"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

martedì 12 gennaio 2010

Riforma mancate e interessi di bottega

Ogni volta che si avvicinano le elezioni, di qualunque tipo, si ricomincia a parlare di riforme. In questo periodo di parla di riforma delle tasse, a tale proposito vi consiglio un post che mi ha molto interessato, soprattutto nella sua parte finale, dedicata ad una rassegna stampa sull'argomento che dimostra come negli anni il problema è stato sempre annunciato, 'a orologieria', ma mai affrontato veramente, un po' come una vera e salutare riforma della giustizia (http://www.byteliberi.com/2010/01/promesse-eterne-la-farsa-della-riduzione-delle-tasse.html). E d'altra parte come si fa a riformare le tasse se non si fa nulla a monte in termini di spesa corrente e di avanzo primario, con un debito che è il terzo nel mondo? E' evidente che sono solo fantasie, promesse di un imbonitore che non sa più cosa inventarsi. Passate le elezioni, tutto verrà riposto in un cassetto che ormai trabocca di promesse non mantenute.
A intervalli regolari, poi, si parla di riforma della Costituzione, addirittura, non sapendo da dove cominciare, c'è chi è partito dal primo articolo, dicendo che la riforma deve partire da lì, dimenticando che gli articoli fino al dodicesimo rappresentano una elencazione di principi e diritti dei cittadini che assolutamente nessuno deve modificare, tantomeno l'attuale classe politica. Più volte si è parlato di modificare alcuni articoli che permettessero di riconoscere l'Europa che i padri costituenti non potevano prevedere, ma che pure avevano previsto, data la possibilità interpretativa di alcuni articoli. Si è detto dell'abolizione delle province ed era stata fatta anche una proposta di legge che avrebbe permesso di saltare una modifica della Costituzione: cioè la giunta provinciale poteva essere formata dai sindaci della provincia di appartenenza con la presidenza affidata al sindaco della città capoluogo, ma l'ipotesi è naufragata, quando si toccano privilegi e bacini elettorali tutte le proposte naufragano. Si è parlato della abolizione di una delle due camere e sarebbe stata anche questa benedetta, non solo per il risparmio di denaro, ma anche perché non è più tollerabile la perdita di tempo che impongono gli iter legislativi per far passare una stessa norma da una camera all'altra, in un'epoca in cui, grazie ai fax, alle mail e alle potenzialità delle telecomunicazioni, il tempo di passaggio delle infomazioni è diventato ininfluente. Ma anche qui si trattava di toccare privilegi ed interessi, per cui anche questa riforma è naufragata.
Infine c'è un articolo, il numero 59 della Costituzione, di cui non si parla e non si è mai parlato, ma di questo vi parlerò nel mio prossimo post.

Nessun commento:

Posta un commento