Alla vigilia delle festività natalizie mi viene in mente di come, da bambino, vivevo il periodo dell’avvento nell’attesa della nascita di Gesù Bambino. Uscivo nella campagna vicino casa per raccogliere il muschio. Giacché ero lì cercavo anche qualche sasso che avesse una forma particolare, per abbellire il mio presepe. Tornando a casa andavo a cercare tra le cose messe a posto l’anno prima per vedere se quel pezzo di specchio che avevo utilizzato per fare il laghetto era ancora utilizzabile. Poi esaminavo con cura le pecore e le statuine per capire se ce n’era qualcuna rotta e quindi avrei aggiornato i pezzi acquistandone di nuovi. Insomma quel lavoro impegnava me e la mia famiglia, soprattutto mia madre, fino al 13 dicembre, Santa Lucia, giorno in cui il nostro piccolo, modesto presepe doveva essere finito (guai a non farlo!) e pronto per essere ammirato. La televisione trasmetteva programmi e film, nuovi e vecchi, imperniati sulla nascita di Gesù. Per non dire delle specialità tipiche del periodo che cominciavano ad apparire a tavola. Tutt’intorno, insomma, si diffondeva un’intensa spiritualità, nasceva quasi spontaneo quel sentimento che rendeva il Natale la più bella festa dell’anno e per il quale tutti dovevamo essere più buoni.
Ma gli anni passano e le abitudini cambiano, diceva una vecchia canzone. Ora, complice forse qualche anno in più alle spalle, mi sembra che quell’atmosfera sia completamente svanita, anche dai ricordi di chi l’aveva vissuta. In tutte le case vengono addobbati alberi di Natale, che è un simbolo pagano del Natale, ma non è altrettanto puntuale la preparazione del presepe, che è il simbolo religioso ed il motivo vero per cui è nata la festa, cioè la celebrazione della nascita di Gesù.
I mezzi di informazione trasmettono a raffica pubblicità, film, e spettacoli in genere in cui il protagonista non è più Gesù bambino, ma Babbo Natale, una figura pagana che, come la notte di Halloween, ha lentamente catturato i nostri sentimenti, cambiando le nostre abitudini. La notte di Natale è ormai la notte di Babbo Natale e significativa, a tale proposito, è quell’omelia in cui un sacerdote ha chiesto ai bambini presenti chi sarebbe arrivato per noi la notte di natale e, complice forse un modo sbagliato di porre la domanda, si è sentito rispondere in coro, ad alta voce, da tutti i bambini, “Babbo Natale!”. Quello che conta sono i giocattoli e, più in generale, gli inutili regali che vengono scambiati. Senza contare la recente abitudine di appendere ai balconi delle case il pupazzo di Babbo Natale; nulla da dire, per carità, ma mi è capitato anche di vedere dei Babbo Natale appesi senza neanche l’accortezza di sistemare le braccia nell’atto di arrampicarsi su una fune o una scala, dando quindi l’idea orribile di un uomo impiccato.
Col tempo, poi, si è sempre più diffusa l’abitudine di sfoggiare luci, e non solo da parte dei singoli cittadini, dai negozi, dai balconi, praticamente tutte le amministrazioni comunali rallegrano le vie principali delle città con luminarie che potrebbero competere, per importanza, con quelle in uso nel corso delle feste patronali. Tutto questo, se all’inizio poteva dare l’idea della gioia per l’evento della natività, regalavano suggestione, intenerivano il cuore, col tempo ha finito per assumere la forma di un’inutile ostentazione, nella migliore delle ipotesi specchietti per allodole verso consumatori sempre più distratti e squattrinati. Tale abitudine risulta tanto più grave se si pensa alle guerre che sempre più spesso si combattono nel mondo per l’accaparramento di fonti di energia, soprattutto del petrolio.
Però, come diceva qualcuno, io ho un sogno. Immaginate come sarebbe bello se ad un certo punto, la maggior parte delle amministrazioni comunali, nel periodo dell’avvento, seguissero l’esempio dei pochi che lo hanno già fatto e affiggessero dei manifesti sui muri delle città, ovviamente con carta riciclata, per comunicare ai cittadini che questa volta non ci saranno le consuete luminarie, ma in compenso, il corrispettivo economico ad esse destinato sarà devoluto per l’adozione a distanza di un bambino, magari irakeno. Certo, non si salverebbe il mondo, ma sono certo che in molti apprezzerebbero tale iniziativa, che potrebbe far intenerire il cuore, questa volta a ragione, risvegliando antichi sentimenti ormai anestetizzati dalle feste drogate che ci vengono sistematicamente somministrate.
E allora, caro lettore, se è vero che Gesù è morto, ormai bandito dallo spirito natalizio, allora c’è solo da essere allegri perché è scritto che dopo tre giorni Gesù risorge. Perciò alziamo il capo, perché è solo questione di tempo e di buona volontà. Presto, sono sicuro, il Natale tornerà a far gioire i nostri cuori.
Ma gli anni passano e le abitudini cambiano, diceva una vecchia canzone. Ora, complice forse qualche anno in più alle spalle, mi sembra che quell’atmosfera sia completamente svanita, anche dai ricordi di chi l’aveva vissuta. In tutte le case vengono addobbati alberi di Natale, che è un simbolo pagano del Natale, ma non è altrettanto puntuale la preparazione del presepe, che è il simbolo religioso ed il motivo vero per cui è nata la festa, cioè la celebrazione della nascita di Gesù.
I mezzi di informazione trasmettono a raffica pubblicità, film, e spettacoli in genere in cui il protagonista non è più Gesù bambino, ma Babbo Natale, una figura pagana che, come la notte di Halloween, ha lentamente catturato i nostri sentimenti, cambiando le nostre abitudini. La notte di Natale è ormai la notte di Babbo Natale e significativa, a tale proposito, è quell’omelia in cui un sacerdote ha chiesto ai bambini presenti chi sarebbe arrivato per noi la notte di natale e, complice forse un modo sbagliato di porre la domanda, si è sentito rispondere in coro, ad alta voce, da tutti i bambini, “Babbo Natale!”. Quello che conta sono i giocattoli e, più in generale, gli inutili regali che vengono scambiati. Senza contare la recente abitudine di appendere ai balconi delle case il pupazzo di Babbo Natale; nulla da dire, per carità, ma mi è capitato anche di vedere dei Babbo Natale appesi senza neanche l’accortezza di sistemare le braccia nell’atto di arrampicarsi su una fune o una scala, dando quindi l’idea orribile di un uomo impiccato.
Col tempo, poi, si è sempre più diffusa l’abitudine di sfoggiare luci, e non solo da parte dei singoli cittadini, dai negozi, dai balconi, praticamente tutte le amministrazioni comunali rallegrano le vie principali delle città con luminarie che potrebbero competere, per importanza, con quelle in uso nel corso delle feste patronali. Tutto questo, se all’inizio poteva dare l’idea della gioia per l’evento della natività, regalavano suggestione, intenerivano il cuore, col tempo ha finito per assumere la forma di un’inutile ostentazione, nella migliore delle ipotesi specchietti per allodole verso consumatori sempre più distratti e squattrinati. Tale abitudine risulta tanto più grave se si pensa alle guerre che sempre più spesso si combattono nel mondo per l’accaparramento di fonti di energia, soprattutto del petrolio.
Però, come diceva qualcuno, io ho un sogno. Immaginate come sarebbe bello se ad un certo punto, la maggior parte delle amministrazioni comunali, nel periodo dell’avvento, seguissero l’esempio dei pochi che lo hanno già fatto e affiggessero dei manifesti sui muri delle città, ovviamente con carta riciclata, per comunicare ai cittadini che questa volta non ci saranno le consuete luminarie, ma in compenso, il corrispettivo economico ad esse destinato sarà devoluto per l’adozione a distanza di un bambino, magari irakeno. Certo, non si salverebbe il mondo, ma sono certo che in molti apprezzerebbero tale iniziativa, che potrebbe far intenerire il cuore, questa volta a ragione, risvegliando antichi sentimenti ormai anestetizzati dalle feste drogate che ci vengono sistematicamente somministrate.
E allora, caro lettore, se è vero che Gesù è morto, ormai bandito dallo spirito natalizio, allora c’è solo da essere allegri perché è scritto che dopo tre giorni Gesù risorge. Perciò alziamo il capo, perché è solo questione di tempo e di buona volontà. Presto, sono sicuro, il Natale tornerà a far gioire i nostri cuori.
spettacolare Amico mio!
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