Il premier fu ferito, fu ferito proprio in faccia. No, un momento, non sto cantando di gioia, anzi non canto affatto. Sono triste e disperato, dopo la notizia del premier che viene colpito al volto, con un oggetto, da un folle, nel vero senso della parola, infatti, l'aggressore è in cura psichiatrica da circa dieci anni. Sono triste perché questo gesto rischia, o anzi è già passato, per quello che non è. Un'aggressione di stampo politico. Invece è solo quello che è, cioè il gesto di un folle, un gesto raccapricciante ordito da un irresponsabile. Temo e sono disperato per quello che ho visto e per le conseguenze cui questo gesto può portare. Intanto non credo che il premier, come è stato detto da qualcuno, si è levato sull'auto per trarre il massimo beneficio da quella situazione. E' un comunicatore, ma non credo che fosse nelle condizioni di ragionare, subito dopo il colpo, e soprattutto di calcolare che, se si fosse fatto vedere insanguinato, il suo indice di gradimento sarebbe salito. Sono convinto che il suo è stato solo un gesto istintivo di chi cerca di rassicurare chi gli sta intorno sul suo reale stato di salute. Tutto qui. Altra cosa è quello che invece guadagnerà realmente. Da persona attaccata dai suoi stessi alleati o ex alleati, ora sarà la vittima da coccolare e attorno a cui si stringerà tutta la maggioranza, che ritroverà una nuova unità, facendo blocco, più per convenienza e per speculazione, che per una reale solidarietà al capo. Ecco, questo io ho visto ieri in Tv. Un fatto di cronaca che diventa, come al solito fatto politico. Come quando vi è una audizione in tribunale, che non c'entra nulla intervistare il politico, ma viene intervistato lo stesso per dire che si tratta di una persecuzione politica da parte della magistratura. Così, anche ieri, subito sono stati intervistati politci di maggioranza, opposizione e lecchini vari, che non dovrebbero entrare nulla con un fatto di cronaca, per dire che sono tutti rattristati, tranne Di Pietro, che magari lo era per davvero, ma ha detto ad alta voce ciò che tutti invece hanno solo pensato. E tutti, tranne forse Di Pietro, hanno riso sotto i baffi pensando, ma solo pensando, al vecchio adagio secondo il quale chi semina vento raccoglie tempesta. Questo episodio di cronaca rischia dunque, ma spero proprio di no, di ricompattare la maggioranza e di rinviare una crisi inevitabile di questa casta sempre più presente, ma sempre più impresentabile.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
lunedì 14 dicembre 2009
Solo il gesto scriteriato di un irresponsabile.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento