Non mi piace quello che sta accadendo. Non mi piace per tanti motivi, primo fra tutti la mescolanza che artatamente viene fatta tra le varie figure che occupano la nostra società e la nostra vita. Voglio dire, come ho già avuto modo di ripetere altre volte dalle pagine di questo blog, che ognuno deve fare il suo, i giornalisti devono informare, i magistrati devono giudicare, i politici devono governare, se sono al governo, e devono criticare se sono all'opposizione. Tutto questo perchè nella società vi siano degli equilibri e la gente sappia sempre come regolarsi di fronte alle cose che accadono. Ma questo non significa che se ognuno fa il suo dovere, come è giusto che sia, venga montata una campagna d'odio. La critica è il primo pilastro su cui si fonda la democrazia, in caso contrario si va verso la dittatura del consenso. Io credo che quando c'è un problema, qualcosa che non va, e qualcuno lo dice, non bisogna prendersela con chi critica. La critica dovrebbe essere benedetta da chi la riceve, perché è un supporto, un aiuto a fare meglio, correggendo gli errori. Invece pare che nell'Italia della seconda repubblica le critiche non siano ammesse, e neanche le proposte, dal momento che, nonostante una maggioranza quasi imbarazzante, l'attuale esecutivo abbia fatto ricorso innumerevoli volte, e anche ieri, al voto di fiducia, togliendo il beneficio della proposta ad un parlamento ormai esautorato. In questa Italia non devono esistere i problemi e quando se ne segnala la presenza, il colpevole non è il problema ma il segnalatore, come il dito che indica la luna. Così, invece di rincorrere con determinazione la soluzione dei problemi, si rincorre testardamente la eliminazione delle critiche, anche a costo di disilludere chi predica serenità e rispetto delle regole. Ora si dice anche che da qui in avanti, invece di riorganizzare il servizio di sicurezza del premier, si provvederà a reprimere le voci fuori dal coro. E così si pensa già ad un decreto per modulare Facebook e Youtube. Si parla, facendone nomi e cognomi, di persone fisiche e istituzionali che devono essere messe a tacere, e mi riferisco ai vari Travaglio, Repubblica, ecc. Ma, mi chiedo, a cosa è mai servita la repressione, se non a generare un moto di insofferenza e di ribellione? Personalmente non credo proprio che ci sia una campagna di odio verso nessuno, nè credo che ci sarà mai. Ci sono solo cittadini sempre più informati che pretendono i propri diritti e questo non è odio. Non mi pare che la manifestazione del popolo viola abbia sortito incidenti. e non ce ne saranno in futuro. Sempre di più invece ci saranno persone pacifiche che sono stanche di essere prese per i fondelli da un governo semplicemente incapace o fortemente interessato a tutelare i propri personali interessi.
"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)
mercoledì 16 dicembre 2009
La repressione genera insofferenza
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