"Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti. E c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! [...] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto!”. (Paolo Borsellino)

mercoledì 28 marzo 2012

Il dramma dell'ingordigia.

Alla base di tutto c'è l'ingordigia degli uomini. Sto leggendo, in questo periodo, un libro in cui, tra le altre cose, c'è scritta una grande verità: noi non abbiamo ancora completato la nostra evoluzione verso lo stato di esseri perfetti. Cioè, l'uomo non è ancora un essere superiore rispetto al resto del creato, continua ad avere in se degli aspetti che lo accomunano agli altri animali. Insomma, per dirla con l'autore del libro, che a sua volta riprendeva un altro autore del passato, siamo ancora centauri, un po' uomini, un po' animali. Forse un giorno, se la natura ce lo permetterà, diventeremo quello che siamo destinati ad essere, completando così la nostra evoluzione.

Ho provato a guardare l'uomo dall'esterno, fuori da questo mondo, ho cercato di immaginare i grandi sommovimenti che animano l'Universo e poi, da lì, ho visto l'uomo, vessato dalla sua ingordigia. Un male che gli sta peggiorando sensibilmente la qualità della vita e che forse gli toglierà la possibilità di sopravvivere nel pianeta nel quale è stato catapultato. Pensiamo all'inquinamento, ai disastri ambientali, alla corsa infinita verso inutili impegni istituzionali, accanto a persone che, immobili, continuano a morire di fame. Stiamo morendo tutti, poveri e ricchi, sopraffatti dal cancro dell'ingordigia che ci porta a volere sempre di più, a collezionare, senza tregua, a scapito di altri, pezzi di carta e di metallo volgare, solo perché gli abbiamo dato il nome di banconote e monete.

Credo che l'unica soluzione sia mettere un limite a questa possibilità di accumulo, solo così tutti potremmo riaprire gli occhi e cominciare a guardarci in faccia per scoprire finalmente cosa eravamo diventati.

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