘ccatta”, quello che era un simpatico slogan d’altri tempi, sta diventando un imperativo categorico per piccoli dittatori, che i genitori non riescono quasi più a controllare. Ormai si preferisce discutere con gli insegnanti, o addirittura con le forze dell’ordine, piuttosto che affrontare a muso duro questi piccoli prepotenti, che non devono mai apparire inferiori ai loro compagni.
Naturalmente la televisione si guarda bene dal sottolineare che in America, come anche in Europa, è sempre più diffusa l’esigenza di portare il proprio figlio dallo psicanalista. Non ci sarebbe nulla di male, se non fosse che i soggetti più “irrequieti” vengono imbottiti di psicofarmaci, per sopperire alle carenze educative.
Forse è giunto il momento di mettere un po’ ordine nelle nostre famiglie. È ora di finirla con genitori che pensano più ad apparire che a comunicare con i propri figli. Il risultato è una società decadente, dove la famiglia troppo spesso è solo un involucro formale, privo di anima, di sofferenza, di discussione, della capacità di crescere insieme. È urgente ristabilire la verticalità dei rapporti, in cui uno detta le regole e l’altro le rispetta. È importante cominciare a dire qualche “no”, creare nei nostri figli una sana frustrazione, che possa essere educativa e permetta loro di fronteggiare serenamente le difficoltà, quelle vere, della vita. Da parte delle istituzioni, infine, può essere utile coinvolgere anche i genitori nelle sanzioni, anche detentive, nei casi che lo prevedono, per atti vandalici perpetrati da minorenni; è ora di finirla con frasi del tipo “non immaginavo”, “in fondo è sempre stato un bravo ragazzo”. Responsabilizzare ambedue le figure, può giocare un ruolo determinante nel rapporto genitori-figli.
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